sabato 12 novembre 2011

pc 12-13 novembre: SOLIDARIETA' AL COLLETTIVO 20 LUGLIO, AGLI STUDENTI DELLA FACOLTA' DI SCIENZE POLITICHE

Ieri sera alla facoltà di scienze politiche di Palermo si è verificato l’ennesimo atto gravissimo di repressione e intimidazione verso gli studenti di questo ateneo.

Il Collettivo 20 Luglio della facoltà aveva organizzato una serata di autofinanziamento e di informazione sui fatti repressivi avvenuti ultimamente in città dove sono state recapitate centinaia di notifiche a studenti,lavoratori ,disoccupati e militanti da parte della Questura di Palermo.

Ancora una volta alla ferma volontà degli studenti di esercitare legittimamente i propri diritti nelle LORO facoltà le dirigenze accademiche ricorrono alla forza pubblica, nel caso di ieri la digos e arrivata su chiamata del preside che aveva vietato inspiegabilmente lo svolgimento dell’iniziativa, identificando 7 studenti e venendo “accompagnata” da diverse camionette dell’antisommossa pronte a intervenire.

Ai compagni del collettivo 20 luglio, alle studentesse e agli studenti della facoltà va la nostra sincera solidarietà militante.

Già l’anno scorso un episodio simile era successo all’Accademia di Belle Arti e l’estate scorsa, sotto sollecitazione del rettore-sceriffo Lagalla, veniva sgomberato (ma poi rioccupato) l’ex consorzio agrario di proprietà dell’università e abbandonato dalla stessa da 30 anni, da circa 2 è invece occupato dagli studenti di Anomalia che dopo averlo ripulito vi organizzano le più disparate attività e proprio la settimana scorsa hanno inaugurato oltre 20 posti letto gratuiti a disposizione degli studenti.

È quindi evidente che vi è una linea d’ azione condivisa dalle autorità accademiche che si esplica nell’applicazione puntuale e precisa della linea più ampia dell’attuale riforma Gelmini fatta di “ordine e disciplina” che nella sostanza significa restringimento degli spazi di agibilità politica e dei diritti degli studenti.

In questo senso si capisce il “voltafaccia” del preside di scienze politiche che in apparenza è stato in passato conciliante con gli studenti della facoltà.

Inoltre dopo i fatti del 15 ottobre romano scorso lo stato ha fatto un altro passo avanti in senso autoritario e in direzione del regime aperto paventando l’instaurazione di vere e proprie leggi fasciste come la legge reale o il daspo applicato alle manifestazioni politiche con l’obiettivo di vietare il dissenso.

A livello locale, come si diceva prima, le centinaia di notifiche si inseriscono in questo contesto, precedute, subito dopo il 15 ottobre, dalle perquisizioni delle case di 4 compagni del Laboratorio Arrigoni alla ricerca di armi ed esplosivi il cui esito è stato (ovviamente) negativo.

È necessario rispondere colpo su colpo a tutte queste montature giudiziarie, provocazioni e vere e proprie limitazioni oggettive della nostra agibilità politica, il rettore e i presidi delle facoltà che utilizzano l’arma delle repressione contro i loro studenti non devono rimanere impuniti!

E’ necessaria una mobilitazione unitaria e dal basso delle realtà del movimento autorganizzate che dal 15 ottobre in poi sono state criminalizzate anche da certi settori di “sinistra” che hanno favorito l’attuale clima di delazione generalizzato e di caccia alle streghe, aiutando oggettivamente il nemico nell’eseguire più facilmente atti repressivi.

Auspichiamo che sia a livello nazionale che a livello locale le realtà di movimento allarghino il fronte contro la repressione al di là di aree politiche d’appartenenza e contro logiche settarie.

In città questo tipo di discorso si era intrapreso, senza proseguirlo, lo scorso dicembre in

un’assemblea all’Accademia di Belle Arti Occupata, rappresentativa di tutte le realtà autorganizzate, da li bisognerebbe ripartire spingendo avanti questo processo, in maniera più risoluta per raggiungere l’obiettivo di mettere il nemico nella condizione di pensarci due volte prima di attaccare qualsiasi realtà facilmente, perché se attaccano uno attaccano tutti! Adesso bisogna tradurre in fatti questo semplice principio.

Fuori gli sbirri dalle facoltà

La solidarietà e un’arma!

Contro lo stato di polizia e il moderno fascismo ribellarsi è giusto!


Red Block Palermo

12-11-11

pc 12-13 novembre: Palermo - studenti "murano" un'agenzia interinale

Manifestazione degli studenti "murata" l'agenzia interinale

PALERMO - Una cinquantina di studenti di OccupyUniPa hanno parzialmente murato in segno di protesta l'ingresso di una agenzia interinale in via Cavour, strada centrale del capoluogo. Gli studenti hanno anche occupato l'atrio dell'Hotel Patria, sede di uno studentato universitario la cui apertura è attesa da anni

Manifestazione degli studenti "murata" l'agenzia interinale

http://palermo.repubblica.it/

pc 12-13 novembre: la Val Susa militarizzata sancita per legge


Comunicato Stampa dalla valle che resiste e non si arrende

LA MILITARIZZAZIONE DELLA VAL SUSA PER LEGGE, L’ULTIMO ATTO

L’ultimo atto di un governo moribondo, con l’avallo dell’opposizione, è un decreto che formalizza lo stato di militarizzazione della Val Susa.

Il cantiere-fortino della Maddalena diventerà un “sito di interesse strategico nazionale”, cioè un’area militare a tutti gli effetti, con le conseguenze previste all’art. 682 del c.p. per chi lo vìoli: una pena tra i tre mesi e l’anno oppure una multa da 51 a 309 euro.

Non solo. Lo smarino (la roccia estratta nello scavo delle gallerie), anche se inquinato da amianto, uranio, prodotti chimici legati al processo di estrazione, diventerà materiale ordinario per legge, gli iter progettuali delle semplici formalità, con ricadute su tutti i progetti di “grandi opere inutili” sul territorio nazionale, l’ennesimo regalo alle mafie del cemento.

Un pesante attacco alla libertà di manifestare e di dissentire, un segnale dato ai valsusini perché tutti gli altri lo intendano: nessuno disturbi i manovratori.

Soldati nei cantieri, decreti d’urgenza, finanziarie lacrime e sangue: difendere gli interessi di pochi a scapito dei molti.

Prosegue, dunque, lo stato di mobilitazione permanente dichiarato lo scorso maggio e, in risposta all’approvazione del decreto che formalizza la militarizzazione iniziata di fatto il 27 giugno, il Movimento NO TAV risponderà con iniziative di protesta e disobbedienza civile che coinvolgeranno tutto il territorio che va dalla Val Susa alla Val Sangone a Torino

Tutti coloro che si oppongono alle opere devastanti e ad un futuro di precarietà e miseria sono invitati a mobilitarsi in tutto il territorio nazionale per dare un messaggio forte e chiaro: a sarà dura!

No alle Grandi Opere Inutili e Devastanti !

Sì alle Piccole Opere Utili a Difesa del Suolo e dell’Ambiente !

www.infonotav.it


venerdì 11 novembre 2011

pc 11 novembre - TAV in Palestina. Anche qui con la partecipazione di padroni italiani (Pizzarotti-Parma)

dal sito http://libera-palestina.blogspot.com/

Due luoghi fratelli

Vi racconterò di due luoghi, questa sera. Due luoghi lontani, ma sorprendentemente simili. Due luoghi simili, ma non identici. Due luoghi fratelli, per cui la causa del problema è simile, e che, in un certo senso, possono essere quasi confusi.

Nel primo di questi luoghi i contadini non possono raggiungere i loro campi. L'esercito ha recintato un'area, che prima apparteneva ai contadini, e non permettono a nessuno di avvicinarsi. Spendono montagne di soldi per questo. Pensate che sono arrivati al punto di costruire un muro, per recintare territori che prima erano accessibili ed ora non lo sono più. Se ci si avvicina troppo l'esercito o la polizia lanciano i lacrimogeni, l'uva è contaminata, come le mele. Il raccolto della lavanda, quest'anno, è andato male perchè chi doveva prendersene cura non è potuto arrivare alle piante. Si sta pensando di chiamare quel territorio “area di interesse strategico”, per potere arrestare chiunque vi si rechi. Tutto questo per dare la possibilità a pochi ricchi di costruire all'interno dell'area recintata. E chi si oppone a tutto questo viene chiamato “terrorista”.

Nel secondo luogo coloro che detengono il potere stanno costruendo un treno ad alta velocità. Il treno procura inquinamento acustico e deturpamento del paesaggio. Passa vicino a due villaggi in cui il terreno agricolo è già stato ridotto in passato a causa del muro dell'annessione. Con questo nuovo treno ancora altra terra andrà persa, alcuna per via delle costruzioni, altra per il tracciato attuale della ferrovia, altra ancora – così come temono i residenti – resterà inaccessibile ai contadini per “ragioni di sicurezza”, vietando l’acceso alle aree agricole più vicine al tracciato del treno. In un altro villaggio affetto da questa linea ad alta velocità si stima che circa 90/100 famiglie saranno danneggiate dall’impossibilità di coltivare la terra vicino all’area stabilita per la costruzione della ferrovia. Ma le stime sono solo presunte, dal momento che il Consiglio del villaggio non ha ricevuto progetti di pianificazione ufficiali né notifiche formali di alcun tipo. I progetti non sono mai stati ufficialmente consegnati. (il corsivo sono citazioni da qui)

Il primo luogo descritto è la val di Susa, provincia di Torino, Italia. Il villaggi di cui si parla nel secondo luogo sono Beit Surik e Beit Iksa , Cisgiordania. Il primo progetto è la Tav-Tac Torino-Lyone, mentre il secondo è la linea ferroviaria ad alta velocità A1 tra Tel Aviv e Gerusalemme, progetto in cui è fortemente coinvolta l'italiana Pizzarotti (con sede a Parma).

Se qualcun* li ha confusi, significa che la Palestina è molto più vicina di quello che pensiamo. Le "closed military areas" somigliano molto alle "aree d'interesse strategico". I treni ad alta veloctà portano più velocemente di tutto ingiustizia. Non fraintendetemi, la Palestina non è la Valsusa. Non sono la stessa cosa, la sofferenza non è uguale. Ma è chiaro che, in effetti, entrembe le situazioni sono create da chi ha il potere contro chi il potere non ce l'ha.

A legare questi due luoghi, in più, c'è un albero. Un ulivo, nato a Khuza'a, nella striscia di Gaza. Un ulivo che i ragazzi del villaggio volevano andasse agli italiani, alla gente di Vittorio. Un ulivo, nato a Khuza'a, che sta crescendo a Bussoleno.

Perchè la vostra lotta è la nostra lotta. Le vostre vittorie sono le nostre vittorie. La vostra libertà è la nostra libertà. E la nostra terra, non è poi così diversa dalla vostra.




Dal sito della freedom flotilla:

BOICOTTA ISRAELE – BOICOTTA PIZZAROTTI – BOICOTTA IL MURO

PRESIDIO A MILANO, Piazzale Cadorna
Venerdì 11 novembre · 18.00 – 21.00

Nella settimana internazionale contro il Muro, un presidio contro le politiche di guerra e razzismo di Israele. Contro l’assedio a Gaza e della Cisgiordania, ancora sotto attacco dalle nuove Colonie promesse da Peres e Nethanyau. L’ONU le definisce illegali e loro, da grande potenza (non) democratica quale sono, ne costruiscono di nuove.

L’ONU definisce queste colonie ILLEGALI
ISRAELE, da grande potenza (non democratica) quale è, NE COSTRUISCE DELLE NUOVE

Insieme alla TAV, che in Israele si farà con la partecipazione dell’azienda Pizzarotti, parmense, la stessa che ha vinto gli appalti per Dal Molin, TAV in Piemonte, e ponte sullo stretto. Inutile dire che anche la TAV israeliana porterà a nuove espropriazioni di terre palestinesi, a nuove parti di muro da costruire, a nuove negazioni di diritti e di vita…

pc 11 novembre - Monti: "ci vuole un'altra politica"… "impopolare"… “un lavoro enorme da fare”!


E ti pareva! Il prossimo capo del governo si è presentato bene! Mentre il suo nome circolava appena, lui preparava già il programma che prevede di "passare da una politica ad un'altra politica" perché, dice, «quando ci sono i problemi è necessario riconoscere la loro esistenza guardando se possibile avanti, anche se è tendenza naturale dell'uomo politico negare la realtà».

E quale è la realtà che negano i politici e nega il signor Monti stesso? La realtà vissuta da milioni di italiani, lavoratori, pensionati, giovani e donne disoccupati, innanzi tutto, e descritta oramai anche in tutte le statistiche ufficiali, e cioè di un impoverimento crescente sia direttamente economico che indirettamente dato che i servizi sociali, la salute, ecc. vengono sempre più negati… La sua stessa frase, quindi, gli si adatta a pennello!

Ma il signor Monti, 68 anni, già commissario europeo prima con delega al Mercato interno e ai servizi finanziari ('94-'99) poi alla Concorrenza ('99-2004), Presidente dell’Università Bocconi, quella dove si “alleva” la “classe dirigente” di questo paese, non si ferma qui: per far passare il nuovo programma, che di nuovo ha solo il grado di approfondimento della "macelleria sociale" deve «convincere tutte le categorie che il futuro sarà migliore se per qualche periodo ci rassegniamo tutti a fare qualche sacrificio» con «formule di governo dell'economia che consentano di mettere tutte le forze politiche a contribuire a sforzi impopolari nel breve periodo».

Scelte impopolari? Ma quando le scelte del governo sono state popolari? Nel senso che hanno apportato qualche beneficio alle masse popolari? E poi questo anziano nuovo candidato dei padroni fa finta di non sapere che tutte le forze politiche (e sindacali), ognuno a proprio modo, hanno già contribuito, eccome, ad attaccare salari, salute e diritti…

''La crescita [dei profitti dei padroni, intende Monti] necessita di riforme strutturali per togliere i privilegi di quasi tutte le categorie sociali" ed è per questo, aggiunge, se non l’avessimo ancora capito, che “Il Paese ha un lavoro enorme da fare.”

Sì, effettivamente ci vuole un'altra politica, il Paese ha un enorme lavoro da fare: organizzare la rivolta proletaria e popolare per spazzare via i privilegi dei padroni e dei loro servi politici una volta e per tutte!

pc 11 novembre - madrid antifascista.. ribadisce NO PASARAN !


Care/i compagne/i
Come ogni anno, la “Coordinadora Antifascista” di Madrid organizza una settimana di incontri, dibattiti, assemblee, manifestazioni e concerti. Anche quest’anno, il coordinamento, che raggruppa diverse realtà di classe di tutta la città, ha organizzato diverse iniziative contro la guerra imperialista, contro il patriarcato, sulla contraddizione capitale/lavoro, lo sciopero generale e molte altre. A quattro anni dall’omicidio di Carlos Palomino, i compagni del coordinamento hanno deciso di organizzare un sit-in in ricordo di questa vile aggressione per lasciare un messaggio chiaro: la lotta antifascista, che è lotta di classe, deve continuare.
Saluti comunisti,

Zeistar
Sit-in in ricordo di Carlos palomino e di tutte le vittime del fascismo
Venerdì 11 Novembre 2011 alle 21.00
Plaza Beata Maria Ana de Jesus. Metro Legazpi
Convoca: Amici e Compagni di Carlos



4 anni senza di te, 4 anni con te.
Il miglior omaggio: continuare la lotta

L’unidici di Novembre del 2007 è una data che rimane impressa nella nostra memoria perchè, in quel giorno, l’antifascismo madrilegno decise di scendere in strada per evitare che i neonazisti estendessero il proprio messaggio razzista nel quartiere popolare di Usera. Carlos era uno dei tanti giovani che in quel giorno aveva deciso di essere partigiano e partecipare alla manifestazione. In quel giorno fu assassinato codardemente da un militante fascista.



Da quel momento in poi il suo nome fu inserito in una lista dove sono ricordati tutte le vittime mortali del fascismo, senza dimenticare le altre forme che il fascismo utilizza come pratica. Per questo motivo rivendichiamo l’unidici di Novembre come Giorno Internazionale delle Vittime Antifasciste. Che siano ad opera del fascismo istituzionale o del fascismo di strada, milioni di persone sono morte nella lotta. È assolutamente necessario ricordare chi ha dato la vita per un ideale di giustizia e pace tra i popoli attraverso la lotta di classe. Il fascismo è la rappresentazione terrorista degli elementi più reazionari, più patriottici e più imperialisti del capitale finanziario.

In questo momento il sistema capitalista vive una crisi strutturale. Non è una crisi dovuta all’insufficienza di risorse, in quanto esistono in realtà risorse per tutta la società. No, è una crisi organizzativa. Il sistema capitalista difende l’interesse di una minoranza attraverso lo sfruttamento della maggioranza della popolazione. Questa è una grande verità, estremamente semplice e che deve essere occultata. Ed è per questo che il fascismo utilizza la xenofobia e il razzismo. Rappresenta un meccanismo di distrazione sociale.



La classe lavoratrice, quella che non è proprietaria delle imprese, sta lottando al suo interno per poche briciole. Ci educano nella credenza che il consumo massiccio ci darà soddisfazione. Consumo che si soddisfa nei paesi più sviluppati attraverso lo sfruttamento dei paesi meno avanzati economicamente. Questo favorisce la migrazione per motivi economici. Mentre la classe capitalista assicura mantenere il proprio livello di benefici. La repressione si concentra contro gli elementi con più coscienza attraverso le botte, la torura, le pene carcerarie fino ad arrivare all’assassinato diretto. Tanto a livello istituzionale come di strada. Però non andranno oltre. No pasarán.



Ci potranno picchiare, arrestare, assassinare. Però mai potranno zittirci, non ci potranno mai eliminare. Ogni qual volta qualcuno di noi cadrà, dieci nuovi militanti si alzeranno, perchè rappresentiamo la lotta cosciente del popolo lavoratore. Ogni caduto per mano del fascismo è un esempio di lotta ed un motivo per confermare le nostre idee. Carlos rappresenta un motivo per ricordare l’unione antifascista, una unione che continua ad essere necessaria, una unione che non vive attraverso una determinata estetica o ideologia, al contrario vive di un agire conseguente. Carlo insieme a milioni di persone vive nei nostri cuori, per lui e per tutti gli altri, il miglior omaggio è continuare la lotta.



Amici e compagni di Carlos



Fonte: www.madrid.antifa.es



Traduzione a cura di Zeistar

Per info e contatti: zeistar17@gmail.com

giovedì 10 novembre 2011

pc 10 novembre - er pelliccia va in prigione e...... poi passa al cobas confederazione

la linea che gli arrestati erano tutti bravi ragazzi che non hanno fatto niente e che sono stati sempre dei bravi pacifisti impegnati del sociale
che è una vera aberrazione e non condividiamo, produce piccoli mostri come l'odierno er pelliccia

la linea dell'andare oltre, in voga nel movimento riconcilia ribelli e neopompieri
questo si che è devastante altro che gli scontri di roma !


proletari comunisti
ro.red@libero.it
1o novembre


È tornato libero il ragazzo con l'estintore, simbolo degli scontri di piazza San Giovanni. Sono le sei e mezzo di sera quando Fabrizio Filippi, detto "er Pelliccia", si lascia alle spalle le porte del carcere di Regina Coeli. Dopo 23 giorni di cella torna a casa il giovane studente di Bassano Romano, arrestato con l'accusa di resistenza pluriaggravata per gli incidenti e le violenze che lo scorso 15 ottobre hanno trasformato il corteo degli Indignati in un pomeriggio di devastazione nel centro della capitale. E immortalato da una fotografia, rimbalzata su tutti i siti web e i giornali, che lo ritrae a torso nudo, con la faccia coperta da una sciarpa, mentre lancia un estintore contro la polizia. "Libero con obbligo di firma tre volte alla settimana" è questa la decisione del gip Paola Della Monica che ieri ha accolto l'istanza di scarcerazione presentata dai legali del 24enne.
L'INTERVISTA: "ABBIAMO IMPEDITO UNA PROTESTA GIUSTA"

"Sto bene, non vedo l'ora di riabbracciare i miei, dormire nel mio letto insieme al mio cane" ha detto Filippi non appena ha messo il piede fuori dal carcere romano. Ad attenderlo non c'erano i genitori, che hanno preferito restare a casa. "Mamma a momenti sveniva quando al telefono le hanno detto che uscivo" racconta ancora il giovane, che gioca a tennis ed è iscritto ad una università


telematica. E che in cella dice di aver "passato il tempo leggendo libri e studiando". Secondo il giudice che lo ha rimesso in libertà, il ragazzo avrebbe ormai raggiunto "un adeguato livello di consapevolezza".
"La presenza di una famiglia attenta e l'assistenza di uno psicoterapeuta - si legge nelle tre pagine di ordinanza - appaiono idonee ad esercitare un efficace controllo permettendo a Filippi di orientare il suo disagio verso forme più mature". Soddisfatti gli avvocati Vincenzo Gambera e Francesco La Monica: "Il nostro assistito ha capito di aver sbagliato e si è pentito. Non è un simbolo, non voleva colpire nessuno".

Proseguono, intanto, le indagini della Digos, della Questura e dei carabinieri del Ros per l'identificazione di altri soggetti responsabili dei disordini avvenuti quel 15 ottobre. Sempre ieri è finito ai domiciliari un altro giovane, un 19enne romano, che durante il corteo aveva tentato di assaltare un mezzo idrante della polizia. L'accusa è di devastazione, saccheggio e resistenza pluriaggravata. Il ragazzo era stato fermato in flagranza di reato dagli agenti del commissariato Trevi dopo aver lanciato dei sampietrini contro le forze dell'ordine. In un primo momento era stato denunciato in stato di libertà. Ma poi gli inquirenti hanno ritenuto sussistenti le esigenze cautelari, e ieri il gip, Riccardo Amoroso, ha emesso nei suoi confronti l'ordine dei carcerazione.

pc 10 novembre - padroni assassini - amianto killer - cantieri navali palermo

L’AMIANTO KILLER. Morirono in 37, molti prima dei 60 anni.
Le testimonianze: “Non avevamo neanche la mascherina”

Gli operai morti ai Cantieri navali
“Condizioni disumane di lavoro”

Depositata la motivazione della sentenza con cui sono stati condannati tre ex dirigenti.
A essere condannati sono stati Luciano Lemetti, Giuseppe Cortei, Antonino Cipponeri. Morì pure una donna che puliva la tuta del marito. Altri 24 operi si ammalarono gravemente.
“Lo scrollavate di dosso semplicemente con le mani?”, chiesero i pm Emanuele Ravaglioli e Carlo Marzella, le parti civili e il giudice Gianfranco Criscione,
all’operaio della Fincantieri Giovanni Baiamonte. E lui rispose: “Sì, questo prima di andare a casa… non avevo mascherina, solo c’era la maschera protettiva, quella per saldare (e proteggere) solamente gli occhi”. Poi aggiunse: “Io onestamente certe volte dovevo lavorare anche senza protezione di aspiratore. A parte che al montaggio non ce lo davano l’aspiratore, onestamente si capiva che lì dentro non si poteva stare e allora si metteva…”
Nella motivazione della sentenza (depositata nelle scorse settimane) con cui ha condannato a pene molto pesanti tre ex dirigenti dei Cantieri Navali (Luciano Lemetti, 7 anni e 6 mesi; Giuseppe Cortesi, 6 anni; Antonino Cipponeri, 3 anni), il giudice Criscione lascia parlare molto le “persone offese”. Ne riporta le testimonianze dettagliate, definite “assolutamente sconvolgenti” e “drammatiche”, e parla di “condizioni disumane” in cui erano costretti a lavorare i dipendenti della Fincantieri o delle cooperative che dentro i Cantieri prendono appalti. Furono 37 le vittime, molti morirono prima di aver compiuto i 60 anni. Altri 24 operai si ammalarono di patologie devastanti come il mesotelioma pleurico e l’asbestosi. Morì pure una donna, Calogera Gulino, che puliva la tuta del marito, Angelo Norfo (pure lui scomparso). Furono 166 le “persone offese”, tra vittime dirette e loro parenti.
Uccisi dall’amianto, ha stabilito il giudice della prima sezione del Tribunale, che assegnò anche risarcimenti per sei milioni complessivi. Furono ammessi nel dibattimento anche Legambiente, l’Associazione esposti amianto, Medicina democratica, il sindacato Fiom, la Camera del lavoro; erano assistiti, tra gli altri, dagli avvocati Fabio Lanfranca (legale di molti operai e dei loro familiari), Ermanno Zancla, Nino Caleca, Giuseppe Botta.
L’amianto assassino doveva essere utilizzato con precauzioni rigorosissime, ha affermato il giudice, perché la sua pericolosità era nota da tempo: “Se ne fa cenno - si legge in sentenza – nel regio decreto 14 giugno 1909 numero 442, in tema di lavori ritenuti insalubri per donne e fanciulli.” Mentre “la malattia da inalazione di amianto, l’asbestosi, è conosciuta fin dai primi del ‘900 e inserita nelle malattie professionali dalla legge 12 aprile 1943 numero 455”.
I difensori degli imputati, gli avvocati Alberto e Gioacchino Sbacchi, Matteo e Corrado Pagano, hanno sempre sostenuto che non si può stabilire con certezza quando e come i lavoratori contrassero le malattie, che si manifestano a distanza di anni. Le difese faranno appello.
La conclusione del giudice è però opposta: “Negli anni in cui il cantiere navale è stato diretto dagli imputati Lemetti, Cortesi e Cipponeri (per quest’ultimo non oltre l’11 settembre 1991), i soggetti che hanno per un verso o per un altro lavorato in tale cantiere, sono stati più che significativamente esposti all’inalazione e alla respirazione di fibre d’amianto, sicché non si può in primo luogo dubitare del carattere professionale delle patologie, giuridicamente causate dall’omessa adozione di qualsiasi seria misura di prevenzione per l’eliminazione o la riduzione della polverosità delle lavorazioni.”
Gds 9/11/11

pc 10 novembre - ORA e SEMPRE RESISTENZA - funerali di Norina Pesce



Applausi, lo slogan scandito "Ora e sempre, Resistenza", strofe dell'Internazionale e Bella Ciao, ma anche una silenziosa attenzione ad ascoltare gli interventi. Così Milano ha salutato con una cerimonia laica alla Camera del Lavoro, Nori Brambilla Pesce, morta domenica scorsa all'età di 87 anni, partigiana con il nome di battaglia di Sandra e moglie di Giovanni Pesce, comandante partigiano e medaglia d'oro. Il ricordo di Nori è stato affidato agli interventi degli oratori ufficiali, ma anche all'affetto della grande folla che è rimasta fuori dalla sala gremita.»

pc 10 novembre - napoli, demagistris democratico radicale in televisione.. reazionario e poliziesco contro i disoccupati bros

Patto bipartisan per isolare i violenti e rilanciare le politiche occupazionali.

La fumata bianca arriva al termine di un vertice in Prefettura: il governatore Stefano Caldoro, il presidente della Provincia Luigi Cesaro e il sindaco Luigi de Magistris fanno squadra per affrontare insieme la sfida del lavoro. Un chiaro messaggio che le istituzioni lanciano ai Bros, protagonisti nelle scorse ore di un tentativo di aggressione ai danni del primo cittadino. Nel corso della riunione Regione, Provincia e Comune concordano anche «l’avvio di un’adeguata campagna di comunicazione, finalizzata a sensibilizzare il mondo imprenditoriale, attraverso i soggetti istituzionali che operano nel settore dello sviluppo e dell’attrazione degli investimenti, sulle iniziative, anche economiche, di stimolo dell’incrocio tra domanda ed offerta». Sulla disoccupazione la risposta è unanime: l’obiettivo è «garantire la massima trasparenza degli incentivi all’offerta di lavoro e la piena parità di trattamento di chi aspira a trovare occupazione». Per l’assessore regionale Severino Nappi «l’intesa siglata in Prefettura rappresenta una svolta strategica. Ora – dice – mi sento meno solo». Sono tre le principali direttrici su cui si concentrano gli sforzi degli amministratori locali: giovani, donne, disoccupati e inoccupati di lungo periodo. Le misure individuate nel piano varato l’anno scorso dalla Regione – dall’apprendistato ai dottorati, alla ricollocazione dei disoccupati e dei licenziati – saranno attuate attraverso procedure semplificate. Cruciale è il rapporto con la rete delle piccole e medie imprese: saranno il motore della formazione che, rispetto al passato, è stato totalmente rivoluzionato. Sono infatti scomparsi i corsi di formazione che garantivano sussidi a pioggia per lasciare il posto ad un modello mirato alle reali esigenze occupazionali. Ciò avviene attraverso tirocini, contratti di apprendistato, stages, work-experiences. Nei mesi scorsi la Regione ha inoltre stanziato 194 milioni per la creazione e l’innovazione delle imprese e per la sicurezza sul lavoro: 10 milioni sono rivolti alla nascita di imprese spin-off dal sistema della ricerca pubblica; 15 milioni per incentivi alla creazione di impresa allo start up; 80 milioni per favorire la crescita di nuove aziende in settori innovativi; 25 milioni per aiuti alle imprese sociali. La sinergia istituzionale andrà dunque di pari passo con la necessità di non fare sconti a violenti e prepotenti: tutti hanno pari diritti – è il ragionamento fatto in Prefettura – e non possono esistere le corsie preferenziali rivendicate dai gruppi organizzati. L’obiettivo delle istituzioni è dunque garantire la crescita dei livelli occupazionali, anche attraverso la politica dei grandi eventi, ma con una formazione mirata alle richieste del mercato, non progettata a tavolino. I primi risultati, stando ai dati, sono incoraggianti: per la prima volta dal 2005 in Campania si registra un saldo positivo dell’occupazione (30mila unità in più). © RIPRODUZIONE RISERVATA



«Basta carrozzoni e violenti. Il lavoro è un diritto che va garantito a tutti, non esistono corsie preferenziali». L’assessore regionale Severino Nappi non fa sconti a nessuno: «Non c’è più spazio per il posto a comando. Bisogna rimboccarsi le maniche e dimostrare il proprio valore». Quali saranno, in concreto, gli effetti del patto anti-violenti? «Adesso mi sento meno solo perché abbiamo inaugurato un percorso nuovo. Con Provincia e Comune di Napoli abbiamo condiviso la linea che stiamo portando avanti da un anno: io e il governatore Stefano Caldoro siamo sotto scorta proprio per le scelte coraggiose adottate sulle politiche occupazionali e per aver detto dei no scomodi. C’è un impegno comune a costruire lavoro vero, non più a sistemare un certo numero di disoccupati. Questa filosofia, infatti, ha prodotto solo danni: prima si creavano società miste per dare uno stipendio a chi non l’aveva, senza preoccuparsi della funzione da assegnare a queste aziende. Così sono state tolte opportunità alla comunità. Non deve più accadere». I Bros, però, sono tornati alla carica. «Dev’essere chiaro a tutti che non esistono più strade privilegiate per accedere al lavoro perché ciò danneggerebbe gli altri cittadini. È ciò che sto spiegando a coloro che mi chiedono aiuto. Ricevo ogni giorno gente comune da tutta la Campania, certo non solo Bros. E tanti, dalla signora incinta all’operaio che ha perso il posto e per questo ha litigato con la moglie, hanno il problema di mettere un piatto a tavola. Il metodo adottato dai gruppi organizzati, invece, non produce alcun beneficio. Non esiste il diritto al posto. Il punto è che ai disoccupati non è stato insegnato ciò che serve». Il nuovo piano è operativo da un anno. Quali risultati sono stati raggiunti? «Come nel trimestre precedente, anche nel periodo luglio-settembre si registra un aumento degli occupati rispetto allo stesso periodo del 2010. Significa che la strada imboccata è quella giusta e bisogna percorrerla fino in fondo. In dieci anni in Campania è stato speso un miliardo di euro per le politiche passive del lavoro. Avremmo potuto utilizzare queste risorse per creare sviluppo». Come pensate di invertire definitivamente la tendenza? «Formando le professioni che servono, potenziando il rapporto con le imprese ed i sindacati, incrementando le politiche per i giovani e le donne, elaborando un sistema informatico che consenta di incrociare domanda e offerta. In questo modo vogliamo dar vita, passo dopo passo, a nuove opportunità. L’unico criterio di selezione dev’essere il merito, non ci interessa altro». ger.aus. © RIPRODUZIONE RISERVATA




File allegati

pc 10 novembre - delegati espulsi dalla Fiom: o via loro, oppure abbiamo sbagliato sindacato... avete sbagliato sindacato.

gio, 10 nov 11:58
SOLIDARIETA' AI DELEGATI ESPULSI
Pubblicato in: Numero 24-11
Credo che la Fiom debba allontanare immediatamente non i Delegati piu' attivi che ogni giorno lottano nell'interesse DI NOI TUTTI rischiando il posto di lavoro, ma che rimandi a faticare in fabbrica i funzionari sindacali che in tutti questi anni hanno intrecciato relazioni "amichevoli" con i padroni che nulla hanno a che fare con la LOTTA OPERAIA
Quindi o via loro, oppure abbiamo sbagliato sindacato.

RSU-Fiom Toscana

Pubblicato da : Operai Contro
gio, 10 nov 10:20
GIU\' LE MANI DA PINO
Pubblicato in: Numero24-11

QUESTO E' IL DOCUMENTO CON CUI VERRANNO PRESENTATE LE 75 FIRME DI TESSERATI FIOM
DELLA FOMAS DI OSNAGO, CHE CHIEDONO LA RIMOZIONE IMMEDIATA DEL FUNZIONARIO PANZERI
LUIGI

Se nella Fiom Cgil non c'è posto per Pino, non c'è posto nemmeno per noi. Noi abbiamo scelto Pino per rappresentarci di fronte al padrone e oggi gli confermiamo la nostra fiducia e lo difenderemo sempre contro qualunque attacco.
Siamo noi che gli abbiamo chiesto di denunciare l'operato dei funzionari compromessi,
di non cedere firmando accordi di svendita, di opporsi a chi chiude le fabbriche col consenso e accetta le deroghe al contratto nazionale.
Siamo ancora noi che scegliamo di protestare contro la sua espulsione, dando la
disdetta della tessera Fiom, non ci è dato nessun altro mezzo per dire chiaro e tondo che l'espulsione di Pino è stata una carognata, decisa dall'alto per mettere a tacere la critica degli operai.
Oggi iniziamo con questa protesta collettiva, nel corso dei prossimi giorni decideremo assieme quali strade intraprendere.
L'espulsione di Pino non passerà.

Operai iscritti alla FIOM della FOMAS di Osnago
Pubblicato da Operai Contro

Traiamo da operaicontro queste notizie e denunce nella Fiom.
Il nostro parere è chiaro.
Questi operai e lavoratori hanno sbagliato sindacato o meglio hanno sbagliato la strada per riprendere nelle proprie mani il sindacato e che è e non potrà essere che ricostruirlo dal basso attraverso una forma organizzata che in italia si chiamano cobas, indipendentemente dalla linea e l'azione delle sigle che utilizzino questo nome conta la sostanza...
Certo se si pensa che qualsiasi fenomeno di distacco organizzato dal sindacalismo confederale sia inutile, sindacatino... guardando alle spesso poche edificanti vicende interne di questi dal buco della serratura e non con lenti effettivamente di classe, di avanguardia di classe, allora pensiamo che questi compagni operai sono destinati ad abbaiare alla luna ancora per molto.

proletari comunisti
10 novembre
ro.red@libero.it

pc 10 novembre - Napolitano, Berlusconi e i padroni fanno delle istituzioni che cazzo gli pare... Monti, un altro cavallo fatto senatore

Quindi si dovrebbe andare a un governo Monti con PD-terzopolo-Pdl a dargli il sostegno parlamentare e,Lega da un lato, Di Pietro-Vendola (?) a far da 'opposizione' di sua maestà; naturalmente su un programma d'emergenza antioperaia e antipopolare con attacco ai salari, pensioni, lavoro-licenziamenti degli statali, privatizzazioni e liberalizzazioni per cancellare altro stato sociale e, con cautela, abolizione articolo 18 e libertà di licenziamento ecc.
I padroni europei e italiani esulterebbero, la crisi si scarica su chi di dovere, anche se la mannaia va mantenuta a disposizione - i cosiddetti mercati, spread, ecc -
per convincere i facilmente convincibili sindacati confederali e confondere abbastanza le acque, per far passare queste misure tra gli operai, precari, disoccupati, masse popolari.
0K, noi, comunisti rivoluzionari e ribelli sociali non ci aspettiamo niente altro dal capitale, dal suo Stato, dal suo governo, dalle sue false opposizioni, ecc.
Ma tanti che si sciaquano la bocca con frasi quali 'democrazia, regole, Costituzione' andassero a nascondere la faccia.
Tutto quello che si fa e avviene è fuori dalle 'regole', tutto il contrario della democrazia, contro la Costituzione..
Napolitano da super partes, diventa artefice di fatto, fa e disfa, arriva alla ridicola nomina all'ultima ora di Monti senatore a vita, per dare un volto politico al tecnico gran commis del capitale, personaggio mai eletto da nessuno, che si trova capo di governo e senatore a vita sul campo, per meriti, quali?, siamo ai meriti 'preventivi' per questo presunto salvatore dell'Italia. Questa gente, non solo Berlusconi meriterebbe un rovesciamento e una giustizia proletaria.
Se vogliamo difendere bisogni, diritti, democrazia, ecc. dobbiamo rovesciare e spazzare via tutto questo!
Se questa è la luce che i padroni e compari offrono, meglio il 'salto nel buio',
meglio la rivolta proletaria e popolare,
la rivoluzione come unica soluzione !

Proletari comunisti -PCm Italia
ro.red@libero.it
10 novembre 2011

pc 10 novembre - il governo sarkozy e la giunta di parigi vuole solo l'espulsione degli immigrati


Expulsion des familles de la Courneuve :

7 novembre Ce matin, vers 5h00, les flics sont arrivés dans des voitures banalisées et en sont sortis en uniforme. Ils ont directement encerclé le campement. Les préparations pour l'expulsion ont alors commencé.

Rassemblement
à 18H
place de la Fraternité à la Courneuve

la cause du peuple
giornale popolare dei maoisti francesi

pc 10 novembre - TRUCK CENTER CHIESTE CONDANNE PER 7 DIRIGENTI ENI


A Trani del 9 novembre, nel processo con rito abbreviato dell'inchiesta bis per la morte dei 5 operai della Truck Center di Molfetta del 3 marzo 2008, il PM Giuseppe Maralfa ha chiesto condanne fino a tre anni e 4 mesi di reclusione per i 7 dirigenti ENI di Taranto e il pagamento da parte della società di 746mila euro. L'udienza è stata aggiornata al prossimo 29 novembre.
La Rete per la sicurezza sui posti di lavoro di Taranto ha seguito fin dall'inizio questa ennesimo assassinio di classe, e recentemente e insieme allo Slai cobas per il sindacato di classe, è intervenuta al convegno organizzato a Molfetta da Terre Libere.
Nel 2009 lo Slai cobas per il sindacato di classe di Taranto aveva, insieme al padre di un operaio ucciso, Biagio Sciancalepore, fatta un'indagine verso l'Eni e presentato un esposto alla Procura di Taranto.

Si riportano stralci dell'Esposto:

"...Esposto c/ Raffineria ENI Spa – Taranto – nella persona del dirigente Fabio Cincotti, responsabile gestione degli impianti produttivi dell'ENI – per violazione normative sicurezza sul lavoro e ambientali.

Risulta alla scrivente O.S. che la Raffineria ENI di Taranto non rispetta le procedure previste per quanto riguarda il carico e trasporto di sostanze pericolose. In particolare tali omissioni si riferiscono al carico e trasporto di zolfo liquido.
Tanto emerge dai seguenti elementi di denuncia, forniti dai lavoratori interessati
Nonostante sia previsto che l'ENI fornisca ad ogni trasportatore una documentazione di accompagnamento per trasporti pericolosi su strada, in cui siano etichettate tutte le sostanze trasportate, presso la Raffineria di Taranto il trasportatore riceve, invece, solo “la scheda per il conducente” che indica le modalità di trasporto, mentre non riceve “la scheda 16 punti sicurezza e ambiente” che si riferisce al contenuto trasportato.
Questa scheda è essenziale per conoscere esattamente la composizione quantitativa e qualitativa della sostanza trasportata, la percentuale di acido solfidrico contenuta nello zolfo; e, quindi, per adottare le misure di sicurezza relative, per tutta la procedura di carico, scarico/trasporto/bonifica, pulizia cisterne.
La normativa prevede che questa scheda deve essere consegnata ad ogni trasporto.
La mancata compilazione e consegna ha una grave conseguenza, in quanto sia il vettore che, in alcuni casi, anche la ditta dove deve essere scaricato il contenuto della cisterna, come la ditta che deve procedere al lavaggio della cisterna, non vengono messi a conoscenza dell'esatto contenuto trasportato, e della sua eventuale pericolosità. Con possibili effetti deleteri sia sulla salute e la vita, dei lavoratori impegnati nel carico/scarico/trasporto/lavaggio cisterna che sull'ambiente circostante.
L'ENI si limita a far firmare ogni 5 anni la 'scheda sicurezza e ambiente', allorquando devono essere aggiornati i dati. Ma da testimonianze degli autisti emerge che lo stesso aggiornamento va anche oltre i 5 anni, tenuto conto che, nel 2008, era dal 2000 che la stessa non veniva aggiornata.
Anche allorquando viene firmata, gli autisti non sono messi nelle condizioni di leggere tutto il contenuto della scheda. A detta di questi, infatti, la direzione dell'ENI di Taranto mostra loro il documento piegato e chiede di firmare; senza quindi, preventiva lettura.
Gli autisti riferiscono, inoltre, che l'operazione di carico nelle cisterne di sostanze infiammabili viene fatta in assenza di personale addetto dell'ENI; di conseguenza gli autisti, che non sono professionalmente in grado di verificare la correttezza delle procedure, sono gli unici responsabili della messa a modo dell'impianto di carico.
Risulta, infine che la vasca di degassificazione contenente zolfo non viene controllata costantemente, e quindi non vengono controllate le percentuali di acido solfidrico contenute nello zolfo, se rientrano o meno nei limiti fissati dal DPM.
Per esempio, nel 2007 e 2008 pare siano state prodotte delle partite viziate, con una percentuale eccessiva di acido sofidrico.
Una pericolosa conseguenza di questo mancato controllo ricade anche sull'ambiente, dato che dalle vasche vengono immessi nell'aria gas tossici.
Da qui anche l'odore forte di zolfo che a volte si sente nella nostra città. Una pericolosità quindi sia per i lavoratori che operano nell'area dell'ENI che per la popolazione di Taranto, che non viene neanche informata del grado di pericolosità delle sostanze che sono costrette a respirare, anche per intere giornate.

Chiediamo, pertanto, a codesta Procura di voler accertare se la raffineria Eni di Taranto viola stabilmente le norme di sicurezza per i lavoratori e di tutela ambientale; se, per tali inosservanze, l'Eni è responsabile di infortuni mortali avvenuti in questi anni (come la morte dei 5 operai della Truck Center di Molfetta), o di intossicazione alla popolazione.
Chiediamo di voler accertare da quanto tempo vanno avanti queste procedure illegali da parte dell'ENI di Taranto.
Chiediamo, infine, di voler accertare se l'omissione delle procedure di controllo e di documentazione prevista, in particolare la mancata consegna agli autisti trasportatori della scheda di sicurezza e ambiente, abbia un fine di lucro consistente nell'abbassare il costo del trasporto ai fini fiscali..."

Slai Cobas per il sindacato di classe

mercoledì 9 novembre 2011

pc 9 novembre - napoli .. i disoccupati bros hanno ragione !

MENTRE IL GOVERNO CI TOGLIE TUTTO PER SALVARE BANCHE E PADRONI GLI AVVOLTOI GIOCANO SULLA PELLE DEI DISOCCUPATI

Di manovra in manovra ci stanno togliendo tutto, dai trasporti, alla scuola, alla sanità. In Campania i licenziamenti, la cassa integrazione, il mancato pagamento degli stipendi e la disoccupazione che cresce, stanno riducendo alla fame sempre più famiglie.

Regione, Provincia e Comune invece di dare soluzioni, dichiarano guerra ai disperati di questa città mentre sprecano denaro pubblico in grandi eventi e progetti speculativi continuando nelle loro clientele.

NON POSSIAMO PIU’ ANDARE AVANTI COSI’!

E’ IL MOMENTO DI LOTTARE PER I NOSTRI BISOGNI!

Non possiamo più fidarci di personaggi che, a destra come a sinistra, in campagna elettorale promettono lavoro e sviluppo per questa città e poi chiudono le porte in faccia e fanno manganellare chi difende o chiede il lavoro.

La speranza, seminata da utili idioti presenti nei movimenti, che possiamo difendere i nostri interessi rinunciando alla lotta e legandoci al carro del politico di turno, è una trappola che serve a dividere e distruggere la forza dei movimenti . Basta guardare alla battaglia sui rifiuti o alle singole vertenze per il lavoro, e per prima quella dei BROS.

E’ ora di dire basta a questi avvoltoi politici che, come già in passato Corrado Gabriele, guardano ai precari BROS unicamente come a un bacino elettorale, prendono impegni che non mantengono (dov’è la data del tavolo interistituzionale??!!) e lavorano a dividerci tra buoni, quelli che bussano ed elemosinano fuori i palazzi, e cattivi “squadristi”, quelli che li contestano e non scendono a compromessi. Ai De Magistris, ai Nappi ed i loro compagni di merenda dobbiamo rispondere con la lotta unitaria ed autonoma.

Basta con i movimenti filoistituzionali che oggi si dissociano dalle forme storiche di lotta, disposti a farsi manovrare.

I nostri alleati non sono le istituzioni ma i lavoratori, i precari, gli altri senza lavoro.

Per discutere su questi punti, su cui ancora una volta viene rotta l’unità da parte di alcuni esponenti del movimento BROS, e sul come proseguire la lotta, riprendendo le ragioni della grande mobilitazione del 15 ottobre a Roma, invitiamo tutti i precari BROS e tutte le realtà autorganizzate, operaie, studentesche e precarie all’

ASSEMBLEA PUBBLICA

che si terrà il giorno venerdì 11 novembre ore 17,00

presso sala AT3 Via Mezzocannone,16 (di fronte cinema Astra)





MOVIMENTO PRECARI BROS X IL LAVORO STABILE ED IL SALARIO


AVEVAMO RAGIONE !!!
8 Novembre, in Prefettura si è tenuto il Tavolo Interistituzionale prettamente sulla questione dei precari Bros. Al Tavolo erano presenti, oltre al sindaco De Magistris, la Prefettura, la Regione e la Provincia, con la presenza dei rispettivi presidenti, assessori al lavoro ed il vice-sindaco Sodano. Avevamo ragione sulla nostra presa di posizione di pianificare una forma di lotta e di iniziativa come il presidio permanente ( durato 15 giorni ) dinanzi al Palazzo San Giacomo. Una forma di lotta che nulla a che vedere con l’accattonaggio ed un strano concetto ( secondo alcuni ) di elemosinare qualche concessione da parte della controparte politica-istituzionale. La scelta del presidio permanente non rientra nell’ abbracciare una strategia di rientrare dalla linea del conflitto, ma secondo le necessità e fasi oggettive che si presentano nella dialettica di un confronto con le Istituzioni ponendo delle contraddizioni all’interno delle Istituzioni stesse, cercando di smarcarci dalla retorica di una continua campagna di criminalizzazione strumentale da parte del potere politico e mediatico. Scegliere il presidio permanente significava mettere con le spalle al muro De Magistris di fronte agli impegni presi in campagna elettorale in favore dei Bros, risvegliarlo dal letargo della campagna elettorale, dai suoi proclami rivoluzionari, dove lo richiamavamo ad un vero e proprio confronto e presa di posizione netta rispetto alla vertenza Bros. Dove, visti i suoi annunci e proclami, lo sollecitavamo a sensibilizzare Prefettura ed Enti Locali sulla convocazione del tavolo Interistituzionale. Chi per 15 giorni ha dimostrato determinazione e spirito di sacrificio attraverso iniziative di controinformazione, volantinaggio, attacchinaggio e comunicazione, non andava alla ricerca di “ rapporti privilegiati “ con il Sindaco o chi per esso poteva rappresentarlo, nè tantomeno è stato un nostro atteggiamento anche in anni passati, nè chiedeva il conto di una campagna elettorale ( queste forme di rapporti e collusioni le lasciamo volentieri ad altri soggetti che si arrogano il diritto di rappresentare il disagio sociale ed occupazionale nella città di Napoli, i quali spesso si sono visti in compagnia di squallidi personaggi protagonisti dell’ultima campagna elettorale ). Sull’esito del Tavolo ci riserviamo di elargire analisi e programmi, aspettando l’ incontro con i vertici del comune che avverrà nei prossimi giorni con la nostra rappresentanza. Per il momento vogliamo concentrare l’attenzione di un primo risultato avvenuto, la convocazione e la discussione che si è tenuta in Prefettura del Tavolo Interistituzionale, a distanza di un anno, dove si è tentato di cancellare ed affossare la vertenza ed i movimenti dei precari Bros. Un tentativo istituzionale fallito, come il piano Nappi, grazie alla lotta ed alla determinazione dei Precari Bros organizzatii, che oltre alla solita dietrologia, strumentalizzazione criminosa, hanno subito 30 arresti ( altro che filo-istituzionali !!! ). Vogliamo terminare questo comunicato, evidenziando l’incoerenza e la confusione di alcuni movimenti e soggetti che ancora una volta hanno gettato fango ed ipocrisie sui precari bros organizzati, sulla scelta del presidio permanente, dove ancora una volta hanno mostrato un atteggiamento subdolo rispetto ad un percorso unitario di lotta che in questi anni ha caratterizzato le lotte sociali. Ricordiamo a costoro che non condividere e sostenere un iniziativa significa comunque rispettare l’indicazione di una lotta unitaria, ancora una volta si sono smentiti mostrando incoerenza e mancanza di rispetto nei confronti di chi, come noi, ha sempre tentato e lavorato nella ricomposizione delle varie realtà di lotta ed antagoniste come risposta agli attacchi del Governo Berlusconi, della Magistratura e della Questura.



PRECARI BROS ORGANIZZATI


Ebbene, siamo noi a non farci intimidire. Dall’episodio di ieri una cosa ci è stata chiara: nessun tavolo è previsto né il 10 né, al momento, in altra data. Facciamo, quindi, appello a tutti i precari Bros a non dare credito a false notizie il cui scopo è, come nel recente passato, la smobilitazione e la divisione del nostro movimento. Mai come adesso abbiamo bisogno di tornare in piazza compatti. I nostri alleati non stanno nelle istituzioni ma in quanti, come noi, stanno lottando per difendere il loro posto di lavoro e il diritto a campare.

Movimento di lotta per il lavoro Banchi Nuovi – M.D.A. Acerra (B. Buozzi

pc 9 novembre - brescia Verità e giustizia per il cittadino senegalese Sadiou Gadiaga, conosciuto come El Hadji!

DA RADIO ONDA D'URTO:

Verità e giustizia per il cittadino senegalese Sadiou Gadiaga, conosciuto come El Hadji!

I legali della famiglia, l’associazione Diritti per tutti e la comunità senegalese tornano a chiedere di non archiviare il caso di Saidou Gadiaga alla luce dell’articolo a cura di Paolo Berizzi e del drammatico video pubblicato da Repubblica (clicca qui) e della presenza di un testimone che ha sentito il giovane senegalese che chiedeva aiuto, senza che ricevesse alcun soccorso immediato così come necessario.

Ill cittadino senegalese malato d’asma era morto nel dicembre 2010 nella caserma dei carabinieri “Masotti”, in piazza Tebaldo Brusato, nel centro di Brescia. Famigliari e antirazzisti da mesi denunciano le contraddizioni evidenti della ricostruzione dei Carabinieri, mentre lo stralcio del video di Repubblica riprende parte dei tragici ultimi minuti di vita di Hadji, finito dietro le sbarre non per aver commesso qualche reato ma solo perchè non aveva un pezzo di carta, il permesso di soggiorno.

Ascolta la trasmissione l’avvocato Manlio Vicini, legale della famiglia; Umberto Gobbi dell’associazione Diritti per tutti e Abdu dell’associazione senegalesi di brescia e provincia.

CORTEO SABATO 12 NOVEMBRE - Sabato 12 novembre manifestazione in piazza Loggia a Brescia, con concentramento alle ore 15: fra i temi della mobilitazione, oltre ai temi che da un anno mobilitazione la città, sopra e sotto la gru di San Faustino (per i permessi di soggiorno e contro il razzismo istituzionale) c’è anche la richiesta, forte e perentoria, di verità e giustizia per Saidou Gadiaga.

pc 9 novembre - La guerra popolare nelle Filippine avanza...


Nei giorni scorsi, i combattenti del Nuovo Esercito del Popolo (NEP) hanno lanciato un'offensiva mettendo in atto numerose azioni contro obiettivi economici e militari.

9 novembre

Circa 30 guerriglieri armati del NEP hanno preso d'assalto la casa della ex tenente dell'esercito Alexander Impasugong nel pomeriggio e hanno portato via tre armi da fuoco e un telefono cellulare prima di fuggire.

8 novembre

Guerriglieri del NEP hanno incendiato un camion che trasportava petrolio lunedì scorso nella provincia Bukidnon, come ha riferito la polizia. Circa 20 guerriglieri NPA hanno bloccato e dato fuoco a un camion della compagnia Petron lungo una strada statale a Barangay nella città di Pangantucan. Il camion non era pieno di petrolio al momento dell'incidente.

In uno scontro tra il NEP e una unità militare a Sto.Tomas Batangas presumibilmente è morto un guerrigliaero comunista, secondo quanto hanno riferito le autorità.

7 novembre

Un soldato è stato ucciso e quattro sono rimasti feriti in due differenti scontri ad Agusan del Norte.

Il primo scontro è avvenuto intorno alle 11:12 nella Valle Zapanta, città di Kitcharao, provocando il ferimento di tre soldati. I soldati erano impegnati in operazioni di combattimento nella zona quando sono stati attaccati da una unità del NEP. Ne è nata una sparatoria che ha causato i tre soldati feriti.

Nel secondo scontro che si è verificato intorno alle 11:47 a Maribuhok, Kitcharao un soldato è morto e un altro è stato ferito.

Si è appreso che le truppe sono state inviate per avviare l'operazione di persecuzione dei ribelli comunisti coinvolti nell’incendio di giacimenti minerari in Taganito, Surigao del Norte.

6 novembre

Un membro del consiglio del governo provinciale di Surigao del Sur, Rafael Vidua di 58 anni è stato ucciso dalla guerriglia comunista nella città di Bislig, domenica scorsa.

5 Novembre

Due camion carichi di legna sono stati bruciati nella notte di sabato presumibilmente dalla guerriglia del NEP a Barangay, provincia di Agusan del Sur.

Circa 80 guerriglieri pesantemente armati hanno fatto irruzione e incendiato due camion carichi di legname, presumibilmente di proprietà dei latifondisti Ginon "Dodoy" ed Edgar Maglangit, entrambi residenti a Barangay.

pc 9 novembre - francia, a nanterre - fermare le espulsioni - assemblea generale città universitaria


Mardi 11 octobre 2011 2 11 /10 /Oct /2011 23:40 Assemblée Générale Cité Universitaire de Nanterre : Stop aux Expulsions !
Cité Universitaire de Nanterre Foyer G/H Rer A : Nanterre Université

Lundi 06 Octobre, jour de rentrée, plusieurs étudiants ont été expulsé de leur chambre universitaire à la cité U de Nanterre (par la démagnétisation de leur badge/clé), sans possibilités de récupérer leurs affaires. Un étudiant a passé la nuit dehors lundi soir. Avec de nombreux vice de forme, le CROUS réitère ses pratiques quasi illégales. Nous sommes bien décidé à faire appliquer la justice et à transformer le règlement intérieur injuste qui nous régit. En attendant exigeons la réouverture immédiate des chambres fermées ! Nous n’avons pas à payer la crise du logement !

Assemblée Générale des résidents Mercredi 12/10 à 20H Au foyer G/H (de la cité-U) Rer A : Nanterre- Université

la notizia viene da AGEN organizzazione degli studenti universitari ddi Nanterre di orientamento maoista

pc 9 novembre - ANDI LIBERA!



Ieri 8 Novembre la compagna Andi è stata condannata a 17 mesi. Come riportavamo in un post precedente questo processo ai danni della compagna zurughese militante di Revolutionarer Aufbau Schweiz (costruzione rivoluzionaria Svizzera) era in corso da settembre scorso.
Una montatura giudiziaria al fine di colpire una militante attiva da molti anni nella lotta contro il capitalismo.

Alla compagna Andi va tutta la nostra solidarietà militante e di classe

Andi libera subito!

Libertà per tutti i prigionieri politici!

La solidarietà è un'arma, è necessario costruire un soccorso rosso in ogni paese contro la repressione borghese che avanza e che si struttura sempre di più in stato di polizia che avanza a tappe forzate verso il moderno fascismo!

Red Block Palermo

pc 9 novembre -Turchia: Lavoratori del cuoio licenziati per aver 'occupato' la fabbrica



Turchia: Lavoratori del cuoio licenziati per aver 'occupato' la fabbrica
Savranoglu Leather and Kampana Leather sono due fabbriche di proprietà dello stesso imprenditore. La Savranoglu si trova a Smirne e la Kampana si trova a Istanbul. Per oltre 6 mesi il sindacato Turco Deri-Is ha portato avanti una lotta intensa contro gli atteggiamenti antisindacali del datore di lavoro.

Nel maggio 2011 Deri-Is organizzò i lavoratori della fabbrica Kampana - e il datore di lavoro licenziò 16 lavoratori. I lavoratori avviarono quindi un picchetto che dura da oltre 220 giorni.

In seguito, il datore di lavoro spostò la produzione a Smirne, ma il sindacato organizzò i lavoratori delle 3 diverse società che operavano contemporaneamente nella fabbrica. Allora il managemente della società licenziò 3 lavoratori che, anche lì, cominciarono un picchetto di resistenza.

Successivamente il datore di lavoro decise di chiudere lo stabilimento di Smirne e invitò i lavoratori ad andare ad Istanbul. Pensava che i lavoratori non avrebbero lasciato la propria famiglia. Ma per salvare il loro potere organizzativo, 38 lavoratori accettarono l'esilio e arrivarono ad Istanbul il 3 ottobre.

Il datore di lavoro lasciò loro nemmeno un giorno libero per trovare un posto dove abitare. Così i lavoratori furono costretti a non lasciare la fabbrica per una notte. Allora il management affermò che si trattava di un'occupazione e cercò di provocare l'intervento delle forze di polizia. Ma la polizia non intervenne, perché se l'avesse fatto ci sarebbe stato uno sciopero generale in tutto il Distretto.

Il 13 ottobre il datore di lavoro ha licenziato 36 lavoratori senza indennità di fine rapporto sostenendo che avevano occupato l'impianto di Istanbul. Inoltre, ha cercato di riaprire l'impianto di Smirne, cambiando nome alla fabbrica.

I lavoratori in esilio sono tornati a Smirne per continuare la resistenza e stanno impedendo la produzione della "new company".

La situazione è gravissima. I lavoratori soffrono di malattie causate dalle sostanze chimiche, e non ci sono misure per la tutela di sicurezza e salute. L'orario di lavoro è lunghissimo, fino alle 2-3 del mattino. Percepiscono il salario minimo che è di 220 euro al mese. Inoltre il datore di lavoro avvelena l'ambiente versando prodotti chimici nel terreno.

Le richieste dei lavoratori sono che il datore di lavoro rispetti i loro diritti fondamentali e riconosca il sindacato.
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pc 9 novembre - Londra, protesta studentesca: "I vostri proiettili di gomma infilateveli su per il c...."


Ad un anno dalla manifestazione culminata con l'assalto al palazzo dei Tories e a pochi mesi dalle rivolte dei giovani proletari che hanno incendiato Londra e molte altre città inglesi, 15 mila studenti oggi erano in corteo in una Londra militarizzata contro l'aumento delle tasse (triplicate) e la privatizzazione, come parte del più generale attacco della borghesia inglese, attraverso il primo ministro Cameron, alle condizioni di vita dei lavoratori e delle masse popolari.
Il corteo ha sfidato le minacce e le provocazioni continue dei 4 mila poliziotti che ogni 10 metri fermavano il corteo, armati, oltre che di manganelli, di proiettili di go
mma, dotati persino di enormi barriere-scudo blu.
Il corteo degli studenti è partito dal centro per arrivare alla City e la cattedrale di St Paul’s dove si trova l’accampamento degli attivisti di OccupyLSX.
Ci sono stati 20 arresti.
La protesta studentesca è stata organizzata dalla National Campaign Against Fees and Cuts.

pc 9 novembre - intervista al sindacato degli operai della fiat Zastava serbia

Quanti sono i dipendenti attuali nella FAS (Fiat Auto Serbia)?
La sindacalizzazione?


I dipendenti Fiat attuali sono 1201 (1001 operai e 200 impiegati)
956 erano stati in passato dipendenti della Zastava auto; poco piu’ di 200 sono stati assunti utilizzando l’agenzia nazionale per l’impiego.
A luglio scorso i lavoratori erano 1296; i 95 posti di lavoro in meno sono dovuti ad altrettanti auto-licenziamenti, a fronte di una liquidazione di 550 euro per anno lavorato. Ci saranno altri auto-licenziati entro la fine del 2011.
La liquidazione ha avuto un aumento molto rilevante rispetto ai dati delle liquidazioni degli anni precedenti, che erano di 300 euro per anno lavorato; si dice, senza averne certezza, che queste liquidazioni sono state pagate dalla Fiat (che come vedremo ha interesse ad assumere nuovo personale), mentre precedentemente le liquidazioni erano a carico del Governo. Gli operai piu’ anziani possono giungere fino a 11.000 euro di liquidazione, (somma abbastanza alta per la Serbia). Quelli autolicenziati sono per lo piu’ di operai anziani, probabilmente incapaci di reggere il sistema di produzione WCM, con livelli di professionalita’ e di istruzione piuttosto bassi.


A marzo 2012 dovrebbero cominciare altre assunzioni fino ad un totale circa di 1000 nuovi lavoratori entro settembre 2012, esclusivamente dall’agenzia nazionale per l’impiego; svaniscono cosi’ le residue speranze dei lavoratori Zastava licenziati a gennaio 2011 di tornare il lavoro.
Il totale finale dovrebbe essere di 2200 lavoratori, diminuito di quelli che si licenzieranno in questo periodo.
Secondo le dichiarazioni ufficiali della FAS i lavoratori a pieno regime dovrebbero essere 2433.


Attualmente gli iscritti al Samostalni sono 743; 86 sono iscritti ad altri Sindacati.


Quali sono i salari medi?
Quanti lavoratori sono in cassa integrazione?
Quanto percepiscono mediamente di cassa integrazione rispetto al salario?
Il salario medio di un lavoratore che lavora a tempo pieno è di 30-35 mila dinari al mese.
Il salario medio è di 250 euro/mese, tenuto conto anche della cassa integrazione.
Tutti gli operai sono in cassa integrazione, e ricevono l’80% del salario.






Dove è stata collocata la linea di montaggio della Punto?
Ci sono idee sul suo utilizzo futuro?
La linea Punto era stata smontata per fare spazio alle nuove linee; la previsione era di non riutilizzarla.
Attualmente la linea è in via di re-installazione nel reparto Meccanica da parte di tecnici Comau, insieme a ditte esterne d’appalto; solo un piccolo numero del tutto trascurabile di lavoratori viene dalla FAS.
La FAS prevede di montare circa 10 unita’ al giorno, fino a che ci saranno fondi di magazzino in Italia. Questo pero’ solo in base alla richiesta del mercato.
Attualmente ci sono 4000 Punto invendute sui piazzali; se ne vendono meno di 100 al mese; le esportazioni sono pessochè inesistenti (meno di 10 pezzi al mese).


A che punto è il montaggio di nuove linee di produzione?
Quali modelli verranno prodotti?
Quali sono i tempi previsti per l‘inizio delle produzioni?
Quale sara’ a regime il numero di auto prodotte?


Prima di proseguire con l’intervista a Zoran riportiamo il link a un recente articolo in Italiano (1 ottobre 2011) comparso su GlasSrbije, che è il sito multilingue della Radio nazionale, in cui si parla sia della Punto che del nuovo modello; questo articolo omette pero’ di dire che ci sono 4.000 unita’ invendute... e di chi paga i lavori...
http://glassrbije.org/I/index.php?option=com_content&task=view&id=13549&Itemid=56


Per quanto riguarda le nuove linee di produzione, da circa un anno si parlava di una produzione di Musa e di Idea, senza pero’ che ci fossero conferme.
Ora si torna a parlare di un nuovo modello denominato LZero, che dovrebbe essere prodotto in due diverse versioni a cinque e sette posti. La Fiat considera questa vettura un segreto industriale; la scocca è gia’ pronta, ma è proibito diffondere informazioni e tanto meno fotografie.
Secondo la Fiat la nuova vettura sara’ presentata al salone dell’auto di Ginevra, a marzo 2012.


Il reparto carrozzeria è pronto.


Il reparto verniciatura deve avere venti unita’ di verniciatura automatica.
Al momento sono pronte due cabine, con le quali saranno verniciate le prime 40 vetture entro febbraio 2012; queste saranno le vetture di test e se saranno raggiunte le specifiche definite per gli standard dei Paesi in cui ci si aspetta di venderle (Europa, Stati Uniti e Russia), saranno installate le successive 18 cabine; per questa fase si prevedono sei mesi di lavoro; il reparto verniciatura dovrebbe quindi essere completato entro la fine dell’estate 2012.


Il reparto montaggio è pronto.
I motori e il cambio saranno importati dall’Italia. Non si conoscono ancora le cilindrate.


Ma chi ha pagato le spese fino ad ora sostenute?
Si dice che tutte le spese fin qui realizzate sono state sostenute dal Governo serbo (con la sua tranche di 300 milioni nella joint venture con la Fiat) e da un prestito della Banca Europea degli Investimenti di 500 milioni di euro, garantito da un credito ipotecario aperto dal Governo sui capannoni.




INDOTTO
Ricordiamo che inizialmente l’indotto Fiat doveva essere collocato a Korman Polje, su 70 ettari, a meta’ strada tra l’autostrada Belgrado-Nis e Kragujevac.
Le prime informazioni (ottobre 2009) su quell'area erano trionfali: secondo l'allora ministro dell'economia Mladan Dinkic in quell'area avrebbero dovuto installarsi 14 imprese diverse (Magneti Marelli, Sigit, Delphi, Proma, Sbe, Adler, Toscana Gomma, Faurecia, Lear, Johnson Controls e Axcent) con circa 10.000 addetti.


A gennaio scorso lo stesso ministro (che poi si dimise di li a poco) annuncio’ che il progetto di Korman Polje era finito in quanto non si era riusciti ad espropriare i terreni (i contadini avevano rifiutato la cifra offerta di 3 centesimi di euro a metro quadro) e che l’indotto Fiat sarebbe stato collocato in un’area di circa 20 ettari a Grosnica, usata in passato come deposito di mezzi dell’esercito serbo.
Grosnica si trova a poche centinaia di metri dallo stabilimento FAS.
A fianco passa una linea ferroviaria a doppio binario.
Si continua a parlare della costruzione della circonvallazione sud e del tunnel sotto la citta’, che si prevedono per il 2014.


A Grosnica lavorano molte imprese di movimento terra e costruzioni edili; il supervisore dei lavori è una impresa privata, la MIS, che ha firmato un contratto sia con il Governo che con la Fiat, ed è di proprieta’ di una delle persone piu’ ricche della Serbia, Miroslav Miskovic, proprietario della piu’ grande holdig serba, la Delta Holding: banche, assicurazioni, supermercati, costruzioni, e molto altro.
Al momento sono in via di realizzazione le strutture in cemento armato di alcuni grandi capannoni, oltre che molti lavori di sbancamento.
I costi della realizzazione di Grosnica non sono conosciuti; non si sa ufficialmente chi paga i lavori, ma il Sindacato sostiene che sia sempre il Governo serbo.


Si confermano i benefits che dovrebbero ricevere le aziende dell’indotto:
almeno 5000 euro per ogni nuovo assunto
esenzioni delle tasse di qualunque tipo per 10 anni
zona franca doganale


Nella migliore delle ipotesi verso la fine del 2012 potranno essere al lavoro nell’indotto circa 1000 operai, suddivisi in sei aziende diverse, tra cui Magneti Marelli e General Control, le quali si sono registrate in Serbia.
Secondo GlasSrbije, nell’articolo citato precedentemente, le aziende dell’indotto saranno quattro; secondo altre fonti potrebbero essere cinque o sei.
Come si vede siamo lontanissimi dai numeri assolutamente irrealistici di 14 imprese e 10.000 operai di cui si parlava all’inizio di tutta questa vicenda.


Le due imprese sopracitate hanno cominciato a chiamare i lavoratori della ex-Zastava, iscritti all’Agenzia pubblica per l’impiego, per iniziare la selezione del personale futuro.
Le selezione la fa l’Ufficio Risorse Umane della Fiat, che si occupa sia delle assunzioni per FAS che per l’indotto.


Si sta costituendo un ulteriore ufficio che si chiamera’ Fiat Service che si occupera’ dei contratti dei lavoratori sia per i lavoratori FAS che per i lavoratori dell’indotto.
Si tratta dunque sempre della Fiat, che agisce sotto altri nomi!


Riportiamo infine le parole con cui Zoran Mihajlovic (allora segretario del Sindacato Samostalni di Fiat Auto Serbia) concludeva l’intervista che Non bombe ma solo caramelle gli fece nel marzo 2011, sette mesi fa.
Se non arriva l’indotto della Fiat tutto quello che è stato fatto finora si risolvera’ in un disastro.
La fabbrica da sola non dara’ lavoro ad un grande numero di persone, sono previsti in totale 2433 lavoratori con una produzione massima di 200.000 automobili a pieno regime.
Ma questa non è una grande produzione, e non si risolverebbe neppure il problema della disoccupazione a Kragujevac. Saremmo solo un piccolo granello di sabbia nell’impero Fiat.


Senza l’arrivo dell’indotto il pericolo è che qui a Kragujevac si assembleranno pezzi di provenienza dall’Italia; si faranno lavorare 2500 lavoratori avendo perduto 7500 posti di lavoro. In questo modo avremo regalato anche 300 milioni di euro (l’investimento del governo serbo) e creato 5000 posti di lavoro in Italia.
Qui non c’è produzione, non ci sono investimenti, siamo ad un passo dal baratro.




Trieste, 7 novembre 2011

pc 9 novembre - GENOVA: I PRODI CAVALIERI DI PALAZZO ROSSO

GENOVA: I PRODI CAVALIERI DI PALAZZO ROSSO

Martedì otto novembre pomeriggio è convocata la seduta del consiglio comunale genovese che deve rappresentare il ritorno della città alla normalità, dopo la tragica giornata di venerdì quattro scorso.
Soltanto che quel branco di vigliacchi che compone la Giunta comunale di centro(falsa)sinistra - Marta Vincenzi, sindaco; Paolo Pissarello, vicesindaco, assessore ai Trasporti; Paolo Giuseppe Veardo, assessore alla Scuola; Francesco Scidone, assessore alla Sicurezza; Roberta Papi, assessore alla Sanità; Pasquale Ottonello, assessore forzitaliota alla Manutezione; Mario Margini, assessore ai Lavori pubblici; Carlo Senesi, assessore al Ciclo dei rifiuti ed al Ciclo delle acque; Bruno Pastorino, assessore alla Casa; Andrea Ranieri, assessore alla Cultura; Giuseppina Montanari detta Pinuccia, assessore all'Ambiente; Stefano Anzalone, assessore allo Sport; Simone Farello, assessore alla Mobilità; Gianni Vassallo, assessore al Commercio; Francesco Miceli, assessore alle Finanze - sente odore di contestazione e, come già aveva fatto nell'immediatezza degli eventi (quando nessun membro del Governo genovese è stato raggiungibile, in alcun modo, per ore) scappa dalle proprie responsabilità.
Naturalmente la sindaco dà una versione leggermente diversa, abbaiando che "il rinvio è dovuto al perdurare dell'emergenza", ma è Mario Margini - il più incapace e presuntuoso degli assessori - ad incaricarsi di sbugiardarla: richiesto di cosa ne pensasse il Partito deficienti di questa furbata, risponde semplicemente "nulla".
Se fosse stata esatta la versione fornita dalla primo cittadino, la replica sarebbe stata ben diversa: quanto meno avrebbe contenuto una motivazione all'appoggio della decisione della Vincenzi.
...quel "nulla" può soltanto significare "un bel tacer non fu mai scritto": la scelta l'hanno effettuata tutti insieme, i coraggiosi cavalieri di palazzo Rosso (la sede del Comune) per evitare le pernacchie dei genovesi.

Genova, 09 novembre 2011

Stefano Ghio - Proletari Comunisti Genova

Scontri Roma: assalto' idrante polizia, arrestato 19/enne


Accusato di devastazione, saccheggio e resistenza pluriaggravata
09 novembre

Altro arresto per gli scontri alla manifestazione del 15 ottobre a Roma: è un ragazzo romano di 19 anni, finito ai domiciliari. Il giovane, che secondo la ricostruzione degli inquirenti aveva tentato di assaltare il mezzo idrante della polizia in piazza san Giovanni, è accusato di devastazione, saccheggio e resistenza pluriaggravata.
La decisione degli arresti domiciliari è stata emessa dal giudice per l'indagine preliminare Riccardo Amoroso.

pc 9 novembre - Berlusconi è ancora lì... Napolitano lo copre.. l'opposizione parlamentare lo lascia fare..

Esito grottesco del dibattito parlamentare nella giornata di ieri.
Berlusconi va sotto... va da Napolitano... e insieme concordano le non dimissioni.
L'opposizione parlamentare gioisce e cominciano gli scenari...
La questione è che Berlusconi è ancora là, si prepara al maxiemendamento, si vuole usare il clima di unità nazionale per approvare provvedimenti antioperai e antipopolari e quindi andare alle elezioni con un governo Berlusconi che userà la campagna elettorale monopolizzata per cercare di imporre ancora un suo governo travestito.
L'opposizione lavora per un governo Monti, che sia ancor più rigidamente un governo dei padroni.
Proletari e masse popolari da questo scenario non hanno nulla da guadagnare, se non verificare ancora una volta che la sinistra d'opposizione è la 'sinistra' dei padroni e che i sindacati confederali sono molto più saldamente uniti alla confindustria di quanto lo siano ai lavoratori, ai precari e ai disoccupati.
Senza che 'esploda' la lotta generale dalle fabbriche e posti di lavoro, dai settori più sfruttati e poveri del sud, dalle università, dalle piazze, passiamo "dalla padella alla padella" se resta Berlusconi, "dalla padella alla brace" se avanza la soluzione Tremonti-Bersani.
Dalla crisi si esce eccome, scaricandola sui lavoratori e salvaguardando banche e profitti dei padroni.
Nella crisi i proletari e le masse debbono difendere i loro interessi elementari lavoro, salario, salute, spesa sociale, ma soprattutto sfruttare la situazione per colpire il capitale, i suoi governi, il suo Stato - questa è la rivolta proletaria e sociale - per accumulare forza e prepararsi a fronteggiare un nuovo governo dei padroni.

Proletari comunisti
9 novembre 2011

martedì 8 novembre 2011

pc 8 novembre - Andi libera! solidarietà militante a tutti i rivoluzionari prigionieri!

Dalla fine di Settembre è in corso in Svizzera un processo politico contro la compagna zurighese Andi, militante di Revolutionarer Aufbau Schweiz (costruzione rivoluzionaria Svizzera) e per la costruzione di un Soccorso Rosso Internazionale, nota nel movimento politico svizzero e non solo, per il suo impegno sociale e la dedizione alla causa rivoluzionaria.

Lo stato borghese svizzero con una vera e propria montatura giudiziaria vuole sanzionare questa compagna per il suo impegno attivo contro il sistema capitalista che ogni giorno provoca morte e distruzione.
Si accusa la compagna della paternità di azioni simboliche con l'utilizzo di vernice e fuochi d'artificio verso obiettivi quali la polizia cantonale svizzera, i servizi segreti svizzeri, compagnie aree spagnole e greche cosi come altri obiettivi che poi sono stati cancellati dall'imputazione perché, come i precedenti, non sussiste nessuna prova tangibile che la compagna in questione ne sia responsabile.

Alla compagna Andi va tutta la nostra solidarietà militante e di classe

Andi libera subito!

Libertà per tutti i prigionieri politici!

La solidarietà è un'arma, è necessario costruire un soccorso rosso in ogni paese contro la repressione borghese che avanza e che si struttura sempre di più in stato di polizia che avanza a tappe forzate verso il moderno fascismo!

Red Block Palermo

pc 8 novembre - in nome di dio ..( e anche a nome mio).. Berlusconi vattene. ma che 'se ne vayan todos' !..

Sembra che siamo alla caduta di Berlusconi, non è chiaro se siamo anche alla caduta del governo Berlusconi (tale sarebbe ogni governo capeggiato dagli attuali partiti di maggioranza), se siamo a un governo d'emergenza o tecnico, o di responsabilità nazionale capeggiato da Monti o altri simili, quello che è certo che avremo un governo ancor più dei padroni,che passi o no dalle elezioni a breve, per applicare la lettera UE, cioè sfrenato attacco ai salari, alle pensioni, alle spese sociali, al lavoro, ulteriormente precarizzato e condito con l'abolizione di fatto dell'art.18con la libertà di licenziamento, l'eternizzazzione dei contratti precari, le privatizzazzioni, la difesa strenua di banche e profitti dei padroni
quindi un governo ancora peggiore di quello attuale e se senza berlusconi appoggiato da tutti i partiti dell'opposizione parlamentare e non solo, con i sindacati confederali saldamente consociati
noi pensiamo che non si debba aspettare tutto questo, nè considerare il movimento attualmente esistente il migliore dei movimenti possibili
noi siamo per la rottura degli equilibri esistenti come a roma il 15 ottobre, meglio che a roma
noi siamo per lo sciopero generale dal basso, prolungato con assedio dei palazzi del potere, del profitto, della finanza
noi siamo per la rivolta operaia, proletaria e popolare
noi siamo per il sindacato di classe che unisca il movimento di lotte in corso
noi siamo per il fronte unito rivoluzionario, alternativo a unitiper l'alternativa,cobasconfederazione e mosche cocchiere di questo tipo
noi siamo per l'unità dei comunisti, il partito di classe, ma non come sommatoria fusione dell'esistente che si definisce comunista, ma da costruire nel fuoco della lotta di classe (per la rivolta, nella rivolta), in stretto legame con le masse operaie, disoccupati, precari, giovani ribelli, movimenti territoriali incopatibili no taf, rifiuti ecc.
noi siamo per la rivoluzione come unica soluzione !

proletari comunisti- PCm Italia
ro.redòlibero.it
8 novembre 2011

pc 8 novembre - ancora un crimine razzista nelle caserme fogna di Brescia


"Ecco come hanno lasciato morire Saidou"


L'uomo venne ucciso da un attacco d'asma: "Nessuno lo ha soccorso". L'avvocato chiede di riaprire le indagini dal nostro inviato - Grida per chiedere aiuto, picchia le mani contro la porta della cella, disperato. Le dita che escono dallo spioncino. Quando il carabiniere lo fa uscire, inizia una lenta, atroce agonia: 8 minuti durante i quali l'uomo è paralizzato dal dolore, il respiro spezzato, lo sguardo moribondo. E nessun militare interviene. Lo lasciano lì, da solo, con la morte che lo sta strappando via dalla porta di ferro alla quale si aggrappa mentre a fatica si toglie i vestiti e tira fuori lo spray dalla tasca dei pantaloni, in un ultimo, inutile, tentativo di riuscire a respirare. Poi si accascia a terra, e muore.


Sono gli ultimi minuti di Saidou Gadiaga, 37 anni, senegalese, morto dopo un attacco di asma in una cella della caserma Masotti, sede del comando provinciale dei carabinieri di Brescia. È la mattina del 12 dicembre 2010. Quella sequenza di morte - sulla quale un magistrato ha indagato per un anno e poi chiesto l'archiviazione del caso - è contenuta in un video di cui Repubblica è entrata in possesso.

Le immagini, registrate da una telecamera puntata sull'atrio antistante le due camere di sicurezza, non mostrano solamente il calvario di un uomo che soffriva d'asma e che è stato abbandonato a se stesso: assieme a nuovi elementi - forse sottovalutati -, riapre, di fatto, una vicenda che da subito era sembrata controversa. A tal punto da attivare il console senegalese a Milano e interessare i vertici dello Stato africano. Raccontiamola.

È l'11 dicembre. Gadiaga viene arrestato dai carabinieri perché sprovvisto del permesso di soggiorno e già raggiunto da provvedimento di espulsione. Se lo avessero fermato tredici giorni dopo - quando anche l'Italia recepisce la normativa europea sui rimpatri che annulla il reato di inottemperanza al provvedimento di espulsione - le manette non sarebbero scattate. Ma tant'è. Su indicazione dello stesso pm Francesco Piantoni, l'immigrato non viene rinchiuso in carcere ma nella caserma di piazza Tebaldo Brusato.

Gadiaga è un paziente asmatico. I carabinieri lo sanno perché ha subito mostrato il certificato medico. Alle prime ore del mattino il senegalese ha una crisi. Lo conferma un testimone, Andrei Stabinger, bielorusso detenuto nella cella accanto. "Sono stato svegliato dal detenuto che picchiava contro la porta e chiedeva aiuto gridando. Aveva una voce come se gli mancasse il respiro. Dopo un po' di tempo ho sentito che qualcuno apriva la porta della cella e lo straniero, uscito fuori, credo sia caduto a terra".

Quanto tempo è trascorso tra la richiesta di aiuto e l'intervento del militare? "Penso 15-20 minuti - fa mettere a verbale il testimone - durante i quali l'uomo continuava a gridare e a picchiare le mani contro la porta". Il video fissa la scena e i tempi. Da quando si vedono le dita di Gadiaga sporgere dallo spioncino (sono le 7.44, l'uomo sta chiedendo aiuto già da parecchi minuti) all'arrivo del carabiniere, passano due minuti e 35 secondi. Gadiaga, uscito finalmente dalla cella, cade a terra alle 7.52: otto minuti dopo essersi sporto dalla camera. Altri 120 secondi e arrivano i medici del 118. Gadiaga è già privo di conoscenza, per lui non c'è più niente da fare.

L'autopsia conferma che la morte è avvenuta a causa di "un gravissimo episodio di insufficienza respiratoria comparso in soggetto asmatico". E attesta, inoltre, che l'uomo "era clinicamente deceduto già all'arrivo dell'autoambulanza". La versione dei carabinieri disegna un quadro un po' diverso. Nella relazione di servizio inviata alla Procura, e in altre comunicazioni al consolato senegalese, i militari collocano il decesso di Gadiaga in ospedale, parlano di un aneurisma, escludono ritardi e carenze nei soccorsi.

Il maresciallo che apre la porta all'immigrato viene addirittura premiato dal comandante provinciale dell'Arma. Che dice: "In un video che abbiamo consegnato alla Procura c'è la conferma della nostra umanità". Il video, però, racconta altro. Quando esce dalla cella Gadiaga, in evidente stato confusionale, viene lasciato solo. I militari fanno notare che l'ultima uscita dalla cella - per fare pipì - dell'immigrato, risale a otto minuti prima della crisi: "Stava bene".

In realtà l'orario delle immagini fissa quell'uscita 26 minuti prima: non otto. La testimonianza dell'altro detenuto fa il resto. "Perché i carabinieri hanno detto che Gadiaga è morto in ospedale e non in cella?", ragiona l'avvocato Manlio Gobbi. E perché - di fronte a tanti punti oscuri - il pm ha chiesto l'archiviazione del caso? "Chiediamo nuove indagini, da subito", aggiunge. Il consolato del Senegal, da parte sua, promette che andrà fino in fondo per chiedere che sia fatta chiarezza.

pc 8 novembre - 57 morti sul lavoro in ottobre !



I numeri dei morti sul lavoro, in primis immigrati, torna a farsi enorme.
57 operai nei diversi settori, nei diversi mesi sono morti in ottobre e sono già di più dell'anno scorso per tutto l'anno.
Al solito atteggiamento di padroni assassini, controlli truccati, leggi non applicate si aggiungono gli effetti di crisi, precarietà, supersfruttamento, clandestinità.
Ma nessuno fa niente.
Nè i sindacati confederali-nei i sindacati di base, che su questo con il loro frequente aziendalismo corporativo, fanno sempre poco.
La rete nazionale per la sicurezza è l'unica realtà che fa un lavoro sistematico, iniziative, proposte, azione a 360 gradi da torino a taranto, da milano a barletta, da ravenna a palermo, a Roma ma è retta attualmente solo dallo slai cobas per il sindacato di classe e dal comitato 5 aprile a Roma, ci sono come sempre molto attivi i ferrovieri di ancora in marcia, qualche associazione familiari, marco Spezia e poco più.
ala rete nazionale riprenderà nei prossimi mesi la sua attività per essere presente ovunque con chiunque, ben cosciente che solo la mobilitazione operaia e popolare per una rivoluzione politica e sociale che metta fine a un sistema in cui la vita dell'operaio non vale nulla rispetto al profitto è la risposta strategica alla situazione,ed è solo questa prospettiva che dà il senso importante e permanente all'attività di una struttura come la rete con una lotta che possa raggiungere obiettivi parziali in tutti i campi.

rete nazionale per la sicurezza sui posti di lavoro
bastamortesullavoro@gmail.it
novembre 2011

nei primi dieci mesi 2011 già 460
morti, in aumento rispetto al 2010. In media 46 vittime ogni mese. Lombardia
sempre al primo posto. L'agricoltura è il settore più a rischio, colpiti
molti lavoratori stranieri

di rassegna.it



Nel mese di ottobre 57 persone sono morte sui luoghi di lavoro. E' quanto
emerge dallo studio presentato oggi (7 novembre) dall'osservatorio Vega
Engineering di Mestre. A due mesi dalla fine del 2011, spiega la ricerca, il
bilancio delle vittime è già maggiore del 2010: finora i morti sono 460
contro
i 441 dello stesso periodo dell'anno scorso.

In Italia si registrano mediamente 46 morti sul lavoro ogni mese. "I dati
quindi - scrive l'osservatorio - non lasciano dubbi: la situazione peggiora
e l’
incremento della mortalità del 4,3 per cento tra il 2010 e il 2011 ne è una
conferma".

La prima regione per vittime nel 2011 è Lombardia con 60 morti sui luoghi di
lavoro, seguita dall’Emilia Romagna (42), dal Piemonte (39), dal Veneto
(38),
dalla Toscana (34), da Sicilia e Campania (32), dal Lazio (29), dalla Puglia
(28). Le ultime regioni, comunque non immuni alle tragedie, sono Molise e
Valle
D’Aosta (4 morti), Basilicata (5), Friuli Venezia Giulia (8), Umbria (10).


Brescia e Torino le province in cui da gennaio ad ottobre si è registrato
il
maggior numero di casi di morti bianche (15), seguite da Bolzano (12),
Frosinone e Milano (11), Bologna, Napoli e Roma, 10, L’Aquila, Savona e
Chieti
(9).

Il numero maggiore di infortuni si verifica in agricoltura (39,6% del
totale),
mentre il 22,2% colpisce invece nel settore delle costruzioni. Le vittime
nel
commercio e artigianato sono il 13,9% del totale. Seguono trasporti,
magazzinaggi e comunicazioni, quindi i servizi e produzione di energia
elettrica.

La prima causa resta la caduta dall’alto (23,9% dei morti nel 2011), seguita
dal ribaltamento di un veicolo o di un mezzo in movimento (22%); terza lo
schiacciamento dovuto alla caduta di oggetti pesanti sulle vittime (18,3%).
Le
donne decedute sono 12 in dieci mesi, ma cinque nel solo mese di ottobre che
è
stato segnato dalla strage di Barletta. Gli stranieri che hanno perso la
vita
sono 54 (11,8% del totale), soprattutto romeni e albanesi. Le fasce più a
rischio, conclude Vega Engineering, sono quarantenni e cinquantenni (197),
ovvero il 43,1% delle 460 morti bianche, poi vengono gli ultrasessantenni
(138
persone, pari al 30,2%).