giovedì 3 gennaio 2013

pc 3 gennaio - FINCANTIERI "Inizia una nuova era"... per gli operai un nuovo anno di lotta


Per gli operai della Fincantieri l'anno si è chiuso con una grande novità e cioè l'azienda per la quale lavorano raddoppia la sua dimensione e diventa “il quinto gruppo navalmeccanico mondiale con 4 miliardi di fatturato”, “Con 21 cantieri in 3 diversi continenti, quasi 20.000 dipendenti e ricavi per 4 miliardi di euro” grazie all'acquisto di una altra grande azienda, i cantieri navali del nord Europa Stx Osv, per 900 milioni di euro (l'equivalente di 1,5 miliardo di dollari di Singapore).

La Stx era stata acquistata a sua volta qualche tempo fa dai coreani che adesso per motivi di strategia industriale e cioè il concentramento sulla produzione delle grandi navi commerciali hanno deciso di lasciare il resto agli altri, alla Fincantieri quindi il tentativo di continuare ad essere presente e tenersi altri settori come quello della sua presenza storica della costruzione delle grandi navi da crociera che in questo momento è in crisi, e il settore che chiamano dell'off-shore oil&gas e cioè: “Le attività di supporto all'estrazione e produzione di petrolio e gas naturale … aree a maggiore valore aggiunto con margini più elevati. Inoltre quelle di Stx Osv sono anche ben diversificate per area geografica (con la sede produttiva in Norvegia, ma stabilimenti anche in Romania, Vietnam e Brasile).”

Aree insomma dove si può sfruttare di più la forza lavoro e fare più profitti. Per la Fincantieri poi “La diversificazione resta l'arma vincente per uscire dalle sacche della crisi economica. Infatti Fincantieri ha sofferto negli ultimi anni la focalizzazione sulla produzione di navi da crociera (con ordini fortemente in diminuzione da parte dei giganti Carnival e Royal Caribbean) e sulle navi per la Difesa, area in cui la società italiana è fortemente dipendente dalle commesse della Marina italiana e di quelle provenienti dall'estero.”

I 900 milioni sborsati per l'operazione sono di fatto pagati dallo Stato italiano dato che la Fincantieri tramite la Fintecna è di proprietà dello Stato come pure la Cassa Depositi e Prestiti e la Sace, infatti l'operazione, come riporta il comunicato ufficiale della Fincantieri del 21 dicembre scorso “... verrà finanziata prevalentemente tramite l’utilizzo di risorse interne [sott. ns.] di Fincantieri e facendo ricorso ad un finanziamento bancario concesso da un pool composto da Banca IMI, BNP Paribas (filiale italiana), Carige e Unicredit. L’operazione di finanziamento vedrà inoltre la partecipazione di Cassa Depositi e Prestiti nel ruolo di finanziatore garantita da SACE.”

Quindi, 900 milioni di euro in cassa pronti per essere spesi ci sono e un piano industriale strategico pure tanto che Giuseppe Bono, amministratore delegato della Fincantieri si sente di esclamare “Da oggi comincia una nuova era per Fincantieri”.

E invece “non ci sono soldi” si sentono ripetere in tono lamentoso gli operai quando da tempo reclamano almeno un contratto dignitoso, un carico di lavoro capace di saturare i vari cantieri ed evitare la lunga cassa integrazione e condizioni di lavoro migliori in generale.

E invece, come denuncia la Fiom riportando i risultati dell'incontro del 26 novembre scorso con l'azienda, sarebbe irrilevante l'incidenza sui carichi di lavoro nei cantieri, derivanti dalle attività di diversificazione produttiva (navi speicali, off-shore, attività industriali ecc.) e quindi “nel 2013 ricorrerà ancora in maniera massiccia alla Cassa integrazione e interi cantieri rischieranno di rimanere senza lavoro... e la Fincantieri contestualmente ha richiesto l'accrescimento della produttività... la soppressione di funzioni e il trasferimento di lavoratori, l'ulteriore estensione di un modello produttivo caratterizzato dalla esternalizzazione selvaggia delle attività, rifiutandosi di riconoscere la democratica espressione di voto dei lavoratori nel rinnovo delle RSU.

È, oppure non è, questa una strategia aziendale, che mira a fare più profitti facendo investimenti per meglio sfruttare gli operai? Per la Fiom no!

E infatti nel volantino che distribuiva per promuovere lo sciopero del 5 e 6 dicembre scorso ripete come un mantra che la Fincantieri dimostra una “carenza di investimenti pubblici e privati (ma che vuol dire?) carenze di un piano industriale privo di strategie e risorse, mancanza di trasparenza e mentre l'azienda diversifica si chiede: “Ma che fine hanno fatto gli investimenti per la diversificazione di prodotto, necessaria per garantire concretamente la salvaguardia della capacità produttiva del gruppo?”
E per mostrare che la Fiom non è come la si dipinge, e cioè che non è contro l'azienda, lancia le sue proposte “per salvaguardare il settore navalmeccanico e l'intero patrimonio industriale del paese” che cosa ci vuole? “aumentare la produttività!!!

E' la Fiom nazionale che con queste iniziative mostra una mancanza di strategia sindacale vera che porti gli operai a riprendersi il contratto e i diritti negati, anche laddove, come nello stabilimento di Palermo, denuncia che la direzione aziendale gli nega le assemblee: “non si può ledere la dignità delle lavoratrici e dei lavoratori e il diritto di scegliere da chi farsi rappresentare nei luoghi di lavoro”... e questo è un problema aperto per tutti gli operai!

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