lunedì 4 febbraio 2013

pc 4 febbraio - all'Ilva le mezze verità di azienda e sindacati .. le verità dello slai cobas per il sindacato di classe



l'azienda e i sindacati dicono bugie o almeno mezze verità - non facciamoci ingannare

slai cobas ilva Non è vero che oggi rientrano 535 lavoratori dalla cassa integrazione ma solo una parte

da Repubblica
La produzione nell'area a freddo riparte, ma le incertezze restano. oggisolo una parte dei 535 lavoratori rientrerà all'Ilva di Taranto. Gran parte degli impianti è ferma da fine novembre per la crisi di mercato e gli effetti del sequestro delle merci disposto dalla magistratura. Fra gli addetti che torneranno al lavoro, annunciano i sindacati, ci sono i manutentori, coloro cioè che devono controllare e verificare gli impianti prima del riavvio. La situazione dovrebbe tornare a regime in pochi giorni. Gli impianti che tornano in attività sono il tubificio Erw, il laminatoio a freddo e due impianti minori. La ripresa della produzione è finalizzta a soddisfare alcune commesse.

 slai cobas ilva 
l'azienda paga lo stipendio dell'11 febbraio ma non ci sono garanzie ora per quello dell'11 marzo e continua a dire di non avere soldi per attuare l'AIA

da repubblica
Il riavvio di parte dell'area a freddo e la garanzia, fornita dal presidente Bruno Ferrante, del pagamento degli stipendi l'11 febbraio, hanno tranquillizzato gli oltre 11mila dipendenti diretti dello stabilimento tarantino. La situazione complessiva dell'Ilva resta però ancora critica. L'azienda continua a non avere le risorse necessarie per attuare le prescrizioni dell'autorizzazione integrata ambientale i cui costi sono valutati in 3,5 miliardi di euro in tre anni. La legge 231 del 24 dicembre scorso che autorizza lo stabilimento a produrre è in attesa del giudizio della Corte Costituzionale alla quale si sono appellati i magistrati di Taranto. Restano infine sotto sequestro 1,7 milioni di tonnellate di merci, anche se l'Ilva ha ora chiesto un parziale dissequestro per 42mila tonnellate perché ritiene che questa parte non debba essere sottoposta ai sigilli giudiziari. Il valore delle materie prime sequestrate è di 32 milioni di euro; l'intero quantitativo bloccato vale invece un miliardo. Proprio per trovare risorse, l'Ilva ha annunciato nei giorni scorsi la disponibilità a coinvolgere nuovi partner nell'assetto proprietario, attualmente nelle mani della famiglia Riva.

slai cobasilva
sindacati  confederali tutti compreso l'usb chiedono che lo stato si faccia carico dell'azienda - ovvero Riva dopo aver privatizzato i profitti adesso vuole socializzare le perdite e fare la messa a norma con i soldi dello stato cioè dei lavoratori e dei cittadini

da repubblica
I sindacati chiedono con forza l'intervento dello Stato per garantire la realizzazione dell'Aia, il risanamento ambientale e i posti di lavoro.

sali cobas ilva
la nuova cassa integrazione è cassa integrazione in deroga, ovvero oltre la straordinaria e tutti noi vediamo che proprio per la cassa integrazione in deroga di altre fabbriche e altri lavoratori non ci sono i soldi e c'è il serio rischio che  per l'ilva non venga concessa o che non ci siano i soldi anche per i nuovi cassintegrati

 da repubblica
A tutto questo, poi, si aggiunge la cassa integrazione in deroga che l'Ilva ha chiesto per 1.393 lavoratori sia dell'area a freddo sia dell'area a caldo. Quest'ultimo settore viene interessato per la prima volta viene dagli ammortizzatori sociali. Su questo aspetto il ministero del lavoro si pronuncerà in questa settimana. A dicembre l'Ilva aveva già avanzato la richiesta di cassa in deroga per 700 addetti dell'area a freddo, che però non le fu concessa in quanto la Regione Puglia contestò sia la mancanza di richiesta specifica, sia l'assenza di fondi. Questi lavoratori sono egualmente usciti dal ciclo produttivo e l'azienda ha assicurato ai sindacati che si sarebbe fatta carico della loro retribuzione.



slai cobas
l'azienda  con ferrante aveve detto che per 920 lavoratori ilva  ci sarebbe stata la ricollocazione  in altri reparti invece adesso vanno in cassa integrazione in deroga con il consenso dei sindacati confederali

da Repubblica
Adesso, invece, la cassa in deroga viene chiesta per un numero più ampio di addetti poiché da un lato l'azienda ha dovuto fermare i primi impianti dell'area a caldo (quattro batterie coke e l'altoforno uno) per rispettare le prime scadenze dell'autorizzazione integrata ambientale, e dall'altro avverte gli effetti del sequestro delle merci. Questi ultimi, scrive la stessa azienda, determinano "l'impossibilità di esercire una parte degli impianti". La cassa in deroga sarà a zero ore e coprirà il periodo 1 gennaio-2 marzo 2013. Saranno coinvolti nel dettaglio 1.243 operai, 60 intermedi e 90 impiegati

slai cobas ilva
azienda e sindacati confederali dicono che ci sarà rotazione, invece l'azienda afferma il contrario dicendo che ci potrà essere "compatibilmente con le esigenze tecnico-produttive" e solo se le posizioni ricoperte dai lavoratori siano "fungibili per inquadramento e professionalità". 

 da repubblica
L'azienda si è impegnata a far ruotare il personale in cassa "compatibilmente con le esigenze tecnico-produttive" e solo se le posizioni ricoperte dai lavoratori siano "fungibili per inquadramento e professionalità".

 dal documento slai cobas ilva
senza la lotta generale con blocco di massa in fabbrica e in città non si esce da questa situazione
non si difende il lavoro, sicurezza e salute in febbrica e città
chi non dice questo inganna i lavoratori e i cittadini


slai cobas per il sindacato di classe ilva taranto
slai cobasta@gmail.com tel.347-5301704
sede via rintone 22 taranto
leggi il blog   http://tarantocontro.blogspot.it

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