sabato 3 dicembre 2011

pc 3 dicembre - Prima nota dall'assemblea nazionale dei sindacati di base

In attesa di avere il tempo di trascrivere gli appunti e ricostruire più in dettaglio il dibattito dell'assemblea di oggi a Roma convocata dei sindacati base, una prima sintetica nota.

La discussione e i contenuti di tutti gli interventi hanno confermato gli elementi critici che avevamo sollevato subito dopo l'uscita del comunicato con cui si revocava lo sciopero generale per il 2 dicembre e che oggi riproponiamo sul blog.


  • sopravvalutazione dell'importanza del “passaggio di fase” dal governo Berlusconi al governo tecnico;

  • sopravvalutazione del ruolo di BCE e UE, che porta oggettivamente a coprire e sottovalutare il ruolo dell'imperialismo italiano e l'urgenza della lotta contro di esso qui e ora, anche inizialmente minoritaria;

  • sopravvalutazione del presunto consenso sociale di cui Monti ancora godrebbe, accreditato dai media come speranza per uscire dalla crisi.

Tutto questo, abbiamo già scritto, in nome di un malinteso “realismo” porta a disorientare i lavoratori, cui si propongono falsi bersagli (BCE, e la finanza internazionale, invece che l'imperialismo e i padroni italiani) e improbabili prospettive (il raccordo con le lotte e gli scioperi in tutta Europa, la “via islandese” ecc.), e porta anche a rinviare lo sciopero generale e l'inizio effettivo di una lotta incisiva contro il governo Monti, a quando sarà finalmente maggioritaria, a quando cioè il contenuto delle misure adottate, il loro portato di attacco pesante e generalizzato senza precedenti contro tutti lavoratori, l'avranno smascherato rendendo chiaro a tutti la sua natura e la sua azione economicamente recessiva, quindi perfino inefficace a uscire dalla crisi.

Qualche considerazione in più è venuta dall'assemblea di oggi proprio sulla questione dello sciopero. È stato detto:

“non è più tempo di scioperi identitari, fatti per testimoniare l'esistenza di chi li convoca e li osserva” (Leonardi, USB);

“ciò che serve è invece uno sciopero generale che pesi sui rapporti di forza, li modifichi e faccia cadere il governo e per costruire questo sciopero occorre accumulazione di forze e unità di classe, non dettare dall'alto una scadenza unitaria da rispettare” (Granillo, Slai Cobas ufficiale);

“serve uno sciopero che blocchi l'intero paese, non solo i luoghi di lavoro, e partecipato non solo dai salariati ma anche dai precari, disoccupati, immigrati e per costruirlo la ripresa del conflitto sul lavoro non basta, occorrono anche pratiche quotidiane di riappropriazione” (Salemme, USI).

Tutte cose in parte, e in astratto, anche giuste ma, nel caso concreto, è semplicemente paradossale che chi per anni ha fatto degli “sciopericchi”di testimonianza una specialità della casa si ravveda proprio oggi, quando è invece importante iniziare ad “aprire il fuoco” contro il governo Monti, anche in forma minoritaria.

Senza questa azione, senza rendere evidente, agente e attrattiva la demarcazione tra chi lotta e chi si illude, tutti i discorsi sullo sciopero che ci vorrebbe e le ricette per realizzarlo che si sono succeduti negli interventi di oggi, suonano come uno rito ormai consueto e inconcludente.

pc 3 dicembre - BARLETTA: ASSOCIAZIONE A DELINQUERE

(da Barletta live): Lo scorso 3 ottobre, in via Roma, a Barletta ci fu il crollo di una palazzina che provocò la morte di cinque donne e il ferimento di altre undici persone. A due mesi dal disastro, Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza coordinati dalla Procura della Repubblica di Trani, al termine di approfondite e complesse indagini, hanno raccolto importanti elementi probatori circa la dinamica dei fatti.

Sulla base delle fonti di prova così acquisite, il G.I.P. del Tribunale di Trani, ha emesso quattro ordinanze di arresti domiciliari e ha adottato una misura interdittiva nei confronti dei presunti responsabili del disastro, eseguite da Polizia e Carabinieri.

Agli arresti domiciliari sono finiti i barlettani: Salvatore Chiarulli di 35 anni, responsabile della impresa appaltatrice dei lavori di demolizione; Andrea Chiarulli di 44 anni e Giovanni Chiarulli di 38 anni, entrambi dipendenti della medesima impresa appaltatrice dei lavori di demolizione; Cosimo Giannini di 53 anni, titolare della impresa di costruzioni proprietaria dell’immobile demolito, confinante con quello crollato. Invece, Giovanni Paparella, di 49 anni, progettista e direttore dei lavori è destinatario della misura interdittiva del divieto temporaneo di esercitare la professione di architetto.
Anche il titolare della Ditta in cui lavoravano le 4 operaie morte è stato incriminato.

Inoltre, il G.I.P. del tribunale di Trani, ha aggiunto alle ordinanze degli arresti domiciliari a carico di Salvatore Chiarulli e Cosimo Giannini la misura cautelare interdittiva del divieto temporaneo di esercitare l’attività imprenditoriale.

I destinatari dei provvedimenti dovranno rispondere dei reati di cui all’art. 81 (concorso formale e reato continuato), art. 449 (delitti colposi di danno) in relazione all’art. 434 (crollo di costruzioni o altri disastri dolosi), art. 589, comma 4 (omicidio colposo), art. 590, comma 4(lesioni personali colpose plurime), del codice penale.

Contestualmente i militari della Gdf del Gruppo di Barletta hanno notificato l'invito a rendere interrogatorio davanti al GIP per l’eventuale applicazione di successivi provvedimenti interdittivi nei confronti di Pubblici ufficiali della locale amministrazione comunale che dovranno rispondere – a vario titolo – delle condotte omissive dagli stessi postein essere in occasione della suddetta sciagura.

Nel disastro persero la vita quattro operaie dell’opificio manifatturiero ubicato al piano terra dell’edificio crollato, nonché la figlia 14enne dello stesso titolare. Solo per circostanze fortuite, il crollo non provocò anche la morte degli inquilini dello stabile rimasti feriti ma miracolosamente vivi. Mentre erano in corso le operazioni di salvataggio, partirono le indagini di Carabinieri e Polizia.

Sono state sentite nell’immediatezza numerose persone informate sui fatti; è stata acquisita importante documentazione amministrativa; sono stati raccolti filmati e fotografie che documentavano lo stato dei luoghi prima e dopo il crollo della palazzina.

Le indagini, suffragate anche da consulenze tecniche qualificate, hanno consentito di individuare i responsabili del crollo. Infatti, secondo il quadro accusatorio, le responsabilità penali sarebbero attribuibili al titolare dell’impresa edile proprietaria dell’area a ridosso dell’edificio crollato, al titolare e a taluni dipendenti dell’impresa edile esecutrice dei lavori di demolizione e al direttore tecnico dei lavori stessi.

Gli investigatori hanno accertato l’illegittimità delle opere demolitorie di quanto rimasto del preesistente stabile adiacente a quello crollato. Infatti, non solo vennero eseguiti lavori in difformità rispetto al piano di demolizione elaborato dall’Ufficio Tecnico del Comune di Barletta (che prevedeva l’utilizzo di mezzi manuali e di piccole dimensioni e ipuntellamenti atti ad impedire cedimenti o collassi delconfinante edificio) bensì furono effettuati lavori didemolizione in assenza della d.i.a che originariamente esisteva ma era diventata inefficace dal 1° febbraio 2011.

Tale condotta imprudente ed imperita veniva posta in essere dal titolare e dai dipendenti della ditta appaltatrice senza che venisse impedita dall’imprenditore proprietario del cantiere e dal direttore dei lavori, nonostante la comparsa nel confinante edificio - poi crollato - di gravi lesioni murarie.

pc 3 dicembre - SULL'ASSEMBLEA DI OGGI A ROMA DEI SINDACATI DI BASE (ripubblichiamo)

Oggi a Roma si tiene l'assemblea nazionale convocata da L’USB, SLAI COBAS (ufficiale), USI e altri sindacati di base Cib Unicobas, Snater, decisa subito dopo la formazione del governo Monti di fatto come alternativa allo sciopero convocato per il 2 dicembre e quindi revocato.
Noi come abbiamo detto ieri in varie piazze, da Palermo - dove la manifestazione ha visto insieme slai cobas per il sindacato di classe e Usb - a Taranto, a Bargamo, a Ravenna, ecc - riteniamo che contro il governo Monti è necessaria una immediata opposizione intransigente, fatta di scioperi e manifestazioni anche di piccola minoranza per dare un segnale, una indicazione e offrire un punto di riferimento.

Per questo abbiamo considerato sbagliata la decisione di alcune organizzazioni sindacali di base di revocare la iniziativa di lotta, prevista per appunto per il 2 dicembre.


RIPORTIAMO ALCUNE CONSIDERAZIONE AL COMUNICATO DEI SINDACATI DI BASE CHE RINVIAVA LO SCIOPERO E CONVOCAVA L'ASSEMBLEA DI OGGI:

"...Le motivazioni di questa decisione sono presentate come di “buon senso”, ma in realtà il sindacalismo di base ha perso un’occasione di aprire lo scontro visibile dei lavoratori con il nuovo governo Monti; scontro che chiaramente non può esaurirsi in uno sciopero, ma che è necessario avviare da subito per non lasciare alcun dubbio sulla natura di questo governo e per porsi come punto di riferimento in una situazione che già ha aperto la nuova guerra – vedi Fiat, vedi Pubblico Impiego – e che inevitabilmente apparirà nuda e cruda in tutta la sua pesantezza nei prossimi giorni, settimane.

In realtà questa decisione, che si presenta come “realista”, è fondata su un’analisi e una valutazione sbagliata.
Essa riguarda prima di tutto il governo Monti, e più in generale la realtà dell’Italia, visto come “…governo che è direttamente gestito dall'Unione Europea, dalla BCE e dalla finanza internazionale” (dal comunicato del 21.11.11 di Usb…). Questa valutazione oggettivamente ridimensiona il peso dell’imperialismo italiano, pienamente partecipe e responsabile, sia pur nella gerarchia degli imperialismi, della crisi internazionale, e di conseguenza, scarica sull’Europa e la “finanza internazionale” (definizione astratta, così come “i mercati”, che non spiega nulla, che rende di fatto “finanza” e “mercati” una sorta di maledizione sopra le parti) la vera responsabilità della situazione nel nostro paese e dei provvedimenti del governo.
Da questa analisi sbagliata cosa ne può venire, se non indirizzare la lotta dei proletari e delle masse popolari soprattutto verso l’Europa, la Bce? certo, anche verso il governo italiano ma perché ne applica i diktat.
Ma questo è deviare la lotta dei lavoratori e delle masse popolari che deve invece indirizzarsi contro il proprio imperialismo.

Altra questione sbagliata riguarda poi l’eccesso con cui si giudica il cambio di governo e di fase: “…Un cambio di fase strutturale e complessivo rispetto al quale è indispensabile avviare un'analisi approfondita ed una forte riflessione collettiva per poter rilanciare adeguatamente la nostra iniziativa sindacale e sociale...” “…è chiaro il forte disagio esistente in tutto il paese e la necessità di milioni di persone di aggrapparsi al “nuovo” rappresentato da questo governo cosiddetto “tecnico” per cancellare lo spettro e la paura di una crisi che si fa di giorno in giorno sempre più pesante..” (idem).
Ma così è come vogliono rappresentare il governo Monti la borghesia, Napolitano, i “beati” del PD, i sindacati padronali, ecc., come vogliono far credere le trasmissioni televisive, i giornali (compresi quelli antiberlusconiani) per creare un’opinione pubblica “responsabile”.
Compito delle forze sindacali di base e di classe non è certo quello di fare un discorso di fatto uguale e contrario, ma di contrastare subito sul campo – come hanno fatto gli studenti il 17 novembre – questa operazione.

Altro eccesso, fuorviante, riguarda l’analisi della situazione soggettiva dei lavoratori. “…Il luogo comune di una certa 'anti-politica' che non sa riconoscere l'estrema funzione politica di un 'governo tecnico' disorienta i lavoratori e fa sì che da una parte si viva un senso di liberazione dal governo precedente con un malriposto “ottimismo” rispetto al futuro attendendo dall'altra che l'attuale governo sia il “meno peggio possibile… Tutto ciò non è né motivato, né razionale, ma sta facendo vivere a gran parte della popolazione italiana un contraddittorio senso di rassegnazione misto ad una speranzosa attesa rispetto al futuro...” (sempre dal comunicato del 21/11).
Ma di quali lavoratori parliamo? O si guardano troppo i sondaggi televisivi? E’ difficile poter vedere “ottimismo” o “speranzosa attesa” nelle facce degli operai della Fiat di Termini Imerese, dei disoccupati del sud, dei lavoratori immigrati delle cooperative al Nord, ma anche dei lavoratori del Pubblico Impiego in cui piuttosto c’è la preoccupazione che non riescano quest’anno a vedere la 13°, ecc.
Sembra sinceramente che i dirigenti dei sindacati di base e in particolare l’Usb, guardino con lenti politiciste la realtà.

Certo, non vogliamo affatto dire che la situazione è semplice, che i lavoratori sono disposti a scendere in massa in sciopero, ma oggi è necessario, ancor più di ieri, fare i fatti, che i fatti, anche se minoritari all’inizio, diventino ragionamento discriminante nella realtà, punto di riferimento chiaro di quale scontro è necessario con governo e padroni".

venerdì 2 dicembre 2011

pc 3 dicembre - contro il governo Monti lotta a tutto campo!





















Alcuni momenti della manifestazione del 2 dicembre a Palermo di lavoratori, precari, giovani
organizzati nello Slai Cobas per il sindacato di classe e nell'USB contro le politiche antioproletarie e antipopolari del "nuovo" governo Monti

pc 3 dicembre - DALMINE: contro il governo Monti, sciopero generale dal basso, non paghiamo la vostra crisi, rivolta operaia ora

Siamo contro il governo Monti che, dietro all’aggettivo “tecnico", e grazie alla devastante copertura dei politicanti di tutti gli schieramenti, nasconde un esecutivo espressione delle banche e di Confindustria.


Un governo che scaricherà la crisi economico-finanziaria, sui lavoratori e sui ceti popolari con l'attacco alle pensioni, ai salari, ai contratti nazionali, ai servizi sociali, l’ulteriore aumento dell’iva, privatizzazioni e liberalizzazioni, tutto per garantire gli interessi della finanza mondiale e del padronato.

Un esecutivo che è perfettamente in sintonia col fascismo padronale del piano Marchionne, nelle fabbriche e nei luoghi di lavoro, che per noi lavoratori significa più sfruttamento, attacco ai diritti (licenziamenti facili, art.8), alla rappresentanza e in particolare al diritto di sciopero.

Mentre i sindacati confederali, prima Cisl e Uil e poi anche la Cgil, si arrabattano per riuscire a realizzare l'ennesimo patto con il governo e con i padroni a spese dei lavoratori.

E intanto che il paese crolla per incuria e speculazione, le fabbriche chiudono, la disoccupazione giovanile è ai massimi storici, aumentano le spese militari e quelle per inutili grandi opere (TAV-BREBEMI), i politici continuano a rubare e chiedere a noi sacrifici è ora di dire

BASTA, ABBIAMO GIÀ DATO!

E’ necessario rispondere con una lotta a tutto campo, per questo,

facciamo appello a lavoratori, precari, donne, studenti, immigrati, disoccupati, perchè ci si unisca per mettere in atto forti mobilitazioni che costringano il governo a ritirare i suoi piani di macelleria sociale.

GOVERNO TECNICO = GOVERNO DEI PADRONI

SLAI COBAS per il sindacato di classe

SEDE DALMINE Viale Marconi,1 (BG) 335/5244902 cobasdalmine@infinito.it

pc 3 dicembre - la guerra popolare in india non si ferma neanche un momento

in spagnolo in via di traduzione

Alrededor de 150 guerrilleros del maoísta Ejército Guerrillero Popular de Liberación irrumpieron ayer en Maharashtra tomando el gram panchayat (institución de nivel de autogobierno local) e incendiando el edificio Armori Taluka (unidad administrativa), a alrededor de 55 kilómetros del distrito de Gadchiroli, en Maharashtra.

Los maoístas incendiaron los muebles y documentos en cuatro habitaciones, los de la secretaria, el sarpanch (jefe de institución de nivel de autogobierno) y una sala de reunión incluidos.

Los guerrilleros actuaron divididos en dos equipos, mientras uno prendia fuego a la oficina de panchayat, el otro realizaba acciones de agitación y propaganda en el teatro local de Maharashtra.

Los maoístas tomaron el control del escenario en el festival de teatro local, en el famoso teatro de Jharipatti. Dos mujeres maoístas armadas subieron al escenario y se hicieron cargo de la megafonía.

Gritaron consignas en recuerdo del camarada mártir Kishanji e hicieron un llamamiento a las masas para participar en el ' Bharat Bandh' (huelga de toda la India) para el 4 y 5 de diciembre.

Además, los maoístas van a conmemorar el aniversario del Ejército Guerrillero Popular de Liberación (PLGA) entre 2 y 9 de diciembre.

pc 2 dicembre - India verso due giorni di sciopero 48-hour ‘Bharat Bandh’ on December 4-5!!

Press Release COMMUNIST PARTY OF INDIA (MAOIST)
COMMUNIST PARTY OF INDIA (MAOIST)

CENTRAL COMMITTEE

Condemn the brutal murder of Comrade Mallojula Koteswara Rao, the beloved leader of the oppressed masses,
the leader of Indian revolution and CPI (Maoist) Politburo member!


Observe protest week from November 29 to December 5
and 48-hour ‘Bharat Bandh’ on December 4-5!!



(Abhay)


Spokesperson,


Central Committee,


CPI (Maoist)

pc 2 dicembre - il male invisibile della sardegna

Lungo alcuni tratti di costa della Sardegna la vita e la morte, la bellezza e l’incubo, le guerre simulate e le morti vere sono divise da un confine sempre più sottile. Un confine lungo il quale corre il fronte interno più grande d’Europa, che dal dopoguerra ad oggi ha snaturato territori di una bellezza spesso struggente trasformandoli in teatri di esercitazioni e sperimentazioni di morte. Chi vive lungo quel confine parla di Sindrome di Quirra, un male invisibile e oscuro, fatto di decine di morti apparentemente inspiegabili, che ha portato nel cuore del Mediterraneo l’incubo della contaminazione da polveri di guerra. Un incubo tanto impalpabile quanto micidiale, che accomuna questo fronte interno ai teatri di guerra come i Balcani e l’Iraq. Ma non solo. Inquinamento elettromagnetico, fanghi tossici, rifiuti pericolosi, e tutto il repertorio di scorie che un selvaggio abuso militare e industriale porta con sé. Poligoni militari, la più grande raffineria del bacino del Mediterraneo, uno stuolo di produzioni industriali ad alto impatto sanitario e ambientale che vivacchiano intorno a desueti distretti minerari, tra i più vasti e malandati del vecchio continente. Corpi estranei che regalano morte, al presente e al futuro, in cambio di incerte e malsane buste paga. Lo sa il vento è un viaggio in alcuni angoli d’inferno che stanno dietro le quinte di un paradiso, la storia paradossale della terra che vede alcuni dei più incontaminati e suggestivi tratti di Mediterraneo convivere con bombe ambientali sul punto di esplodere. Dopo decenni di complicità, omissioni e silenzi, c’è chi contro le guerre simulate e gli abusi mascherati ha dichiarato una vera e quotidiana battaglia. Quella per avere la verità sul proprio destino.

Carlo Porcedda, giornalista, sceneggiatore e documentarista, ha pubblicato inchieste e reportage per D-la Repubblica delle Donne, Quark, El Mundo, Il Venerdì, l’Espresso. Tra i suoi lavori, il cortometraggio La cura, i documentari L’isola dei centenari e la videoinchiesta Lingotti al cianuro.

Maddalena Brunetti, cronista di nera e giudiziaria, ha pubblicato articoli per diverse testate quali Corriere della Sera, Epolis, Sette. Dal 2010 vive e lavora a Cagliari dove collabora con Sardegna Quotidiano e l’Agi.

pc 2 dicembre - lo slai cobas per il sindacato di classe di taranto apre il 'fuoco' contro il governo Monti

A taranto non aspettiamo nessuno, nè confronti con le parti sociali' nè assemblee nazionali per decidere che ora bisogna lotta re contro questo governo tutti i giorni e con tutti i mezzi
per questo oggi in piazza castello sotto il comune precari e disoccupati sono scesi in piazza
prima tremonti, oggi monti siamo sempre noi che paghiamo i conti
di governi dei padroni non ne possiamo più, bruciamoli tutti dentro le auto blu
ICI-Pensioni- carovita con questi governi facciamola finita
non paghiamo la vostra crisi e il vostro debito
vogliamo lavoro e salario garantito
basta essere precari e impoveriti a vita
assemblea pubblica e decisione di lotta permanente con nuovo appuntamento di piazza per martedì 6 dicembre ore 16.30 quando abbiamo conosciuto esattamente i provvedimenti
al mattino l'assemblea l'avevano fatta i lavoratori cimiteriali della coop l'ancora
che hanno affermato 'stiamo lottando per avere quattro soldi di aumento nel nuovo appalto, ma ora se li prende il governo Monti ! basta!"
e dopo i presidi alle portinerie di giovedì domani tocca agli operai ilva che si stanno autorganizzando nello slai cobas per il sindacato di classe
ma ogni giorno da lunedì assemblee e iniziative sui posti di lavoro , come pure sotto le sedi delle istituzioni

slai cobas per il sindacato di classe taranto
cobasta@libero.it

pc 2 dicembre - Operai Dalmine contro il governo Monti

2 dicembre 2011

Mobilitazione alle fabbriche contro il governo dei padroni e dei banchieri

cambio turno Tenaris Dalmine


Slai Cobas per il sindacato di classe - Bergamo



pc 2 dicembre - Palermo Basta con il "nuovo " governo dei sacrifici - Contro il governo Monti

Basta con il "nuovo" governo dei sacrifici Contro il governo Monti


MANIFESTAZIONE PIAZZA POLITEAMA - PALERMO GIORNO 2 DICEMBRE 2011 ALLE ORE 16.00


Attacco alle pensioni, aumento delle tasse, aumento dell’iva anche sui beni di prima necessita… "liberalizzazioni" e privatizzazioni di tutto ciò che è pubblico, insomma un governo “lacrime e sangue”… da “macelleria sociale”… con un pacchetto di misure “impressionante” come lo ha definito perfino la Merkel, chiamiamolo come vogliamo il fatto è che questo governo sta preparando una politica che aggraverà ancora di più quella del governo precedente.


E la piattaforma da cui è stato lanciato il governo Monti/Napolitano è proprio quella del governo Berlusconi che con le ultime manovre estive, i cosiddetti maxiemendamenti, e la legge di stabilità ha già provato ad annullare completamente le conquiste dei lavoratori: tra queste ci sono infatti i licenziamenti facili (l'art. 8) sia nel privato che nel pubblico impiego.Con la scusa del governo tecnico e con la scusa delle pressioni dell'Unione, quindi, Monti coglie l'occasione per portare fuori dalla crisi l’economia del paese scaricandola sulle masse popolari, sui più deboli, continuando a tenere in piedi i profitti delle grandi aziende e delle banche.E in questo il signor Monti si trova a suo agio dato che non la pensa così da oggi, ha già detto da tempo che in questo paese c’è un grosso ostacolo alle "riforme", ma che questo ostacolo si può superare. "


L'abbiamo visto di recente – dice - con le due importanti riforme dovute a Mariastella Gelmini e a Sergio Marchionne. Grazie alla loro determinazione, verrà un po' ridotto l'handicap dell'Italia nel formare studenti, nel fare ricerca, nel fabbricare automobili." In perfetta continuità, quindi, con il governo precedente!!!Mentre le banche, ben inserite nella finanza internazionale che muove miliardi di miliardi, continuano a fare profitti, ricordiamo al sig. Monti quello che riporta una inchiesta uscita in questi giorni della stessa Unione Europea:“ben 116 milioni di cittadini europei minacciati dalla povertà e addirittura in 42 milioni quelli finiti in stato di indigenza”; “l'ulteriore aggravamento della crisi e della disoccupazione nel 2011 rischia di accentuare negativamente questi dati allarmanti”; “la condizione particolarmente disagiata soprattutto degli anziani e dei bambini poveri.”; “scarsità di affitti a prezzi contenuti”; “difficoltà di accesso a un'istruzione adeguata”; “contrazione delle opportunità di lavoro sufficientemente remunerativo per i giovani e per le donne”; e queste sono cifre ufficiali!


Mentre i sindacati confederali, prima Cisl e Uil e poi anche la Cgil, sono alla ricerca dell'ennesimo patto con il governo e con i padroni a spese delle masse popolari si rende necessaria una lotta a tutto campo nella quale si devono impegnare i lavoratori, precari, donne, immigrati e disoccupati, con forti mobilitazioni su tutti i terreni che costringano il governo a ritirare i piani di "riforma" sociale…


FERMIAMOLI !!!


USB unione sindacale di base - SLAI Cobas per il sindacato di classe - Palermo

pc 2 dicembre - Ravenna 2/12 alla Marcegaglia contro il governo Monti

Per il 2 dicembre lo Slai cobas per il sindacato di classe promuove una giornata di lotta nazionale contro il governo Monti che si prepara a scaricare la crisi sui lavoratori.
In questi giorni abbiamo iniziato una raccolta firme alla Marcegaglia con una buona partecipazione degli operai, dipendenti e ditte esterne, a dimostrazione che nelle fabbriche gli operai hanno compreso la vera natura di questo governo e intendono contrastare la sua azione.
Il 2 dicembre alle ore 13.15 faremo un volantinaggio davanti ai cancelli della Marcegaglia e presenteremo ai giornalisti invitati per una conferenza stampa davanti ai cancelli del sito di Ravenna la mozione dello Slai cobas per il sindacato di classe sostenuta dagli operai.


Diciamo Basta a banche, padroni e ogni governo dei padroni!
Non vogliamo pagare il vostro debito e la vostra crisi!
Vogliamo lavoro, salario garantito, salute e sicurezza sui posti di lavoro, fine della precarietà.



Di seguito volantino e mozione:

Il governo Monti è nato per la difesa degli interessi delle banche, della finanza internazionale, dei padroni. La sostanza delle sue dichiarazioni "ci vuole un'altra politica"… "impopolare"… “un lavoro enorme da fare” è il messaggio che ha mandato ai lavoratori, cioè la sua azione sarà quella di attacco alle condizione di vita e di lavoro degli operai. Non è un caso che ha nominato ministri come Fornero e Passera in dicasteri chiave per la sua politica economica, cioè attacco alle pensioni e licenziamenti di massa (Passera come amministratore delegato delle Poste Italiane ha già tagliato oltre 20mila posti di lavoro). Così come non è un caso che ha nominato un prefetto agli Interni e un ammiraglio alla Difesa per militarizzare ancora di più la sua politica contro l'opposizione sociale. Avremo così più stato di polizia in risposta alle rivendicazioni sociali.
Gli operai non hanno una rappresentanza sindacale e politica per contrastare l'azione di un governo antioperaio e antipopolare. I confederali lo sostengono e le forze politiche parlamentari sono tutte unite nell'appoggiarlo.
Ora bisogna raccogliere e organizzare la forza degli operai per difendere i nostri interessi di classe, schierarci e mobilitarci per lo sciopero generale contro questo governo.
Per questo lo Slai Cobas per il sindacato di classe sta facendo circolare una mozione tra gli operai della Marcegaglia su cui raccogliere le firme.

La mozione:
Noi sottoscritti operai della Marcegaglia di Ravenna e ditte esterne siamo contro il governo Monti che, dietro l'immagine di governo "tecnico" e con la copertura dell'unità nazionale,




• nasconde la sua vera natura di un esecutivo espressione delle banche e di Confindustria senza avere avuto alcuna legittimità democratica ed elettorale
• si prepara a scaricare la crisi economico-finanziaria con una nuova stangata sui lavoratori e le masse popolari con l'attacco alle pensioni, ai salari, ai contratti nazionali, ai servizi sociali, per garantire la finanza mondiale e gli interessi del padronato
• difende il fascismo padronale del piano Marchionne nelle fabbriche e nei luoghi di lavoro che per noi operai significa più sfruttamento, attacco ai diritti, in particolare quello di sciopero

Vogliamo una mobilitazione immediata e lo sciopero generale costruito dal basso per difendere i nostri interessi di operai: lavoro, salari dignitosi e garantiti, salute e sicurezza nei posti di lavoro e fine della precarietà

Slai Cobas per il sindacato di classe-Ravenna
cobasravenna@libero.it
tel. 339/8911853

pc 2 dicembre - Taranto contro il governo Monti, che la lotta cominci

taranto
giovedì 1 presidio- comizio volante a tutte le portinerie ilva
venerdì 2 manifestazione in piazza castello dalle ore 9
sabato 3 assemblea operaia al centro sportivo magna grecia

non condividiamo la decisione dei sindacati di base di revocare la giornata di lotta del 2 dicembre

alla assemblea nazionale di roma del 3 dicembre lo slai cobas per il sindacato di classe partecipa come osservatore

slai cobas per il sindacato di classe taranto

giovedì 1 dicembre 2011

pc 1 dicembre - Libertà per i compagni arrestati il 15 ottobre a Roma. Il 5 dicembre tutti e tutte a P.le Clodio

15 ottobre: Liberi/e tutti/e il 5 dicembre tutti e tutte a P.le Clodio.

La caccia alle streghe scatenata dai mass-media capitanati da “La Repubblica” dopo la manifestazione del 15 ottobre, comincia a dare i suoi frutti avvelenati. Dopo l’ormai abituale abuso della carcerazione preventiva, stavolta ai danni di giovani manifestanti rastrellate/i a caso il 15 ottobre stesso, si è avuta la prima, vergognosa sentenza. Giovanni, 22 anni, è stato condannato a 3 anni e 4 mesi per il reato di resistenza a pubblico ufficiale. Avete capito bene: in un paese dove si muore sotto le macerie dei palazzi costruiti da speculatori senza scrupoli, dove i prefetti versano rifiuti tossici in mare, dove si muore lavorando per 4 euro l’ora in nero, i giudici puniscono la ribellione di massa alle selvagge cariche della polizia in p.za San Giovanni con una spropositata pena detentiva, alla pari di una condanna per omicidio. Poco importa se l’impianto accusatorio appare debolissimo, così come gli indizi a carico dei singoli denunciati; la giurisprudenza non c’entra nulla: lo scopo è quello di spaventare chiunque nei prossimi mesi vorrà di nuovo scendere in piazza per opporsi alle condizioni di sfruttamento che governanti, banche e padroni ci stanno imponendo. é questo che sta pagando chi si trova ai domiciliari o in carcere (Giovanni e Carlo) da oltre un mese. Per non lasciare che questa la repressione agisca nel silenzio, invitiamo tutte e tutti ad essere presenti a piazzale Clodio il 5 dicembre h 10, giorno in cui si terrà l’udienza del processo contro tre delle/degli arrestate/i del 15 Ottobre: Ilaria, Robert e Stefano. Lo stato chiama la propria violenza giustizia e quella di chi gli resiste crimine.

Le Compagne e i Compagni di Roma

pc 1 dicembre - Grandi opere=corruzione, devastazione ambientale, tangenti con la politica e le istituzioni

Il sospetto dei carabinieri di Brescia e della procura Antimafia è che nel sedime dell'autostrada Brebemi siano finiti rifiuti tossici non tratti, per mano di un paio di società del gruppo Locataelli di Grumello del Monte. In arresto, nella notte tra il 29 e il 30 Brebemi e rifiuti, sono finite 10 persone. Alcune in carcere, altri agli arresti domiciliari.
In carcere:

Pierluca Locatelli di Grumello del Monte, presidente dell'omonimo gruppo edilizio che ha come capofila la società "Locatelli Geom. Gabriele", accusato di corruzione e di violazione dell'articolo 260 della legge sui rifiuti del 2006, che include traffico illecito di rifiuti, frode in pubbliche forniture e truffa aggravata.

Giuseppe Rotondaro, dirigente dell’Arpa Lombardia, accusato di corruzione (avrebbe ricevuto 10 mila euro) per permettere a Locatelli di avere autorizzazioni sulla cava di Cappella Cantone, in provincia di Cremona.

Franco Nicoli Cristiani, attuale vicepresidente del consiglio regionale, ex assessore all'Ambiente, aveva nominato Rotondaro tra i dirigenti dell'Arpa. I carabinieri hanno trovato in casa sua 100 mila euro, che rappresenterebbero una tangente di Pierluca Locatelli per fare pressioni su Rotondaro e ottenere le autorizzazioni a Cappella Cantone, a Cremona.

Andrea David Oldrati, nato in Svizzera, architetto residente in provincia di Bolzano, titolare e responsabile di Terra Verde srl, società di Gorlago, tra le principali realtà di consulenza del gruppo Locatelli.


Ai domiciliari:

Orietta Rocca, moglie di Pierluca Locatelli, amministratrice di alcune società del gruppo, accusata di corruzione aggravata e violazione dell'articolo 260.

Giambattista Pagani di Pontoglio, considerato dagli inquirenti un factotum del gruppo Locatelli, accusato di violazione dell'articolo 260.

Egidio Grechi di Romano di Lombardia, accusato di violazione dell'articolo 260, consulente ambientale del gruppo Locatelli

Walter Rocca di Bolgare, responsabile della discarica Biancinella di Calcinate, di proprietà del gruppo Locatelli.

Bartolomeo Gregori di Telgate, assessore comunale, responsabile della movimentazione e degli spostamenti del gruppo Locatelli, accusato di violazione dell'articolo 260.

Giorgio Oprandi, 31enne di Vertova, consulente di Andrea David Oldrati della Terra Verde srl.

pc 1 dicembre - NO TAV; NO BREBEMI

Brebemi, due cantieri sequestrati


Dieci arresti, in carcere Locatelli

30 novembre 2011Cronaca

Carabinieri nei pressi del cantiere della Brebemi di Fara Olivana

Franco Nicoli CristianiSotto il cantiere della Brebemi sarebbero stati messi rifiuti illeciti, usati per fare il sottofondo della strada invece di essere trattati nel centro di raccolta di Calcinate. È bufera nell'ambito dell'inchiesta sui cantieri della Brebemi. Il vicepresidente del consiglio della Regione Lombardia, il 68enne bresciano Franco Nicoli Cristiani, e appartenente al Pdl, è stato arrestato all'alba di mercoledì 30 novembre dai carabinieri di Brescia.



In manette anche il presidente del gruppo Locatelli di Grumello del Monte, Pierluca Locatelli, e il coordinatore degli staff della direzione generale di Arpa Lombardia Giuseppe Rotondaro. I tre sono accusati di corruzione e traffico illecito di rifiuti. Alla questione dell'uso illecito dei rifiuti, i tre sono infatti protagonisti anche di un'altra indagine: la presenza di una discarica di amianto realizzata nel Cremonese. Giovedì pomeriggio Nicoli Cristiani sarà sottoposto all'interrogatorio di garanzia nel carcere di Brescia, venerdì pomeriggio sarà invece il turno di Locatelli.



Ma andiamo con ordine. Pierluca Locatelli è presidente del Gruppo Locatelli, a cui fanno capo numerose società: la Locatelli geometra Gabriele Costruzioni, la Asfalti geometra Locatelli, la Trasporti geometra Locatelli, la Recycling geometra Locatelli, la Origini srl - che si occupa di commercio e produzione edilizia -, la Cave Nord srl e la Tecnofrese, che si occupa di asfaltatura strade.



Secondo l'accusa e le ricostruzioni effettuate dai carabinieri e dalla polizia, Locatelli avrebbe consegnato lo scorso 26 settembre 100 mila euro a Rotondaro, che sarebbero stati poi consegnati a Nicoli Cristiani. Denaro che le forze dell'ordine avrebbero trovato, secondo le loro dichiarazioni, nelle perquisizioni effettuate nello studio del politico: i soldi erano suddivisi in due buste ed erano in banconote da 500 euro. Davanti ai soldi individuati dalle forze dell'ordine Nicoli Cristiani avrebbe detto: «Sono rovinato», poi sarebbe stato trasferito in carcere.



Sempre secondo le ricostruzioni delle forze dell'ordine il 30 settembre scorso Locatelli avrebbe anche consegnato 10 mila euro a Rotondaro. Queste presunte tangenti, secondo l'accusa, sarebbero servite per permettere alla Locatelli di avere le autorizzazioni necessarie per l'apertura di una cava a Cappella Cantone, nel Cremonese, nei fatti trasformata in discarica di amianto.



QUATTRO SEQUESTRI

Con le medesime accuse - corruzione e traffico illecito di rifiuti - in manette è finita anche Orietta Rocca Pace, moglie di Locatelli e proprietaria e amministratrice di alcune delle società del Gruppo Locatelli: per lei sono stati decisi gli arresti domiciliari.



Sequestrati anche la cava-discarica di amianto, a Cappella Cantone nel Cremonese - sotto la gestione della Cave Nord Srl del Gruppo Locatelli -, un impianto di trattamento rifiuti a Calcinate, in località Biancinella - anche questo sotto la gestione della Locatelli - e due cantieri della Brebemi: uno a Fara Olivana con Sola e uno a Cassano d'Adda. Questi ultimi tre sequestri si rifanno al filone d'indagine relativo alla questione dell'uso illecito dei rifiuti sotto il manto stradale della Brebemi.



GLI ALTRI ARRESTI

In manette, e tutti agli arresti domiciliari, altri cinque bergamaschi e tutti accusati per traffico illecito di rifiuti. Si tratta di Giorgio Oprandi, 31enne di Vertova e consulente ambientale e dipendente di Terra Verde, azienda che si occupa di consulenza ambientale per la Locatelli; Bartolomeo Gregori, 42enne di Telgate, responsabile della gestione autisti e trasporti del Gruppo Locatelli; Valter Rocca, 43enne di Bolgare e titolare dell'impianto di Calcinate, in località Biancinella; Egidio Grechi, 52enne di Romano di Lombardia, consulente ambientale interno alla Locatelli, e Giovanni Battista Pagani di Pontoglio, considerato dagli inquirenti il factotum di Pierluca Locatelli. In carcere, invece, Andrea David Oldrati, della provincia di Bolzano, titolare della Terra Verde Srl e sempre accusato di traffico illecito di rifiuti.



UN LAVORO IMPONENTE

Le ordinanze di custodia cautelare in carcere sono state emesse dal gip Bonamartini e le indagini, cominciate otto mesi fa e coordinate dai pm Silvia Bonardi e Carla Canaia, hanno visto in azione i carabinieri del comando provinciale di Brescia e le forze di polizia. Un lavoro lungo e imponente: circa 150 militari mobilitati e un elicottero in azione, oltre che in Bergamasca, nelle province di Brescia, Cremona e Milano. Le forze dell'ordine avrebbero effettuato lunghi mesi di intercettazioni telefoniche e ambientali, con tanto di cimici sulle auto delle persone ora in manette. Tra loro Locatelli, che sarebbe stato intercettato proprio mentre portava le presunte tangenti.



LE INDAGINI DA ORZINUOVI

Le indagini sono quindi partite proprio dall'impresa bergamasca Locatelli, che già era stata nel mirino delle forze dell'ordine per una questione di traffico di rifiuti che la vide coinvolta in merito ai lavori della tangenziale Orzinuovi. Da lì i militari avrebbero esteso le indagini, arrivando appunto ai lavori per la Brebemi e trovando due strade su cui indagare: la discarica di amianto nel Cremonese e l'uso illecito dei rifiuti sotto la Brebemi. Nell'ambito delle indagini le forze dell'ordine hanno effettuato anche una perquisizione nella sede della Locatelli di Grumello del Monte. Secondo l'accusa di corruzione l'impresa Locatelli avrebbe dato 100 mila a Nicoli Cristiani e 10 mila a Rotondaro per ottenere le dovute autorizzazioni per la realizzazione della discarica di amianto a Cappella Cantone. I rifiuti, inoltre, invece che essere trasferiti alla discarica di Biancinella - che fa appunto capo alla Locatelli -, sarebbero stati scaricati sotto la Brebemi.

I carabinieri hanno inoltre informato che proprio questo impianto di smaltimento rifiuti in località Biancinella lavora su autorizzazione che arriva dalla Provincia di Bergamo. Secondo i militari, nel corso degli ultimi tempi via Tasso avrebbe modificato parte delle autorizzazioni di questo centro di raccolta, variando i quantitativi e le tipologie di materiali di stoccaggio.

pc 1 dicembre - Adama è libera!

apprendiamo la notizia della liberazione di adama, frutto anche della mobilitazione e denuncia molto estesa, parte dell'importante lotta contro Cie, razzismo, rigiriamo volentieri il comunicato

Stasera dal Cie di via Mattei è uscita una migrante che per tre mesi è stata imprigionata senza alcuna colpa, come d’altra parte del tutto immotivata continua a essere la detenzione di tutti gli altri migranti in tutti gli altri Cie d’Italia e d’Europa. Stasera però noi possiamo dire: Adama è libera! Abbiamo potuto riabbracciare e accompagnare in un luogo sicuro una donna colpita prima dalla violenza di un uomo e poi da quella delle istituzioni. Adama è libera! Il suo coraggio e la protesta collettiva di migliaia di donne e di uomini, e ancora la presa di posizione di decine di associazioni, hanno reso possibile ciò che fino a pochi giorni fa sembrava impossibile. Adama è libera! La brezza fresca e impetuosa della nostra rivolta ha aperto per una volta la porta di quel luogo inutile e brutale che è il Cie. Ci sarà tempo nei prossimi giorni per altre considerazioni. Ora, ciò che importa, è che Adama è libera e può prendere in mano la sua libertà.

Migranda

www.migranda.org

pc 1 dicembre - In morte del compagno Kishenji - Dichiarazione PCm



pc 1 dicembre - 14-22 gennaio settimana Internazionale di mobilitazione a sostegno della guerra popolare in India - Dedicata al compagno Kishenji

pc 1 dicembre - comunicato di proletari comunisti

Problemi tecnici stanno rendendo in questi giorni difficoltoso il problema della gestione del blog, non permettendoci di fornire tramite essa informazioni, orientamenti e indicazioni puntuali su diverse questioni che sono importanti.
Pensiamo entro una settimana di poter risolvere questi problemi, che stanno ostacolando anche l'uscita del giornale-foglio proletari comunisti previsto in uscita già da due settimane e che pensiamo possa uscire ora entro il 10-15 dicembre.

Ribadiamo qui quelle che sono le nostre posizioni e linee di lavoro:

- opposizione immediata e intransigente al governo Monti, ai suoi provvedimenti antioperai e antipopolari, alla sua maggioranza PD-PDL-UDC, ai 'baciatori di rospi' che sono presenti nel movimento a sinistra, ai sindacati confederali cisl-uil e alla posizione della cgil della Camusso che ne condividono l'esigenza anche se esprimono
qualche distinguo a qualche singola misura;
- opposizione intransigente significa scioperi e manifestazioni anche di piccola minoranza per dare un segnale, una indicazione e offrire un punto di riferimento - per questo consideriamo sbagliata la decisione di alcune organizzazioni sindacali di base di revocare la iniziativa di lotta, prevista per il due dicembre.
Siamo per lo sciopero generale a breve, ma non la ennesima ripetizione di scioperi tradizionali, bensi di accendere mille fuochi di protesta e rivolta operaia e popolare, assediando le sedi delle istituzioni, dei partiti parlamentari, delle organizzazzioni sindacali nella prospettiva della rivolta operaia e popolare indispensabile per fermare la mano dei padroni e dei loro governi che scaricano selvaggiamente la crisi sulle masse.. e nel fuoco di questa strada che bisogna costruire unità a livello sindacale, sociale e politico; unità per fare le cose che indichiamo, altrimenti siamo per la divisione e la separazione tra linea proletaria e ogni tipo di linea e di organizzazzione che non persegua questa strada; in questo senso consideriamo il 15 ottobre e gli avvenimenti in quella data avvenuti nella manifestazione di roma, non una cosa passata a cui andare oltre, bensì un elemento di chiarezza, non tanto per le forme specifiche con cui il conflitto si espresso, ma per la natura di esso prima durante e dopo il 15 ottobre, da qui discende che consideriamo il cobas confederazione di bernocchi, uniti dper l'alternativa di casarini fuori dalla battaglia per l'unità proletaria, per la lotta proletaria, per l'organizzazione proletaria, per la rivolta proletaria.
- Il secondo fronte è quello della fiat. Il fascismo padronale di Marchionne, categoria scientifica e di classe, individuata con assoluta primizia da proletari comunisti, viene ora riconosciuto come tale da altre realtà del mondo sindacale e politico; questo riconoscimento è benvenuto; ma bisogna trarne le conseguenze: come si lotta contro il fascimo padronale in fabbrica e nella società ?
- Noi conosciamo una sola maniera: la resistenza con le forme di guerra di classe politica e sociale che essa richiede. Nelle prossime settimane e mesi occorre costruire questa rete operaia di resistenza negli stabilimenti fiat e ovunque il piano Marchionne e il fascismo padronale venga attuato - questa rete nasce dalla divisione all'interno della fabbrica e nelle organizzazioni sindacali tra componenti consapevoli che vogliano agire in forma organizzata in questo senso e riformismo di varia natura e stampo.
Rispetto quindi a questi due fronti, non si tratta di attardarsi in forme organizzative esistenti in quanto tali. Ma trasformarle e crearne di nuove che discendano dalla linea e dal piano di lavoro da attuare e dagli scopi di esso.
Un esempio positivo è stato nei mesi scorsi la rete nazionale per la sicurezza dei posti di lavoro; ora il metodo di essa va esportato sui fronti di lotta contro il governo Monti e il piano Fiat e adeguato alla diversa natura e forma necessaria allo scontro su questi due terreni.
Le attuali vertenze e lotte sindacali in atto, vanno considerate sotto due apetti:
uno è quello che esse diventino esemplari per tutto il proletariato e agiscano da fattore di propaganda, agitazione e organizzazione per tanti operai e proletari che si trovano nelle stesse condizioni;
l'altro è che vengano inserite nel quadro generale di lotta rappresentato dai due fronti enunciati prima.

proletari comunisti
1 dicembre 2011

mercoledì 30 novembre 2011

pc 30 novembre - il comunicato ufficiale del Partito comunista dell'India maoista per la morte del compagno Kishenji

Dichiarazione letta al funerale del compagno

24 novembre 2011 resterà una data nefasta negli annali della storia del movimento rivoluzionario indiani. La cricca fascista al potere, Sonia-Manmohan-Pranab-Chidambaram-Jairam Ramesh, che aveva rumorosamente strillato che PCI (Maoista) è “la più grande minaccia alla sicurezza interna”, in collusione col primo ministro del West Bengala Mamata Banerjee, hanno ucciso il compagno Mallojula Koteswara Rao dopo averlo catturato vivo con una cospirazione ben pianificata. La stessa cricca che il 1° luglio 2010 aveva ucciso il compagno Azad, portavoce del nostro partito, ha gettato ancora una volta la sua rete per spegnere la sua sete di sangue. Mamata Banerjee, che prima di arrivare al potere aveva versato lacrime di coccodrillo per l'omicidio del compagno Azad, dopo aver assunto la carica, mentre da una parte recitava la commedia del dialogo, dall’altra ha ucciso un altro dei più in alti dirigenti, il compagno Koteswara Rao, mostrando così apertamente la sua faccia antipopolare a fascista. I servizi segreti centrali e gli assassini servizi di intelligence di West Bengala e Andhra Pradesh, in un'operazione congiunta lo hanno inseguito e teso una trappola ben pianificata e poi vigliaccamente ucciso e ora vanno diffondendo la storia dello scontro. Il segretario centrale degli interni, R.K. Singh, mentre ammetteva che non sapevano per certo che fosse morto in uno scontro, allo stesso tempo ha proclamato che questo è un duro colpo per movimento maoista. Ha reso così palese la cospirazione che sta dietro questo omicidio. Il popolo oppresso manderà sicuramente alla tomba le classi dominanti sfruttatrici e loro padroni imperialisti, che sognano ad occhi aperti di poter annientare il partito maoista assassinando i dirigenti del movimento rivoluzionario.

Il Compagno Koteswara Rao, molto popolare nel partito e tra il popolo anche come Prahlad, Ramji, Kishenji e Bimal, era uno dei leader importanti del movimento rivoluzionario indiano. Il guerriero instancabile che non ha mai deposto il fucile mentre combatteva per la liberazione delle masse oppresse negli ultimi 37 anni, da quando mise la sua vita al servizio della sua ideologia. Era nato nel 1954 nella città di Peddapally, distretto di Karimnagar, nord Telangana, Andhra Pradesh. Allevato dal padre Venkataiah, già anziano, che era un combattente per la libertà, e dalla madre Madhuramma, anche lei progressiste, fin dall'infanzia Koteswara Rao assorbì amore per il suo paese e le masse oppresse. Nel 1969, mentre frequentava la scuola superiore nella città di Peddapally, partecipò allo storico movimento per la separazione del Telangana. Durante gli studi universitari al SRR college di Karimnagar, si unì al movimento rivoluzionario ispirato dai gloriosi movimenti di Naxalbari e Srikakulam. Nel 1974 iniziò a lavorare come membro attivo del partito. Durante il periodo buoi dell’emergenza, trascorse qualche tempo in prigione. Dopo la fine dell’emergenza, iniziò a lavorare come organizzatore del partito nel suo distretto natale di Karimnagar. Rispose all’appello della campagna di partito “andare ai villaggi” e viaggiando nei villaggi sviluppò i suoi legami con i contadini. Fu tra quelli che giocarono un ruolo di primo piano nella ripresa nel 1978 del movimento contadino popolare nota come Jagityal Jaitrayatra(Marcia di Vittoria di Jagityal). Nel corso di ciò, fu eletto membro del comitato distrettuale del comitato congiunto del Adilabad-Karimnagar del CPI (ML). Nel 1979, quando il comitato fu diviso in due comitati distrettuali, diventò segretario del comitato distrettuale del Karimnagar. Partecipò alla 12° Conferenza statale del partito in Andhra Pradesh, dove fu eletto al comitato dell’AP e assunse la responsabilità di segretario.

Fino al 1985, come membro della direzione del comitato statale dell’AP, ha svolto un ruolo cruciale nella diffusione del movimento in tutto lo stato e per lo sviluppo del movimento del Nord Telangana, che stava avanzando in prospettiva di zona di guerriglia. Ebbe un ruolo di primo piano nell’espansione del movimento al Dandakaranya (DK) e nel suo sviluppo. Nel 1986 fu trasferito in Dandakaranya e assunse la responsabilità di membro del Comitato della foresta. Guido le squadre guerrigliere e i villaggi nelle aree di Gadchiroli e Bastar del DK. Nel 1993 fu cooptato quale membro nel Comitato Organizzatore Centrale (COC).

Dal 1994 ha lavorato principalmente per diffondere e sviluppare il movimento rivoluzionario nelle parti orientale e settentrionale dell'India, tra cui Bengala Occidentale. In particolare fu straordinario il ruolo che ebbe nel riunire le forze rivoluzionarie del West Bengala, che si erano disperse dopo la sconfitta del movimento Naxalbari e nel rilancio del movimento rivoluzionario. Si fuse profondamente con le masse oppresse del Bengala e le varie sezioni del campo rivoluzionario, con determinazione imparò la lingua Bangla e lasciò un segno indelebile nei cuori del popolo. Lavorò senza soste per realizzare l'unità dei diversi gruppi rivoluzionari e rafforzare del partito.

Nella Conferenza Speciale di tutta l’India dell’allora PCI (ML) (People’s War) tenutasi nel 1995 Il compagno Koteswara Rao fu eletto membro del Comitato Centrale (CC). Nel 1998 si adoperò per ristabilire l'unità tra People’s War e Party Unity. Nel Congresso dell’allora PCI (ML) (PW) del 2001 fu rieletto nel CC e nell’Ufficio Politico. Assunse la responsabilità di segretario del Nord Regional Bureau (NBR), dirigendo i movimenti rivoluzionari negli stati di Bihar, Jharkhand, Bengala Occidentale, Delhi, Haryana e Punjab. Nello stesso periodo svolse un ruolo chiave nei colloqui per l’unità tra gli allora PW e MCCI. Dopo la fusione dei due partiti nel 2004, restò membro del CC e Politburo unificati e lavorando come membro dell’Eastern Regional Bureau (ERB). Concentro il suo lavoro principalmente sul movimento dello stato del Bengala Occidentale, e continuò a essere il portavoce dell’ERB.

Il compagno Koteswara Rao ha avuto un ruolo di primo piano nella gestione delle riviste del partito e nel campo della formazione politica all'interno del partito. Ha partecipato alla realizzazione delle testate Kranti, Errajenda, Jung, Prabhat, Vanguard e altre riviste di partito. Speciale il suo ruolo nel promuovere le varie riviste rivoluzionarie del Bengala Occidentale. Scrisse molti degli articoli teorici e politici di queste riviste. Era membro della sottocomitato per la formazione politica e svolse un ruolo di primo nell’insegnare il marxismo-leninismo-maoismo nelle file del partito. Lungo tutta la storia del partito ha giocato un ruolo memorabile per la crescita del movimento rivoluzionario, la ricchezza dei documenti di partito e lo sviluppo del movimento. Partecipò al Congresso al 9° Congresso Unitario del partito del gennaio 2007, dove fu ancora eletto membro del CC, e assunse ancora preso le responsabilità di membro del Politburo e del’ERB.

Di primo piano fu l’orientamento politico dato dal compagno Koteswara Rao ai e movimenti popolari in Singur e Nandigram, esplosi dal 2007 contro le politiche antipopolari e filo-multinazionali del governo social-fascista del PC marxista del Bengala Occidentale e in particolare alla gloriosa sollevazione e ribellione popolare in Lalgarh contro le atrocità della polizia. Dirigeva il comitato statale le file di tutto il Partito del Bengala Occidentale per guidare questi movimenti e al tempo stesso conduceva anche con intraprendenza la propaganda attraverso i media. Nel 2009, mentre la cricca Chidambaram cercava di confondere le classi medie parlando di negoziati e cessate il fuoco, svolse un lavoro importante per smascherarla. Enorme la mole di lavoro che fece per affermare l'importanza della guerra popolare e portare la politica rivoluzionaria tra le grandi masse. Il cammino di questo grande rivoluzionario, proseguito per quasi quattro decenni si è concluso bruscamente il 24 novembre 2011.

Amato popolo, democratici!

Condannate questo brutale assassinio. È il complotto delle classi dominanti per cancellare la direzione rivoluzionaria e privare il popolo di una guida corretta e della direzione proletaria. È un fatto noto che il movimento maoista è il principale ostacolo per i grandi razziatori e compradores che accumulano milioni nelle banche svizzere svendendo come noccioline per il Jal, la Giugla e e lo Zameen del paese agli squali imperialisti. La brutale offensiva lanciata su più fronti a livello nazionale negli ultimi due anni, chiamata “Operazione Green Hunt”, ha esattamente questo scopo. Questo assassinio a sangue freddo ne è parte. È dovere dei patrioti e di chiunque ami la libertà in questo paese proteggere il movimento rivoluzionario e la sua direzione come la pupilla dei propri occhi. Il che equivale a proteggere il futuro del paese e delle prossime generazioni.

Anche a 57 anni, compagno Koteswara Rao conduceva la dura vita del guerrigliero, come da giovane e riempiva di grande entusiasmo i quadri e le masse ovunque andasse. La sua vita dovrebbe servire in particolare da esempio e ispirazione per le giovani generazioni. Studiava e lavorava per ore, senza riposarsi e viaggiava a grandi distanze. Dormiva pochissimo, conduceva una vita semplice ed era un gran lavoratore. Aveva facilità a rapportarsi con persone di ogni età e provenienti da vari strati sociali, riempiendoli di entusiasmo rivoluzionario. Senza dubbio, il martirio del compagno Koteswara Rao è una grande perdita per il movimento rivoluzionario indiano. Ma il popolo del nostro paese è ancora più grande. Sono il popolo e i movimenti popolari che generano rivoluzionari coraggiosi e appassionati come Koteswara Rao. Gli operai,i contadini e i rivoluzionari che, dal Jagityal alla Giungla Mahal, si sono imbevuti dello lo spirito rivoluzionario di Koteswara Rao e si sono armati dell’energia rivoluzionaria che ha diffuso in tutto il paese porteranno sicuramente Rivoluzione di Nuova Democrazia indiana sulla via della vittoria. Spazzeranno via gli imperialisti e i loro lacchè, i latifondisti e la borghesia compra dora e burocratica e i loro rappresentanti, come Sonia, Manmohan, Chidambaram e Mamata Banerjee.

Il nostro CC fa appello al popolo di questo paese a tenere una settimana di protesta dal 29 novembre al 5 dicembre e a osservare 48 ore di “Bharat Bandh” il 4 e 5 dicembre, per protestare contro il brutale assassinio del compagno Koteswara Rao. Facciamo appello a tenere varie iniziative, come riunioni, comizi, dharnas, indossare coccarde nere, blocchi stradali ecc in protesta contro questo assassinio. Chiediamo che i treni, strade, esercizi commerciali e istituzioni educative restino chiuse e che ogni tipo di scambio commerciale sia bloccato come parte del "Bharat Bandh" il 4-5 dicembre. Sono però esclusi dal Bandh i servizi sanitari.

Abhay, portavoce, PCI(Maoista).

pc 30 novembre - Milano squadrismo padronale contro la lotta operaia

l'azienda ricorre allo squadrismo per spezzare la lotta degli operai.
Il secondo giorno di sciopero si conclude con un'aggressione squadrista guidata dal presidente del Consorzio
Safra in persona (il sig. Longo, già noto per aver subito una gambizzazione qualche anno fa) e da persone
estranee all'attività presso l'Esselunga e uno dei capi-reparto del magazzino salumeria (il sig. Bosso, le cui
dimissioni fanno parte della piattaforma di lotta).
All'azione hanno partecipato una cinquantina di persone, fra cui una quindicina di mazzieri provenienti da altri
luoghi di lavoro e reclutati dopo che, all'una di pomeriggio, un'analoga operazione era stata sventata da
rapporti numerici chiaramente sfavorevoli al Consorzio. Verso le 16,30, invece, il plotone di crumiri con alla
testa su un'auto il titolare del consorzio avanza deciso, cordonato e compatto come una squadra d'assalto,verso
il presidio e va direttamente allo scontro fisico con gli scioperanti (per il video premi ctrl+clic, qui:

http://www.youtube.com/watch?v=Qo4DSKrhGW8

La situazione degenera in fretta, lo scontro fisico provocato è inevitabile e, alla fine, una ventina di persone varcano i cancelli (è da ricordare che il presidio ha da sempre preferito "filtrare" i crumiri invitandoli a desistere di entrare a lavorare senza esercitare nessun atto di violenza ma di persuasione). Il resto desiste e decide di allontanarsi oppure di discutere con gli scioperanti,
confermando le minacce ricevute nel caso non fossero entrati e di non avere in ogni caso intenzione di entrare
a lavorare scontrandosi con dei colleghi in lotta.
Va sottolineata l'olimpica assenza delle forze dell'ordine che però giungono in forza durante l'assemblea
conclusiva della giornata e danno il meglio di sè cominciando a peruqisire il presidio permanente e i suoi
dintorni alla ricerca di...."armi da picchetto".
Dopo un mese di mobilitazione permanente, dopo due giorni di sciopero che hanno preso di mira i reparti del
"fresco" mostrando la possibilità di colpire profondamente gli interessi economici aziendali, alla vigilia
dell'inizio del procedimento per discriminazione nei confronti dei delegati licenziati, i dirigenti Safra perdono
la testa e cercano di far leva sui rimasugli di crumiraggio che gli sono rimasti pur di mostrare a Esselunga di
avere ancora in pugno la situazione. Ma le ragioni degli operai in lotta sono troppo forti per farsi intimidire e
arretrare. Come abbiamo scritto nell'ultimo volantino (in allegato): "dicembre sarà un mese caldo. La lotta
continuerà fino alla vittoria!"


Rilanciamo quindi con forza la mobilitazione preparandoci anche noi al periodo natalizio.
Mercoledì 30 novembre - ore 11,30, via Pace 10: conferenza stampa davanti al tribunale del lavoro
per l'inizio del procedimento legale contro Safra.
- ore 21, presso il presidio permanente: assemblea pubblica per decidere i
passi successivi.

pc 30 ottobre - discutendo di Lenin a Palermo




Presentazione dell'antologia di Lenin a cura di Emilio Quadrelli,inserito in un tour promozionale in tutta Italia, l'antologia sarà presentata a Palermo sabato 3 dicembre al Laboratorio occupato Vittorio Arrigoni alle ore 17:30 in collaborazione col Circolo di proletari comunisti. Seguirà dibattito.

pc 30 novembre - DILAGA LA CORRUZIONE DI CHI GOVERNA DAL NORD AL SUD ITALIA

Associazione a delinquere, Traffico organizzato di rifiuti illeciti, abuso d’ufficio, truffa, corruzione ecc. ecc…

La corruzione dilagante è SEMPRE il segno distintivo di questo sistema sociale, e siamo solo ancora alla superficie…

Quanto più si riempiono la bocca di legalità e trasparenza tanto più si “scopre” quanto siano tutti marci. Non hanno nessuna legittimità a restare dove sono e non basterà mai la “legalità borghese” a spazzarli via tutti…

***

LOMBARDIA

Trema la Regione Lombardia: ondata di arresti per i cantieri della Brebemi

Mercoledì, 30 novembre 2011 - 08:22:25

Operazione dei Carabinieri del Comando Provinciale di Brescia, supportati da personale del Ris e da un elicottero di Orio al Serio in Lombardia che ha condotto all'arresto di imprenditori, politici e funzionari pubblici. I reati contestati sono: traffico organizzato di rifiuti illeciti e corruzione. Sequestrata la cava di Cappella Cantone (Cremona) destinata ad una discarica di amianto, un impianto per il trattamento di rifiuti a Calcinate (Bergamo) e due cantieri della Brebemi a Cassano d'Adda (Milano) e Fara Olivana Con Sola (Bergamo). L'operazione vede impegnati 150 uomini dell'Arma.

Il vicepresidente del Consiglio della Regione Lombardia, il 68enne bresciano Franco Nicoli Cristiani (Pdl), e' stato arrestato all'alba dai carabinieri di Brescia. L'ordinanza di custodia cautelare in carcere e' stata emessa dal gip Bonamartini nell'ambito di un'inchiesta per una presunta tangente da 100 mila euro. RUMORS DI AFFARITALIANI.IT: POTREBBE ESSERE COINVOLTO ANCHE UN COSTRUTTORE, MARITO DI UN EX MINISTRO

http://affaritaliani.libero.it/milano/trema-la-regione-lombardia-301111.html

AGRIGENTO

Tangenti al Comune, 11 arresti

è bufera sugli uffici tecnici

L’inchiesta ha travolto l’Ufficio tecnico comunale di Agrigento e il settore Urbanistica. Le accuse: associazione a delinquere, corruzione, abuso d’ufficio e truffa

di FABIO RUSSELLO

Lo scambio di una mazzetta al Comune di Agrigento

AGRIGENTO - Al Comune c'era un funzionario a disposizione di uno studio di architettura che aveva così una corsia preferenziale nelle pratiche per le concessioni edilizie. Un traffico che era anche oleato - secondo le accuse della procura di Agrigento - da dazioni di denaro. Un sistema che è stato sgominato nella notte dalla Digos e della Squadra Mobile di Agrigento che hanno notificato 12 provvedimenti cautelari - cinque in carcere, cinque ai domiciliari, un obbligo di dimora e la sospensione dal servizio del capo dell'Utc del comune di Agrigento - firmati dal gip del tribunale di Agrigento alberto davico su richieta del procuratore aggiunto Ignazio Fonzo e del sostituto Luca Sciarretta.

GUARDA / Gli impiegati che intascano le mazzette

(29 novembre 2011)

http://palermo.repubblica.it/cronaca/2011/11/29/news/tangenti_al_comune_11_arresti_bufera_sul_settore_urbanistica-25792753/

PALERMO

L'INDAGINE

Tangenti al Comune, ecco il libro mastro

tutti i nomi di chi ha versato mazzette

In quattro fogli custoditi nella Toyota del funzionario comunale arrestato due giorni fa l'elenco di commercianti e imprenditori che hanno pagato per ottenere autorizzazioni e nulla osta. In tutto 52 nomi, quindici commercianti già indagati

di SALVO PALAZZOLO

Il polo tecnico del Comune in via Ausonia

PALERMO - Il libro mastro delle tangenti al Comune è in quattro fogli zeppi di nomi e cifre. Da una parte ci sono i riferimenti a commercianti, imprenditori e professionisti: sono 52 quelli citati. Accanto, sono segnate le cifre che sarebbero state pagate per ottenere in tempi brevi una licenza o un'autorizzazione dallo sportello attività produttive del Comune: le mazzette andavano da 1.000 a 30.000 euro.

Il libro mastro era ben conservato nel cruscotto della Toyota Yaris del geometra Rosario Torrasi, il funzionario dello sportello comunale arrestato due giorni fa dagli investigatori della squadra mobile. Adesso, quel documento diventa un pesante atto d'accusa: quindici commercianti sono già indagati, per corruzione. Altri, potrebbero essere presto iscritti nel registro della Procura, dopo una nuova tornata di interrogatori previsti dal procuratore aggiunto Leonardo Agueci e dal sostituto Ennio Petrigni. "Bisogna accertare sino a che punto siano stati ricattati dal funzionario del Comune arrestato, e cosa abbiano ottenuto", hanno spiegato i magistrati alla conferenza stampa di venerdì scorso, dopo il provvedimento di arresti domiciliari per Torrasi, per due commessi dell'Edilizia privata e per due liberi professionisti.

ESCLUSIVO / Il libro mastro delle tangenti

http://palermo.repubblica.it/cronaca/2011/11/27/news/tangenti_al_comune_ecco_il_libro_mastro_tutti_i_nomi_di_chi_ha_versato_mazzette-25670624/

martedì 29 novembre 2011

pc 30 novembre - eureco paderno dugnano: arrestato titolare

PADERNO DUGNANO / I carabinieri hanno arrestato in mattinata il titolare della Eureco, l’azienda di Paderno Dugnano dove il 5 novembre dell’anno scorso si verificò un’esplosione. Morirono 4 operai. Altri 3 furono ustionati: POCO DOPO L’ESPLOSIONE – SOCCORSI VIGILI DEL FUOCO

Le accuse al titolare sono omicidio colposo, traffico illecito di rifiuti, violazioni in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro, false fatturazioni. Secondo i periti, c’erano mancanze sul fronte della sicurezza. E sarebbe stato effettuato anche lo smaltimento di rifiuti pericolosi senza seguire le norme.

Rifiuti che sarebbero poi finiti in discarica mischiati agli altri. Restano ancora sconosciute le cause dell’esplosione. Le conseguenze dello scoppio furono rese ancor più gravi dal fatto che furono coinvolte bombole di acetilene, per cui non sono mai state trovate le autorizzazioni. L’incendio si propagò coinvolgendo anche bombole gpl e 10 bidoni di vernice

pc 29 novembre - Cgil: a proposito di sindacalisti corrotti

Questa è una di quelle notizie che non trovano facilmente spazio nei mezzi di informazione e che si cerca subito di insabbiare o "dimenticare"...

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Crociere e spese coi soldi del sindacato indagato l' ex tesoriere dello Spi Cgil

20 settembre 2011

La repubblica palermo

IL TESORIERE del sindacato pensionati della Cgil era molto apprezzato per il suo impegno professionale. Dal 2000 era il punto di riferimento per migliaia di iscritti siciliani che versano il loro contributo annuale. Ma le sue ore trascorse alla scrivania - ha scoperto un' indagine interna e poi gli accertamenti della Procura delegati alla Finanza- avevano ben altro scopo. Pietro Accurso, 66 anni, si è impossessato di 775 mila euro del sindacato in otto anni, dal 2001 al 2009. Creando un buco nelle casse dello Spi attraverso bonifici, assegni e pagamenti con la carta di credito della Cgil. Tutti a suo favore e della sua famiglia. Adesso il funzionario sindacale è finito nei guai. È indagato per appropriazione indebita e rischia una condanna fino a tre anni. Le indagini della Procura e della Finanza, coordinate dal sostituto procuratore Claudia Ferrari, si sono concluse a due anni dalla scoperta dell' ammanco. Nella vicenda sono stati coinvolti anche i figli del dirigente: una ragazza di 27 anni e il fratello di 31. A loro, il padre, avrebbe rimpinguato i conti correnti con bonifici per un totale di 35 mila euro. I versamenti si sono susseguiti con regolarità tra il 2005 e il 2009. I figli del tesoriere sono indagati per ricettazione. I bonifici riportano l' intestazione del sindacato. L' inchiesta della Procura in due anni ha portato alla luce i movimenti di denaro che il tesoriere avrebbe compiuto con disinvoltura. Tanto che anche una crociera sul Nilo di una settimana, nel 2005, è stata pagata con i fondi del sindacato. In quel viaggio Accurso avrebbe portato tutta la sua famiglia, alla quale il funzionario assicurò una vacanza di lusso. L' ammanco creato dal sindacalista, originario di Camporeale ma residente a Palermo, è stato notato dalla sede centrale del sindacato alla fine del 2008. Gli ispettori sono stati inviati da Roma nel gennaio del 2009. Il giorno dopo il controllo Accurso non si è presentato al lavoro e si è subito dimesso dal suo incarico. Gli accertamenti della guardia di finanza hanno appurato che Accurso ha pagato con i soldi dello Spi anche le assicurazioni di auto e moto della sua famiglia, ma anche alcune bollette. È come se, secondo le indagini, il funzionario avesse a suo disposizione un tesoretto che utilizzava per le spese tanto ordinarie quanto impreviste. La vicenda ha sconvolto gli uffici del sindacato. Accurso era molto conosciuto e stimato. La condanna, nel caso in cui finisse sotto processo, potrebbe essere ridotta. L' accusa, infatti, dovrà tenere conto anche del periodo che andrà in prescrizione.

pc 29 novembre - Sull'assemblea del 28 degli operai Fiat di termini imerese

Non erano più di 200 gli operai della Fiat di Termini Imerese ieri mattina in assemblea davanti la fabbrica ad ascoltare i sindacalisti che spiegavano i termini dell'accordo raggiunto a Roma con la Fiat su cassa integrazione e accompagnamento alla pensione.

Presenti soprattutto operai più anziani, tanti di quelli che rientrano nel piano di accompagnamento davanti ai cancelli aperti dai quali passano rapidamente e costantemente le bisarche piene di auto: la Fiat cerca di portarle via più in fretta possibile per evitare che ulteriori azioni di lotta possano bloccare ancora.

I sindacalisti Fiom e Uilm hanno prima spiegato i termini dell'accordo che in sostanza ripete ciò che era stato anticipato: dal 1° dicembre tutti gli operai della Fiat saranno in cassa integrazione; per tutti coloro cui mancano 6 anni al raggiungimento dei requisiti della pensione sono previsti i primi due anni di cassa e poi 4 di mobilità, entro dicembre dovrebbe essere pagato il premio di produzione, l’indennità di preavviso uguale ad un mese, il premio fedeltà (80 ore) e poi 650 euro di “tombale” cioè per la firma alla rinuncia di qualsiasi altra vertenza contro la Fiat.

I sindacalisti hanno tenuto a rimarcare che si è trattato del massimo di mediazione possibile, che rispetto alle richieste si è ottenuto il 70% circa di ciò che si chiedeva (e cioè delle usuali 30.000 euro a 22.208 che vanno ad integrare mensilmente la quota di cassa integrazione) e che comunque questi risultati non erano scontati data la fermezza della Fiat e, soprattutto, che se qualcosa si è mosso anche in anticipo è stato perché l'assemblea del giovedì scorso aveva deciso l'azione di lotta con il blocco dei cancelli "da qui non esce niente" (e qui ci sono stati gli unici applausi degli operai!). In questo senso, cercando di interessare tutti gli operai ha detto che tutti gli aspetti di questa vertenza sono legati e che se quindi non dovesse andare in porto l’accordo con la Fiat crolla anche quello della Dr.

I delegati hanno precisato di aver chiesto garanzie anche per tutti anche quelli dell'indotto e dei servizi e sono soddisfatti di aver portato avanti la vertenza in maniera unitaria.

Riprendendo il discorso sul presidio un delegato Fiom si è particolarmente arrabbiato prendendosela con gli operai che non hanno partecipato al blocco come si aspettavano ed era giusto che fosse. Da questi delegati non viene mai però, come abbiamo potuto constatare nelle discussioni durante il blocco, una pur minima valutazione del proprio operato che ha portato a questo punto: danno per scontato che loro hanno ragione e gli operai torto…

Verso la fine dell'assemblea si è sentita qualche voce isolata qua e là per dire che non ci sono soldi per tirare avanti, ci sono le bollette e i mutui da pagare, e che almeno ci dessero il tfr…

Con alcuni operai abbiamo commentato non solo l’assenza totale di qualsiasi bandiera sindacale (“forse si vergognano”), tranne quella dello slai cobas per il sindacato di classe, ma soprattutto il piano di rilancio della Dr perché ha ancora troppe incognite ed è da qui che si deve ripartire.

Il prossimo appuntamento è per una assemblea davanti ai cancelli venerdì 2 dicembre dopo che giovedì 1 sarà firmato l’accordo definitivo con la Fiat e con la Dr.

pc 29 novembre - EGITTO: DA DOVE VIENE SECONDA ONDATA RIVOLUZIONE


GENNARO GERVASIO*
Il Cairo, 29 novembre 2011, Nena News - La seconda ondata della «rivoluzione egiziana» che ha travolto il paese e ha avuto ancora una volta come epicentro piazza Tahrir ha travolto anche molti degli attori politici e molti degli osservatori locali ed internazionali. La determinazione di giovani rivoluzionari è riuscita a tenere in scacco le Forze di sicurezza centrale (Fsc) e la polizia militare difendendo l’occupazione della piazza, durante cinque giorni di vera e propria guerriglia, che è costata la vita a più di quaranta persone, oltre a più di tremila feriti, a citare le stime più prudenti.
E’ necessario fare un passo indietro per cercare di capire da dove venga l’attuale ondata di proteste che non ha mancato di sorprendere molti, inclusi alcuni militanti di sinistra, soprattutto tra quanti che hanno deciso di partecipare alla competizione elettorale, all’ombra del potere del Consiglio supremo delle forze armate (Csfa), che di fatto ha ereditato il potere da Mubarak lo scorso febbraio. Lungi quanto ancora affermano alcuni media occidentali, la «rivoluzione di gennaio» non era stata una «rivoluzione dei social network», né era stata dominata dalla partecipazione della classi medie o privilegiate. È vero che gruppi di attivisti di tendenza laica, molto attivi su internet e poco presenti nelle strade del paese, avevano lanciato l’appello per la manifestazione del 25 gennaio 2011 e l’avevano iniziata, tuttavia la rivolta era stata alimentata e sostenuta, nelle sue ore più drammatiche in cui la repressione governativa si era scatenata contro i manifestanti, dai giovani provenienti dalle classi subalterne, dai «ragazzi di strada» e dagli emarginati da sempre vittime dei soprusi del regime e del suo braccio armato, le Fcs. Questa massa rivoluzionaria, per niente organizzata e ancora meno politicizzata, era scesa in piazza a gennaio proprio perché non aveva più nulla da perdere, tanto era deteriorata la situazione economica del paese, in seguito all’applicazione delle ricette neo-liberiste da parte di Gamal Mubarak, delfino dell’ex presidente, e dell’élite politico economica a lui vicina. Questi giovani, provenienti dalle periferie e dagli slums del Cairo e delle altre città, come pure dalle campagne, hanno pagato spesso con la vita la loro partecipazione ai moti di gennaio. Eppure, dopo l’insediamento al potere del Csfa e l’inizio della «normalizzazione» post-rivoluzionaria, ben presto i gruppi subalterni, come peraltro la classe medio-bassa, si sono trovati marginalizzati dal cosiddetto processo di transizione, dominato dall’élite militare in accordo, aperto o tacito, con alcune forze politiche, a cominciare dai partiti islamici. A ben vedere, il dato più sconcertante fino a qualche settimana fa, non era la prevedibile mancanza di entusiasmo del Csfa nel guidare il processo di transizione, quanto la quasi totale assenza dei problemi – aumentati dalla crisi economica post-rivoluzionaria – delle classi meno abbienti sia dalle preoccupazioni dei militari sia dai programmi elettorali degli islamisti e di molti dei nuovi partiti (oltre cinquanta) scaturiti dalla rivolta di gennaio. Pertanto, uno sguardo a volo d’uccello sullo scenario politico egiziano alla vigilia delle elezioni non poteva che suggerire un ragionevole pessimismo, basato sulla sensazione che ben poco fosse cambiato e che la distanza tra il popolo d’Egitto e la sua classe politica fosse addirittura aumentato.
Tuttavia, se si abbandonava questo sguardo dall’alto, per guardare alla parte opposta della piramide socio-politica egiziana, si scopriva invece che il cambiamento era già in atto e lo spirito della rivoluzione di gennaio era ben desto, ancor prima di manifestarsi in modo così prepotente in piazza Tahrir, negli ultimi giorni. Ci si riferisce all’ondata di scioperi, proteste, sit-in, che hanno visto migliaia di cittadini invocare i propri diritti, senza mediazioni, soprattutto nell’ancora elefantiaco settore pubblico. Nei blocchi stradali degli operai, nello sciopero degli autisti del servizio pubblico urbano, dei lavoratori della metropolitana e dei docenti, si poteva già intravvedere non solo la continuazione dello spirito partecipativo rivoluzionario di gennaio scorso, ma anche la netta cesura tra il vecchio sistema clientelare dominato dai sindacati di stato, e un modalità nuova, ancora tutta da costruire, di ridefinire il rapporto tra il potere e il comune cittadino.
Le manifestazioni della scorsa settimana costituiscono il più evidente ritorno della politica di strada e delle classi subalterne emarginate dal processo politico post-rivoluzionario. I giovani manifestanti, come in molti altri paesi, chiedono i loro diritti e il compimento di una vera rivoluzione che restituisca loro la dignità (al-karama) e la speranza nell’avvenire, inesistente fino a gennaio e poi sfumata nell’ombra dei palazzi del potere. La sinistra, sia quella che, avanzando più di un dubbio sulla bontà di una competizione elettorale da tenersi sotto la supervisione di un regime per nulla cambiato, ha deciso di boicottare le elezioni, sia quella che è invece si presenta nell’alleanza «La rivoluzione continua» e in liste indipendenti, dovrà inventarsi un nuovo linguaggio e un nuovo modo di fare politica, appoggiandosi alla proficua esperienza dei sindacati indipendenti, per dare rappresentanza a questo movimento di protesta senza leader e senza strategia, ma con una grande voglia di dire, una volta ancora,kifaya (basta!) a poteri autoritari e demagogici vecchi e nuovi.
*Docente di storia e politica del Medio Oriente alla British University of Egypt e alla Macquarie University di Sydney.
Questo articolo e’ stato pubblicato il 20 novembre 2011 dal quotidiano Il Manifesto

pc 29 novembre - “Reddito minimo garantito… per evitare rivolte popolari”… Più chiaro di così il governo dell’Unione Europea non potrebbe essere!

Riportiamo questo articolo apparso ieri sul corriere della sera che spiega bene le preoccupazioni dell’Unione Europea, in rappresentanza di tutti i governi europei, di fronte alla “necessità dei sacrifici” che dovranno fare le masse popolari, insomma di quella “macelleria sociale”, che a parole vorrebbero evitare ma che nei fatti è in arrivo e che vorrebbero esorcizzare con qualche zuccherino per indorare la pillola.

È una argomentazione abbastanza strana quella del giornalista che da un lato deve riconoscere la “povertà dilagante”;

“ben 116 milioni di cittadini europei minacciati dalla povertà e addirittura in 42 milioni quelli finiti in stato di indigenza”;

“L'ulteriore aggravamento della crisi e della disoccupazione nel 2011 rischia di accentuare negativamente questi dati allarmanti”;

“la condizione particolarmente disagiata soprattutto degli anziani e dei bambini poveri.”;

“scarsità di affitti a prezzi contenuti”;

“difficoltà di accesso a un'istruzione adeguata”;

“contrazione delle opportunità di lavoro sufficientemente remunerativo per i giovani e per le donne”;

e poi dall’altro lato ritiene normale una soluzione che renda accettabili interventi di austerità

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Corriere della Sera Economia di lunedì 28 novembre 2011, pagina 17

Offshore - Reddito minimo garantito, adesso l'Unione ci prova

di Caizzi Ivo

Si riapre la possibilità che l'Unione europea prenda in considerazione l'introduzione di un reddito minimo garantito nei 27 Paesi membri come misura contro la povertà dilagante e a favore dell'inclusione sociale. Dai Palazzi di Bruxelles è trapelato informalmente che questo aiuto ai cittadini più svantaggiati potrebbe essere trattato come misura di compensazione per far accettare interventi di austerità con effetti iniziali spesso pesanti per le fasce più deboli. Già nel vertice dei capi di Stato e di governo del 9 dicembre prossimo dovrebbe infatti essere presentata la proposta della cancelliera tedesca Angela Merkel di imporre più rigore con una specie di «commissariamento» delle politiche di bilancio dei Paesi dell'Eurozona in difficoltà nel sostenere il loro debito pubblico. A Berlino vorrebbero perfino una riforma dei Trattati che introduca sanzioni automatiche per i governi non in regola.

L'orientamento compensativo punta così a evitare che i tagli della spesa richiesti dall'Ue generino tensioni sociali e rivolte popolari. A Bruxelles non vorrebbero replicare, imponendo le misure di austerità, contestazioni come quelle esplose in Grecia quando il governo di Atene chiese l'aiuto dell'Europa per fronteggiare l'assalto della speculazione, che aveva fatto schizzare all'insù i tassi sui titoli greci fino a livelli insostenibili. L'allora premier, il socialista Georges Papandreou, è poi stato l'ennesimo capo di governo dell'Eurozona costretto a dimettersi dopo aver accettato un duro piano di risanamento finanziario, imposto da Commissione europea, Bce e Fondo monetario in cambio dei finanziamenti per il salvataggio. L'Europarlamento, nell'ultima sessione a Strasburgo, ha già approvato a larga maggioranza una risoluzione che sollecita una legislazione in grado di introdurre un reddito minimo garantito pari ad almeno il 60% del reddito medio pro-capite di ciascuno dei Paesi membri. Questo livello viene considerato come la linea di demarcazione per definire l'ingresso nello stato di povertà. L'eurodeputato socialista belga Frederic Daerden, relatore del rapporto sull'inclusione sociale approvato dall'Europarlamento, ha affermato che nel 2010 le stime indicavano ben 116 milioni di cittadini europei minacciati dalla povertà e addirittura in 42 milioni quelli finiti in stato di indigenza. L'ulteriore aggravamento della crisi e della disoccupazione nel 2011 rischia di accentuare negativamente questi dati allarmanti. Nel rapporto di Daerden viene evidenziata anche la condizione particolarmente disagiata soprattutto degli anziani e dei bambini poveri. Ostacoli agli interventi contro la povertà sono individuati in molti Paesi membri nella scarsità di affitti a prezzi contenuti, nelle difficoltà di accesso a un'istruzione adeguata per chi è privo di mezzi economici e nella contrazione delle opportunità di lavoro sufficientemente remunerativo per i giovani e per le donne. L'eurodeputato del Pd Sergio Cofferati, ex segretario del sindacato Cgil, ha segnalato il crescente e preoccupante fenomeno del «lavoro povero», che crea masse di occupati con un reddito non sufficiente per vivere decorosamente.

[Cofferati, ex segretario generale Cgil, ex sindaco di Bologna, ora europarlamentare, come tutti quelli che fanno carriera sulle spalle dei lavoratori e delle masse popolari non sa cosa significa né povero né lavoro, guadagna migliaia di euro al mese, e parla solo per continuare ad ingannare…]