domenica 10 febbraio 2013

pc 10 febbraio - il suicidio di Burgarella a Trapani - un grido di denuncia e un appello alla lotta contro stato, Enti Locali, padroni,sindacati confederali che deve essere raccolto

La costituzione violata nel suo articolo 1
Un pezzo di carta infilato tra le pagine della Costituzione italiana Giuseppe Burgarella, operaio disoccupato di 61 anni. «L’articolo 1 della Costituzione dice che l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro…» ha scritto Burgarella insieme alla lista dei morti per suicidio a causa della mancanza di lavoro che negli ultimi anni aveva ricopiato dalle cronache, aggiungendo alla fine della lista il suo. 

LE INUTILI LETTERE A NAPOLITANO E CAMUSSO - 

Ha lasciato la vita, fatta di impegno nel direttivo locale del sindacato Cgil, impiccandosi a una trave nella sua casa di Guarrato, poco più di mille abitanti nel Trapanese. Prima di giungere all’estremo gesto Burgarella, che aveva lavorato sin da ragazzo come muratore prima di conoscere il dramma della disoccupazione, aveva scritto una lettera al presidente della Repubblica Napolitano e al segretario nazionale Cgil, Susanna Camusso.

TRAPANI - «Se non lavoro non ho dignità. Adesso mi tolgo dallo stato di disoccupazione». Un pizzino disperato. L`ultimo. E' quello che è stato trovato a fianco di Giuseppe Burgarella, operaio di 61 anni, residente a Guarrato. L'operaio è stato trovato, impiccato, domenica mattina.
A rinvenire il corpo il fratello, il noto sindacalista della CGIL Giovanni Burgarella.
La notizia è stata diffusa quest'oggi dal quotidiano Repubblica.
Il giornalista Paolo Berizzi, nell'articolo, rileva che «Su quel pezzo di carta, che ha voluto con sé fino alla fine, Giuseppe ha scritto con cura certosina l'elenco dei morti di disoccupazione degli ultimi due anni: se li è appuntati uno a uno, copiandoli dalle cronache dei giornali. L'ultimo nome in fondo alla lista è il suo … La lista di «quelli come me», che si chiude, infatti, col suo nome. «Mi tolgo io dalla condizione».
«Ultimamente – raccolta ancora Berizzi su Repubblica - aveva scritto due lettere: una al presidente Napolitano e una a Susanna Camusso, segretario della Cgil, il sindacato al quale Burgarella era iscritto da sempre (faceva parte del direttivo provinciale della Fillea). Nelle missive aveva messo nero su bianco tutto il suo disagio, una sofferenza mai spenta e che non riusciva più a tenere per sé. “L'articolo 1 della Costituzione dice che l'Italia è una Repubblica fondata sul lavoro. E allora perché lo Stato non mi aiuta a trovare lavoro? Perché non mi toglie da questa condizione di disoccupazione? Perché non mi restituisce la mia dignità?”».
AltraTrapani non aveva mai dato spazio ai casi di suicidio. Perché non rappresenta il centro del proprio impegno divulgativo ma, sopratutto, per rispetto dei familiari delle vittime.
Questa volta non siamo potuti restare in silenzio. Il tema del lavoro è centrale nella nostra vita, perché ci consente di “sentirci utili” (e quindi avere “dignità”), di soddisfare i bisogni nostri e dei familiari.
Oggi, quindi, difronte al corpo di Giuseppe, e alle vomitevoli parole di un vecchio ex premier che offende la gente con le sue promesse semplicemente elettorali di “4 milioni di nuovi posti di lavoro” (neanche sapendo che in Italia il numero dei disoccupati è di "solo" 2 milioni e 875mila persone), non abbiamo potuto non evidenziare questo dramma.
Il dramma della ricerca del lavoro, della disoccupazione, non si può risolvere certamente con questo genere di sistema economico che non ha al centro l'Uomo bensì il profitto.

Nessun commento:

Posta un commento