martedì 4 dicembre 2012

pc 4 dicembre - Il decreto sull’Ilva firmato da Napolitano... ancora un passo verso il moderno fascismo


Con la firma del decreto Ilva ieri sera l’attuale presidente della Repubblica, Napolitano, si è assunto un’altra grande responsabilità sul piano dell’attacco all’attuale impianto della Costituzione.
Ma Napolitano è un vecchio volpone, sempre al servizio dei padroni, e pur di tentare di far passare un decreto che non si poteva firmare ha suggerito di cambiare qualcosa rispetto alla prima bozza, ha suggerito per esempio di cambiare nome al decreto per salvaguardare “i requisiti di generalità e astrattezza che una norma dovrebbe avere”. E l’esperto chiamato dal Sole 24 Ore di oggi a dare un suo parere continua: “Qui l’intervento è dichiaratamente preso per bloccare gli effetti di una pronuncia della magistratura. Il che in un ordinamento giuridico che ha ancora a base la separazione tra i poteri dello Stato presenta sicuramente forti elementi di criticità”.

Nei fatti Napolitano ha avallato un decreto ad hoc per salvare l’Ilva, il suo padrone e i suoi profitti.

Per il giurista Vigevani, interpellato dal Sole 24 Ore, infatti, il decreto prevede anche “in ogni caso la prosecuzione dell’attività dell’Ilva non solo rispetto all’attuale misura di sequestro, ma anche per tutte quelle che la magistratura dovesse prendere in futuro. Un intervento che va a menomare l’autonomia dell’autorità giudiziaria".

E ancora “Si configura in buona sostanza una sorta di diritto speciale per l’Ilva con un decreto legge…  E su questo passaggio Vigevani ricorda che in un recente passato, era il 2009, Napolitano rifiutò di firmare il decreto legge approvato dal Governo Berlusconi nella vicenda di Eluana Englaro che obbligava l’alimentazione e l’idratazione dei soggetti non autosufficienti. Una decisione, quella del Capo dello Stato, presa nel nome della separazione dei poteri perché anche in quel caso le misure del Governo andavano contro una pronuncia, allora definitiva, della magistratura.” In quel caso Napolitano non firmò perché non era in gioco l’interesse del padrone!

Contro tutte le chiacchiere ipocrite di Napolitano sui morti sul lavoro, questo decreto nega il diritto alla salute previsto dall’articolo 32 della Costituzione. E ora infatti: “Ora, quello che potrebbe accadere, all’esito dell’udienza di giovedì sull’istanza di dissequestro, è una chiamata in causa della Corte costituzionale da parte del Gip di Taranto sotto un doppio profilo, spiega Vigevani. Potrebbe sollevare una questione di costituzionalità, per una possibile violazione da parte del decreto legge dell’articolo 32 della Costituzione, norma a presidio del diritto alla salute, e/o (perché le ipotesi non sono alternative) promuovere un conflitto di attribuzioni tra i poteri dello Stato. I tempi? “Medio lunghi – conclude Vigevani. Ma nel frattempo resterebbe in vigore il decreto”.

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