mercoledì 27 febbraio 2013

pc 27 febbraio - 14 milioni e 260.000 tra astenuti, nulle e bianche - una analisi dell'Istituto Cattaneo

I conti sulle persone “in carne ed ossa” che hanno votato o non votato e come hanno votato. Tredici milioni non sono andati alle urne. Le due maggiori coalizioni sono minoritarie nel paese. Alcuni dati dell'Istituto Cattaneo.

Alla Camera sono state oltre un milione 260 mila le schede bianche o nulle, mentre al Senato sono state circa un milione e 100.000. In particolare, secondo i dati del Viminale, alla Camera le schede bianche sono state 395.286 (1,12% del totale) e quelle nulle 871.780 (2,47%), mentre 1.951 le schede contestate e non assegnate.
Al Senato, invece, le schede bianche sono state 369.301 (1,16%), quelle nulle 762.534 (2,40%) e le schede contestate e non assegnate 1.970.

ELEZIONI POLITICHE 24-25 FEBBRAIO 2013
Analisi dell’Istituto Carlo Cattaneo

L’Istituto Cattaneo ha esaminato l’andamento della partecipazione elettorale nelle elezioni politiche appena concluse. Il dato nazionale indica come,per la prima volta, meno di 8 elettori su 10 si sono recati alle urne in occasione dell’appuntamento elettorale più importante
Nel 2008 questa soglia simbolica era stata solo sfiorata, mentre nel 2013 la percentuale è scesa sino al 75%.
Il trend negativo non deve sorprendere, essendo l’astensionismo in aumento quasi ininterrotto dagli anni ’70 in tutte le elezioni che si sono susseguite a livello nazionale o regionale. Quello che colpisce è piuttosto l’intensità di avanzamento del non voto. La percentuale di votanti è stata del 75%, quindi circa 6 punti percentuali in meno del 2008, elezione che aveva già fatto segnare una forte diminuzione rispetto al precedente appuntamento del 2006. Il calo è stato leggermente più pronunciato di quanto si poteva attendere confrontando il dato con la media dei votanti nelle elezioni politiche degli ultimi 20 anni, ma non si è avuto il crollo ipotizzato alla vigilia.
A differenza della precedente tornata alcuni fattori giocavano a favore di una tenuta della partecipazione. In primo luogo, l’offerta politica si presentava più diversificata, con un numero maggiore di coalizioni e partiti in grado di intercettare le preferenze dell’elettorato. L’elezione cadeva poi quasi in chiusura del normale ciclo dei cinque anni, e non dopo appena due anni come nel 2008. Tutto questo ha bilanciato, almeno in parte, la spinta opposta, verso una maggiore disaffezione dell’elettorato, che la combinazione di scandali politici e crisi economica potevano incentivare.
Il calo della partecipazione è stato però nettamente più pronunciato in alcune aree del paese.
Come è avviene regolarmente alle elezioni politiche, la graduatoria della partecipazione vede ai primi posti regioni Centro-nord come l’Emilia Romagna, il Veneto, la Lombardia. Al contrario, le regioni con le percentuali più basse sono tutte al Sud. L’elemento di novità sta nel fatto che il divario tra Mezzogiorno e resto d’Italia si è allargato con diminuzioni più forti della quota di votanti proprio nelle regioni dove gli elettori si recano meno a votare: nelle due circoscrizioni elettorali della Sicilia (con oltre 10 punti percentuali), in Calabria (8 punti percentuali in meno), nella circoscrizione campana esterna all’area di Napoli (in media 8 punti percentuali). In particolare, le province dove la disaffezione ha colpito con maggiore intensità sono quelle di Vibo Valentia e Catanzaro in Calabria, Palermo e Agrigento in Sicilia, Benevento in Campania. Questa concentrazione territoriale dei risultati più negativi non emergeva nel 2008.

Nessun commento:

Posta un commento