venerdì 4 gennaio 2013

pc 4 gennaio - Fiat Termini Imerese, il deserto avanza


pubblichiamo questo articolo tratto dalla rivista "S" di questa settimana perché dà un quadro abbastanza completo della situazione attuale degli operai dello stabilimento ex Fiat di Termini Imerese e mette in luce la posizione dei sindacalisti confederali di assoluta attesa e "attività" negativa per gli operai.

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Il deserto avanza a Termini Imerese

il conto alla rovescia è partito da un pezzo. Ma adesso che i conti si fanno in ore, l'impatto è diverso. Sì, perché visto che la profezia Maya si è rivelata una boutade, dal primo gennaio i lavoratori della Fiat e quelli dell'indotto (in totale circa 2.200 persone) si troveranno a gestire oltre al danno alche la beffa. Anche se lungo binari diversi. Perché se per gli operai ex Fiat e Magneti Marelli (rispettivamente 1.400 e 135) il secondo anno di cassa integrazione viene dato “quasi” per scontato, per gli altri, ossia i circa 350 dell'indotto, l'unica cosa data per scontata al momento è il licenziamento.
Per i primi, infatti, si attende che il ministro del lLavoro, Elsa Fornero, così come assicurato quasi un anno fa, pubblichi il decreto attuativo sugli esodati che riguarda 640 lavoratori della Fiat, e il cui via libera consentirà di attivare il secondo anno di cassa integrazione per i lavoratori del Lingotto. “Il governo si è impegnato a farsi portavoce con il ministero del Lavoro sulla cig in deroga – dice il segretario della Fiom d Palermo Roberto Mastrosimone -. Se ci fossero stati dei dubbi la Fiat avrebbe dovuto prendere provvedimenti 45 giorni prima della scadenza, cosa che non ha fatto e questo ci lascia ben sperare. Di certo, però, fino a quando non avremo delle certezze non potremo rasserenarci”.
Ma se per gli ex Fiat il futuro è grigio (e la crisi di governo non aiuta di certo) per i lavoratori dell'indotto è ancora più fosco. Quattro aziende su sei hanno infatti già avviato le procedure di licenziamento degli operai e per tutti il 2013 porta con sé lo spettro della mobilità (la cassa integrazione in deroga, infatti, pare ipotesi difficilmente percorribile visto che dovrebbe essere coperta per il 60% dallo Stato e per il 40% dalla regione e che i fondi previsti per il prossimo anno sono già stati ridotti notevolmente). “E' evidente – commenta Mimma Calabrò, segretario generale della Fisascat Cisl – come le difficoltà di mantenimento dei lavoratori occupati nelle aziende del termitano sono chiaramente legate alla desertificazione produttiva dell'area industriale di termini Imerese, dovuta alla chiusura degli stabilimenti Fiat e dell'indotto, nonché alla crisi che ha colpito numerose altre aziende come la blue Boats, la Parmalat, la Lodetti. E nell'elenco va inserito anche il punto vendita Aligroup di termini Imerese con i suoi 14 dipendenti e che è già ufficialmente destinato alla chiusura”.
Un crollo vertiginoso e costante contrastato al momento solo da proclami. “Siamo fortemente preoccupati – dice Mastrosimone – anche perché ormai da tempo non giungono notizie sul piano di re-industrializzazione di Termini Imerese”.
Dal 2009 ad oggi, infatti, ossia da quando è arrivato l'annuncio della chiusura del polo siciliano entro il 2012, nessun passo in avanti è stato fatto. Anzi, più precisamente, in questi anni Invitalia, l'advisor del ministero dello Sviluppo economico incaricato di gestire il dopo-Fiat sotto la guida di Domenico Arcuri, ha selezionato otto imprese. Di queste, tre sono finite nel mirino della magistratura, una è stata travolta dai debiti e le altre quattro da sole non possono garantire il futuro dei lavoratori. Che oggi parlano di “sonora presa in giro dello Stato” e della necessità “chiedere i danni a Invitalia”.

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