domenica 24 febbraio 2013

pc 24 febbraio - La Taranto che fa realmente paura è la Taranto del boicottaggio elettorale.





Su Il Manifesto di oggi, in una pagina dedicata ai "duri e puri dell'astensione", una pagina che si butta più sulla sociologia che sulla politica, vi è una foto degli operai Ilva di Taranto e un articolo di Gianmario Leone sul fenomeno dell'astensionismo a Taranto.

Scrive Leone: "E' molto probabile che i tarantini che si recheranno ai seggi per votare saranno pochi, se non pochissimi. Anzi, a guardare i dati delle amministrative 2012 c'è il rischio concreto di registrare un record storico dell'astensionismo. Lo scorso maggio al 1° turno votò poco più del 60%... e al ballottaggio, vinto dal rieletto Stefano appoggiato da tutto il centrosinistra (e non solo, diciamo noi), votò invece soltanto il 43%; su 174mila aventi diritto, se ne presentarono 74.997, in 100mila preferirono "andare al mare" (espressione volgare e insultante, stia tranquillo Leone al mare non ci andarono più di quanto ci andassero gli altri giorni)".

Dopo di che l'articolo si dilunga sull'Ilva, riprendendo l'attuale vicenda e la lunga tematica che l'attraversa, sulle responsabilità dei partiti politici e delle istituzioni nella vicenda tragica dell'inquinamento e sull'attuale allineamento a Riva e al governo - vedi decreto Aia - dei partiti, cercando di stabilirvi una sorta di causa/effetto.

Qui Leone si sbaglia. Il primato e la crescita dell'astensionismo si sviluppa a Taranto molto prima, ed è un'astensionismo operaio e popolare che nasce sui problemi del lavoro innanzittutto, della povertà, dei diritti negati in fabbrica e in città, nella discarica del dissesto finanziario sulla povera gente, e naturalmente della sicurezza e salute in fabbrica e sul territorio. Ma esso trova il suo radicamento anche nel fatto che una forza politica e sindacale precisea, lo slai cobas per il sindacato di classe e Proletari comunisti, conducono in forma organizzata e sistematica la linea e la pratica del non voto e del boicottaggio elettorale, organizzando negli anni iniziative e forme di lotta quali riconsegna collettiva di certificati elettorali, proteste e forme di rivolta nei giorni di campagna elettorale - vedi in particolare negli anni scorsi quelle delle lavoratrici e lavoratori delle ditte di pulizia delle scuole, degli appalti comunali e più recentemente quella dei disoccupati organizzati - che unitamente alla campagna esplicita con volantini all'Ilva e appalto di Taranto, hanno fatto del non voto e perfino della minaccia credibile di blocco delle scuole dove stavano i seggi elettorali, una costante arma di lotta.

A questo, oggi certamente  si è aggiunta la vicenda Ilva, ma non nel senso che ne parla Leone. Perchè qui i sostenitori più spinti della chiusura dell'Ilva si sono sempre presentati alle elezioni e anche in queste elezioni esponenti di essi votano e sono candidati. Perfino nelle fila del Comitato liberi e pensanti, sono non pochi coloro che votano per 'Rivoluzione civile' o 'Grillo'.
Se fosse tutto un fenomeno "spontaneo e sociologicamente determinato", come mai non si registra in altre regioni e in altre provincie vicine che sono toccate dagli stessi problemi di lavoro,precarietà povertà? Come mai non si registra nelle altre città dove esistono analoghi disastri ambientali? Come mai Grillo viene a Taranto e non riempie la piazza?  
Anche se questa volta anche a Taranto, trainato da tv e Mass media, Grillo prenderà parecchi voti a Taranto anche tra gli operai dell'Ilva. Ma certamente anche questi signori non sono in grado di ricucire il distacco tra masse e Stato borghese che trova le sue ragioni nei problemi sociali e politici dei proletari e delle masse popolari, e che qui a Taranto ha trovato una precisa sponda politica e sindacale di classe che contribuisce ad lalimentarla, orientarla e si sforza di trasformarla nel tempo in coscienza e organizzazione.
E non si tratta di 'puri e duri' dell'astensionismo, come si dice con superficialità, ma di comunisti, classisti e antagonisti che lavorano quotidianamente per trasformare questo rifiuto del voto in rivolta popolare organizzata e che operano perchè il rifiuto del voto sia embrione di coscienza da "deviare", indirizzare verso l'unica strada vera e concreta la rivoluzione (non quella "civile", ma proletaria) per porre fine a un sistema che nega salute, lavoro, salari, vita dignitosa.  Una strada ancora lunga e tortuosa, ma che avanza determinata
In questo senso, pensiamo che l'altra Taranto, la tarantocontro, farà la sua parte anche in questa elezione 

dal blog tarantocontro Noi sul voto la pensiamo come Michele Riondino..

sul 'quotidiano' di oggi Michele Riondino dichiara

"che bello sarebbe se lunedì, tra i risultati che indicheranno il vincitore di queste elezioni politiche , tra i titoli che documenteranno l'Italia al voto ci fosse un servizio, un articolo sull'unica città astenuta TARANTO, Un servizio che parli dei suoi cittadini che rifiutando il bieco gioco e traditore di falsi rappresentanti politici, rifiutano di prestarsi ancora una volta alla farsa e recandosi ai seggi si avvalgono di un sacrosanto diritto, ovvero quello di farsi annullare la scheda "


purtroppo alcuni o molti non lo sappiamo attivi nel 'Comitato liberi e pensanti' la pensano diversamente, pur avendo nei mesi scorsi sostenuto Michele nei comizi e assemblee,  pure avendo il 15 dicembre attaccato tutti i partiti e le istituzioni, nell'avvicinarsi delle elezioni non li abbiamo molto sentiti sulla questione e sappiamo per certo che alcuni sono corsi a votare Ingroia, altri Grillo..
purtroppo solo noi abbiamo fatto una campagna esplicita e visibile per il boicottaggio delle elezioni.. nel silenzio e censura reale di stampa e televisioni...abituati a seguire, mode e folclore mediatico... piuttosto che argomenti attività militanti costanti, serie e determinate...

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