martedì 19 febbraio 2013

pc 19 febbraio - Ilva Taranto: mentre padron Riva vuole i soldi della vendita dell’acciaio, gli operai rischiano la cassa integrazione infinita con il benestare dei sindacati


Abbiamo già detto che il destino di operai e masse popolari non può essere affidato ai giudici, nè ai padroni, né al governo, allo Stato, o alle elezioni... ma è nelle mani degli operai e delle masse popolari che con il blocco prolungato della fabbrica e della città -  anche della città con buona pace dei liberi e pensanti - impongano in emergenza una reale messa a norma della fabbrica - oltre i limiti dell'attuale AIA - con gli operai in fabbrica e i padroni in galera, con i soldi di Riva  e una bonifica, anch'essa da farsi in pochi mesi del territorio inquinato, a partire da Tamburi e cimitero, con molti soldi, molti soldi messi dallo Stato e dai governi, che di centro destra o di centro sinistra non vogliono mettere.

Riportiamo dal sole 24 ore di oggi a che punto è la “vertenza”

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Ilva, resta incerto il futuro post Cassa

19 febbraio 2013

TARANTO
Mancano appena dieci giorni alla scadenza della cassa integrazione all'Ilva e non si sa ancora cosa l'azienda intenda fare dal 2 marzo in poi. Quel giorno, infatti, avranno termine due procedure di cassa: quella ordinaria per crisi di mercato che, partita a metà novembre, coinvolge un massimo di 1.900 addetti, e quella in deroga chiesta a fine gennaio per 1.393 unità dell'area a caldo e dell'area a freddo con durata due mesi: 1° gennaio-2 marzo.
I sindacati [che continuano a fare il gioco del padrone ndr] ritengono che molto probabilmente la cassa all'Ilva proseguirà [e molto probabilmente cassa integrazione in deroga che viene scaricata sulla collettività facendo risparmiare ancora di più il padrone!] perché le difficoltà di mercato rimangono e, in più, ci sono le fermate degli impianti che devono essere sottoposti ai lavori di rifacimento previsti dall'Autorizzazione integrata ambientale. Da vedere, però, se l'azienda ricorrerà a nuove soluzioni transitorie oppure presenterà un piano più strutturato che tenga conto delle varie necessità. [Il piano dell’azienda fino ad ora è stato sempre lo stesso: continuare a fare profitti sulla pelle degli operai fregandosene dei giudici].

E intanto la Procura invita i custodi giudiziari ad accelerare la vendita delle merci sequestrate dopo che nei giorni scorsi è arrivato il via libera del gip Patrizia Todisco. Ieri i custodi sono stati convocati dal pool dei pm guidato dal procuratore capo Franco Sebastio e a loro è stato consegnato il provvedimento del gip. Da oggi, quindi, comincerà l'attività dei custodi finalizzata alla vendita di un milione e 700mila tonnellate fra coils, lamiere e tubi dal valore commerciale di circa 800 milioni. I custodi effettueranno un passaggio preliminare con l'Ilva per verificare se intenda collaborare nell'attività di vendita, anche se l'azienda non incasserà nemmeno un euro da tutto ciò in quanto il ricavato confluirà in un deposito soggetto a vincolo ai fini dell'eventuale confisca. L'Ilva si è già opposta al provvedimento del gip giudicandolo illegale e definendo inopportuno il vincolo. Orientamento dell'azienda è quello di impugnare davanti al Tribunale del Riesame l'atto del gip e forse già oggi potrebbe essere presa una decisione.
[L’arroganza dei Riva continua perché impunita, non trova ostacoli, anzi ha tutto il sostegno del governo e dei sindacati confederali].

Infine il sindacato di base Usb ha proclamato uno sciopero a oltranza in tutto lo stabilimento chiedendo la revoca dell'accordo sindacale dell'ottobre 2010 che prevede al Movimento ferroviario un solo operatore per convoglio. Il Mof è il reparto dove a fine ottobre c'è stato un incidente mortale sul lavoro e l'Usb ritiene che quell'accordo non garantisca la sicurezza.

http://www.ilsole24ore.com/art/impresa-e-territori/2013-02-19/ilva-resta-incerto-futuro-064446.shtml?uuid=Abpf4jVH&fromSearch

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