sabato 8 settembre 2012

pc 9 settembre - ILVA: GLI OPERAI NON SONO MARIONETTE

A questa foto, fatta dal vignettista tarantino Pillinini in occasione della manifestazione filoaziendale Ilva del 30 marzo, dovrebbe aggiungersi quella dei segretari Fim e Uilm.
Già portavoci della politica aziendale e del Presidente Bruno Ferrante, in questi giorni, in coincidenza dei primi provvedimenti sui Parchi minerali da parte della magistratura, hanno ripreso una campagna allarmista verso gli operai, di fatto per chiamarli a stare dalla parte dell’Ilva sbandierando di nuovo il ricatto di chiusura della fabbrica.
Il segretario della Uilm ha espresso subito la sua “preoccupazione”: “se si fermano gli altoforni, si ferma tutto il resto. Se non ci sono i minerali, non si può marciare”.
Questa campagna poi è fatta anche di cose dette e non dette, di dichiarazioni smentite il giorno dopo. Su questo la parte principale lo fa la Fim; in questa settimana, su tutta la vicenda dei Parchi minerali prima ha dichiarato, attraverso il suo segretario che: “…il sistema di bagnatura dei Parchi… è stato più volte sollecitato dalla Fim-Cisl. L’azione annunciata dall’azienda dà ragione alla politica di tutela dell’ambiente e della salute portata avanti dalla Fim…”; due giorni dopo dice: “… questi interventi di miglioramento non possono rappresentare la soluzione definitiva, che potrà avvenire solo con un sistema di copertura dei cumuli delle materie prime presenti nell’area Parchi” Aggiungendo però subito dopo, da buon servo: “L’impegno da parte dell’Ilva sul contenimento delle polveri era stato assunto, insieme ad altri già ad agosto”.
Chiamarli ancora “sindacati” è assolutamente improprio, all’Ilva sembrano più una sorta di “capi ultras” che alimentano le “grida”, a prescindere anche dai fatti concreti.
La realtà è che continua il contrasto tra le disposizioni della magistratura e l’azione del pres. dell’Ilva Ferrante, appoggiato in questo solermente da Fim e Uilm.
Infatti, per la Procura i parchi che occupano 78 ettari – come se fossero 70 campi di calcio - devono essere coperti integralmente e in funzione di questo ha imposto la sospensione del carico di materie prime, autorizzando solo un modesto scarico per il funzionamento dell’altoforno, poi il blocco sarà totale per ridurre i cumuli stoccati in attesa della soluzione definitiva, le eventuali deroghe dovranno avere l’autorizzazione dei custodi giudiziari. L’Ilva, invece, dal 10 settembre vuole solo attuare un sistema di bagnatura 24h su 24, con incremento della turnistica, passando dai 14 ai 21 turni settimanali, bagnatura che oltre ad essere assolutamente insufficiente e inefficace per il carico e scarico di minerale, può peggiorare la situazione, con l’infiltrazione nel terreno dell’acqua piena di minerali.

E siamo appena all’antefatto della messa a norma dell’area a caldo!
Questa si deve per forza fare. Punto e basta! Allo stato attuale è il non farla che metterebbe a rischio i posti di lavoro. Ed è altrettanto chiaro che farla significa che la fabbrica non può, non deve, andare come prima! Che alcuni impianti si devono fermare, stabilendo un cronoprogramma, in cui i tempi e gli interventi, quelli veri, devono essere fatti subito, come subito devono essere messi dall’azienda molti, ma molti più soldi. Questo e solo questo permetterebbe di salvare la fabbrica.
Fim e Uilm con la loro azione NON salvano la fabbrica, ma solo gli interessi di Riva che chiaramente non vuole attuare le prescrizioni e vuole solo fare interventi tampone, di facciata.
Fim e Uilm, invece di impegnarsi perché in questo percorso di messa in sicurezza, di ristrutturazione/rinnovamento degli impianti, l’Ilva non metta a rischio posti di lavoro e salario degli operai pretendendo che gli operai vengano spostati in altri reparti o impegnati anch’essi nei lavori di messa a norma, agiscano per creare tensioni interessate.

Anche le altre parti del fronte pro Riva si stanno facendo sentire in questi giorni.
Monti in occasione della sua venuta a Bari ha incontrato Bruno Ferrante, tranquillizzandolo, perché una soluzione si troverà, ricevendo il ringraziamento del presidente dell’Ilva: “Monti ha avuto parole molto sagge e di grande equilibrio”, insieme alla richiesta di sgravi fiscali e contributivi per l’Ilva.
Clini e Passera, invece di quantificare i soldi necessari per la bonifica, hanno quantificato in 8 miliardi il danno “al paese” che potrebbe derivare dalla chiusura dell’Ilva, perorando di fatto per una soluzione parziale delle condizioni ambientali.
Il presidente della Regione, Vendola, per mettere a riparo da manifestazioni, come quella del 17 agosto, ha convocato in luogo difficile anche da raggiungere il vertice del 14 settembre.

In questa situazione, è la voce, il pensiero, l’azione autonoma degli operai in fabbrica che tarda a farsi sentire.
Tra chi è preoccupato ma silente, chi va dietro l’ultima notizia, chi “denuncia e lotta” in città ma dentro l’Ilva dice solo "cancellatevi dai sindacati", senza dare proposte di organizzazione e lotta e di fatto contrastando l'azione dello Slai cobas (come gli operai dell’Apecar), la situazione all’Ilva, per gli operai, non va bene. 
Ed è il rovesciamento di questa situazione la questione centrale in questa importante battaglia.

pc 7-8 settembre - verso la conferenza internazionale di sostegno alla guerra popolare in india - amburgo 24 novembre - parte la campagna nazionale per organizzare la partecipazione e il sostegno in Italia

straordinaria conferenza internazionale ad amburgo a sostegno della guerra popolare in india il 24 novembre

campagna nazionale in italia per organizzare la delegazione di massa

info per italia
csgpindia@gmail.com

¡Appoggiare la guerra popolare in India!


I padroni del sistema imperialista mondiale portano avanti un’offensiva contro i popoli del mondo. Guerre di aggressione imperialiste come quelle contro Iraq, Afghanistan e Libia hanno segnato l’inizio del secolo e stanno preparando la prossima guerra contro la Siria, l'Iran o chissà chi altro, perché una cosa è certa, non si fermeranno per loro volontà. Allo stesso tempo, scaricano sui popoli le conseguenze della crisi, specie sui popoli delle nazioni oppresse, ma anche negli stessi paesi imperialisti, dove la classe operaia è costantemente calpestata e i suoi diritti fondamentali vengono rapidamente cancellati. In questa situazione, il fascismo non è una minaccia vaga, ma una forza agente.
Allo stesso tempo, gli imperialisti distruggono sistematicamente il pianeta. Tutto ciò è ben noto. Dimostra che l'imperialismo è reazione su tutta la linea, dimostra che l’imperialismo non è compatibile col progresso dell’umanità e neppure con la sopravvivenza di una parte sempre più grande della popolazione mondiale. “La fine della storia” che gli imperialisti hanno annunciato a gran voce dalla degli anni novanta è un inferno per il proletariato e dei popoli del mondo, ma più oppressione catena più resistenza, e così, dal Perù alle Filippine, dalla Gran Bretagna alla Cina, dalla Colombia al Kurdistan, dalla Nigeria alla Grecia, i paesi in tutto il mondo vogliono l’indipendenza, le nazioni la liberazione, e i popoli la rivoluzione.
Questa è la base di una corrente che seppellirà l’imperialismo, ma il problema è che in molti casi la lotta contro imperialismo si limita alla sola resistenza senza altra prospettiva che la propria sopravvivenza. Perciò, per sviluppare queste lotte come una poderosa ondata di lotta antimperialista e rivoluzionaria, occorre un fattore cosciente e organizzato che sia in grado di dirigere conseguentemente la lotta fino a stabilire il Potere popolare. Per questo vale la pena di rivolgere lo sguardo all’India.

L’India, e quello che le classi dominanti presentano cinicamente come la “Via indù” è un esempio di quello che porta lo “sviluppo” dell’imperialismo, un paradiso per i ricchi e l’inferno per il popolo. I patrimoni delle 53 persone più ricche del paese è pari al 31% del PIL, mentre il 77% della popolazione vive con meno di 20 rupie al giorno (circa 50 centesimi di euro). Ogni giorno 5.000 bambini muoiono per fame e malnutrizione, quasi due milioni di bambini morti all’anno. La percentuale delle persone che soffrono la fame è superiore a quella dell’Etiopia. La crisi agraria, conseguenza diretta della politica imperialista, è sempre causa di estrema misera per i contadini e di un’ondata di suicidi di centinaia di migliaia di contadini disperati che si tolgono la vita. “La più grande democrazia del mondo” è un paese in cui la grande borghesia e i latifondisti fanno ciò che vogliono. Un paese dove il sistema delle caste è ancora intatto. Le diverse minoranze, nazionalità e popoli diversi devono sopportare di vivere in una “prigione dei popoli”.
Per incrementare lo sfruttamento imperialista sono state istituite le Zone Economiche Speciali, dove le cosiddette “multinazionali” sono libere di operare senza vincoli. Decine di milioni di persone sono costrette a diventare profughi nel loro paese, espulsi dalla terra dove i loro antenati hanno sempre vissuto, per permettere al capitale di razziare le materie prime. Potremmo fare molti altri esempi, fino a riempire un libro, ma la questione è chiara: la rivoluzione antimperialista e antifeudal è una necessità per la stragrande maggioranza del popolo dell’India.

Questa rivoluzione è in corso. Sotto la direzione del Partito Comunista dell'India (Maoista) si sta sviluppando una guerra popolare, definita dagli esponenti più importanti delle classi dominanti la più grande minaccia per il sistema. Nelle campagne ci sono migliaia di organizzazioni di vero potere popolare. Nei Comitati Popolari Rivoluzionari hanno iniziato a stabilire il loro Stato quelli che per secoli hanno avuto nulla. Organizzano con le proprie forze una società dove non c’è fame, dove ci sono istruzione e la salute, dove la terra è proprietà di chi lavora. Lì non ci sono più latifondisti né servi degli imperialisti, le esigenze delle masse sono la legge, vive la vera democrazia, la nuova democrazia del popolo. Nelle città le organizzazioni di massa avanzano per salti. A febbraio di quest’anno la classe operaia indiana ha realizzato il più grande sciopero della storia dell’umanità, con la partecipazione di 100 milioni di persone, e le classi dominanti sono terrorizzate dalla crescente influenza dei maoisti. La guerra popolare scuote la società dalle fondamenta più profonde.

Ovviamente le classi dirigenti e i loro padroni imperialisti non se ne stanno tranquilli a braccia conserte a guardare il movimento rivoluzionario che avanza. Agiscono come hanno fatto sempre e ovunque, cercando di soffocare nel sangue la lotta del popolo. “Specialisti” della lotta anti-sovversiva sono giunti dagli Stati Uniti e dal Mossad di Israele per collaborare sul campo con le forze repressive. Forze paramilitari dello Stato combattono quotidianamente contro la guerriglia, paramilitari organizzati e armati militarmente. Esercito e aviazione prendono sempre parte ai combattimenti. Lo stato reazionario ha scatenato barbare campagne quali, tra la altre, Salwa Judum, “Green Hunt”, e applica una politica paragonabile alle campagne dei nazisti contro le resistenze antifasciste nella seconda guerra mondiale, praticando sistematicamente assassinii, torture e "sparizioni" contro i dirigenti rivoluzionari.

Ma il popolo non si fa schiacciare. La guerra popolare avanza senza fermarsi col chiaro obiettivo della presa del potere. Ciò è possibile in quanto quel fattore cosciente e organizzato di cui abbiamo parlato, esiste ed è in grado di dirigere coerentemente la lotta fino in fondo. La loro è una lotta giusta ed è un dovere internazionalista darle il nostro pieno e saldo appoggio. La guerra popolare in India deve fondersi con la lotta dei popoli di tutto il mondo ed essere parte della grande corrente rivoluzionaria che infine sconfiggerà l’imperialismo. Lo sviluppo di un movimento antimperialista conseguente in un paese di 1,2 miliardi di persone, farà sì che cambino i rapporti di forze tra imperialismo e popoli oppressi, e sarebbe perciò una grande spinta per le forze rivoluzionarie in tutto il mondo. Appoggiare questo movimento non significa solo osservare un dovere, ma serve anche a fare avanzare il movimento in tutti i paesi.

E’ in questo senso che il 24 novembre di quest’anno organizziamo ad Amburgo una conferenza internazionale. ci aspettiamo che questa conferenza dia un impulso importante al movimento internazionale di sostegno alla Guerra in India. Delegazioni da diversi paesi vi parteciperanno e porteranno le loro esperienze e idee su come far crescere questa campagna a un livello superiore. Vogliamo che questa sia una conferenza in cui esprimano l’iniziativa, l’energia e la volontà antimperialista e rivoluzionaria, di proletari, donne, giovani, immigrati, artisti e intellettuali progressisti. Non vogliamo che sia solo un atto formale, ma una viva espressione di internazionalismo proletario, che possa servire a fare progressi concreti nella campagna di appoggio. La conferenza è aperta a tutte le forze coinvolte in questo obiettivo. Perciò:

Tutti alla Conferenza Internazionale di Appoggio alla Guerra Popolare in India!

pc 7-8 settembre - proletari comunisti - La ripresa "percepita", ovvero come le spara Monti...

“La ripresa non si vede nei numeri... ma è dentro di noi!” La faccia da beccamorto ce l'ha Monti, ma adesso veste anche quella del comico! Una frase detta con una freddezza tragica, che ad ogni piega della faccia fa male però soprattutto alla classe operaia e in generale alle masse popolari, perché la “luce in fondo al tunnel” che ha visto Monti non è quella dell'uscita dalla crisi ma il barlume di speranza suo e di politici ed economisti che non sia esattamente come invece dicono i freddi numeri delle statistiche ufficiali mondiali, e cioè che anche le economie dei paesi che vengono di volta in volta chiamati “locomotive”, perché con i loro tassi di crescita si tirano dietro gli altri, come i “paesi emergenti” detti Brics (Brasile, India, Cina, Sudafrica), stanno rallentando e più di tutti la Cina di volta in volta chiamata il motore dell'economia mondiale, la fabbrica del mondo ecc. Nell'economia mondiale “globalizzata” la periodica crisi da sovrapproduzione si riflette, anche se in maniera diseguale, su tutti i paesi.
La ripresa quindi non c'è a detta degli stessi “economisti” borghesi e allora Mario Monti mente! Sapendo di mentire! Parlando della crisi il Sole24Ore di oggi parla di nuova fase, di “consolidamento della crisi”
Fino a quando da “economista” (ideologo della borghesia dice Marx) il professor Monti scriveva le sue ricette per il Sole 24 Ore poteva andare, ma appena ha provato a mettere in pratica le sue cavolate ha raccolto solo figuracce, ricette smentite da uno spread che non lo farà dormire la notte!
Tolta di mezzo “l'economia” è rimasta l'ideologia del capitale! Nella crisi infatti mentre “un capitalista ne ammazza molti altri”, per fare più profitti attacca ancora di più i lavoratori tagliando il salario o allungando la
giornata lavorativa!
La contentezza di Mario Monti, che non traspare da quella faccia a meno di un intervento chirurgico che gli disegni l'accenno di un sorriso, sta nel fatto che finalmente una mano in questo momento gliel'ha data Mario Draghi, attuale presidente della Banca Europea che è riuscito a far passare la decisione di un acquisto illimitato di titoli del tesoro degli stati in difficoltà per evitare che la speculazione finanziaria faccia alzare lo spread...
Monti ride (molto dentro di sé), e alle masse popolari non resta che piangere perché in cambio di questa decisione epocale di Draghi ogni paese è costretto a mettere in campo ulteriori misure di economia e politica interna che prevedono nella sostanza un ulteriore abbassamento dei livelli salariali, un allungamento della giornata di lavoro, un taglio ai diritti del mondo del lavoro.
Così riassume infatti La Repubblica di ieri: “... la Bce scenderà in campo solo 'a condizione' che un Paese chieda l'aiuto del fondo salva-Stati e che firmi un memorandum con 'condizioni severe ed effettive'. Non solo viene esplicitamente citato il programma Enhanced Conditions Credit Line che spegne i sogni di gloria dei governi. Per farla breve: taglia fuori il programma leggero, quello al quale i governi impegnati nel risanamento possono accedere senza impegni aggiuntivi, e indica che Francoforte si muoverà solo con un memorandum che comprende nuove 'misure correttive'. Dunque non a costo zero.
Oltretutto si chiede il coinvolgimento dell'Fmi, noto per i modi e richieste rudi, e concede alla Troika che vigilerà sul rispetto degli impegni la possibilità di guardare a casa del governo soccorso in modo molto intrusivo.
Con gli ispettori di Bce, Commissione Ue ed eventualmente Fmi che metteranno in campo una 'sorveglianza avanzata'.
“Primo, gli uomini in nero ogni tre mesi riferiranno all'Eurogruppo sul comportamento del governo monitorato. Secondo, in ogni momento potranno chiedere alle capitali di comunicare 'ogni informazione' sullo stato delle finanze e delle entrate fiscali, ordinare un audit sui conti, di far verificare da Eurostat la qualità delle statistiche nazionali e la comunicazione settimanale dei dati sul proprio sistema finanziario.” Così finiscono anche le chiacchiere sulla Nazione e la sovranità nazionale, e con ciò tutta la retorica sulla “patria Italia” che riempie i comizi elettorali.
Questa lunga crisi, partita dalla fine del 2007, che tanti oramai dicono sia la più grave da quella del 1929 che preparò in sostanza la seconda guerra mondiale, sta dando alla testa a tanti “economisti” alla Monti che di fatto non riescono a farsene una ragione, da un lato, dall'altro ne stanno approfittando per mettere “ordine” nei conti pubblici e nei diritti della classe operaia conquistati con le lotte.
Per il Capitale e i loro sempre più tetri rappresentanti, dunque, la questione Sembra posta chiaramente, dal lato del “Lavoro” è urgente e necessario preparare la risposta adeguata.

RS

venerdì 7 settembre 2012

pc 7-8 settembre - proletari comunisti Faccina rossa o faccina nera? Contro la scuola del governo Monti/Profumo


Palermo, in un Istituto Comprensivo: il Dirigente Scolastico convoca in questa settimana gli Assistenti Amministrativi della segreteria (appena in 4 in una scuola di quasi 900 alunni, praticamente già in tilt per l'assurdo carico di lavoro, visti i tagli delle piante organiche, mentre all'USP i precari hanno ripreso a protestare contro le mancate assegnazioni di supplenze) e dice loro: " da quest'anno le leggi governative, da quelle dell'ex ministro Brunetta alle attuali del governo Monti/Profumo ci impongono il sistema della valutazione del personale… competenza, professionalità, capacità, rapidità nell'attuare le perfomance, produttività, peso dei lavori sulla base del quale saranno assegnati, tempistica per il raggiungimento degli obiettivi, decoro sull'abbigliamento e controllo della pulizia personale, sorriso e cortesia con tutti sempre e comunque ecc ecc… noi dirigenti dovremo trasformarci in gendarmi perché la scuola sia il luogo in cui deve vigere il rigore, il controllo, il merito… per questo da quest'anno adotteremo metodi specifici, tra cui la possibilità per gli utenti esterni ed interni di attribuirvi per ogni lavoro prodotto un faccina (!?), come quelle che si usano nei computer per i sondaggi, faccina sorridente/rossa se siete stati produttivi, faccina triste/nera se siete stati improduttivi e inefficienti... dal numero delle faccine, ma non solo, una apposita commissione vi valuterà…"
FACCINA ROSSA O FACCINA NERA???
Quanto riportato sopra contiene la sostanza di come il governo tecnico/dittatoriale Monti/Profumo avanza spedito verso il pieno smantellamento della scuola pubblica e la sua trasformazione in funzione del sistema dei padroni e del capitale
Già prima dell'estate il ministro Profumo disse in varie interviste che i sacrifici richiesti alla scuola per far quadrare i conti pubblici (vedi la spending review) non avrebbero mutato "il quadro sostanziale dell’istruzione e dell’università italiana…". Aggiustamenti necessari! il ministro ha definito provvedimenti come la deportazione forzata dei docenti dichiarati inidonei (per motivi di salute) e degli Insegnati Tecnico pratici nei ruoli del personale ATA, l'utilizzazione di migliaia di docenti soprannumerari, vista la cancellazione di diverse classi di concorso, in posti di lavoro per l'insegnamento di materie affini o di sostegno, dietro l'imposizione di corsi-lampo di riqualificazione, le rinnovate soppressioni e gli accorpamenti di diversi istituti, con la conseguenza di vergognosi aumenti del numero degli alunni per classe, illegittimi secondo la normativa in materia di salute e sicurezza, e il conseguente aumento delle cosiddette classi pollaio (con più di 30 alunni).
E se in nome della necessaria spending review, per la salvezza del paese! (in realtà per continuare a salvaguardare interessi di padroni e banche) si continua a massacrare la scuola pubblica, di contro il governo moderno fascista Monti/Profumo non ha esitato neanche per un attimo a stanziare risorse per le scuole private per avanzare verso una scuola d’elite, riservata a pochi "privilegiati", basata sulla disuguaglianza di classe.
Andando ben oltre la scellerata riforma Gelmini, per il governo Monti /Profumo la scuola deve essere sempre più una scuola/azienda, al servizio delle imprese, fondata sulla meritocrazia mettendo in campo "tutti gli strumenti –destinati a creare un sistema educativo e della ricerca più efficiente ed efficace più capace di competere in Europa – dichiara il ministro.
Ed in funzione di questo ecco due nuovi decreti, emanati in piena estate a scuole chiuse, uno sul bando di concorso per il reclutamento dei docenti (un concorso/truffa, come lo hanno definito i precari che in questi giorni in diverse forme stanno protestando a livello nazionale, l'ennesima forma mascherata di cacciare via altre migliaia di precari da anni inseriti nelle legittime graduatorie pubbliche esistenti o già vincitori di concorsi abilitanti con il rischio reale che si inneschi una penosa guerra tra poveri), l'altro sul Sistema di valutazione nazionale, dai dipendenti da irreggimentare (… vedi le faccine di valutazione rosse e nere!!!) agli studenti da trasformare in burattini obbedienti, cancellandone l'autonomia di pensiero e di azione, per "educarli" allo sfruttamento del sistema del capitale, già pensato dal ministro Moratti, irrobustito da Fioroni, sperimentato dalla Gelmini e ora realmente imposto dal governo Monti.
Un attacco alla scuola pubblica che rientra pienamente nella natura sempre più chiaramente moderno fascista del governo per nulla frenata dai sindacati confederali che invece approvano come la cisl e uil in primis "la scuola ha bisogno di valutazione, è quello che traspare dalla bozza di regolamento approvata dal governo, è un modo per creare la cultura della valutazione che mancava…" (F. Scrima della Cisl Scuola), "i tempi di attuazione saranno lunghi ma il provvedimento avrà effetti senz'altro positivi sulle scuole…" (M. Di Manna a capo della Uil Scuola), o si limitano come la Cgil a denunciare a parole bocciando i provvedimenti senza mettere poi in campo concrete e serie azioni di lotta.
L'attacco alla scuola pubblica è parte della guerra, come ha detto lo stesso Monti, che il governo al servizio della classe dominante di padroni e banchieri, ha scatenato e sta scatenando contro la classe dei proletari, operai, lavoratori, precari, disoccupati, donne, giovani… in ogni ambito fino a dovere rinunciare perfino alla dignità di vivere.
Rispondere alla guerra con la guerra! questo serve oggi ma necessaria e urgente diventa la costruzione dell'organizzazione sindacale di classe, del partito della classe per percorrere la strada della lotta rivoluzionaria contro le reali facce nere in marcia del governo e dei padroni.

a.d.

pc 7-8 settembre - Ilva Taranto: assemblea operaia il 22 settembre


giovedì 6 settembre 2012

pc 5-6 settembre - proletari comunisti I provvedimenti del governo sul lavoro



Il governo Monti prosegue con la scusa "dell'agenda per la crescita" dettata dalla unione europea nel cercare di far pagare la crisi  ai lavoratori con nuovi provvedimenti anti-operai e a favore dell'uscita dalla crisi solo dei padroni, così dopo la riforma delle pensioni e quella del lavoro  (incertezza e precarietà in entrata con eterno apprendistato per i giovani e certezza in uscita con l'attacco all'art.18 e smantellamento degli ammortizzatori sociali cassa integrazione in primis) e gli interventi per abbassare lo "spread sugli interessi sui titoli di stato" (ossia aiuti alle banche e alla finanza presi dai soldi pubblici dei contribuenti), la nuova fase è quella  di "discutere il contributo delle parti sociali al miglioramento della produttività e competitività del sistema produttivo italiano", dato che i soldi da parte dello stato scarseggiano, dato i limiti posti dalle compatibilità di bilancio.

In questo senso si inseriscono gli incontri programmati per il 5 settembre con il padronato e l'11 settembre con i sindacati confederali che però sono uniti nel chiedere preventivamente al governo quante risorse è disposto ha mettere sul tavolo prima di fare la loro parte per la "crescità" con ricette apparentemente diverse, mentre il governo ribalta la questione e chiede alle parti sociali una proposta condivisa sugli interventi che comportino un onere di spesa, ossia dove fare i tagli per prendere i soldi.

Lo scenario in cui si muove questa fase era già stato anticipato dal ministro del lavoro Fornero ad una intervista al corriere della sera il 2 settembre: "sperimentazioni virtuose per aumentare la produttivita’”, "pensare a forme sperimentali di decontribuzione per le imprese che abbiano un record positivo di utilizzo della manodopera, bisogna che le parti sociali cerchino di migliorare la loro collaborazione».
Ma anche dal ministro dello sviluppo economico Passera vuole un "nuovo patto"  tra imprese e sindacati per spingere le parti a rivedere le regole del lavoro per diventare più competitive ad esempio attraverso la proposta del "contratto di lavoro tipico per start up", ossia 48 mesi a tempo determinato nelle aziende innovative con sgravi IRAP e dall'abbattimento della tassazione sui redditi del personale, che fa il paio con una delle richieste insistenti di Confindustria, contenuta all'interno della loro piattaforma del 1 agosto, ossia il credito di imposta per le aziende che investono in innovazione con aiuti miliardari da parte dello Stato.

Ma ora vediamo un passaggio del comunicato di palazzo Chigi, dopo l'incontro governo-imprese del 5 settembre, che è illuminante per capire la posta in gioco e le posizioni convergenti delle parti sociali: "oltre allo spread sui titoli di stato, che incide negativamente sul costo del credito e sugli investimenti delle imprese, assume grande rilievo lo spread di produttività, che altrettanto pesantemente incide sulla capacità competitiva aziendale. Per questo è necessario che le parti sociali trovino un terreno di dialogo comune per intervenire sui fattori di produttività di ogni singola impresa, quali ad esempio gli interventi microeconomici, la formazione professionale, l'affermazione dell'apprendistato come principale strumento di contrasto della grave disoccupazione giovanile, e l'attivazione di contratti di solidarietà espansiva, che combinino cioè il lavoro di giovani e anziani", altro passaggio spiega in che direzione intervenire: "L'attuazione e ulteriore rafforzamento  della contrattazione di secondo livello e del legame tra salari e produttività……".

Il cuore della questione per affrontare la crisi è la produttività, quindi aumentare i profitti e quindi lo sfruttamento del lavoro salariato ossia dell'operaio, come ci spiega Marx che sinteticamente afferma……..per aumentare il plusvalore, il capitale deve accrescere la produttività del lavoro. Quest’ultima infatti (determinando una diminuzione del tempo di lavoro incorporato nei singoli prodotti e dunque una diminuzione del valore delle singole merci) determina anche la diminuzione del tempo di lavoro necessaria a produrre i mezzi di sostentamento dell’operaio. Essa riduce la parte della giornata lavorativa in cui la forza-lavoro riproduce se stessa per accrescere, all’inverso, il tempo di lavoro supplementare che l’operaio cede al capitale e cioè il pluslavoro e il plusvalore prodotto.

Se ci spostiamo alla Grecia troviamo ulteriore conferma della giustezza di questa analisi di Marx e delle ricette universali chieste dalla borghesia ai proletari, dato che proprio in questi giorni i creditori internazionali di Atene (la cosiddetta Troika) chiedono ai lavoratori di lavorare sei giorni su sette per evitare che il proprio paese esca dall'euro e una radicale riforma del lavoro con salari minimi, nuovi limiti agli straordinari, ore di lavoro più flessibili.

Le richieste dei padroni sono chiare: "aumentare la produttività di tutti i fattori, ridurre il cuneo fiscale e contributivo, collegare strettamente incrementi retributivi e incrementi di produttività", rendendo strutturale la detassazione delle "erogazioni per premi e straordinari", come lo dice  il direttore di confindustria Marcella Panucci " è importante affrontare il tema della riduzione del cuneo fiscale.Servono misure di sostegno sugli accordi di produttività, attraverso l'utilizzo della leva fiscale", aggiungendo che "il fisco è importante se si vuole rilanciare la crescita e i consumi".
Anche il sole 24 ore con la sua campagna ideologica sugli svantaggi dell'economia italiana rispetto alla Germania, "COMPETITIVITA' IN 15 ANNI PERSI 30 PUNTI SUI TEDESCHI", indica la strada e centra l'obbiettivo:" oggi è quantomai urgente, con la recessione in atto, i disoccupati che aumentano e i principali contratti dai metalmeccanici ….in via di rinnovo. sarà il durissimo banco di prova delle recenti riforme in materia contrattuale….quella del 2009 e quella unitaria del 2011 (deroghe al CCNL)……, "è a livello aziendale che si può realizzare quello scambio salario-produttività, necessario per aumentare i redditi senza penalizzare la competitività, cruciale in un mondo globale dove si combatte al centesimo."
Il contratto dei metalmeccanici che vede piattaforme separate e non comporta richieste di aumenti salariali sicuri è l'obbiettivo principale dei padroni e sempre nell'articolo si fa l'esempio della  Germania dove gli aumenti sono stati congelati o posticipati e il contratto è stato allungato di un anno senza nessun aumento dei limiti salariali. popure sempre prendendo ad esempio il modello tedesco: "sostenere la crescità attraverso accordi su base territoriale che prevedono maggiore flessibilità".
Il vice presidente di Confindustria Boccia lo dice esplicitamente:"dobbiamo ripartire dall'accordo del 28 giugno con la detassazione dei premi di produttività", "la vera questione nazionale adesso è la questione industriale".

Il gioco delle parti dei sindacati confederali al di là delle sfumature è appiattito su questa via di governo-padroni attraverso la proposta unitaria: "meno fisco sulle buste paga dei lavoratori", "detassare i premi di produttività", "far partecipare i lavoratori alla gestione e agli utili dell'impresa", "il rilancio di accordi contrattuali innovativi in grado di salvaguardare competitività e potere d'acquisto dei lavoratori, attuando così l'intesa del 28 giugno 2011".
Ovviamente permane la "differenza" tra la CISL di Bonanni smaccatamente filo-governo: "sbagliano coloro che dicono che questa riforma sta contraendo l'occupazione" e filo-aziendale: " siamo molto favorevoli al fatto che le aziende che investono abbiano un trattamento fiscale di favore" e quella patetica della CGIL della Camusso che usa i problemi reali del paese per fare campagna elettorale per il Pd, dicendo che il "governo è al capolinea" perché non ha creato e difeso posti di lavoro!!!, "basta con i contratti mordi e fuggi", quando è la principale responsabile della non risposta con lo sciopero generale che mai ha indetto.

s.l

pc 5 -6 settembre - "RIVA ASSASSINO": CHI DEVE AVERE PAURA DI CHI...

Emilio Riva, il padrone dell'Ilva di Taranto, con il record nazionale di morti operai e infortuni, ma anche di inquinamento e morti da tumore della popolazione di Taranto; la 1° fabbrica siderurgica in Europa, la 10° nel mondo; il padrone che in Italia ha fatto più profitti ed è tra i primi 3 (insieme a Berlusconi e Del Vecchio-Luxotica) con maggiore liquidità; Riva che non si è mai presentato ad uno dei suoi tanti processi,
il 17 ottobre 2008 scese a Taranto, nonostante il forte parere negativo dei suoi legali, e si presentò in Tribunale per Margherita Calderazzi coord. Slai cobas per il sindacato di classe, da lui denunciata/querelata per “essere mandante” di una scritta apparsa nel 2006 “RIVA ASSASSINO” dopo l'ennesima morte di un operaio all'Ilva. Padron Riva per quella scritta aveva chiesto 100.000 euro di risarcimento perchè si sentiva “offeso nella sua dignità", quando neanche un euro di "risarcimento" ha finora dato per i morti in fabbrica e in città.
MA IN QUESTO PROCESSO - come in altri fatti dallo slai cobas per il sindacato di classe (ricordiamo quello sulla ex Nuova Siet vinto in Cassazione e con la più alta condanna: 4 anni e mezzo) - LO SLAI COBAS HA VINTO E RIVA HA PERSO.
ANCHE ORA RIVA PUO' PERDERE E DEVE PAGARE! SE GLI OPERAI NON HANNO PAURA

Riportiamo il faccia a faccia tra MC e Riva del 17 ottobre 2008
La dichiarazione di MC all'udienza del 13 gennaio 2009
La sentenza


Dal "faccia a faccia" tra Margherita Calderazzi e Emilio Riva in Tribunale - 17.10.08:

Riva arriva in Tribunale, verso le 12,30, e subito intorno a lui fanno quadrato una decina di poliziotti/digos (che saranno presenti per tutta l'udienza) alla stregua di sue "guardie del corpo" (anche qui la cosa è assurda e ridicola, sembra che il grande Golia, debba essere protetto dal piccolo Davide).

Il giudice fa avvicinare Margherita Calderazzi ed Emilio Riva al suo banco e dice che prima deve procedere al tentativo di conciliazione, ma che date le "circostanze" è meglio farla in una saletta privata. Riva accetta subito, Margherita dice che per lei non ci sono affatto problemi a farla in pubblico.
Ma il giudice insiste e si va nella saletta- e per tutto il faccia faccia ha un atteggiamento tra l'intimidito e il reverenziale verso Riva.
Il giudice chiede, quindi, ad entrambi se vogliamo conciliare.
Riva: "...ma...veramente...io sono stato offeso e quindi devo andare avanti..."
Margherita: "Non ho niente da conciliare con questo signore! Io non ho fatto la scritta, nè sono la mandante, e me ne dispiace...! D'altra parte quella scritta non ha bisogno di mandanti, tanti operai, tante famiglie di operai morti, tanti a Taranto c'è l'hanno nel cuore e nella testa".
Il giudice insiste sul tentativo di conciliazione
Riva (indicando Margherita):"ho capito bene quando ha detto: "mi dispiace", le dispiace che non ha fatto proprio lei la scritta..."
Margherita: "giudice, mesi prima, centinaia e centinaia di operai Ilva avevano gridato "assassini", durante un grandissimo sciopero e manifestazione per la morte dell'operaio Di Leo. Questo signore dice di sentirsi "offeso" e come si devono sentire gli operai?"
Il giudice, a questo punto, rivolgendosi a Margherita: "Signora, ma perchè chiama il signor Riva "questo signore", con un tono un pò sprezzante"
Margherita: "E come lo dovrei chiamare? Padrone, proprietario dell'Ilva?"
Riva: "No, io non sono proprietario dell'Ilva. Sono presidente del Consiglio di amministrazione di una Spa. Io nell'Ilva non sono proprietario neanche di un cane..."
Margherita (guardando solo per questa volta padron Riva): "Ma per piacere! Non offenda anche l'intelligenza dei presenti...!
A questo punto, il giudice, imbarazzato e dispiaciuto, dice: il tentativo di conciliazione è fallito. Il processo va avanti.
Si torna in aula e qui, dopo aver sentito uno dei capi dei vigilanti dell'Ilva, un fascista, autore del rapporto contro Margherita Calderazzi, che sul piano tecnico non porta alcun elemento di prova, ma fa non volendo una vera e propria propaganda del ruolo di Margherita, indicandola come una “notissima attivista, che interviene sempre alle portinerie dell'Ilva, con volantini, iniziative, che partecipa alle manifestazioni operaie, molto conosciuta da anni alla fabbrica”, il processo viene aggiornato al 13 GENNAIO 2009.

Dalla dichiarazione di MC nell'udienza del 13 gennaio 2009:

Non intendo rispondere alle domande del PM e dell'avv. di Riva perchè non ho nulla da cui difendermi. In questo posto non sono io che dovrei essere imputata ma Riva, responsabile di una fabbrica che ha già prodotto finora 44 operai morti sul lavoro – ultimo un mese fa, un operaio polacco dell'indotto, che ha il record nazionale ed europeo dei morti sul lavoro, che produce ogni giorno altri morti, di cui non si parla, quelli frutto dell'inquinamento, di operai, della popolazione di Taranto – ogni famiglia dei quartieri di Taranto più vicini alla fabbrica ha un morto per tumore, bambini malati di leucemia, nati già condannati.
Troppe morti! Che non avvengono per una casualità, per un accidente, ma per un sistema “normale” che mette la produzione, il profitto al primo posto sopra la vita degli opera e della gente.
Ai primi di dicembre a Torino per la strage dei 7 operai alla ThyssenKrupp, i responsabili della fabbrica sono stati rinviati a giudizio per “omicidio volontario”.
All'Ilva di Taranto è come se fossero finora accadute più di 6 “ThyssenKrupp”; e, allora, come dovremmo chiamare il responsabile di questa fabbrica?
Riva mi ha denunciato dicendosi offeso nella sua dignità per la scritta “Riva assassino”, ma come dovrebbero sentirsi, ben più che offesi, disperati, gli operai che ogni giorno entrano in fabbrica non sapendo se e come possono uscire, come devono sentirsi le famiglie degli operai morti che ancora ora dopo anni aspettano giustizia?
E' tutto questo che deve essere presente anche in questa aula oggi”.

Riva assassino-assolta Margherita!
Al termine di una udienza molto interessante, in cui Margherita Calderazzi, ispettrice del lavoro e coordinatrice dello slai cobas per il sindacato di classe accusata da Padron Riva di essere mandante della scritta apparsa sui muri Ilva nell’agosto 06 per la morte dell’operaio Rafanelli.
coordinatrice dello slai cobas per il sindacato di classe ha fatto una dichiarazione spontanea di forte denuncia e sostegno della giustezza del contenuto della scritta Riva assassino come sintesi di una critica al sistema Riva che produce morti sul lavoro e morti e malati da malattie professionali e inquinamento in città e una brillante arringa difensiva dell'avvocato Fausto Soggia.
Il giudice di pace DeVincentis ha assolto Margherita Calderazzi dall'essere mandante della scritta - apparsa su un muro dell'ilva il 26 agosto 2006 dopo la morte di Vito Antonio Rafanelli - e dal ritenerla diffamatoria e lesiva della dignità e onore di Padron Riva e dell'azienda che presiede, perchè "il fatto non costituisce reato" ma legittimo e fondato diritto di critica!
il giudice ha ritenuto di condannare la compagna per 'concorso in imbrattamento' con 60 euro di risarcimento! (Riva pretendeva 100.000 euro di risarcimento ! ) - Un tocco di humour in una aula grigia resa in questa occasione teatro di uno scontro simbolico non conciliabile.

Cade una arrogante intimidazione per mettere a tacere chi denuncia come stanno le cose e invita a ribellarsi

13.1.09

pc 5-6 settembre - Genova TOGLIAMO A LUI TUTTI I SUOI VERI PRIVILEGI

TOGLIAMO A LUI TUTTI I SUOI VERI PRIVILEGI
Sentire un politicante che parla di "togliere i privilegi ai lavoratori" è uno dei tanti motivi della gastrite permanente che mi affligge ormai da almeno venti anni: tanto più se, a dire queste cose, è una persona che il verbo lavorare non sa neppure cosa voglia dire.
Mercoledì cinque settembre, al bazar genovese del Partito (sedicente) Democratico, si tiene - con inizio alle ore 21:00 - un dibattito dal titolo: "Il diritto alla salute in tempi di crisi"; tra i partecipanti spiccano: il senatore Ignazio Marino e l'assessore regionale alla sanità, Claudio Montaldo.
E' proprio quest'ultimo a parlare di necessità della mobilità per il personale sanitario; chi scrive si domanda: "ma come fa, uno come lui, a parlare in questo modo? Lui che da sempre aborre il lavoro".
Eh sì, perché questo 'signore' non sa neppure cosa voglia dire lavorare, avendo sempre svolto il mestiere del politicante nelle file del partito revisionista prima, delle sue trasformazioni sempre più di destra successivamente; a meno che per lavoro non si voglia intendere quello di picchiatore del servizio d'ordine del suo partito.
Ma allora, in questo caso, bisogna ammettere che non è più neppure in grado di svolgere questa mansione: prova ne siano i due schiaffoni da lui rimediati al suq dello scorso anno durante il tentativo di dibattito sull'alta velocità ferroviaria, vivacemente contestato dai parenti delle vittime della strage di Viareggio - riuniti nell'Assemblea 29 giugno - e dai comitati NO TAV.
E' giunto il momento di togliere a questo 'signore' tutti i veri privilegi di cui gode come 'rappresentante del popolo', e di mandarlo a lavorare onestamente per sopravvivere.
Genova, 06 settembre 2012

Stefano Ghio - Proletari Comunisti Genova

pc 5-6 settembre - pc Teoria A PROPOSITO DELL'AUTONOMIA DEGLI OPERAI

Pubblichiamo uno stralcio di un importante documento-tesi scritto anni fa dall'organizzazione prepartitica del PCm Italia, che oggi torna fortemente di attualità, all'interno del necessario dibattito che deve essere sviluppato tra le avanguardie operaie e i comunisti rivoluzionari.

 

"... Senza partito il proletariato non ha peso soggettivo nella lotta politica per la conquista del potere.
 La classe operaia esiste, lotta e si contrappone ai padroni, ai governi, allo Stato del capitale, senza che per fare questo sia necessario un suo partito. Ma tutta l’esperienza storica dimostra che la classe senza il suo partito non è in grado di avere un peso soggettivo nella lotta politica e sociale, non è in grado affermare un punto di vista di classe su tutte le questioni, non è in grado di indirizzare e dirigere la sua lotta verso la conquista del potere politico, l’instaurazione di uno Stato nelle proprie mani, l’edificazione di una società a misura dei suoi interessi di classe.
È quando, grazie all’opera di Marx, ha avuto inizio il percorso della costruzione cosciente e scientifica del partito proletario, che il movimento operaio si è tramutato nello spettro che agita ancor oggi i sonni della borghesia. Ha pesato nella lotta politica e ha avuto la sua prima esperienza di potere con la Comune di Parigi. E’ quando, l’opera di Marx ed Engels è stata magistralmente applicata e sviluppata da Lenin in rottura con il revisionismo e l’opportunismo, con la Rivoluzione d’Ottobre la classe ha dimostrato di poter pesare e prendere il potere, ma anche di poter istaurare la dittatura del proletariato ed avanzare verso la costruzione del socialismo.
Dopo la Rivoluzione d’Ottobre, per tutto il periodo della III internazionale, il proletariato ha determinato gli eventi della lotta politica in ogni paese e su scala internazionale perché aveva i suoi partiti e la sua internazionale comunista, perfino quando non c’era una strategia rivoluzionaria fino in fondo o non erano in grado di attuarla e, in taluni casi, perfino quando la direzione di alcuni partiti cominciava a degenerare in forma revisionista. In Italia, anche nel dopoguerra fino agli inizi degli anni 60, la direzione del PCI era già entrata in una fase di acuta degenerazione revisionista, ma l’esistenza di un partito a cui la classe si riferiva e che con la sua lotta influenzava ha permesso alla classe operaia di pesare in certa misura negli eventi politici: la lotta contro il regime democristiano, il luglio ‘60, l’antifascismo, stanno lì a testimoniarlo.
Il divorzio tra classe e partito
 Se il divorzio strategico tra classe operaia e PCI si realizza nel dopoguerra, con il salto e cambio di natura, fondamentale è l’affermarsi della “via italiana al socialismo” nel ‘56; è dalla metà degli anni ‘60, e in particolare col biennio rosso 68/69, che si realizza anche un divorzio anche di massa pratico tra il partito che la classe aveva come riferimento e il movimento della classe per il partito. Nell’autunno caldo, nel ciclo di lotte dei primi anni 70, si dimostrava definitivamente che il PCI non era più arma della classe in nessuna misura, nè sul piano strategico nè dei suoi interessi immediati, ma che anzi vi si contrapponeva.
Per il proletariato diventa urgente la ricerca di un nuovo strumento che gli permetta di agire in maniera indipendente nella lotta politica nella prospettiva della conquista del potere.
L’offensiva controrivoluzionaria vincente di borghesia e revisionismo
Per schiacciare il movimento operaio e di massa potenzialmente rivoluzionario, espressosi negli anni ‘70, per allontanare la prospettiva dell’emergere di un nuovo soggetto politico del proletariato, la borghesia con la complicità del revisionismo, sviluppa una offensiva controrivoluzionaria per combattere lo spettro della rivoluzione e del partito rivoluzionario dovunque questo apparisse: ora nei gruppi spontaneisti, quali Lotta Continua e Potere Operaio, ora nei gruppi m-l, e infine, in maniera ancora più potente, nell’emergere e affermarsi delle BR. Lo combatterono perché dopo il divorzio tra PCI e movimento operaio questa prospettiva appariva sempre più matura.
La borghesia e il revisionismo ottengono risultati tattici vincenti in questa offensiva, e ciò genera un riflusso soggettivo e oggettivo del movimento operaio e rivoluzionario; ma la maturità delle condizioni oggettive e soggettive sul piano strategico, fa sì che questa offensiva abbia durata breve e la prospettiva della nascita del nuovo partito rivoluzionario del proletariato, torna ad emergere e a “turbare i sogni” di pacificazione della borghesia.
Il partito è autonomia di classe
 Siamo dunque in una fase successiva alla sconfitta tattica, in cui occorre ripartire e avanzare affermando alcuni concetti di fondo.
Senza pensiero operaio autonomo gli operai non sono nulla (non è sufficiente essere operai, occorre un proprio pensiero autonomo)
Un pensiero operaio autonomo, senza una organizzazione autonoma degli operai, non è agente (non è sufficiente un pensiero operaio autonomo che resti un’idea)
Un’organizzazione operaia autonoma, senza politica operaia agente, non può mai diventare forza materiale (non è sufficiente una organizzazione politica indipendente, occorre che sviluppi una politica di classe autonoma).
Dopo la vittoria temporanea dell’offensiva controrivoluzionaria congiunta di borghesia e revisionismo è cominciato il percorso nuovo, all’interno del quale possiamo delineare due anime:
i nuclei operai di resistenza generale
i gruppi rivoluzionari che fanno riferimento alla classe operaia
I nuclei operai di resistenza generale
Alla offensiva borghese e revisionista sopravvivono realmente nel tessuto reale della classe operaia non organizzazioni nazionali, ma nuclei operai che hanno sviluppato una resistenza che chiamiamo generale perché non è stata solo un movimento di difesa sul terreno della lotta sindacale, ma anche di resistenza politica con forme embrionali di resistenza ideologica e teorica. Questi nuclei hanno cercato di mantenere viva anche una posizione di opposizione politica contro la politica del capitale e dei suoi partiti, dei suoi governi; e una forte resistenza pratica sui luoghi di lavoro che si è espressa nella sua forma più avanzata nella nascita dei Cobas, in particolare quelli delle fabbriche.
I gruppi rivoluzionari che fanno riferimento alla classe operaia
Come Lenin ci insegna nel Che fare?, la fusione tra i gruppi rivoluzionari e le avanguardie operaie, è sempre stata una condizione necessaria per la formazione del partito. Al risultato della nascita dell’avanguardia operaia che fa il partito portano due percorsi che, pur procedendo verso la stessa direzione, si muovono secondo due processi inversi.
Lenin ci insegna nel Che fare? che il socialismo nasce tra quegli intellettuali (gruppi rivoluzionari) che tradiscono la loro classe di provenienza e si riferiscono alla nuova classe che emerge; vale a dire che essi si liberano dell’influenza ideologica, politica delle classi dominanti dalle quali provengono, per fondersi con le avanguardie operaie (nuclei di resistenza). Se per i gruppi rivoluzionari il processo è di liberarsi per fondersi, da parte degli operai il movimento verso questa fusione si verifica secondo un processo inverso: i nuclei di resistenza operaia nella loro lotta cercano di elevarsi per incontrare i rivoluzionari.
Al centro del processo di costruzione del partito non ci possono quindi che esserci la liberazione dall’influenza dell’ideologia della classe dominante dei rivoluzionari e l’elevazione della coscienza di classe dei proletari...

...Tra gli operai è avanzata progressivamente la fine dell’egemonia del revisionismo e la volontà di fare politica in proprio. Ma nello stesso tempo si sono dimostrate prima impotenti e poi sono degenerate le tendenze economiciste e le concezioni di autosufficienza spontaneista dei Cobas operai. Si pongono con ciò le condizioni per l’affermazione piena e decisiva che solo costruendo il partito si realizza l’autonomia ideologia, teorica, politica e organizzativa della classe. Questo è ormai un processo reale che necessità il salto di comprensione che è l’ora del P. Occorre quindi che le avanguardie operaie facciano oggi la scelta cosciente di costituire/costruire il partito comunista marxista-leninista-maoista.

a cura di MC..

mercoledì 5 settembre 2012

pc 3-4 settembre Il governo Monti rafforza il legame dell'imperialismo italiano con lo stato terrorista israeliano


Mo:Terzi, sicurezza Italia legata Israele

TEL AVIV, 05 SET - ''La sicurezza di Israele e il suo diritto alla vita sono parte inscindibile della sicurezza dell'Italia e dei suoi valori esistenziali'': cosi' il ministro degli Esteri, Giulio Terzi, in un'intervista al quotidiano Yediot Ahronot di tel Aviv in occasione della sua visita oggi in Israele. ''Non possiamo immaginare un'offensiva o, peggio ancora, un appello alla distruzione di Israele senza temere per la nostra stessa sicurezza'', ha precisato il ministro.

martedì 4 settembre 2012

pc 3-4 settembre - Con i prigionieri politici palestinesi


Ramallah, 03 settembre 2012- Sono in condizioni fisiche critiche e rischiano la morte i detenuti politici palestinesi Samer Al-Barq, Hassan Safadi e Ayman Sharawna in sciopero della fame rispettivamente da 105, 75 e 65 giorni. A lanciare l'allarme sono i centri per i diritti umani Addamir, Al Haq e Physicians for Human Rights-Israel.

lunedì 3 settembre 2012

pc 3-4 settembre -Tornano i No Dal Molin: blitz a Base Pluto

Gli attivisti hanno attraversato i sentieri dei colli berici per raggiungere la base, tagliando in più punti le reti di recinzione e lanciando alcuni fuochi d'artificio.


E’ durato circa un’ora il blitz degli attivisti NoDalMolin a Base Pluto, Longare (VI). Un centinaio di persone hanno presidiato l’ingresso, battendo pentole sul cancello metallico e scrivendo slogan sulle recinzioni, mentre decine di attivisti hanno raggiunto il perimetro attraverso i boschi dei colli berici, tagliando in più punti le recinzioni e lanciando fuochi d’artificio.

L’iniziativa rappresenta la prima risposta del movimento alla notizia della realizzazione di una nuova installazione militare statunitense a Longare. All’interno di Site Pluto, infatti, i militari a stelle e strisce vogliono realizzare un centro d’addestramento d’avanguardia, con un muro di protezione lungo 350 metri e alto sei, disboscando i colli e la costruzione di strutture per simulare la guerra: un campo di battaglia nel cuore dei colli berici.

I manifestanti, autoconvocati, si sono presentati verso le 13.00 di fronte ai cancelli, battendo le proprie pentole e rivendicando la sdemanializzazione immediata dell’area, come annunciato due anni fa dal governo italiano. " I vostri metodi impositivi - hanno gridato al megafono - calpestano democrazia e territorio. Vicenza non è una colonia Usa, andatevene". Contemporaneamente, diversi gruppi hanno raggiunto il perimetro attraverso i boschi e hanno tagliato le reti per dimostrare che quell’area non è inviolabile e rivendicare l’immediata apertura di quel territorio alla comunità locale.

La manifestazione scaturisce da un dibattito che vede tutta la comunità locale contraria alla nuova installazione militare.



pc 3-4 settembre - Con gli inquisiti/contro lo Stato di polizia! No alle montature con il 270 bis!




Un'altra ondata repressiva con perquisizioni, sequestro di computer e di volantini, nei confronti di compagni di area anarchica con l'uso del 270 bis. A Ravenna 6 compagni sono indagati col 270 bis "perchè costituivano un'associazione di ispirazione "antagonista" denominata Ravenna Aut (assemblea autorganizzata territoriale) già CAR (collettivo autonomo ravenna)".
Per la polizia l'antagonismo a questo sistema, l'opposizione sociale, sono reati!
E' evidente che qest'ennesimo attacco repressivo è una montatura per colpire il movimento antagonista, rivoluzionario, anarchico, comunista, a Ravenna come altrove.
Come proletari comunisti rilanciamo la proposta di una manifestazione in risposta al clima da "caccia alle streghe" funzionale al mantenimento di un sistema sociale basato sullo sfruttamento, sulla speculazione finanziaria, sulla devastazione ambientale, sul carcere.
Proponiamo di farla a Ravenna, dove da un pò di tempo la digos perseguita i compagni (compresi noi di proletari comunisti) con denunce, fogli di via, avvisi orali, e procede con intimidazioni anche verso attivisti democratici impegnati in battaglie ambientaliste.

Solidarietà agli indagati e perquisiti
No allo stato di polizia!
Se toccano uno toccano tutti!
Costruiamo assieme una manifestazione contro la repressione

proletari comunisti-Ravenna


domenica 2 settembre 2012

pc 2 settembre - proletari comunisti Ilva Ta PITTSBURGH, CITTA' MODELLO PER LA MEDIA BORGHESIA, MA GLI OPERAI HANNO IL PROBLEMA DI ROVESCIARE IL CAPITALE

Gli ambientalisti doc e il presidente dei Verdi, Bonelli, in riferimento alla vicenda Ilva tirano fuori come esempio a favore delle loro tesi sulla chiusura delle fabbriche inquinanti, Pittsburgh in Pennsylvania, che da capitale mondiale dell'acciaio, tanto da essere chiamata “the Steel city”, da vent'anni si è trasformata in una città della cosiddetta “green economy”, che in concreto ha voluto dire via fabbriche e nascita di attività di alta tecnologia, terziario avanzato, ricerca, innovazione, ecc. Ora questa è la città dei 35 college e università, con 300 aziende-spin off nate dal settore accademico, delle grandi catene commerciali, dell’informatica. E Pittsburgh ora la trovi nelle cartine turistiche, come meta consigliata.
C'è un solo piccolo problema: gli operai non ci sono quasi più.
Sì, c'è stata una riconversione economica, ma la principale riconversione è stata la mega scomparsa degli operai, la cacciata di fatto di centomila abitanti e la loro sostituzione con settori provenienti dalla piccola e soprattutto media borghesia. Pittsburgh è diventato così “il miglior posto d’America per le famiglie di giovani professionisti” (Newsweek), solo quest’anno, quattromila under 30 laureati sono andati a ripopolare gli 89 quartieri sparsi sulle colline e lungo i fiumi di Pittsburgh.
Gli operai e le loro famiglie spariti, affinchè la media borghesia possa vivere bene.. Come hanno continuato a sopravvivere quelle migliaia di operai non interessa...

Se questa vuole essere la soluzione da parte della media borghesia anche per l'Italia, anche per Taranto (perchè non solo l'Ilva, secondo questa soluzione, andrebbe chiusa, ma anche l'Eni, la Cementir, tutta l'area industriale dell'indotto, l'Arsenale, la Marcegaglia, ecc. ecc. - perchè a chi parla di Taranto come città delle cozze e calamari, dell'agricoltura, ecc. bisogna ricordare che dagli inizi del secolo scorso Taranto è soprattutto città industriale), è “normale”, ma non pretendesse di raccontare frottole agli operai!!

Il proletariato come classe, i comunisti hanno una visione opposta. Noi non vogliamo
cancellare le fabbriche e gli operai, perchè sarebbe eliminare il “becchino” del capitale, di cui parlava Marx, e quindi la possibilità stessa del rovesciamento definitivo del sistema del capitale che per i suoi profitti lascia morti e disastri ambientali sul suo cammino. Un sistema capitalista che se non trova più profitti in un posto va in un altro a sfruttare uomini e ambiente come e più di prima. E può non interessare i sostenitori della green economy, ma sono indecenti coloro che vogliono far diventare un giardino il loro paese e non guardano al paese vicino.
Pittsburgh, per il proletariato, per i comunisti, non dimostra come si può salvare la salute della gente, ma dimostra che in un sistema imperialista, per un orticello salvato, centinaia di città, zone immense, come in India, in Cina, in Sud Africa, hanno nuove condizioni schiavistiche di lavoro e di vita delle popolazioni.
Per il proletariato e i comunisti, la bella ed ecologia Pittsburgh dimostra la sconfitta degli operai, mentre i grandi scioperi, le grandi lotte degli operai “brutti, sporchi e cattivi” del Sud Africa, dell'India, ecc, dimostrano che la rivoluzione è possibile ed è l'unica “soluzione” per un nuovo mondo in cui lavorare non deve significare morire, e far morire.

MC

pc 2 settembre - COMUNICATO NO TAV: "SI RASSEGNINO: QUI LA GENTE DELLA VALLE SOSTIENE LA RESISTENZA


editoriale, top — 1 settembre 2012 at 12:41

ABBATTIMENTO RECINZIONI IN CLAREA – ATTO II!

 
 
Un primo bilancio dopo l’iniziativa notturna di venerdì 31 agosto, la prima annunciata pubblicamente dopo quella del 21 luglio. Una passeggiata posta nel calendario della quattro giorni Valsusa università delle lotte, con una buona partecipazione da parte degli studenti venuti dalle università di tutta Italia e di molti no tav giunti dai paesi della valle di Susa. Almeno trecento persone si sono mosse dopo il tramonto da Giaglione e Chiomonte sfidando i blocchi.
Per la prima volta durante una iniziativa notturna i reparti delle forze dell’ordine si sono schierati in diversi punti al di fuori delle recinzioni. Numerosi blocchi sparsi sui vari sentieri di accesso alla val Clarea o sulle vigne di via Avanà. Si è scelto quindi insieme di muoversi su sentieri nuovi e più sicuri compattando poi i due spezzoni partiti dalle due estremità del cantiere, Giaglione e Chiomonte. Iniseme si è quindi deciso di cercare il lato debole dela militarizzazione. Un cantiere enorme difeso ogni giorno a fatica da centinaia di uomini delle fdo.
Raggiunta l’area alle spalle della ex zona archeologica della Maddalena si è riusciti ad abbattere una consistente porzione di barriere e cancelli. Immediata la risposta della polizia che ha proceduto con un fitto lancio di lacrimogeni e idranti contro i no tav. Impauriti e presi alla sprovvista dal repentino crollo delle difese le fdo si sono adoperate per contenere e allontanare a fatica i manifestanti. In tutta tranquillità si è poi imboccata la via del ritorno verso Giaglione da dove si è fatto il punto della situazione con i no tav accorsi in sostegno e con il campeggio di Chiomonte anch’esso presidiato e bloccato per alcune ore dalla polizia.
Infine tutti sono rientrati verso le loro case, i propri paesi o al campeggio di Chiomonte senza particolari difficoltà. E’ stata una importante giornata all’interno di questi tre mesi (estate di lotta) di mobilitazione che in questa fase vuol dire resistere, tenere il fiato sul collo alla struttura e alle infrastrutture del cantiere e alla lobby si tav. Una esperienza collettiva estenuante e faticosa che ha prodotto un importante risultato: superare ogni possibile rassegnazione di fronte alla devastazione della val Clarea e alle dichiarazioni dei politicanti sullo stile “protestate pure ma il cantiere deve andare avanti”. Questa illusione sta traballando, e per questo la strategia è isolare, denigrare, criminalizzare il Movimento No Tav.
Si rassegnino: qui la gente della valle, che ha sfilato con noi tenendosi per mano alle marce popolari, sostiene l’opposizione e la resistenza al Tav, compresi gli assedi al cantiere; altro che le favolette sui “black bloc” e gli “anarco-insurrezionalisti”… Si ricama su fatti marginali successi a Torino o si spera, come avvoltoi, in gesti individuali sulla testa di tutti, senza vedere l’evidenza di ciò che ognuno può toccare con mano: si è già formata nella valle una consapevolezza estesa riguardo alle necessità di questa fase della resistenza, in cui anche il conflitto e la determinazione sono necessari. Tale consapevolezza non riguarda “segmenti” o “ideologie”, ma un fronte popolare e sociale che salda diverse generazioni, diverse estrazioni politiche e territoriali.
Rassegnatevi, ancora una volta: da questo punto di vista una nuova generazione di studenti, di giovani, di universitari sta crescendo nelle scuole e nei quartieri di questo paese. Dalla Val Susa parte un invito a un autunno di lotta. Tutto evolve nella direzione di una battaglia aspra ma consapevole, difficile ma volenterosa, lunga ma infinitamente più carica di futuro delle violenze e delle diffamazioni della controparte. Se una cosa ha dimostrato quest’agosto di azioni, passeggiate, contrasto alla militarizzazione e condivisione progettuale, è ciò che gridiamo da anni, e cioè: a sarà dura… per loro!

(dal sito No Tav)

pc 2 settembre - ALCOA, I PADRONI PARLANO CHIARO: CE NE ANDIAMO. VOI OPERAI CHIUDETE BENE LA PORTA

"Oggi primo settembre 2012 Alcoa inizierà le operazioni dirette ad effettuare la fermata controllata degli impianti dello stabilimento di Portovesme, così come previsto dagli accordi sottoscritti in data 27 marzo 2012 con le Organizzazioni sindacali, il governo Italiano e le altre autorità coinvolte". "A seguito del completamento delle operazioni di fermata, i dipendenti continueranno ad essere impiegati fino alla fine del 2012 per mettere in sicurezza l'impianto ed assicurare la possibilità di un suo futuro riavvio, da parte di un nuovo operatore, nel corso dei 12 mesi seguenti il completamento del processo di fermata".
"Per mantenere concreta la possibilità del riavvio, è di cruciale importanza che lo svolgimento delle operazioni di fermata avvenga in modo corretto e senza ritardi, in conformità al piano di fermata predisposto da Alcoa - continua la nota. A questo fine, siamo pertanto fiduciosi che le organizzazioni sindacali ed i dipendenti dello stabilimento coopereranno responsabilmente al processo di fermata, come concordato nel sopra richiamato accordo del 27 marzo 2012, nel miglior comune interesse". 
"Siamo sinceramente dispiaciuti che fattori al di fuori del nostro controllo, tra i quali la situazione economica e gli oneri imposti dal sistema regolatorio europeo abbiano contribuito in maniera cosi pesante alla decisione.
 "Cogliamo questa occasione per ringraziare tutto il personale e le rappresentanze sindacali per la serietà e la professionalità dimostrata finora e confidiamo che la collaborazione in questo difficile momento continui nell'interesse di tutti", conclude la nota.

Oggi un'altra fabbrica si chiude e un'altra storia degli operai finisce. Questo è un dato di fatto per il proletariato, come classe. La legge del profitto capitale e la difesa di essa da parte del sistema borghese ha vinto, gli operai hanno perso.

Su questo dobbiamo dare atto che quelli che più parlano chiaro sono i padroni. I servi, invece, i sindacati confederali, dopo aver firmato l'accordo del 27 marzo che accompagnava il funerale dell'Alcoa, oggi ipocritamente dicono: "Siamo fortemente preoccupati" - Bardi, segretario provinciale della Fiom Cgil; "La nostra è una corsa contro il tempo - Massimo Cara, della Rsu Cisl.
Ma i padroni parlano chiaro. E come avvoltoi che devono succhiare fino all'ultimo il sangue operaio, agli stessi lavoratori che cacciano in mezzo ad una strada chiedono di "cooperare responsabilmente al processo di fermata", di "continuare la collaborazione in questo difficile momento nell'interesse di tutti"; vale a dire: per piacere, prima di "uscire, chiudete piano e bene la porta, non la sbattete", e mai come ora "l'interesse di tutti" coincide solo e vuol dire solo "interesse di noi padroni e del nostro sistema".
Non c'è limite all'arroganza del capitale!
Così come i padroni parlano chiaro quando dicono che chiudono perchè non sono disposti a mettere soldi, ad intaccare i loro profitti, perchè le responsabilità sarebbero solo di "fattori al di fuori del nostro controllo". Certo, sono "sinceramente dispiaciuti", ma il loro dispiacere più forte è di non poter continuare a spremere profitti come prima dallo sfruttamento operaio. 

MC


pc 2 settembre - proletari comunisti ILVA: LANDINI HA SCARSA MEMORIA...

Maurizio Landini si ricorda un po' troppo tardi dell'Ilva di Taranto.
Nell'intervista su Il Manifesto di ieri, 1 settembre, Landini, rivendicando la non partecipazione della Fiom agli ultimi scioperi filoaziendali di 2 ore di Cisl e Uil – mentre nulla dice sulla partecipazione della Fiom al presidio delle OO.SS. del 26 marzo in cui fu consegnato al prefetto di Taranto un comunicato che esaltava l'Ilva per i risultati già raggiunti e investimenti già fatti sulla sicurezza e l'ambiente – afferma che “per vincere questa battaglia è essenziale un'autonomia forte dei lavoratori e dei sindacati”.
L'attore comico pugliese Mudu direbbe: “Non me lo dire...!”.
Un po' troppo tardi si rivendica questa autonomia, visto che la Fiom di Taranto si è caratterizzata da anni, e anche negli anni della direzione Landini, per un appiattimento sulle posizione di Fim e Uilm, come pochi a livello nazionale. La Fiom all'Ilva ha firmato ad occhi chiusi ogni accordo svendita degli interessi degli operai, da quelli su aumenti di produzione e produttività (che chiaramente portando al massimo l'uso degli impianti, ha contribuito all'inquinamento ambientale), a quello ultimo truffa su cambio-tuta che affossa un diritto per legge dei lavoratori; durante tutta la battaglia Fiat, Palombella, prima segr. Uilm a Taranto e ora segr. nazionale diceva che gli attacchi del piano Marchionne all'Ilva erano già in atto da anni – peggioramenti su straordinari, turni, riposi, ecc. che la segreteria Fiom aveva sempre firmato (pur se ogni tanto ha fatto grandi “dure” parole ma niente fatti), e Landini non può dire che non sapeva...
Landini parla di autonomia, ma quantomeno dovrebbe come Fiom farsi una autocritica consistente per il fatto che quando pochissimi delegati (solo 4 in tutta la storia della Fiom dalla gestione Riva), hanno cercato di prendere decisioni autonome dall'andazzo in Ilva su questioni di sicurezza, sono stati scaricati dalla direzione Fiom (e solo lo slai cobas lo ha denunciato prendendosi la denuncia dell'allora segretario Fiom), permettendo all'azienda di minacciare licenziamenti e poi di tenerli ma alle sue condizioni (vedi il mobbing dell'allora delegato Fiom Battista).
Ma su questo facciamo parlare l'altro ex delegato Fiom, Aldo Ranieri oggi portavoce del Comitato cittadini liberi e pensanti, che quando questo inverno era iscritto allo Slai cobas e stava riprendendo dopo anni un ruolo di 'combattente' in fabbrica (per poi passare alla Fim per “avere il supporto di un'organizzazione che è già presente in fabbrica”, come scrisse allo slai cobas, e ora nel Comitato, dove parla più da cittadino che da lavoratore), aveva mandato una lettera di dimissioni alla Fiom, denunciando il merito e i metodi antidemcratici della segreteria Fiom (e stiamo parlando di marzo scorso in piena vicenda Ilva, non di tanti anni fa).
Metodi antidemocratici che purtroppo lo stesso Landini ha praticato a Taranto il 2 agosto quando ha negato la parola agli operai dell'Ape car, a prescindere se condividesse o meno quanto avrebbero detto.
Landini, infine, parla di fare a Taranto un'assemblea nazionale sulla siderurgia. A buon rendere!
E' una vita che gli operai dell'Ilva chiedono di riavere il contratto dei siderurgici, per riavere una serie di diritti legati ad una condizione lavorativa più pesante! E la stessa Fiom, come Fim e Uilm, ha sempre risposto che non poteva essere, perchè i sindacati confederali a livello nazionale avevano anni fa già deciso di toglierlo. Come mai se ne ricorda solo ora Landini? Si tirano fuori demagogicamente obiettivi, per riprendere una presenza all'Ilva, fortemente in discesa quest'anno?
Noi siamo d'accordo, con Landini, che non bisogna rinunciare a priori alla battaglia all'Ilva dicendo semplicemente “chiudiamo l'Ilva”, ma la segreteria Fiom su questa battaglia è bruciata.
L'autonomia degli operai passa dalla ripresa nelle mani dei lavoratori, compresi iscritti Fiom, e non solo, della costruzione del sindacato di classe.

Riportiamo stralci della lettera del 30.3.12 alla Fiom di Ranieri:
Cara FIOM, io sono nato sindacalmente con te nel 2001 come R.S.U. eletto dai lavoratori. Sono l’ultimo dei tre moschettieri dell’ILVA di Taranto, che all’inizio della sua storia, con la sua lucente croce sul petto e tanto, tanto entusiasmo, voleva cambiare le cose, lo desiderava con ogni muscolo del corpo...
Il mio cammino sindacale si è interrotto alla fine del 2007, quando osai ribellarmi ad un sistema costituito e consolidato...
...Mi ha turbato oltremodo sapere dei provvedimenti ricevuti da Rizzo Francesco e Battista Massimo, perché io so chi sono Battista e Rizzo, cosa rappresentavano quando militavano nella FIOM. Erano gli stessi con i quali, da componenti dell’Esecutivo, si manteneva in piedi la FIOM di Taranto, gli stessi che vivevano e affrontavano realmente i problemi dei lavoratori, quelli che quando le cose andavano bene, quando ancora non avevano “osato”, sono stati usati e manipolati a proprio uso e consumo da chi avrebbe dovuto insegnare altri valori.
... A quel tempo, sapevamo di essere un problema per l’azienda e per gli altri sindacati, ma non immaginavamo che, presto, lo saremmo diventati anche per la nostra Federazione. Si perché i tre moschettieri avevano un seguito importante, proveniente dalla fiducia ritrovata da parte di tanti lavoratori... tutto ciò, non è servito purtroppo a sensibilizzare la coscienza di chi doveva alimentare l’entusiasmo e far crescere la FIOM senza badare ad altri interessi...
Cominciavamo con l’esperienza a comprendere a nostre spese, che la foga da spadaccini utilizzata dai moschettieri per ottenere qualsiasi conquista, si definiva in una riunione dei soliti noti con l’azienda, una riunione dove, chissà perché, si doveva rimanere soli, da quella stanza “privata”, quasi mai ci ha restituito i risultati auspicati...
...Non può il sindacato che mi rappresenta, considerare una conquista la vertenza sul cambio tuta, siglata senza consumare nemmeno un’ora di sciopero per convincere l’azienda a ritoccare una cifra vergognosa...
...Non è il mio sindacato quello che non programma nemmeno un’ora di assemblea per tornare dai lavoratori dopo aver siglato la suddetta contesa col fine di spiegare quanto proposto dall’accordo e di giustificare il proprio fallimento, e che invece ne consuma ben 4 di quelle ore (il 26.3.12 – ndr)... Nella mia poca, ma intensa esperienza sindacale, ottenere un’ora di assemblea dall’azienda ILVA di Taranto è stata sempre un’impresa, concedimi cara FIOM, di fare i miei complimenti a chi è riuscito ad ottenerne così tante, ben 4 e di proprietà dei lavoratori, nei tempi giusti e con tutti i mezzi di informazione e di trasporto a disposizione...
Non mi rappresenta un sindacato che oggi 30/03/12, con un comunicato sostiene che i lavoratori sono ricattati dai responsabili aziendali e costretti alla partecipazione della manifestazione programmata (da chi?) pare da “i lavoratori”, lo stesso sindacato che si limita come sempre a comunicare, ma non è presente nei reparti a denunciare chi ha abusato del suo potere, li è meglio stare alla larga, meglio che si dica che oltre 7000 lavoratori erano in piazza a manifestare “liberamente”, ammettendo l’ennesima sconfitta...”.

MC