sabato 10 marzo 2012

pc 10 marzo - NOTAV vogliono riprendere gli espropri l'11 aprile


Tav, con gli espropri risale la tensione


torino
Regione, Provincia e Comune di Torino hanno un mese di tempo per provare a rompere il fronte No Tav separando gli amministratori, o una loro parte, dai comitati. L’11 aprile, infatti, scatta la procedura per l’acquisizione temporanea dei terreni all’interno del sito di interesse strategico della Maddalena di Chiomonte. Un appuntamento che si porterà dietro la mobilitazione del movimento.

Cota, Saitta e Fassino così hanno deciso di incontrare tutti i sindaci valsusini, al di là del loro punto di vista sulla Torino-Lione. Chiusura totale, invece, sulla partecipazione del presidente della Comunità montana, Sandro Plano, che ieri ha parlato dal palco della manifestazione Fiom di Roma. Nell’incontro di lunedì nella sede del governo regionale si parlerà di compensazioni, anche se il termine non piace a livello istituzionale e si lavora per un piano pluriennale. Sulla carta ci sono investimenti potenziali per 435 milioni (300 sul trasporto locale compreso l’acquisto di materiale rotabile) anche se alla riunione Cota non potrà presentarsi con l’assegno dei primi venti milioni annunciato nei giorni scorsi. Ieri mattina c’è stata la pre-riunione del Cipe - con tentativo di blitz da parte dei sindacati di base - dove è arrivato il via libera al finanziamento ma la firma ufficiale slitta al 27 di marzo. Il vertice di lunedì, però, rischia di partire con il piede sbagliato. Dalla prima lista di inviti sono stati esclusi alcuni comuni della Bassa Valsusa, da Condove a Borgone, mentre erano stati inseriti quelli dell’alta valle e quelli della pianura torinese.

Poi c’è stato un ripensamento. Ma non su Plano. Ufficialmente il veto nei suoi confronti è una questione di forma: è presidente di un ente di secondo livello non eletto dal popolo ma scelto in maniera indiretta attraverso il voto degli amministratori locali grazie ad un’alleanza tra Pd e liste civiche vicine al movimento No Tav. In realtà quello che non è piaciuto a Regione, Provincia e Comune di Torino, è stato il siluro lanciato da Plano nei confronti del commissario straordinario della Torino-Lione, Mario Virano (che invece si era detto interessato alla disponibilità al dialogo del presidente della Comunità Montana) e alcune su interviste dove sostiene che «in questo momento in Valsusa la violenza c’è da entrambe le parti». Dichiarazioni stigmatizzate dal parlamentare del Pd, Stefano Esposito, che però chiede ai vertici delle Istituzioni di invitarlo.

E spiega: «Se alla riunione di lunedì saranno presenti tutti i soggetti interessati, nessuno escluso, allora si capirà chi ha realmente intenzione di dialogare e chi no. In caso contrario, si offrirebbe a Plano un’ulteriore gratuita occasione per continuare a fare il capopopolo, dimenticandosi delle responsabilità del suo ruolo istituzionale». Resta da capire come sarà accolto il veto su Plano da parte dei sindaci che l’hanno eletto. Sulla carta Plano che è assessore nel comune di Venaus potrebbe essere delegato dal suo sindaco. Ma Nilo Durbiano non è dell’idea: «Siamo abituati a sgarbi e scorrettezze istituzionali da parte della Regione e noi che abbiamo rispetto delle istituzioni non siamo abituati a replicare con pari scorrettezza». E aggiunge: «In ogni caso decideremo tutti insieme». E così gli amministratori della Bassa Valle si ritroveranno domani mattina a Bussoleno: «Su 21 - conclude Durbiano - 17 sono contrari. Si parte da qui. Non capisco perché siano stati con vocati i sindaci di Borgaro e Settimo».

pc 10 marzo - il movimento NOTAV sulle cariche poliziesche a Roma

COMUNICATO MOVIMENTO NO TAV SUI GRAVI FATTI DI ROMA

Tutta l’Italia e’ la Valle di Susa, la Valle di Susa e’ tutta l'Italia: lo testimoniano la determinazione e la composizione stessa delle lotte sociali che nascono e crescono su tutto il territorio nazionale ed oltre; lo dimostra anche la repressione con cui il potere del capitale cerca di fermare queste lotte.
Questa mattina a Roma lopposizione al Tav e alle grandi opere inutili si e’ saldata con la mobilitazione del movimento romano per il diritto all’abitazione attraverso un’iniziativa che si e’ tenuta, di fronte agli uffici del CIPE, Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica, il quale proprio oggi doveva stanziare i 20 milioni per le compensazioni per la TAV richieste dal Presidente della Regione Piemonte Cota.
I manifestanti intendevano cosi’ protestare contro luso di denaro pubblico in opere, come la TAV Torino-Lione, inutili, faraoniche ed osteggiate dalle popolazioni locali, mentre in tutta Italia lemergenza abitativa e’ pesantissima, vengono tagliati servizi essenziali, non si finanzia il diritto al reddito e al lavoro.
Come in Valle di Susa, contro i manifestanti si e’ scatenata una dura repressione. Le persone sono state aggredite dalle forze dellordine. Le manganellate hanno causato numerosi feriti.
Uno dei feriti, Paolo Di Vetta, militante storico del movimento sindacale di base ed esponente del comitato NoDebito, ricoverato in ospedale, e’ stato prelevato dalle forze di polizia dal pronto soccorso ed arrestato insieme ad altri militanti.
Il movimento NoTav esprime la massima vicinanza e la più totale solidarieta’ a tutti i compagni arrestati.
E’ più che mai necessario portare avanti, con determinazione, la lotta comune.
Larroganza del potere e’ il segno pia’ evidente della nostra forza e della sua debolezza.

Il Movimento NoTav.

pc 10 marzo - India - il PCI maoista condanna gli arresti e torture di attivisti maoisti in Kolkata e Mumbai :::

PCI (Maoista):

Condannare gli arresti e la tortura sugli attivisti maoisti a Kolkata e Mumbay!

Comunicato stampa.

Nell’ultima settimana del febbraio 2012 la polizia ha arrestato degli attivisti del nostro Partito, tra cui alcuni quadri anziani di Kolkata e Mumbai. Su imbeccata dei servizi segreti assassini APSIB, forze congiunte di polizia di AP, Maharastra e West Bengala hanno fatto irruzione nei rifugi dei nostri compagni nei sobborghi di Kolkata Mumbay e arrestato almeno 9 compagni, tra cui due donne. I compagni Sadanala Ramakrishna, Deepak Kumar Pargania, Sukumar Mandal, Bapi Mudi e Sambhu Charan sono stati arrestati a Kolkata mentre i compagni Dinesh Wankhede, Aasimkumar Bhattacharya, Suman Gawde e Paru Patel sono stati prelevati a Thane in Maharashtra. I compagni Sadanala Ramakrishna alias Santosh (62) e Aasimkumar Bhattacharya (65) sono gli anziani tra gli arrestati. Il compagno Sadanala Ramakrishna lavora per la rivoluzione da quarant’anni, da molti anni soffre di gravi problemi si salute. Ingegnere meccanico laureatosi al prestigioso Regional Engineering College (REC) di Warangal, lo stesso da cui sono usciti altri dirigenti caduti come Surapaneni Janardhan and Azad, emersi come grandi rivoluzionari dell’epoca, il compagno Ramakrishna ha rinunciato alla sua vita brillante per la causa della liberazione degli oppressi.

Entrambe le compagne arrestate, Vijaya e Suman, da tempo stavano ricevendo cure mediche e perciò si trovavano in rifugi fuori delle zone di lotta. In particolare la compagna Vijaya soffriva di seri problemi cardiaci.

Le forze di polizie, famigerate per crudeltà di ogni genere, hanno torturato mentalmente e fisicamente questi compagni mentre erano i custodia. Contro di questi sono state montate false accuse tali che potrebbero tenerli dietro le sbarre a vita.

Da una parte le classi dominanti dichiarano che questi arresti sono una grande vittoria per loro e, dall’altra, cercano di dipingere i nostri compagni come pericolosi criminali, dicendo di aver recuperato ingenti quantità di denaro e materiali per fabbricare armi.

Questi arresti non sono altro che parte della operazione Green Hunt, cioè della “guerra contro il popolo” che prosegue dal 2009. Le classi dominanti compradore in combutta con i loro padroni imperialisti, in particolare l’imperialismo USA, hanno scatenato questa brutale guerra di annientamento nelle parti più povere dell’India per eliminare ogni ostacolo alle politiche neoliberiste di saccheggio delle risorse. In particolare stanno prendendo a bersagli la dirigenza rivoluzionaria, per eliminarla. Come ha recentemente dichiarato lo stesso Pentagono, forze speciali USA non solo sono attivamente coinvolte ma assistono sul campo i loro partner indiani nelle operazioni antisovversive volte ad eliminare i dirigenti rivoluzionari. Questo fatto dimostra anche che gli USA hanno patrocinato l’Operazione Green Hunt facendosi beffe di valori quali libertà. Indipendenza e sovranità del nostro paese. Gli sfruttatori al potere nel nostro paese sognano ad occhi aperti se credono di potere sopprimere questo movimento cancellando la sua direzione.

Il movimento rivoluzionario non si può spezzare con arresti e assassini. Le sbarre delle loro celle non possono fermare il diffondersi tra le masse delle idee rivoluzionarie.

Il CC del PCI(Maoista) condanna con forza questi arresti e le inumane torture inflitte ai prigionieri. Esigiamo l’immediata e incondizionata liberazione di questi compagni, e di tutti i prigionieri politici rinchiusi nelle carceri in ogni angolo della nostra terra. Richiediamo anche il ritiro di tutte le false accuse montate contro questi compagni.

(Abhay)

Portavoce, Comitato Centrale, PCI (Maoista)

pc 10 marzo - le bugie sulla tav del governo

NOTAV_ le BUGIE degli affaristi del governo Monti presentate nell'oposcoletto


La bugia n. 1
riguarda l'idea stessa di corridoio 5 Lisbona-Kiev.
Secondo il governo, la linea attuale è come una "macchina da scrivere nel mondo dei computer"; il paragone è sbagliato, sarebbe meglio dire che la linea attuale è come l'hard disk di un PC non nuovo occupato per un decimo, che il governo vorrebbe cambiare con un costoso server.

La bugia n. 2
riguarda l'idea stessa di corridoio 5 Lisbona-Kiev.
La cartina1 ( http://www.institut-montagne.org/ori-oai-search/notice.html?id=institut-... ) è quella riportata dal governo (fonte Institut de la montagne); la cartina2 è quella della Commissione Europea ( http://ec.europa.eu/transport/infrastructure/maps/doc/ten-t_pp_axes_proj... ).
La Lione-Torino non è la vena giugulareche collega il nord con il sud, l'est con l'ovest dell'Europa, come vorrebbero farci credere Monti e Passera, ma un piccolo tassello in una rete molto articolata in cui non vi è traccia del corridoio 5.
Solo un grullo passerebbe da Chiomonte per andare da Londra a Budapest (tra l'altro notate che la tratta TAV Parigi-Lione, ancorchè esistente, non è considerata strategica a livello europeo e Kiev non è nemmeno presa in considerazione). Inoltre l'assai ipotetico tragitto Lisbona-Kiev via Barcellona-Lione-Torino-Trieste è pari a 4465 km. Il percorso via Bordeaux, Freiburg Dresden è più corto di circa 300 km.

Bugia n.3
«il collegamento italo-francese è una linea di montagna, che costringe i treni ad una salita di 1250 metri di quota con sovra costi esorbitanti.»
A parte la sintassi un po' incerta (al massimo si sale a 1250 m di quota), come chiunque può leggere su Wikipedia, la galleria del Frejus si trova a 1338 m di quota, ma la linea parte da Torino a 240 m di quota, con un dislivello di 1098 m. Inoltre, la nuova galleria di base inizierebbe a Susa (455 m); il risparmio in dislivello (1338-455) è pari a soli 883 metri.
Esorbitante è un aggettivo un po' generico. Ciò che serve è una LCA che ci dica se costa meno (in termini energetici) usare due motrici al posto di una su una linea che esiste già, oppure costruirne una ex-novo.

Bugia n.4
«[la linea] passa attraverso una galleria dove non entrano i containers oggi in uso per il trasporto merci. E' dunque una linea fuori mercato».
Questa è una bugia grande come una casa. Come si può leggere sulla pagina di Wikipedia linkata prima, i lavori di allargamento della galleria sono iniziati nel 2002 e terminati nel 2006, come spiega anche questo sito tecnico.
Secondo l'Ufficio Svizzero dei Trasporti (Alpinfo 2010), per la galleria può transitare traffico a carri completi e traffico combinato non accompagnato (huckepack e grossi container).

Bugia n.5
«I flussi di interscambio Italia- Francia nel quadrante ovest (da Ventimiglia al Monte Bianco) sono stati negli ultimi dieci anni costanti in quantità (fra 38 e 40 milioni di tonnellate).
Menzogne spudorate: dai dati svizzeri, si vede chiaramente che su ferrovia e su strada nel2000 (con il traforo del Bianco chiuso) sono transitate verso la Francia 49,7 Mt; la riapertura del Bianco non ha aumentato i flussi complessivi che sono scesi a 47,2 Mt nel 2004 e e solo 42,4nel 2010 (-14,7% in 10 anni).
Inoltre è inutile tirare in ballo Ventimiglia, che è una direttrice di traffico completamente diversa dalla Val di Susa. Considerando solo la Val di Susa e la Val d'Aosta, siamo passati da35,2 Mt nel 2000 a 24,1 Mt nel 2010 (-31,5%). E' calato sia il traffico ferroviario, sia quello stradale.

Bugia n.6
«Questi valori sono superiori (110%) a tutti quelli che interessano la Svizzera. Ma mentre in questo quadrante (italo-elvetico) la ferrovia intercetta il 63% del traffico, nel quadrante italo-francese non arriva al 7%.»
Più che una bugia, è un'omissione: è vero che dalla Francia arriva un po' più merce che dalla Germania-Svizzera, ma ciò che il governo non dice è che il transito elvetico è aumentato da29,4 a 38,3 Mt tra il 2000 e il 2010 (+30%), mentre quello francese diminuiva. E' quindi possibile che già nel 2011 sia avvenuto il sorpasso. Il traffico su ferrovia verso la Francia è pari al 10,38% del totale. Poco, ma sempre più del 7% dichiarato dal governo.

Bugia n.7
«Il progetto non genera danni ambientali diretti ed indiretti. L'impatto sociale ... è assolutamente sostenibile.»
Il naso esce dalla finestra come a Pinocchio: dire che spostare 17 milioni di tonnellate di roccia (di cui il 15% amianto per ammissione dello stesso governo) non genera danno ambientale è come dire che un elefante non farebbe danni in una cristalleria. Dicono che il 56% del materiale scavato sarà messo a deposito, ma non dicono dove. Dicono che lo trasporteranno per ferrovia, ma dubito che esistano ferrovie che collegano cave e discariche.

Bugia n. 8
«solo due le amministrazioni esplicitamente contrarie»
Esistono delibere di 25 comuni della valle, più quella della comunità montana, che esprimono opposizione al progetto. Non basta come un'opposizione esplicita? Il fatto che il tracciato non li attraversi tutti è irrilevante, perchè l'impatto economico e ambientale riguarda tutta la valle.

Bugia n. 9
«si dimezzano i tempi di percorrenza per i passeggeri (da Torino a Chambery si passa da 152 minuti a 73; da Parigi a Milano da 7 a 4 ore)»
Sul sito tgv-europe.it, è possibile vedere che attualmente il TGV francese percorre la TAV Parigi-Lione in 1 ora e 57 minuti, la TAV Lione-Chambery in 1 ora e 7 minuti; totale 3 ore e 4 minuti. Il Frecciarossa percorre la TAV Torino- Milano (dati trenitalia) in 1 ora e 5 minuti. Nuovo totale: 4 ore e 9 minuti. Secondo il governo, grazie al buco di 57 km nella montagna si viaggierà tra Chambery e Torino in un'ora e 13 minuti. Il totale generale, almeno per chi conosce l'aritmetica delle elmentari, è pari a 5 ore e 22 minuti e non 4 ore. Il risparmio è di poco meno di 2 ore. (Grazie ad A-ndrea, commento 1 di questo post che ha sollevato la questione).

Avendo tempo per documentarsi, l'elenco potrebbe essere assai più lungo di così. Cittadine e cittadini, sulla TAV abbiamo tutti la possibilità di informaci in modo indipendente rispetto alle sirene del governo. Facciamolo!

STAMPARE E DIFFONDERE
LA COMUNICAZIONE E' UN ARMA: UTILIZZIAMOLA AL MEGLIO

pc 10 marzo - Governo 'tecnico'... o governo di polizia?

Governo 'tecnico'... o governo di polizia?

Ancora non ci siamo dimenticati l'atteggiamento della politica e le cariche delle forze dell'ordine contro la popolazione della vasusa la scorsa settimana che il governo in carica sente gia la necessità di ricordarci quale sia la "tecnica" in cui intende eccellere: quella poliziesca, della chiusura di ogni spazio di dissenso, della normalizzazione costi quel che costi.

Qualche spunto da alcune piazze italiane, oggi popolate da variegati e differenti iniziative di lotta. A Roma, dopo il corteo della Fiom, un'iniziativa cui hanno preso parte precari* del Coordinamento di lotta x la casa e dei Blocchi Precari Metropolitani sotto il Cipe (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica), contro le misure di austherity ed in solidarietà con la lotta notav, ha visto l'interevnto intollerante e manesco delle forze dell'ordine che hanno fermato 4 persone e (pare) trasferito qualche migrante che partecipava all'iniziativa al cie di Ponte Galeria. Nello stesso momento veniva sgomberata manu militari la tendopoli allestita dal coord. di lotta per la casa mentre un'altro spazio occupato dei Blocchi Precari Metropolitani veniva bersagliato di lacrimohgeni sui tetti per indurre gli occupanti a desistere da qualunque forma di resistenza. Altri compagni, impegnati da ieri nell'iniziativa Occupy Welfare sotto il Ministero del Lavoro, sono stati oggi "accolti" da guardie con la pettorina "antiterrorismo".

A Torino gli studenti scesi in piazza in solidarietà con la lotta della valsusa insieme a studenti della valle, sono stati "scortati" da un numero di camionette che, a detta di molti di loro, ricordavano le colonne che da quest'estate transitano in direzione del non-cantiere di Chiomonte. Diverse decine per un corteo di qualche centinaia di persone.

Scena non molto dissimile a Milano dove, ancora due ore dopo il blitz contro il club Freccia Rossa, due blocchi di diverse decine di Carabibieri da una parte e Celerini dall'altra continuavano a dare l'impressione di una Stazioen Centrale sotto presidio miliatre. E infatti non si trattava di un'impressione ma di un dato di fatto.

Più che un governo tecnico questo sembra tanto un esecutivo di pretoriani del Gran Capitale, ossessionati da un incubo ricorrente: che gli italiani e le italiane (e quanti abitano evivono in questo paese) possano iniziare a sollevarsi contro le misure inique e d'impoverimento progressivo cui li stanno obbligano le misure "tecniche"degli uomini del Monti. Non c'è di che stupirsi E' in fondo un buon segno, signfica che iniziano ad aver paura che qualcosa gli sfugga da sotto i piedi. Innanzi tutto il consenso, tanto sbandierato in questi primi 100 giorni di governo. Facciamo in modo di complicargli la vita per i prossimi 100.

A sarà dura!

Maelzel

Roma: arrestati Paolo di Vetta e altri 4 attivisti

SStamattina circa 150 senza casa e precari hanno tentato di occupare pacificamente la sede del Cipe a Roma per chiedere che i soldi buttati nella Tav vadano a finanziare lavoro, casa e welfare. La Polizia ha risposto caricando i manifestanti e arrestanto cinque attivisti.

Paolo Di Vetta, dirigente dell’Unione Sindacale di Base e coordinatore dei Blocchi Precari Metropolitani, è stato di fermo da alcune ore insieme ad altri 4 attivisti dei movimenti sociali della capitale dopo essere stato malmenato e poi prelevato dalla Polizia dal pronto soccorso dell’Ospedale Santo Spirito di Roma. Di Vetta è attualmente trattenuto insieme agli altri attivisti presso il Commissariato Trevi, in attesa di processo per direttissima che potrebbe svolgersi già domani mattina.

L’aggressione è avvenuta nel corso di una pacifica manifestazione di protesta che si è svolta questa mattina a Roma in via della Mercede, davanti alla sede del CIPE, Comitato Interministeriale perla Programmazione Economica, dove oggi dovevano essere stanziati 20 milioni di Euro per le “compensazioni” richieste dal Presidente della Regione Piemonte Cota perla tentare di comprare il consenso di una parte della Val Susa nei confronti della Torino Lione. I manifestanti sono stati prima caricati, poi accerchiati ed identificati dalle forze di polizia.

Denuncia Pierpaolo Leonardi, dell’Esecutivo nazionale USB: “È gravissimo che una manifestazione assolutamente pacifica, tesa a chiedere di spostare lo stanziamento di ingenti fondi pubblici da una mega opera inutile e dannosa comela TAV alle emergenze sociali, quali la casa, il diritto al lavoro e al reddito, venga aggredita violentemente dalle forze dell’ordine”. “È evidente – sottolinea Leonardi – che la totale chiusura del Governo Monti-Napolitano sulla TAV sta producendo l’aumento di atti repressivi nei confronti di chiunque, in Val Susa o nel Paese, osi mettere in discussione gli interessi che si celano dietro alle cosiddette ‘grandi opere’ comela TAV. Si tratta di una politica miope ed antidemocratica, che non tiene conto della profonda e crescente contrarietà nei confronti di questi progetti, obsoleti, devastanti ed appetibili per la criminalità organizzata”.

“Chiediamo l’immediata liberazione di Paolo Di Vetta e di tutti gli attivisti in stato di fermo, la fine della repressione e l’avvio di un dialogo costruttivo che tenga conto degli interessi reali del Paese”, conclude il dirigente USB.

Alle 18 i movimenti sociali della capitale, i coordinamenti di lotta per la casa e l’USB hanno convocato un’assemblea cittadina nei locali del Volturno Occupato per decidere quali iniziative di solidarietà intraprendere con Di Vetta e con gli altri attivisti arrestati

pc 10 marzo - sciopero fiom .. coazione a ripetere

Dal palco dello sciopero Landini ha riproposto la solita strada:
richiesta alla cgil di uno sciopero generale se il governo Monti va avanti verso la sua strada sull'art.18 e riforma del lavoro;
richiesta al governo di intervenire verso la Fiat.

Comprendiamo benissimo che per operai e delegati Fiom appare difficile vedere una strada diversa:
anni di sindacalismo tradizionale, anche quando animato da buone intenzioni e spirito di classe, hanno creato usi e costumi difficili da cambiare, mentalità e forme di organizzazione che vanno da sè e si riproducono.

La grande manifestazione e piazza del 16 ottobre 2010 aveva fatto con ben altra forza e perentorietà le stesse richieste, ma i risultati sono stati scarsi:
da Marchionne a Marchionne ancora in peggio
da Berlusconi a Monti, che fa ciò che lo stesso berlusconi non riusciva a fare
da Epifani Camusso allo 'scudiere' della Camusso neoconcertativa di oggi..

Senza ricostruire dal basso il sindacato di classe - cobas o non cobas non è questione di nome - ma sindacalismo di classe legato effettivamente alla condizione operaia da mettere in moto fabbrica per fabbrica.
Senza forme nuove di guerra di classe per rispondere alla guerra scatenata dal fascismo padronale targato Marchionne nelle fabbriche
Senza la chiarezza e lucidità della analisi politica della forma attuale della dittatura di classe - dittatura tecnica in questa fase - moderno fascista e del fascismo padronale che fa si che con le forme tradizionali di lotta - sciopero generale compreso - non è possibile fermare la marcia di padroni e governo e in questo quadro delineare i campi che vedono governo padroni, sindacati confederali e cgilcompresa, opposizione parlamentare ed elettorale da una stessa parte con diversi ruoli e dall'altro il campo operaio e popolare in lotta e in fermento, da unire nella lotta e riorganizzare stabilmente, non è possibile cambiare la situazione.

Su questa strada bisogna avere fiducia nella classe e nelle masse; chi opera quotidianamente nelle fabbriche e nei territori della precarietà disoccupazione e sfruttamento e lo fa senza ripetere luoghi comuni e autopropaganda, sa bene che è così, che questa strada quella della costruzione dal piccolo al grande, dal particolare al generale, della rivolta operaia e popolare è necessaria e possibile, con salti, esperienze tipo, questioni nazionali importanti, vedi il movimento degli studenti quando c'è, vedi il !% ottobre 2011, e oggi il movimento no tav ecc.

Certo il nostro campo quello del proletariato e della rivoluzione, ha bisogno per diverire un punto di riferimento, di liberarsi delle mosche cocchiere alla carc-nPCI maniera, ma non solo, anche di tutta una genia di pulci che cavalca l'elefante fiom pensando di divenire elefante, anche a Roma questi hanno messo in campo il campionario di velleità e sciocchezze, che sostituiscono il lavoro politico vero e la linea proletaria agente nel fuoco della lotta di classe in tretto legame con le masse proletarie.
Dare basi di classe e di massa a questa tendenza in divenire, è il nostro lavoro che naturalmente sarebbe utile e importante fare insieme a compagni e organizzazioni che si pongono sulla stessa linea e metodo di lavoro, anche se possono non avere la nostra stessa ideologia completa marxista-leninista-maoista conseguente, nè condividere chiaramente l'insieme della nostra analisi.
C'è un percorso politico e pratico da fare, piccoli passi ma determinati.
La manifestazione Fiom nei suoi lati positivi, marchionne innanzitutto, e nei suoi lati negativi visibili, aiuta a comprendere e a cercare la strada per avanzare.

proletari comunisti - PCm Italia

pc 10 marzo - dai dati fiom la conferma della nostra analisi dello sciopero fiom fatta in tempo reale sin dalla tarda mattinata del 9 marzo

Tabella riepilogativa adesioni allo sciopero generale del 9 marzo 2012
(Dati provvisori)
REGIONE TERRITORIO PERCENTUALI DI ADESIONE ALLO SCIOPERO
Emilia Romagna Bologna Bonfiglioli 80%, Oerlikon Trasmissioni 100%, Ima 75%, Kpl 95%,
Magneti Marelli 80% Op. 30% Imp,
Emilia Romagna Cesena Celbo 90%, Fira 100%, Sacim 70%,
Emilia Romagna Ferrara Erco 85%, Fava Impianti 75%, Fox – Bompani 90%, Trw 75%, Vm
75%,
Emilia Romagna Forlì Bonfiglioli 80%, Carpigiani 90%, Celli 90%, Electrolux 70%,
Marcegaglia 70%, Off. Maraldi 100 Op. %,
Emilia Romagna Imola Hydrocontrol 90%, Mecavit 100%,
Emilia Romagna Modena Bonfiglioli 80%, Caprari 80%, Crown Aerosols Italia 70%,
Maserati 60%, Mec-Track 85%, Rossi Motoriduttori 90%,
Emilia Romagna Parma Cft 65%, Ocme 70%, Sidel 75%, Sma 75%,
Emilia Romagna Piacenza Astra 60%, Eurobox 90%, Tectubi 65%, Zenit 85%,
Emilia Romagna Raggio Emilia Argo Op. 90%, Imp. 50%, Brevini 80%, Corghi 80%, Immergas
90%, Lombardini 70%.
Emilia Romagna Ravenna Marini 80%, Metalsider 90%, Rossetti 70%,
Emilia Romagna Rimini Verni-Fida 80%, Paglierani 70%, Valtellina 80%, Scm Group 60%,
Oleodinamica Rossi 80%,
Liguria Genova Controlli 75%, Arinox 90%, Lames 75%, Ilva 60%, Selex sistemi
integrati 50%,
Lombardia Bergamo Dalmine 70%, Acciaierie Ferma 70%
Lombardia Brescia Beretta 80%, Alfa Acciai 90%
Lombardia Brianza Peg 75%, Vrv 75% Morse- tec 40%, Reiter 80%, Knoor Bresse
90%
Lombardia Como Glastom 80%,, Sisme 60%
Lombardia Cremona Ilta Arvedi primo turno 75%, Wonder 80%, Acciaieria Arvedi
primo turno 75%, Fir 80%,, Bosch 70%,
Lombardia Lecco Moto Guzzi 75%, Inac 90%
Lombardia Legnano Franco Tosi 70%, Tacchi 70%, Abb 50%, Magneti Marelli
40%,Galileo Avionica 50%, Duplomatic 80%,
Lombardia Lodi Abb op. 90%. Marcegaglia 80%.
Lombardia Mantova Belleli op. 100% imp. 50%, Bondioli op 100% imp. 60%,
Marcegaglia 75%
1
Lombardia Milano Greif 95%, Frimont 80%, Alstom Transport 70%, Nacco 80%,
Weir Gabbioneta 45%, Ansaldo Sist.Ind.Li 60%, Kone 70%,
Lombardia Pavia Rc Group 85%, Ghibli 75%
Lombardia Vallecamonica Primo turno Dalmine Costa Volpino 60% totale produzione
ferma tra gli operai più dell’80%, Sangrato Malonno
Lombardia Varese Bticino 60, Whirlpool 85%,
Piemonte Alessandria Iarp 80%, Schiavetti 80%.
Piemonte Alessandria Kme 95%, Ilva 90, Cerutti 75%, Marcegaglia 75%
Piemonte Asti Dietro 80%, Marcegaglia 80%, Util 80%, Gate 85%.
Piemonte Biella Ditta Bonino 30%, Ditta Obem spa 33%
Piemonte Cuneo Michelin 60%, Merlo 70%
Piemonte Novara Meritor 95%, Praxair 70%, isringhausen 80%, Air Com 70%, Fir
80%.
Piemonte Torino Olsa 50%, Bienne 90%, Mahle Componenti Motori La Loggia
60%, Microtecnica 70%, Alenia Caselle 70%, Alenia Torino 60%,
Kuehne Nagel 50%, Fpt - Iveco 50%, Elbi 80/90 %, Tyco Amp
Italia 80%, Agrati 80%, Dytech Dynamic Fluid Technlogies -
Chivasso 90%, Intek Cm 90%, Mac 70%, Fucine Rostagno 80%,
Hot Roll 90%, Facem 70%, Complesso Di Scarmagno 70%, Berco
100% azienda chiusa
Piemonte Vco Lagostina 75%, Alessi 40%, Travi Profilati Pallazeno 65%,
Valsecchi 40%, Amea Meccaniche 75%
Piemonte Vercelli Off. Mecc. Cerutti 80%, Gammastamp 80%, Dana Italia 80%
Toscana Livorno Acciaieria Lucchini 78%, Trw 92%, Magna 90%
Toscana Pisa Asso Wherke 72%, Piaggio 55%, Continental 88%, Smit 92%
Veneto Belluno Surfrigo 50%, Acc. 90%, Pandolfo 98%, Climateva 50%, Procond
45%, Sest 75%
Veneto Padova Zen 100%, Anselmi 80%, Final 80%, Dab 70%, Zf 80%
Veneto Rovigo Sicc 35%, Carraro Agritalia 72%
Veneto Treviso Sile 80%, Breton 90%, Berco 90%, C. Electro 70%, (De longhi
40%) Golfetto Sangatti 80%, Stam 70%, Somec 80%,
Veneto Verona Fiamm 80%, Aermec 30%, Bonferraro 90%, Riello spa 20%, Riello
sistemi 80%
Veneto Vicenza Valbruna 70%, Afv % Beltrame 70% Ferron Mecc. Alte 80%,
Fiamm Fca 75%, Ferron Forgital 70%, Campagnolo 60%
2

venerdì 9 marzo 2012

pc 9 marzo - 50 mila in piazza con la Fiom





Delegazioni operaie da tutta Italia ma a macchia di leopardo. Alcune realtà con pochi delegati Fiom presenti. Altre con grosse delegazioni come Lombardia ed Emilia Romagna. Siamo, in ogni caso, lontani dai numeri e dalla combattività della grande manifestazione del 16 ottobre che domandò con forza lo sciopero generale vero, negato dalla cgil di Camusso.
Forte denuncia di Marchionne forte domanda di democrazia nella fabbrica e nella società.
Molto debole invece l'opposizione al governo Monti. Anche dal palco si è ripresentata la richiesta che Monti intervenga verso la Fiat, questione che contrasta con il fatto che Monti è stato uomo Fiat e il governo va avanti sulla stessa strada di Marchionne con l'attacco all'art. 18.
Presenza variegata delle forze della sinistra ex parlamentare e dei gruppi attualmente extraparlamentari ma senza particolari incidenze nello spirito nè nella forza della manifestazione.
Lo sciopero ha avuto, secondo prime notizie, una riuscita discreta nelle fabbriche del nord, in particolare in Emilia Romagna, debole nel sud.
Gli operai Fiat hanno avuto l'opportunità di incontrarsi con le altre realtà Fiat e questo è positivo, fuori, nel palco dei comizi finali, il ruolo degli stessi operai è risultato secondario.
La Fiom ha teso ad accentuare il carattere democratico della manifestazione. In questa maniera gli operai vengono subordinati alla sinistra democratica parlamentare.
Vi è stato molto patriottismo Fiom in alcune aree della manifestazione. Ma, occorre dire, che i leoni della Fiom di Roma appaiono molto meno tali, a parte la Fiat, nelle varie fabbriche dove proseguono in una pratica sindacale difensiva che non porta risultati sul fronte della tutela dei salari, delle condizioni di sicurezza sul lavoro.
Comunque il problema anche per la Fiom come per i sindacati di base scesi in sciopero il 27 è come continuare effettivamente le mobilitazioni contro il governo della riforma del mercato del lavoro e il fascismo padronale.

Avanti per l'unità per il sindacato di classe basata sui cobas in ogni posto di lavoro e per il coordinamento nazionale di precari e disoccupati organizzati

Dalla Fiat all'Ilva, a tutte le fabbriche, rispondiamo al fascismo padronale in fabbrica con l'organizzazione della guerra di classe

Avanti nella lotta per rovesciare il governo Monti e ogni governo dei padroni con la rivolta proletaria!

proletari comunisti
PCm Italia

pc 9 marzo - DONNE NO TAV: UN MAZZO DI LACRIMOGENI AL SINDACO DI SUSA




Puntuali nel rispondere all’appello lanciato dal movimento, oggi un centinaio di donne No Tav si sono date appuntamento in Piazza del Mercato a Susa per fare visita il primo cittadino, Gemma Amprino.

Trovando la sindaca per strada a pochi metri dal comune, le donne l’hanno informata che stavano andando a farle visita e quindi, insieme, si è entrati nella “casa” del primo cittadino e dell’amministrazione comunale.

Per circa un’ora si è quindi sostenuto un intenso dibattito rispetto alle ragioni dell’opera ma soprattutto si è chiesto al sindaco, in quanto donna, di esprimersi rispetto al futuro che vogliamo regalare alle future generazioni.

La Amprino ha tentato di giustificare il suo posizionamento favorevole nei confronti dell’opera e la partecipazione ai tavoli di confronto-truffa adducendo alla necessità di ridurre i danni che quest’opera avrà sul territorio. Una sorta di tutela quindi, a fronte dell’inevitabile disastro di cui il governo sarà responsabile se vorrà continuare con il progetto. Ha inoltre aggiunto come le amministrazioni locali non possano decidere altrimenti a fronte del dictat governativo di proseguire con i lavori.

Tra i tantissimi interventi fatti dalle donne della Valle, quello di una signora anziana di San Giulian0 la quale vedrà abbattere la propria casa e confermate dal sindaco anche le preoccupazione rispetto alla salute di chi, abitante del territorio, dovrà esporsi alle polveri di un cantiere che durerà almeno vent’anni.

Se, per stessa amissione del sindaco, il cantiere non è ancora stato aperto, perché allora non fermare tutto finchè si è in tempo?

Alla logica e alla ragione a questo punto viene riproposto il politichese e vengono ipotizzate false garanzie non ancora sulla carta e impalpabili, come le ragioni di chi vuole la costruzione dell’alta velocità.

Essendo l’8 marzo, come gesto simbolico ma significativo, le donne No Tav hanno regalato a Gemma Amprino un mazzo di lacrimogeni dipinti di giallo, poiché sono questi gli unici fiori che cresceranno in futuro in Val di Susa se mai si costruirà la grande opera della Tav.

Appello da Susa, verso il corteo del 10 marzo a Torino

Oggi abbiamo organizzato un’iniziativa come donne valsusine durante la quale abbiamo incontrato Gemma Amprino, sindaca di Susa . Da donne a donna abbiamo esposto le nostre ragioni e com’era facile aspettarsi non è stata in grado di produrre un discorso all’altezza di queste ragioni.
Vista la grande partecipazione rilanciamo la nostra presenza al corteo per l’8 marzo a Torino che si terrà sabato 10 marzo.

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pc 9 marzo - DONNE A PALERMO: "LA VOSTRA REPRESSIONE NON CI FA PAURA, LA LOTTA DELLE DONNE SARA' SEMPRE PIU' DURA!"




"La vostra repressione non ci fa paura, la lotta delle donne sarà sempre più dura" hanno gridato con forza lavoratrici, precarie e disoccupate organizzate nello Slai Cobas per il s.c., le compagne del movimento femminista proletario rivoluzionario, le giovani del Collettivo Anillo de Fuego alla polizia in assetto antisommossa schierata davanti il palazzo della Regione dove sono arrivate dopo avere attraversato in corteo le vie del centro storico.
Un corteo vivo e combattivo, diversi gli striscioni "Scateniamo la riBbellione delle donne", "Governo Monti/Fornero la lotta delle donne contro il vostro futuro nero", le lavoratrici; "Contro precarietà, sessismo, sfruttamento ribelliamoci" le giovani.
La mente va alle donne della Val di Susa, che continuano a supportare e portare avanti la lotta contro l'alta velocità, alle 239 lavoratrici della Omsa che erano state messe in cassa integrazione ma che poi, grazie alla mobilitazione generale di migliaia di donne in tutta Italia, sono riuscite a far fare un passo indietro alla azienda, il pensiero va anche alle casse-integrate della Fiat, a tutte le donne sottopagate e sfruttate, a tutte le donne che stanno facendo i conti con questa crisi.
Si parla, durante il corteo, anche di tutte quelle donne che continuano a subire violenze da una società che scivola sempre più verso un maschilismo sfrenato.

Forte denuncia e lotta contro le politiche governative e padronali di attacco alla condizione di lavoro e di vita, contro ministre alla Fornero che si riempiono la bocca di "tutele" per le donne ma poi nei fatti il governo emana provvedimenti scellerati come quello sulle pensioni che colpisce doppiamente le donne, si prepara ad attaccare l'art.18 mentre taglia le risorse per i servizi sociali pubblici:
le lavoratrici della scuola contro il peggioramento delle condizioni di lavoro, che prevedono secondo le ultime manovre dei governi, Berlusconi prima e in continuità Monti, perfino l’esubero, la mobilità coatta e la cassa integrazione;
le lavoratrici del Policlinico contro le assurde condizioni in cui si lavora negli ospedali a fronte dei massicci tagli ai posti di lavoro e alle risorse nella sanità ;
le precarie delle Coop Sociali che ogni giorno lottano contro la possibile perdita del posto di lavoro e una condizione di precarietà e sfruttamento che spesso nei confronti delle donne è appesantita da maggiori ricatti fino a gravi casi di molestie sessuali;
le disoccupate in lotta per un lavoro, sempre più un miraggio in una regione come la Sicilia in cui il tasso di disoccupazione è tra i più alti del paese e le donne quando trovano un lavoro, se lo trovano! sono costrette a subire nella maggior parte dei casi ipersfruttamento e iperprecarietà;
le giovani contro la mancanza di futuro sempre più precario e privo di certezze lavorative

Agli attacchi sul lavoro si sono però intrecciati anche tutti gli aspetti di oppressione che riguardano la nostra condizione di genere, le discriminazioni e le molestie sul lavoro, le sempre più frequenti violenze dentro e fuori casa, l'attacco al diritto alla libertà di scelta in materia di maternità

Tanti gli slogan ripetuti a gran voce ripetutamente
" la furia delle donne vogliamo scatenare, questo governo se ne deve andare"
" il posto di lavoro non si tocca lo difenderemo con la lotta"
"disoccupazione, precarietà e lutto pagherete caro pagherete tutto"
"contro governo e padroni 10, 100, 1000 rivoluzioni!”
"con le licenziate solidarietà, rifiutiamo la precarietà!"
"essere mamma non è reato, non può finire tutto con un bambino nato"
" violenza sul lavoro, violenza familiare, questa società dobbiamo cancellare"
"il nostro diritto di scelta non si tocca, lotta, lotta, lotta"…

Scese in strada e in lotta anche in piena solidarietà con le donne immigrate che vivono condizioni di vera schiavitù e con le donne della Val Susa che anche in questo 8 marzo combattono contro il TAV , tra le bandiere rosse anche la bandiera NO TAV.

Arrivate alla Regione il palazzo è stato preso "d'assedio" dalle tante donne che sin da subito hanno fronteggiato la polizia che con scudi e manganelli era schierata davanti al portone chiuso al loro arrivo.
E' stato chiesto con grande rabbia un incontro denunciando il marciume di politici e burocrati che ingrassano ogni giorno le loro ricchezze a discapito delle proletarie contro cui scaricano solo miseria, precarietà, disoccupazione, che in tempi elettorali "promettono", e come sono bravi! In
questo periodo in cui si avvicinano le elezioni del sindaco e company, ma poi alle parole non seguono mai fatti reali e concreti
Dinanzi all'atteggiamento di chiusura da parte del palazzo di interloquire con le lavoratrici gli animi si sono riscaldati, le donne strette in cordone hanno cominciato ad avanzare verso il portone, alcuni tafferugli con la polizia ma perseveranza delle donne nel voler ottenere di essere incontrate che hanno continuato a fare muro contro i poliziotti impedendo il passaggio degli impiegati e funzionari dall'interno, ad un certo punto un uomo in borghese che si è poi presentato come un ispettore di polizia ha intimato ai poliziotti di arrestare due lavoratrici, ne è seguito un parapiglia, le lavoratrici e le giovani hanno strappato le due donne dalle mani dei poliziotti e tutte insieme facendo ancora muro contro gli scudi dei poliziotti hanno cominciato a gridare "vergogna, vergogna" "ma quale libertà ma che democrazia questo è uno stato di polizia"
Nessun cedimento delle donne presenti che alla fine grazie a questa determinazione, forza e coraggio hanno ottenuto un incontro per la prossima settimana.

Lavoratrici e giovani hanno concluso il presidio intonando con forza contro i poliziotti " la vostra repressione non ci fa paura, la lotta delle donne sara' sempre piu' dura!!!

Buon 8 marzo di lotta a tutte!!!

pc 9 marzo - 8 MARZO AD AMBURGO: VIVA IL FEMMINISMO PROLETARIO


Foto de la demostración el día 8 de marzo 2012 en Hamburgo (Alemania). Banderola común de la Asociacion de Nueva Democracia y las organizaciones juveniles revolucionarias SOL y RSH. La insripción significa: ¡Por un movimiento feminino clasista! ¡Viva el feminismo proletario!

giovedì 8 marzo 2012

pc 8 marzo - donne in lotta per la rivoluzione, donne in lotta per il partito della rivoluzione


L'8 marzo ci offre una nuova opportunità per affermare che non ci può essere rivoluzione proletaria nel nostro paese, non ci può essere partito della rivoluzione, strategia e tattica della rivoluzione, lotta per il socialismo e il comunismo, ma anche - per stare un pò più bassi - non ci può essere sindacato di classe, movimento antifascista, antirazzista, antimperialista, ecc., senza che si costruisca e avanzi 'la rivoluzione nella rivoluzione' rappresentata dal ruolo e protagonismo attivo delle donne.
E' questo il ruolo specifico e decisivo che nel nostro paese assolve il movimento femminista proletario rivoluzionario, ispirato e guidato dalle idee del marxismo-leninismo-maoismo, dagli straordinari insegnamenti teorici e pratici delle dirigenti e militanti del movimento operaio e comunista nella sua storia - dalla Comune di Parigi, alla Rivoluzione d'ottobre, dalla costruzione del socialismo in URSS alla rivoluzione cinese e alla grande rivoluzione culturale proletaria in Cina, e, per rimanere nel nostro paese, alle donne nella Resistenza, le donne nel movimento rivoluzionario negli anni 60/70, e, per finire, alle donne impegnate nelle guerre popolari nel mondo dal Perù alle Filippine, dalla Turchia al Nepal, all'India di oggi, alle cui donne il Movimento femminista proletario rivoluzionario dedica oggi la giornata internazionale.
Negli anni più recenti l'mfpr, la dove è presente e in molti casi anche là dove non è presente svolge un ruolo d'avanguardia in tutte le lotte delle donne contro padroni, governo, stato, chiesa, partiti parlamentari e sindacati confederali, animando iniziative, convegni, producendo opuscoli e fogli, confrontandosi e scontrandosi con il femminismo piccolo borghese, ma anche con l'economicismo diffuso nelle organizzazioni di ispirazione comunista nel nostro paese, nei sindacati di base, estremamente arretrati su questo fronte sia nei suoi dirigenti che nei suoi militanti.
Oggi il fronte di lotta principale del mfpr è la condizione di vita e di lavoro, la doppia oppressione delle donne operaie, precarie, disoccupate, immigrate e le iniziative sono volte a costruire tappa dopo tappa 'lo sciopero delle donne' che modifichi nel profondo le condizioni di lotta generale nel nostro paese. In questa battaglia le donne del mfpr e in particolare le donne proletarie sono e diventano al tempo soggetto e oggetto: soggetto, perchè sono esse la prima fila dell'organizzazione e delle lotte su questo terreno e oggetto, perchè organizzando e lottando trasformano il loro modo di pensare, agire e, in una certa misura, vivere, avanzando in forma radicale e impetuosa nell'assumere un ruolo di direzione in tutti i campi, nel movimento sindacale, nel movimento delle donne e quello che più ci preme nella lotta per la trasformazione rivoluzionaria del nostro paese a partire dalla costruzione del partito della rivoluzione.
Un partito proletario d'avanguardia, comunista di tipo nuovo, in cui le donne sono la metà del cielo, ma anche la prima linea all'interno dello stesso partito ideologica e politica contro patriarcalismo, concezioni arretrate, metodi e stile di lavoro incompatibili con la concezione proletaria del mondo, il materialismo storico-dialettico conseguente, il carattere attuale della marcia per la rivoluzione proletaria e socialista, per il comunismo.
E' questo il contributo maggiore che le compagne del mfpr, con alti e bassi, avanzate e arretramenti, vittorie e sconfitte, stanno dando alla rivoluzione in questo paese, e non solo, dato che queste compagne influenzano lo stesso processo in altri paesi imperialisti impegnati negli stessi obiettivi, vedi Francia, Canadà ecc. e sono saldamente legate, dialoganti con le donne maoiste delle guerre popolari nel mondo, ottenendo da esse attenzione rispetto e apprezzamento.
Non è che l'inizio, siamo ancora all'embrione che non è persona, ma con la scelta delle donne lo diventa. E' un terreno difficile, controcorrente, ma come dire... il cammino è tortuoso, ma il sentiero è luminoso !

proletari comunisti - PCm Italia
8 marzo 2012

pc 8 marzo - India: "la guerra popolare ha mandato in frantumi le esitazioni delle donne..."

Ricordando Anuradha Gandhy: "La guerra popolare ha mandato in frantumi le esitazioni delle donne del Dandakaranya!"

[Anuradha Gandhy, un membro di spicco del Partito Comunista dell'India (Maoista), era al tempo stesso intellettuale e attivista che ha scritto sul movimento delle donne rivoluzionarie in India, movimento da lei organizzato, ha sviluppato la teoria sul rapporto tra movimento delle donne e il movimento dei dalit nel contesto della più complessiva lotta rivoluzionaria, e ha dato molti altri contributi significativi. La sua vita è stata stroncata da una morte prematura a causa di una malattia nel 2008. Ma il suo spirito e le sue parole continuano a guidare l’attuale movimento rivoluzionario. Mentre si avvicina l’8 marzo, Giornata internazionale delle donne, offriamo questa intervista ad "Anu" del 2001. - Frontlines ndr].

Intervista con la compagna Janaki (Anuradha Gandhy) nell’edizione del marzo 2001 di Poru Mahila, l'organo della Krantikari Adivasi Mahila Sanghatan, DandaKaranya.

La Guerra popolare ha mandato in frantumi le esitazioni delle donne di Dandakaranya!
(In questo numero di Poru Mahila stiamo presentando ai nostri lettori la compagna Janaki che aveva lavorato nel movimento urbano ed era venuta nel Dandakaranya per osservare il movimento contadino adivasi e partecipare ad esso. La compagna Janaki aveva diretto le squadre di guerriglia direttamente come membro del comitato divisionale del Sud Bastar dal 1997 al 2000. Poru Mahila ha fatto una chiacchierata con lei sulle sue esperienze nel movimento urbano e nel movimento contadino Adivasi. Riportiamo qui gli aspetti principali di questa conversazione -. Editor, Poru Mahila)

Po. Ma: Compagna Janaki, vuoi per prima cosa spiegarci l'oppressione che subiscono le donne di città?

Com. J: Anche se tutte le donne in India subiscono l'oppressione feudale, capitalista, imperialista e patriarcale, ciò avviene in varie forme in diverse aree, urbane e rurali. Le donne della classe operaia e le donne della classe media nelle aree urbane hanno alcuni problemi specifici.
In primo luogo, se guardiamo ai problemi all'interno della famiglia, anche nelle aree urbane le donne sono oppresse dalla cultura feudale.
Nonostante l'oppressione di questa cultura possa essere meno grave, la maggior parte delle ragazze giovani e le donne non hanno il diritto di prendere decisioni importanti per quanto riguarda la loro vita in famiglia. Le ragazze non sposate sono sotto pressione per sposare un uomo della stessa casta e religione in base alle decisioni della famiglia. Se una ragazza decide di sposare un uomo di sua scelta di un'altra casta o religione, sarà sottoposta ad un sacco di pressione. Dovrà affrontare la dura opposizione della famiglia. Anche se una donna vuole lavorare fuori casa dovrà ottenere il permesso di suo padre, fratello o marito. Persone di alcune caste e religioni (ad esempio i musulmani e Kshatriyas) non vedono con favore che la loro donna faccia questo tipo di lavoro. Così diventa inevitabile per le donne combattere anche per l'indipendenza economica.
Inoltre poiché i valori capitalistici si sono ampiamente diffusi anche le relazioni uomo-donna sono diventati commercializzati e le donne si trovano ad affrontare gravi problemi. La dote e gli altri oggetti che si devono dare alla famiglia degli sposi prima e dopo il matrimonio sono diventati un grosso problema per i genitori che hanno dato alla luce ragazze. In aggiunta a questo, era diventato comune a tutte le comunità il fatto di molestare le donne per la dote sia fisicamente che mentalmente. Quando la vita della moglie può essere misurata in denaro e oro ucciderla per questi non è molto difficile. Questa situazione terribile la si può trovare in molte famiglie nelle aree urbane, oggigiorno. Specialmente negli ultimi 25-30 anni l'India può essere divenuta l'unico paese al mondo in cui il nuovo crimine dell’uccisione delle spose bruciandole per la dote è diventato di moda.
Una cosa che dobbiamo osservare è che una parte di donne appartenenti alla classe operaia e alle classi medie non ha l'opportunità di uscire e ottenere un posto di lavoro. Tutto il loro tempo è speso nel lavoro di casa e lavorare per la famiglia. Come risultato, esse dipendono dagli altri per la loro vita. Socialmente esse dipendono dai loro mariti. Ecco perché non provano a fare qualcosa in maniera indipendente. Ci sono così tante restrizioni su di loro che impediscono di avventurarsi fuori anche della soglia di casa. E se guardiamo alle donne che si prendono cura degli studi dei loro figli, si vede che è quasi come una macchina. Tutto il suo lavoro ruota attorno al marito, agli studi dei bambini e mandarli a lezione privata.

Le condizioni della classe operaia nelle aree urbane sono pietose. Il motivo principale è la gravità del problema di non avere un posto dove stare. Così i poveri sono costretti a mettere su casa illegalmente in luoghi aperti. Molti di loro costruiscono una capanna sui lati delle strade, dei binari ferroviari e delle fogne (anche sopra le fogne). Nei vicoli stretti e ai lati delle strade centinaia di famiglie vivono con la costruzione di baracche. Non c'è nemmeno un centimetro di spazio per costruire un bagno o un luogo che può essere definito una veranda.
Mentre le città si espandono le baraccopoli continuano ad aumentare ai lati delle strade, sui luoghi rocciosi e sulle piccole colline all'interno della città. Non hanno servizi igienici e impianti idrici. Sovraffollamento, ambiente inquinato e mancanza di servizi di base - le donne fanno il loro lavoro affrontando tutti questi problemi. La lotta per l'acqua è una vista comune. In tuguri come questi i prepotenti e le loro molestie sono un altro problema che devono affrontare. Ma soprattutto il problema più grande è la demolizione di questi tuguri da parte delle autorità municipali e del governo con la scusa che sono illegali. Di solito tocca alle donne a opporsi a queste demolizioni. Perché quando gli ufficiali vengono di giorno con la polizia e i bulldozer sono di solito le donne e i bambini che sono a casa. Il sistema capitalista non riconosce il diritto di avere una casa come un diritto fondamentale.

Le donne nelle aree urbane hanno molte opportunità per uscire di casa e lavorare. Ottengono posti di lavoro in fabbriche, uffici, scuole, ospedali e negozi. Ma in molti posti di lavoro non sono pagate allo stesso modo degli uomini. Oppure gli stipendi sono così bassi che non possono mantenere una famiglia. Molte donne operaie lavorano nel settore delle costruzioni con gli appaltatori. Molte donne lavorano come cameriere. Tutti questi lavori rientrano nel settore non organizzato. Questi non hanno alcuna garanzia di lavoro o di stipendio.

In cima a tutto questo esse devono fronteggiare le vessazioni da parte degli appaltatori e degli uomini per i quali lavorano. Ciò avviene in molte forme. Non solo le donne della classe operaia, ma anche le donne istruite della classe media si trovano ad affrontare tali intimidazioni. Le donne sono molestate con tali tattiche di pressione come le minacce di licenziamento, non dare loro lavoro, trasferimento, con annotazioni negative sui loro registri, ecc. Pochissime donne sono in grado di condividere queste cose con gli altri.

Oggi nelle grandi città le industrie elettroniche degli imperialisti si sono imposte su larga scala. Le ragazze sono impiegate in molte di esse. Ma i problemi di maggior lavoro, meno salari e il divieto di organizzazione sono presenti in questi settori. Perciò esse devono lottare anche per il diritto fondamentale di formare sindacati.
In passato alcuni settori come la produzione di beedi [piccole sigarette] e incenso era diffusa tra le famiglie. Ora anche molte nuove aziende danno la maggior parte del lavoro da fare a casa. Le casalinghe povere che occupano questi posti di lavoro pensano di poter guadagnare un po’ pur essendo a casa. C'è molto sfruttamento in questo lavoro. Anche se lavorano tutto il giorno con l'aiuto dei loro familiari è difficile per loro guadagnare perfino 20 rupie. La forza lavoro delle donne povere è pagata molto meno. Voglio dire che sono molto sfruttate.
Infine, un altro punto è che l'influenza della cultura imperialista è molto grande sulle donne urbane. Non solo sono influenzate dal consumismo, ma ne sono anche vittime. Questo aumenta di giorno in giorno. Invece dei valori umani si dà più importanza alla bellezza e ai prodotti di bellezza. La conseguenza è che vi è un ambiente di insicurezza a causa di atrocità e molestie nelle aree urbane. Le giovani donne si trovano ad affrontare un sentimento di insicurezza ad uscire di casa. Nella vita urbana le donne stanno soffrendo di molti problemi di questo tipo. Ma ci sono poche organizzazioni che lottano contro di essi al momento.

Po.Ma: Raccontaci delle varie tendenze del movimento delle donne.

Com.J: intorno agli anni ‘80 ci fu uno scoppio spontaneo del movimento delle donne in molte parti del paese, in particolare nelle città. Questo movimento era l'indicazione della crescente consapevolezza democratica e contro la coscienza patriarcale tra le donne. Dopo il movimento Naxalbari diede un duro colpo al sistema semi feudale e semi coloniale dell’India, ci fu uno scoppio dei movimenti della classe operaia e dei movimenti studenteschi e ci fu l'Emergenza e le crisi sociali, economiche e politiche delle classi dominanti - i movimenti delle donne sono nati su questo sfondo.

Anche a livello internazionale c'era l'influenza dei movimenti degli studenti e delle donne. Per lo più gli studenti, le donne della classe media e le professioniste hanno partecipato attivamente a questi movimenti. Al di fuori di questi movimenti spontanei sono nati anche molte piccole e grandi organizzazioni democratiche di donne. Ma negli ultimi 20 anni ci sono stati molti cambiamenti nel movimento delle donne, nel loro carattere politico e in queste organizzazioni. In seguito il movimento di liberazione delle donne dipendente dalle donne della classe media urbana si è diviso in varie correnti politiche e ideologiche. Nei movimenti per le nazionalità, in particolare nella lotta del Kashmir per l’autodeterminazione la partecipazione attiva delle donne è aumentata notevolmente. Le donne stanno giocando un ruolo di primo piano nel denunciare le atrocità inumane della polizia e dell'esercito.
Sotto la guida del partito il movimento rivoluzionario delle donne si è sviluppato anche nelle zone rurali, soprattutto nel Dandakaranya e Nord Telengana. Perfino il BJP e RSS hanno riconosciuto la forza delle donne e stanno prestando attenzione alla diffusione di valori sociali decadenti e politica corrotta tra di esse.

Molte donne che hanno spontaneamente partecipato ai movimenti contro le uccisioni per la dote, la sati [la pratica di bruciare le vedove insieme ai mariti] e le molestie che attirano l'attenzione della nazione verso tali problemi si erano ritirate dal movimento. Ma molte di loro si sono fatte un nome come ricercatrici e ideologhe sulle questioni femminili sia in India che all'estero. Molte di esse hanno fondato organizzazioni di volontariato (ONG). Ottengono fondi da parte delle agenzie internazionali per gli studi sulle donne e l'emancipazione delle donne.

Ma hanno un punto di vista femminista e una ideologia femminista. Ora sono diventate propagandiste a favore del femminismo, dicendo che dato che il patriarcato è il problema principale delle donne, dobbiamo lottare solo contro il patriarcato. Ma il patriarcato ha le sue radici nella società di classe. In tutte le società esso viene perpetuato dalle classi sfruttatrici, vale a dire dal feudalesimo, dal capitalismo e dall'imperialismo. Così combattere il patriarcato significa lottare contro queste classi sfruttatrici. Ma le femministe questo non lo riconoscono. Esse credono che la condizione della donna in questa società può essere cambiata politicamente facendo pressioni sui governi e solo con la propaganda. In realtà questa corrente femminista oggi rappresenta la prospettiva di classe e gli interessi di classe della borghesia e delle donne alto borghesi del paese.

Le organizzazioni delle donne dei partiti revisionisti come PCI, PCM e Liberation stanno lavorando attivamente in alcune città. Guidano movimenti su temi sociali e politici delle donne. Insieme alle questioni di oppressione delle donne si occupano anche di fare cortei e dharnas processioni religiose] su problemi come l'aumento dei prezzi, ecc. Sono diversi dalla corrente femminista, perché non danno importanza solo alle lotte contro il patriarcato. Ma sono anche organizzazioni completamente riformiste.

A causa della loro politica revisionista non collegano la liberazione delle donne con la rivoluzione e stanno lavorando con la convinzione che cambiando i governi saranno in grado di migliorare le proprie condizioni all'interno di questo quadro sociale esistente. Per esempio, negli ultimi 2-3 anni hanno concentrato tutte le loro attività nel conquistare il diritto al 33 per cento dei posti per le donne in parlamento. In realtà la gente comune ha perso da lungo tempo la fiducia nel sistema parlamentare corrotto. E' stato inoltre dimostrato che chiunque venga eletto al parlamento servirà sempre le classi dominanti sfruttatrici e non lavora per i diritti delle donne o quelli dei poveri.
Ci sono alcune organizzazioni nelle aree urbane che si stanno adoperando attivamente basandosi sull'analisi marxista, che vedono le radici dello sfruttamento e dell'oppressione della donna nella società di classe, riconoscendo il legame tra la liberazione delle donne e la rivoluzione sociale. Da circa un decennio lavorano tra la classe operaia, gli studenti e le donne impiegate. In particolare stanno lavorando molto bene in Andhra Pradesh e Karnataka. Non solo dirigono i movimenti contro l'oppressione delle donne e altri problemi, ma fanno anche propaganda su vasta scala tra le donne sui loro diritti e lo sfruttamento e l'oppressione perpetuata su di esse.

Un fenomeno allarmante per i movimenti democratici e rivoluzionari delle donne è la notizia che le forze dell'Hindutva [organizzazioni fasciste] stanno lavorando anche tra le donne. Cercano di ripristinare vecchi valori feudali in nome dell'opposizione alla cultura occidentale. In nome della tradizione indù e Bharat Mata [Madre India] stanno sopprimendo la crescente consapevolezza delle donne. Non solo, stanno portando tra di esse la propaganda feroce contro le minoranze religiose. Le stanno anche addestrando militarmente in nome di Nari Shakthi.
In breve, il movimento delle donne si divide in varie correnti ideologiche in tutto il paese. Dobbiamo studiare e costruire un forte movimento delle donne, combattendo contro le tendenze ideologiche sbagliate.

Po.Ma: Ma le persone che ne sono al di fuori quanto conoscono il movimento delle donne rivoluzionarie? Qual è il suo impatto?

Com.J: il movimento delle donne adivasi emergente nel Dandakaranya nell'ultimo decennio ha un sacco di rilievo nella storia del movimento femminile contemporaneo in India. Il vigore e l'iniziativa delle donne del Kashmir è maggiore che in altre parti del paese. Migliaia di donne stanno scendendo nelle strade per opporsi alla crudele repressione dell'esercito e tutti i tipi di atrocità. Dopo l'attivismo politico delle donne del Kashmir sono le donne adivasi contadine del Dandakaranya che stanno giocando un ruolo attivo socialmente e politicamente. Sono organizzate su larga scala in numerosi villaggi. Esse si oppongono alle antiche tradizioni patriarcali all'interno della società Adivasi Gond.
Esse partecipano alla lotta armata contro il governo sfrutatore e il suo esercito e nelle campagne politiche. Questa è una grande vittoria del Krantikari Adivasi Mahila Sanghatan.
Ma è molto triste che molto poco di tutto questo è disponibile al di fuori sull'estensione del Kams e sulle sue attività. I membri e i simpatizzanti del PCI(ML) (Guerra Popolare) in altri stati sanno poco. Il partito ha fatto alcuni sforzi per questo. Il documento scritto per il seminario di Patna (è stato pubblicato in Telugu e hindi), il libro sulle donne martiri e alcuni racconti e brevi storie hanno aiutato nella diffusione di esso. Ma l'informazione su questo rivoluzionario movimento delle donne non sta andando avanti regolarmente. Anche la vostra rivista 'Poru Mahila' è vista al di fuori molto raramente. E' necessario pianificare la sua distribuzione anche al di fuori delle aree del movimento.
Tuttavia anche se ottengono poche informazioni, quelli appartenenti alle organizzazioni democratiche e rivoluzionarie sono molto entusiaste al riguardo. Esse sono sempre influenzate dalla determinazione e dal coraggio dimostrato da parte delle donne adivasi. L'ampia propaganda diffusa circa il Kams e le sue attività è molto necessaria. Attraverso essa possiamo dare una giusta risposta alla brutta propaganda governativa sull'approccio dei partiti rivoluzionari nei confronti della questione femminile.

Po.Ma: Raccontaci la tua esperienza nel DK.

Com. J: Prima di venire nel DK ho letto articoli e relazioni sul movimento delle donne. Ma non pensavo che fosse così diffuso. Ecco perché sono stata molto felice di vedere la dimensione di questo movimento. Devo dirti una cosa. Nelle lezioni insegnate all'università sulle società tribali si dice che la società Gondi è molto liberale. Ma dopo aver osservato le popolazioni Muria, Madia e Dorla da vicino ho capito quanto anche la società tribale fosse patriarcale. Ho capito quanto sia importante studiare il problema dell'oppressione delle donne in maniera profonda. Anche se la partecipazione delle donne contadine adivasi nel processo di produzione è molto alta il patriarcato ha frenato i loro diritti.
Mentre scriveva sul movimento delle donne durante la guerra per la nuova società democratica in Cina Jack Beldon, lo scrittore e giornalista americano aveva scritto, 'Il Partito comunista cinese ha ottenuto la chiave per la vittoria della rivoluzione. Ha conquistato la parte più oppressa della società cinese '. Quando ho visto il movimento delle donne in DK queste parole di Beldon mi sono venute subito in mente. In effetti, dopo la rivoluzione cinese è stato il movimento rivoluzionario in Dandakaranya che ha dimostrato che dove c'è una guerra di popolo, dove c'è la lotta armata contro il sistema imperialista, feudale, compradore per la vittoria della Nuova Rivoluzione Democratica, le donne della classe operaia partecipano attivamente su larga scala per l'emancipazione di tutta la società, nonché per la loro emancipazione.

La guerra popolare aveva frantumato le esitazioni delle donne. Essa ha raddoppiato la loro forza. Ha mostrato il percorso per la liberazione delle donne. C'è un nesso tra la società semi feudale, semi coloniale e l'oppressione delle donne. E' stato dimostrato ancora una volta da questa vittoria del partito nel DK che il principio marxista che possiamo portare avanti la lotta contro il patriarcato solo con la lotta per porre fine a questo sistema è corretto.
Ovunque il partito lavora in modo sistematico, possiamo vedere che la partecipazione delle donne è maggiore in tutte le attività e movimenti politici. Nel 1998 a causa delle condizioni di grave carestia nel Sud Bastar molte donne erano emigrate nell'Andhra Pradesh per il lavoro a giornata. C'erano anche membri del Kams anche tra di loro. Ma quando abbiamo chiesto loro di venire agli incontri per l'8 marzo, in un posto in 700 e in un altro in 450 hanno partecipato. Prima di ciò nei raduni contro le condizioni di carestia avevano partecipato in migliaia. Quando ero lì le donne venivano reclutate nel PGA su larga scala. In alcuni luoghi il reclutamento di giovani donne è stato maggiore che per i giovani.
La cosa che mi ha influenzato di più è stato il fatto che le mogli dei compagni sposati che erano già nelle squadre venivano anch'esse reclutate. Molte di loro avevano dato anche i loro bambini ai loro parenti e sono diventate guerrigliere nell'attuale grande guerra popolare per cambiare questa società. E ho visto molte compagne fermamente con la guerra popolare, senza guardare indietro, anche se in pochi mesi i loro mariti erano morti in scontri con la polizia o in qualche altro incidente. In rottura con i tradizionali, tristi, ristretti confini della famiglia ad esse piace di più questa nuova vita anche se è piena di pericoli. In tal modo la loro vita e la loro esistenza acquista significato. Ho visto molti compagni addestrarsi e assumersi nuove responsabilità.
Costruire unità Kams in ogni villaggio, elezione dei loro comitati, elezione dei comitati di zona nelle conferenze di zona, inviare membri dell'unità nei villaggi per le campagne di propaganda, partecipare agli scioperi generali e ad altre attività di protesta, dando loro l'addestramento militare - tutte queste sono vittorie di questo movimento. Ma quello che ho osservato nella mia esperienza è che, poiché i membri dell'AC sono impegnati senza sosta in vari tipi di responsabilità e a causa di un certo tipo di lavoro di routine, il lavoro del Kams viene trascurato. Dobbiamo pensare a nuovi metodi per coinvolgere le donne anziane dei villaggi. Le donne e i loro figli si trovano ad affrontare una serie di problemi di salute. Aumentando la loro comprensione in questa materia e con particolare attenzione al loro benessere si può aumentare il loro entusiasmo. Dobbiamo aumentare la loro partecipazione alle riunioni a livello di villaggio. Molte persone pensano al Kams come un'organizzazione di giovani donne. Ampliare la loro conoscenza ristretta della società è un'altra sfida per noi.
Vi è anche la necessità di dare speciale formazione sociale e politica alle donne che sono nelle squadre e nei plotoni. Dobbiamo pianificare la loro formazione continua delle conoscenze scientifiche per quanto riguarda i problemi di salute. Anche se ci sono discussioni su questi argomenti, per mancanza di tempo e a causa dell'essere immersi in vari lavori, queste vengono posticipate. Siamo in grado di sbarazzarci della loro inferiorità, dando loro conoscenze scientifiche e facendo loro assorbire ampiamente il pensiero sociale.

Po.Ma: Qual è il tuo messaggio alle donne che lavorano nelle squadre e nel Kams in DK?

Com.J: Le nostre compagne adivasi in DK stanno costruendo una nuova storia oggi. Anche se è la zona più arretrata del paese, essa è al primo posto nel movimento delle donne in corso nel paese. Stanno rispondendo alle armi della polizia in modo adeguato combattendo alla pari con i compagni uomini nella lotta armata per liberare questo paese dalla morsa crudele dell'imperialismo, del feudalesimo e della borghesia compradora. Nei villaggi si ribellano per i propri diritti di fronte alle minacce e pressioni degli anziani del villaggio. Esse stanno indebolendo il patriarcato nella cultura adivasi Gondi.
Anche se si stanno contrapponendo a tali grandi nemici e forze, la timidezza e il senso di subordinazione, i cui i resti sono ancora presenti, sono anch'essi i loro grandi nemici che ostacolano il loro sviluppo. Il complesso di inferiorità viene fuori da questi. Le sue radici sono molto profonde. Quello che voglio dire ai miei colleghi del Kams è che dovrebbero aumentare la loro fiducia in se stessi. Devono combattere contro i nemici che si trovano dentro di sé. Nei prossimi giorni il Kams dovrà affrontare molte grandi sfide. La repressione dello Stato è già lì.
Oltre a questo, il governo cercherà di mantenere la società e la cultura Adivasi nell'arretratezza con l'aiuto degli anziani del villaggio e attraverso i leader adivasi. Diventerà necessario per il Kams affrontarli politicamente. Allo stesso modo il Kams deve tenersi pronto a portare avanti la sua comprensione per quanto riguarda la vera liberazione della donna intervenendo nel movimento delle donne che sta andando avanti nella forma di varie correnti nel paese. Per affrontare tutte queste sfide le nostre compagne dovrebbero raggiungere la maturità politica e ideologica e avere fiducia in se stessi.

pc 8 marzo - la furia delle donne vogliamo scatenare questo governo se ne deve andare

il nuovo foglio a cura delle compagne del movimento femminista proletario rivoluzionario

pc 8 marzo - SIAMO TUTTE NO TAV

8 Marzo No Tav!!!

In occasione dell’otto marzo le donne no tav della Valsusa si ritroveranno per un’iniziativa simbolica per ribadire le ragioni dell’opposizione al tav. Questa malaopera che vogliono imporre con la forza dei manganelli, dei gas nocivi e degli idranti e con la militarizzazione di una parte della nostra terra, è fortemente osteggiata dalle donne che, oltre alla preoccupazione del presente,

si mobilitano per il futuro delle nuove generazioni.

Chiediamo che i soldi per il tav vengano usati per r8 Marzo No Tav!!!

In occasione dell’otto marzo le donne no tav della Valsusa si ritroveranno per un’iniziativa simbolica per ribadire le ragioni dell’opposizione al tav. Questa malaopera che vogliono imporre con la forza dei manganelli, dei gas nocivi e degli idranti e con la militarizzazione di una parte della nostra terra, è fortemente osteggiata dalle donne che, oltre alla preoccupazione del presente,

si mobilitano per il futuro delle nuove generazioni.

Chiediamo che i soldi per il tav vengano usati per risanare scuole, ospedali, servizi socio-assistenziali e salvaguardia del territorio.

I servizi sono un diritto e non si possono barattare con le compensazioni per la devastazione del territorio.

Chiediamo alle donne che si mobiliteranno per l’otto marzo di accogliere la nostra bandiera come segno di solidarietà nei confronti del movimento no tav e contro la dura repressione che sta subendo.

Protagoniste e determinate le donne no tav della Valsusa.

TROVIAMOCI A SUSA P.ZZA DEL MERCATO GIOVEDÌ 8 MARZO ORE 9.30!! risanare scuole, ospedali, servizi socio-assistenziali e salvaguardia del territorio.

I servizi sono un diritto e non si possono barattare con le compensazioni per la devastazione del territorio.

Chiediamo alle donne che si mobiliteranno per l’otto marzo di accogliere la nostra bandiera come segno di solidarietà nei confronti del movimento no tav e contro la dura repressione che sta subendo.

Protagoniste e determinate le donne no tav della Valsusa.

TROVIAMOCI A SUSA P.ZZA DEL MERCATO GIOVEDÌ 8 MARZO ORE 9.30!!

http://www.lavallecheresiste.info/

mercoledì 7 marzo 2012

pc 8 marzo - TASK FORCE IMPERIALISTA NEL CORNO D’AFRICA

Prima con il governo Berlusconi, oggi con Monti, il Corno d’Africa è sempre stata una zona strategica soprattutto per l'imperialismo italiano, convergente e, allo stesso tempo, antagonista a quello USA.
Il primo “dono” al Gibuti, in cambio della cessione di una parte del suo territorio, consiste in una cessione a titolo gratuito alle forze armate gibutiane di materiale in dotazione all'esercito italiano (mezzi di trasporto e logistici) dal valore di 430mila euro. L’operazione è stata inserita all’interno del decreto di rifinanziamento delle missioni all’estero (articolo 1, comma 18).
Gibuti è diventato ancora una volta un territorio di primaria importanza per gli interessi imperialistici perchè è possibile controllare lo stretto marittimo di Bab el-Mandeb, tappa obbligata per i mercantili che attraversano l’area, dove ogni giorno passano oltre tre milioni di barili di greggio.
Da questa base, con il pretesto della lotta alla pirateria, sono partiti i due marò che hanno ucciso i pescatori indiani.

Gli interessi dell'imperialismo USA (Africom) nell'articolo che segue.

TASK FORCE NEL CORNO D’AFRICA
Le sue operazioni sono coperte da segreto militare, ma se ne vedono i risultati. Sempre più frequenti sono le incursioni soprattutto in Somalia e nello Yemen, effettuate anche con i droni armati Predator, che la Cia ha dislocato a Camp Lemonnier.
MANLIO DINUCCI

Roma, 07 marzo 2012, Nena News – Un aereo militare Usa è precipitato a Gibuti: lo annuncia l’Africom, il Comando Africa degli Stati uniti, precisando che l’incidente è avvenuto durante un «volo di routine». Resta da vedere che cosa si intende per «routine».
L’aereo era un U-28, un turboelica di fabbricazione svizzera, usato dalle forze speciali: dotato dei più avanzati sistemi elettronici, capace di decollare e atterrare su piste erbose o in terra battuta, è particolarmente adatto alle missioni segrete. A bordo di quello precipitato, c’erano tre ufficiali della Squadra delle operazioni speciali di Hurlburt (Florida) e uno della 25a Squadra di intelligence.
Operavano da Camp Lemonnier, la principale base militare dell’Africom sul continente, sede del la Task force congiunta del Corno d’Africa. Situata a Gibuti, in una posizione geostrategica di primaria importanza sullo stretto di Bab el Mandeb, dove la costa africana dista una trentina di chilometri da quella della penisola arabica, passaggio obbligato di una delle più importanti vie marittime, in particolare per le petroliere che transitano attraverso il Mar Rosso.
La Task force di stanza a Gibuti dispone di circa 3.500 specialisti delle forze speciali e dei servizi segreti, compresi contractor di compagnie militari private, assistiti per i servizi logistici da circa 1.200 impiegati sia gibutini che di altri paesi. Suo compito ufficiale è «contribuire alla sicurezza e stabilità» in una vasta «area operativa», comprendente dieci paesi africani – tra cui Somalia, Etiopia, Eritrea, Kenya, Tanzania, Uganda, Burundi – e in un’«area d’interesse» di cui fanno parte altri paesi africani (tra cui Madagascar, Mozambico, Ciad, Egitto, Sudan, Congo) e anche lo Yemen nonostante sia nella penisola arabica.
Come lo faccia non si sa, dato che le sue operazioni sono coperte da segreto militare, ma se ne vedono i risultati. Sempre più frequenti sono le incursioni soprattutto in Somalia e nello Yemen, effettuate anche con i droni armati Predator, che la Cia ha dislocato a Camp Lemonnier.
Altro importante compito della Task Force è l’addestramento di truppe africane, che vengono impiegate nelle operazioni dell’Africom. In tale quadro, con un finanziamento di 7 milioni di dollari, è stato formato e armato un nuovo battaglione motorizzato gibutino, comprendente 850 soldati, da impiegare in Somalia. Qui, sempre sotto la regia dell’Africom che ha finanziato l’operazione con oltre 50 milioni di dollari, hanno inviato migliaia di soldati anche Etiopia, Kenya, Uganda e Burundi. Ufficialmente per combattere, su richiesta del «governo» somalo, il gruppo islamico al-Shabab, che si dice legato ad Al Qaeda (il mitico mostro tentacolare, descritto ancora come estremamente pericoloso nonostante sia stato decapitato con l’eliminazione di Bin Laden).
In tal modo la Task force del Corno d’Africa contribuisce a «scoraggiare i conflitti e proteggere gli interessi statunitensi». E, a riprova degli alti fini della sua missione, annuncia che quest’anno la base di Lemonnier sarà dotata delle più avanzate tecnologie «amiche dell’ambiente». «Risparmiare energia sul campo di battaglia – assicura il segretario alla difesa Leon Panetta – significa risparmiare denaro e vite umane».

pc 7 marzo - Operai ex Fiat di Termini Imerese protestano...

Le false promesse e tutte le chiacchiere inutili della Fiat, della Dr Motor, dei sindacati dei politici ecc. ecc. prendono corpo man mano che passa il tempo.
La Dr aveva promesso di aprire la fabbrica a partire prima dall'inizio dell'anno, poi dal 1° marzo e invece ancora niente! Non solo, la situazione dell'azienda dal punto di vista finanziario sembra peggiorare ad ogni giorno che passa.

La fiducia nelle istituzioni e per converso nel governo Monti mostra tutta la sua inconsistenza e giustamente ieri, gli operai dell'indotto Bienne sud, Pellegrini, Ssa e Manital, arrabbiati e stanchi di aspettare perfino la concessione degli ammortizzatori sociali previsti dagli accordi che non arrivano, hanno manifestato con un sit-in nei pressi dei binari della ferrovia che poi si è spostata nella sede del Comune.

pc 7 marzo - quelli della tav .. non si fanno mancare niente ..espresso ..Tav, l'ombra della 'Ndrangheta

Tav, l'ombra della 'Ndranghetadi Giovanni Tizian Una delle aziende incaricate di costruire il tunnel esplorativo ha dato subappalti alla criminalità organizzata calabrese. Che in Piemonte, e proprio nella zona dei lavori in corso, ha messo da tempo solide radici
(06 marzo 2012) Che la Tav possa trasformarsi in "NdrangheTav" è un rischio concreto. Lo scrive la Procura nazionale antimafia nella sua ultima relazione e le recenti indagini sulle cosche a Torino e Milano sono lì a sottolinearlo. E c'è un precedente, che suona come un monito nella capacità dei clan di infiltrarsi anche nei cantieri più sorvegliati. Una della aziende incaricata di costruire il tunnel esplorativo sotto la Val di Susa - la romagnola Bertini Spa - nel 2005 ha vinto l'appalto per il nuovo palazzo di giustizia di Reggio Calabria. Il subappalto della sede giudiziaria, su richiesta della Bertini, fu concesso alla Corf srl. E così la Corf srl con sede a Polistena e Bologna conquista così una commessa da oltre un milione di euro. Ma secondo gli investigatori dietro la società calabro-emiliana si muovono però interessi che portano il marchio del clan Longo di Polistena, potente famiglia di 'ndrangheta della Piana di Gioia Tauro, alleata con cosche storiche come i Pesce e i Bellocco di Rosarno.

Il rapporto tra la Corf e la Bentini dura da maggio 2005 a marzo 2006, quando la Prefettura interviene per sospendere il subappalto. Gli investigatori analizzando la documentazione delle società evidenziano «numerose assunzioni gravitanti in ambienti criminali», quasi tutti provenienti dalla piana di Gioia Tauro. La Bentini non è stata coinvolta in alcuna indagine o filone giudiziario calabrese. Ma ha concesso il subappalto a un'azienda che gli inquirenti ritengono sia emanazione della mafia calabrese, la più dinamica sul fronte imprenditoriale. Due anni dopo quel contratto, nel 2007, scattano i sequestri preventivi per i beni della 'ndrina dei Longo, tra cui compare proprio la Corf. Che nel frattempo ha cambiato pelle ed è diventata Arcoverde costruzioni, con sede a Bologna. La società è stata poi dissequestrata e nuovamente posta sotto amministrazione giudiziaria a febbraio scorso su ordine del Tribunale delle misure di prevenzione di Reggio Calabria. La motivazione? Sempre la stessa, quella società è roba del clan Longo.

Chi può garantire che il copione non si ripeta in Val di Susa? La grande infrastruttura piemontese che sta dividendo l'Italia nascerà con un tunnel esplorativo. Sette chilometri di cunicolo che costeranno 93 milioni di euro. L'imbocco della galleria era inizialmente previsto a Venaus, tanto che nel 2005 LTf (Lyone Turin Ferroviaire) aveva assegnato i lavori al consorzio Venaus, guidato da Cmc, la cooperativa rossa di Ravenna, e di cui fanno parte l'austriaca Strabag, la piemontese Cogeis, e appunto la romagnola Bentini Spa. Poi è arrivata la decisione di spostare da Venaus a Chiomonte l'imbocco del traforo. E con un atto integrativo la società LTf, per evitare di pagare penali, ha affidato alla stessa società consortile l'appalto, senza gare, ma semplicemente riconfermando il vecchio contratto.

L'area della Val di Susa è nota per la presenza delle 'ndrine. Nel 1996 sono riuscite a entrare nell'Amministrazione di Bardonecchia, passata alla storia come il primo Comune del nord sciolto per mafia. Ai tempi il ras della 'ndrangheta di Bardonecchia era il boss Rocco Lo Presti. "Zio Rocco" come lo chiamavano in paese, è morto nel 2009 a 71 anni. Il patriarca, parente del potente Mammasantissima Ciccio Mazzaferro di Gioiosa, era solito ripetere «ho dato lavoro a migliaia di persone». In realtà il boss quelle migliaia di braccia le ha sfruttate nei cantieri della Valle, quando era in voga il caporalato gestito dalla mafia calabrese.

E la Tav per le imprese dei boss può diventare una miniera d'oro. «Pensiamo all'Alta Velocità... tutte cose che comunque passano dal Parlamento Europeo», Fabrizio Bertot, sindaco di Rivarolo, lo disse chiaro nel comizio elettorale per le elezioni europee del 2009, tenuto al bar Italia del capobastone Giuseppe Catalano e registrato dagli investigatori antimafia del Ros. E aggiunse: «Grandi cantieri... grandi opere... e tutte queste cose passano dal Parlamento Europeo». Il padrino Catalano è stato arrestato a luglio 2011 nell'operazione Minotauro. A settembre dello stesso anno nel Comune guidato da Bertot, che non è stato indagato, si è insediata una commissione di accesso per verificare eventuali condizionamenti mafiosi. Dopo mesi di verifiche ha terminato il lavoro e ha inviato al Prefetto di Torino la relazione conclusiva. Che dovrà dire se ci sono o meno i presupposti per lo scioglimento del municipio.

pc 7 marzo - 9 sbirri massacratori

Ragazzo pestato dopo Roma-Inter
9 agenti di polizia rinviati a giudizioSecondo l'accusa, gli imputati, "agendo con abuso di potere e violazione dei doveri inerenti ad una pubblica funzione", hanno causato a Stefano Gugliotta "lesioni volontarie gravi alla mandibola" e "lesioni gravissime al viso per uno sfregio permanente"
Per aver pestato un ragazzo di 26 anni, Stefano Gugliotta, alla fine della partita di Coppa Italia tra Roma e Inter la sera del 5 maggio 2010, nove agenti di polizia, tutti appartenenti al Reparto Mobile, dovranno comparire come imputati in tribunale.

Il gup Valerio Savio, accogliendo le richieste del pm Francesco Polino, ha, infatti, disposto il rinvio a giudizio dei poliziotti. Secondo l'accusa, gli imputati, "agendo con abuso di potere e violazione dei doveri inerenti ad una pubblica funzione", hanno causato a Stefano Gugliotta "lesioni volontarie gravi alla mandibola" e "lesioni gravissime al viso per uno sfregio permanente".

Il processo prenderà il via il prossimo 5 giugno davanti ai giudici della decima sezione penale.

Secondo la ricostruzione della procura, Gugliotta, dopo aver visto a casa la partita, fu bloccato da un agente mentre si trovava in motorino con un amico in viale del Pinturicchio, abbastanza lontano dallo stadio Olimpico, teatro di scontri tra tifosi e forze dell'ordine. Il ragazzo fu prima colpito da un pugno sferrato da un agente e poi malmenato a calci e manganellate dagli altri otto che lo arrestarono, senza che ne ricorressero le condizioni, con l'accusa di resistenza a pubblico ufficiale.

L'indagine ha chiamato in causa Leonardo Mascia (il primo agente - per il pm - che avrebbe cominciato l'aggressione dopo avere intimato l'alt al motorino guidato da Gugliotta) e i colleghi Guido Faggiani, Andrea Serrao, Roberto Marinelli, Andrea Cramerotti, Fabrizio Cola, Leonardo Vinelli, Rossano Bagialemani, Michele Costanzo (che avrebbero proseguito l'azione violenta davanti e all'interno di un blindato).

Agli atti dell'indagine figurano i risultati della consulenza medico legale che ha accertato la natura delle lesioni riportate dalla vittima dell'aggressione, le dichiarazioni rese da numerosi testimoni oltre a un paio di filmati girati dai residenti della zona. Dopo l'arresto, Gugliotta, assistito dall'avvocato Cesare Piraino, rimase in carcere una settimana per poi ottenere la libertà perché il gip Aldo Morgigni ravvisò la mancanza di esigenze cautelari. La procura ha già chiesto l'archiviazione della sua posizione non ritenendo sussistente il reato di resistenza a pubblico ufficiale.

pc 7 marzo - SOSTENIAMO LUCA!

SOSTENIAMO LUCA!
Da più di 12 anni in una frazione del comune di Exilles, Luca Abbà, 37 anni, contadino e No TAV, unisce le sue convinzioni con l’attività che lo sostenta: la difesa e la cura della terra, inseparabili, lo portano sia in prima fila contro il devastante treno ad alta velocità, sia a coltivare i terreni che gli ha lasciato suo nonno.
Un agricoltura molto particolare: non si capisce se entra più gasolio nel trattorino o esce più sudore dalla fronte, primavera ed estate di fatica, tanti giorni dal mattino presto fino alla sera, che gli amici ancora non hanno capito dove prenda tanta forza! Poi arriva l’autunno, insieme alle castagne, che cadono dai castagni che ha ereditato, iniziano i mercati; fortunato è chi può beneficiare dei frutti del lavoro di Luca, una clientela davvero affezionata: alle patate che solo la dura terra della montagna rende così buone, alle zucche che raccolgono consensi entusiasti, alle caldarroste.

Lunedì 27 febbraio 2012, il suo coraggio lo porta di nuovo in prima fila, a mettere una bandiera con il treno crociato sopra un traliccio dell’alta tensione, a pochi metri dalla baita eretta dal movimento No TAV in val Clarea, ma purtroppo a molti metri d’altezza, troppo vicino ai cavi della corrente, incalzato da un “agente rocciatore”; non si chiamano i vigili del fuoco, non si isola la linea elettrica (come è stato fatto la sera di domenica 4 marzo 2012 con l’altro attivista Turi Vaccaro salito sullo stesso traliccio), così che la tragedia ha il suo corso, mentre le ruspe lavorano per devastare la natura circostante, ma gli adeguati soccorsi tardano lunghissime decine di minuti.

Da una settimana siamo in attesa del miracolo, da chi fin da subito ha dimostrato la tempra di resistere a numerose emorragie, molte fratture, alcuni organi compromessi e parecchie ustioni. Chiaramente sarà impossibile che Luca quest’anno, riesca a mandare avanti l’”Orto del Sole”, da cui trae i mezzi per sostenersi, per cui lanciamo la campagna: SOSTENIAMO LUCA dando la possibilità ai sensibili e solidali di offrirgli un aiuto economico…
Per chi vuole contribuire all’iniziativa può utilizzare i seguenti metodi:

-versamento tramite bollettino postale sul CONTO CORRENTE POSTALE n. 59258160 intestato a Luca Abbà
-bonifico (o posta giro) sul CONTO BANCOPOSTA con IBAN IT 35 P 07601 01000 000059258160 intestato a Luca Abbà.

Per entrambe le modalità la causale è SOSTENIAMO LUCA ABBA’.

Si ringraziano anticipatamente tutti coloro che vorranno partecipare all’iniziativa anche solo con un piccolo contributo.

Coordinamento NO TAV ALTA VALLE SUSA recapito: avsnotav@virgilio.it