martedì 19 febbraio 2013

pc 19 febbraio - Ocse: piu donne al lavoro?... ma al doppio servizio del sistema


La questione delle donne/lavoratrici viene trattata in questi giorni all'interno del dibattito che  si è sviluppato tra i rappresentanti del G-20 riunitisi a Mosca per parlare della crisi e della “guerra delle valute”.
In particolare in questa discussione viene presa di mira la Germania perché è al centro degli squilibri globali, ma anche europei e, nel parere di molti, non sta facendo abbastanza per trainare le altre economie fuori dalla recessione. Insomma la Germania subisce anch'essa la crisi ma attualmente è più ricca degli altri paesi europei perché riesce ancora ad esportare bene le proprie merci ma non investe questi soldi all'interno del proprio paese per rilanciare la produzione rifiutandosi di fare da “locomotiva”.
Ma tra i rimproveri alla Germania vi è anche quello con cui l'Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico)  chiede al governo tedesco  la rimozione degli ostacoli all'impiego a tempo pieno della manodopera femminile. In Germania molte donne lavorano, ma per un numero limitato di ore nel caso delle madri e delle donne sposate.
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Mentre il mercato capitalistico in Germania vuole "richiamare"  le donne al lavoro, ponendosi il problema di come "rimuovere gli ostacoli",  riferendosi nella sostanza a quelle tutele che riguardano le donne in caso di maternità – cura dei figli ecc, in un paese come il nostro, invece, nella realtà quotidiana le ricaccia sempre più tra le pareti domestiche - migliaia di operaie, lavoratrici, precarie hanno perso il lavoro  dalle fabbriche ai call center alla scuola ecc.
Ma  è il sistema capitalistico che così funziona …  fino a quando sono utili al cosiddetto mercato le donne sono una forza-lavoro necessaria alla crescita/ripresa economica, e in molteplici casi anche più remunerative perché a basso costo rispetto agli uomini, basti pensare nel nostro paese ai cosiddetti sgravi e agevolazioni fiscali "regalati" dai governi ai padroni per assumerle come "soggetti svantaggiati" in cambio di mezzi lavori, mezzi salari e mezzi diritti (vedi l'uso dei contratti  part-time, di inserimento ecc), diversi "nuovi" aspiranti alle prossime elezioni se ne riempiono la bocca in questi giorni  nei loro comizi/programmi; fino a quando sono utili al cosiddetto mercato le donne, le proletarie in particolare, sono nuova carne fresca da sfruttare per i padroni per aumentare al massimo i profitti, mentre contemporaneamente si caricano della cura dei lavoratori attuali (mariti, fratelli…) e devono mettere al mondo figli,  produttrici di altro profitto per i padroni e riproduttrici di nuove braccia per il sistema.
Ma è questo stesso sistema che poi spietatamente le  butta  in strada quando esse non servono più alla produzione in crisi,  trasformandole in sempre più ammortizzatori sociali viventi che devono sopperire quasi in toto, al posto di questo  Stato borghese,  a tutto quello che concerne la  cura dei figli, della famiglia, perpetuando per le donne una condizione di doppia oppressione e sfruttamento.
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Contro questa condizione in diverse assemblee, non ultima quella nazionale del 10 Marzo scorso a Palermo, nelle iniziative di lotta con le lavoratrici, le precarie, le disoccupate ecc, in alcuni documenti  abbiamo detto/scritto “noi la crisi non la paghiamo le doppie catene unite spezziamo”,  “contro il doppio sfruttamento e oppressione, doppia ribellione”, lanciando la parola d'ordine " per uno sciopero delle donne, delle lavoratrici, delle operaie, delle precarie, delle disoccupate, delle giovani..", una parola d'ordine appunto  ma che auspichiamo si possa trasformare prima o poi  in un fatto concreto e reale da parte della  maggioranza delle donne come una risposta di lotta che  pur partendo dalle ragioni concrete di attacco e ponendo delle concrete rivendicazioni sia espressione e si carichi della condizione generale delle donne contro questo sistema capitalistico.



Mfpr

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