sabato 5 novembre 2011

pc 5 novembre - A proposito di Equitalia-Serit e strozzinaggio legalizzato

A proposito della manifestazione di ieri a Palermo contro la Serit pubblichiamo questo articoletto del sole24ore di oggi che chiarisce con le cifre ufficiali la necessità di “aggredire” da parte nostra tutti gli aspetti di strozzinaggio quotidiano legalizzato del governo…

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La spia accesa tra Fisco e cittadini

I dati del contenzioso tributario confermano come la fase della riscossione stia diventando sempre di più il punto critico del rapporto tra fisco e contribuenti. Nonostante le limitate possibilità, dal punto di vista giuridico, di chiamarla in causa, il contenzioso contro Equitalia aumenta del 16,8% davanti alle commissioni tributarie provinciali e del 27,8% davanti alle commissioni regionali.

Negli ultimi anni sono andate aumentando le possibilità di Equitalia di "aggredire" i patrimoni del contribuente con pendenze verso l'amministrazione finanziaria. L'effetto ha portato a manifestazioni di protesta anche violente contro l'agente della riscossione, che dal suo lato non ha potuto fare altro che invocare l'applicazione della legge.

E da più parti, anche in Parlamento, si levano voci preoccupate per riequilibrare, proprio attraverso un intervento normativo, le possibilità di aggressione del patrimonio del contribuente. Di recente anche la Corte costituzionale, con una sua sentenza, ha censurato il depauperamento del contribuente a cui si arriva attraverso le pratiche di acquisizione allo Stato dei beni messi all'incanto e invenduti. Data la crisi sarebbe bene che anche la politica percepisse la gravità della situazione.

pc 5 novembre - Aerei israeliani a Decimomannu

La Nato, Israele e il suo migliore alleato in europa, l' imperialismo italiano, preparano una nuova un'aggressione militare in medioriente. Due articoli che denunciano il ruolo dello stato imperialista italiano nei preparativi dell'attacco all'Iran.

Prove di guerra, aerei israeliani a Decimomannu

Manlio Dinucci

I caccia Nato di stanza a Decimomannu (Cagliari) avevano appena finito di bombardare la Libia, che subito si è svolta nella base aerea l’esercitazione Vega 2011. Ospite d’onore l’aviazione israeliana, che con quelle italiana, tedesca e olandese si è esercitata ad «attacchi a lungo raggio». Come riporta la stessa stampa israeliana, ciò rientra nella preparazione di un attacco agli impianti nucleari iraniani. L’esercitazione fa parte della cooperazione militare Italia-Israele, stabilita dalla Legge 17 maggio 2005. Rientra allo stesso tempo nel «Programma di cooperazione individuale» con Israele, ratificato dalla Nato il 2 dicembre 2008, circa tre settimane prima dell’attacco israeliano a Gaza. Esso comprende non solo esercitazioni militari congiunte, ma l’integrazione delle forze armate israeliane nel sistema elettronico Nato e la cooperazione nel settore degli armamenti. Così viene di fatto integrata nella Nato l’unica potenza nucleare della regione, Israele, anche se rifiuta di firmare il Trattato di non-proliferazione (mentre l’Iran, che non possiede armi nucleari, l’ha firmato).
Due giorni fa Israele ha testato un nuovo missile balistico a lungo raggio, che il ministro della difesa Ehud Barak ha definito «un importante passo avanti in campo missilistico e spaziale». Ciò conferma il rapporto di una commissione britannica indipendente, appena pubblicato dal Guardian, secondo cui Israele è impegnato a potenziare le sue capacità di attacco nucleare, in particolare i missili balistici Jerico 3 con gittata intercontinentale di 8-9mila km e i missili da crociera lanciati dai sottomarini. Tale programma è supportato dai maggiori paesi della Nato.
La Germania ha fornito a Israele negli anni ’90 tre sottomarini Dolphin (due sotto forma di dono) e gliene consegnerà nel 2012 altri due (il cui costo di 1,3 miliardi di dollari viene finanziato per un terzo dal governo tedesco), mentre è aperta la trattativa per la fornitura di un sesto sottomarino. I Dolphin, dotati dei più sofisticati sistemi di navigazione e combattimento, sono stati modificati così che possano lanciare missili da crociera nucleari a lungo raggio: i Popeye Turbo, derivati da quelli statunitensi, con gittata di 1.500 km.
Gli Stati uniti, che hanno già fornito a Israele oltre 300 cacciabombardieri F-16 e F-15, si sono impegnati a fornirgli almeno 75 caccia F-35 Joint Strike Fighter di quinta generazione (il cui costo unitario è salito a 120 milioni di dollari) e ad addestrare per primi i piloti israeliani, così da formare al più presto tre squadriglie di F-35 che costituiranno «una nuova punta di lancia strategica delle forze aeree israeliane». L’Italia, nel quadro dell’accordo di cooperazione militare, sta collaborando a progetti di ricerca congiunta soprattutto con gli istituti israeliani Weizmann e Technion, che compiono ricerche sulle armi nucleari e quelle di nuovo tipo.
In tale quadro rientra l’esercitazione di Decimomannu, confermando che si sta mettendo a punto un piano di attacco all’Iran, con la partecipazione di forze israeliane, statunitensi, britanniche e altre, supportate dai comandi e dalle basi Nato. E sicuramente il piano prevede, per scoraggiare eventuali pesanti rappresaglie, di puntare alla testa del paese attaccato la pistola con la pallottola nucleare in canna.
(il manifesto, 4 novembre 2011)

AVIAZIONE ISRAELE PREPARA IN ITALIA ATTACCO AD IRAN
Pressing del premier Netanyahu e del ministro della difesa Barak per convincere governo e comandi militari ad lanciare al piu' presto il raid aereo contro le centrali atomiche iraniane.

MICHELE GIORGIO
Roma, 03 novembre 2011, Nena News – Sulle pagine degli esteri dei giornali di tutto il mondo ieri c’era il rilancio della colonizzazione israeliana come risposta del governo Netanyahu all’accettazione della Palestina tra i membri Unesco. Non sorprende. E’ un tema di eccezionale importanza. Ha però nascosto il clima di guerra imminente che ormai si respira nella regione. Netanyahu e il ministro della difesa Ehud Barak hanno deciso di attaccare militarmente l’Iran. Lo scrivono da giorni i quotidiani locali che ieri hanno anche riferito una notizia che riguarda molto da vicino l’Italia. L’aviazione israeliana sta completando l’addestramento per un attacco da portare ad un obiettivo a grande distanza (le centrali iraniane?) usando anche la base Nato di Decimomannu (Sardegna). L’ultima fase dell’esercitazione in Italia, scriveva ieri Haaretz, si è svolta la scorsa settimana, con il convolgimento di sei squadroni di cacciabombardieri e ha riguardato il combattimento, il rifornimento in volo e il monitoraggio delle stazioni radar.
Notizie che non fanno altro che accreditare le indiscrezioni sulla preparazione dell’attacco alle centrali iraniane chiesto con forza da Netanyahu con l’appoggio di Barak. I due partner di guerra stanno facendo tutto il possibile per raggiungere la maggioranza in seno al gabinetto di sicurezza (sette ministri), necessaria per dare il via libera al raid aereo. Nei siti nucleari iraniani, secondo Israele e Stati Uniti, Tehran intenderebbe produrre non solo energia atomica ma anche quanto serve per assemblare ordigni atomici. L’Iran ha sempre respinto questa accusa e ha esortato la comunità internazionale a svolgere indagini in Israele, l’unico paese della regione che possiede segretamente, secondo esperti internazionali, almeno 200 bombe atomiche. Tra i ministri che appoggiano Netanyahu c’è anche quello degli esteri e leader ultranazionalista Avigdor Lieberman che ieri ha denunciato l’Iran come «il principale pericolo per la stabilità dell’ordine mondiale». «Il mondo – ha aggiunto Lieberman – deve prendere decisioni e far rispettare le sanzioni contro la banca centrale iraniana. La comunità internazionale deve interrompere gli acquisti di petrolio dall’Iran».
Non siamo ancora all’ultimatum ma poco ci manca. Il rapporto dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), che verrà reso noto l’8 novembre, sarà decisivo per le scelte di Israele. Almeno questo è quanto lasciano capire gli stessi leader politici israeliani. Quanto gli Stati Uniti in questa fase siano sulla stessa lunghezza d’onda di Netanyahu e Barak è difficile decifrarlo. Barack Obama però non ha mai escluso l’opzione dell’uso della forza contro Tehran e il segretario alla difesa Leon Panetta sull’argomento è molto meno prudente del suo predecessore Robert Gates. Washington però non vuole attacchi a sorpresa e Panetta, durante il suo recente viaggio in Medio Oriente, ha ottenuto dal governo Netanyahu ampie assicurazioni. Vuol dire che i due paesi attaccheranno insieme, magari con la collaborazione di qualche alleato arabo? L’ipotesi non è infondata.
Che la guerra si sia fatta più vicina lo dice anche la resistenza più debole che oppongono all’attacco i comandanti delle Forze Armate e dei servizi segreti, ossia coloro che, secondo quanto aveva riferito venerdì scorso su Yediot Ahronot uno dei giornalisti israeliani più noti, Nahum Barnea, più di altri si sono schierati con forza contro le intenzioni di Netanyahu. Ora cominciano a cedere sotto le pressioni del premier dopo aver sottolineato per mesi le conseguenze devastanti che avrebbe il raid contro le centrali iraniane, peraltro inutile perché servirebbe a rinviare di poco i programmi di Tehran.
In Iran, naturalmente, seguono con attenzione ciò che si discute in Israele e nella Repubblica islamica non manca chi lancia avvertimenti pesanti come macigni. Il capo di stato maggiore, generale Hassan Firouzabadi, ieri ha minacciato di «far rimpiangere un simile errore» a Israele e messo in guardia anche Washington. «Se il regime sionista (Israele) ci attaccherà, saranno colpiti anche gli Stati Uniti», ha detto. L’Iran appare in grado di rispondere ad un blitz delle forze aeree israeliane con il lancio di decine, forse di centinaia di missili balistici verso il territorio dello Stato ebraico. Tehran inoltre potrebbe sferrare un’offensiva contro gli alleati arabi degli Stati Uniti mettendo a ferro e fuoco l’intero Medio oriente. Ha anche la possibilità di bloccare lo Stretto di Hormuz paralizzando il trasporto marittino del greggio con effetti devastanti per le economie occidentali. Nena News

pc 5 novembre - Per il La Russa show mezzo milione di euro!

Non passa giorno che questo governo ci ricordi di quanto sia immorale che possa esistere ancora, neanche per un minuto.

Nella stessa giornata, il 4 novembre, il presidente puttaniere, espressione della più schifosa razza padrona, vomita le sue volgarità sulla crisi che non esiste (i dati li avrebbe presi dalle fatture dei ristoranti e dalla vendita dei biglietti aereo!) e un'altro suo "fiore all'occhiello", il ministro La Russa, spende mezzo milione di euro per la parata del 4 novembre.
La notizia la dà l'Espresso: una valanga di denaro pubblico gettato per manichini, televisori, modellini, bandierine e altra chincaglieria. I costi per la parata militare del 4 novembre al Circo Massimo a Roma ammontano a mezzo milione di euro, per un teatrino voluto dal ministro della difesa per celebrare se stesso, alla faccia della crisi.

pc 5 novembre - manifestazione a un anno dalla strage sul lavoro



Ieri, 4 novembre, a un anno dalla strage dell' Eureco, il Comitato di sostegno delle famiglie delle vittime e dei lavoratori dell' Eureco, ha dato vita a una lunga e densa giornata per non dimenticare, con un gazebo sin dal mattino, la piantumazione nel parco urbano del Seveso.
Una delegazione della rete nazionale sui luoghi di lavoro ha partecipato all'iniziativa delle 14.30-ora dello scoppio- davanti alla sede dell' Eureco-chiusa in memoria dei quattro operai morti, come annunciavano delle piccole locandine sui cancelli ed ha affisso uno striscione:GIUSTIZIA PER SERGIO HARUN SALVATORE LEONARD all'Eureco come alla Thyssen vogliamo una condanna esemplare.
Nel corso dell'iniziativa sono stati letti il comunicato del comitato di sostegno delle famiglie delle vittime e dei lavoratori dell' Eureco e un messaggio del sindaco di Milano
E' stato ricordato come oltre l'inciviltà che porta sino alle morti operaie si unisce l'inciviltà verso le famiglie e gli operai che hanno subito "incidenti sul lavoro", lasciati senza alcun sostegno e supporto dalle istituzioni e sono state ricordate le iniziative promosse dal comitato al fine di sostenere economicamente le famiglie e gli operai dell' Eureco rimasti senza lavoro.
Infine è stata fatta suonare una sirena.
Nel corso dell'iniziativa Giuliano Bugani ha raccolto interviste, riprese per realizzare un documentario che racconti la tragedia dell'Eureco .
Infine, è attesa a breve la chiusura delle indagini e quindi l'avvio del processo presso il tribunale di Monza

Rete nazionale per la sicurezza sui luoghi di lavoro- Milano

pc 5 novembre - STUDENTI E PRECARI MANIFESTANO A PALERMO CONTRO EQUITALIA E SERIT


Ieri mattina una delegazione di giovani aderenti al Circolo di proletari comunisti si è unita ai circa 50 studenti medi e universitari del Collettivo Universitario Autonomo in un blitz di denuncia davanti la sede dell'agenzia di strozzinaggio legalizzata Serit.
In periodo di crisi economica l'utilizzo di queste strutture di riscossione crediti è uno strumento ulteriore per far pagare ai lavoratori e alle masse popolari in generale una crisi economica prodotta da padroni in cerca sempre più di profitti.
Al nostro arrivo l'agenzia di riscossione crediti ha fatto trovare i battenti chiusi al pubblico, così davanti agli occhi di digossini, polizia e carabinieri sono stati apposti simbolicamente sigilli all'ingresso, striscioni e cartelli e bruciato cartelle esattoriali.
Distribuiti volantini a passanti e automobilisti circa l'azione di protesta in corso,la maggior parte dei quali ha solidarizzato.
Nonostante le recenti dichiarazioni del presidente del consiglio Berlusconi che come suo solito ha offeso nella sostanza la maggior parte della popolazione in primis lavoratori e disoccupati dicendo che alla fin fine nel nostro paese il tenore di vita è alto, le masse popolari vivono quotidianamente sulla loro pelle la difficoltà ad arrivare alla fine del mese, l'assenza di un lavoro in generale e di uno stabile in particolare, siamo sommersi sempre più da incertezza sul futuro e precarietà, a questo si aggiunge l'odioso ricatto di agenzie come Serit ed Equitalia i cui dirigenti campano sulle spalle della povera gente che subisce ulteriore vessazioni con il pagamento coatto di multe anche utilizzando la via dei pignoramenti di beni essenziali quali la casa.
Contro tutto questo ribellarsi è giusto!
Rivolta popolare subito, obiettivo rivoluzione proletaria!

pc 5 novembre - fiom sciopero 4-11-2011: Landini e la crisi.....

un primo commento partendo dalla fine ossia dal comizio di Landini

basta ascoltare l'intevento del segretario fiom alla manifestazione di milano )....e per concludere manifestazione al sabato a roma della cgil il 3 dicembre....e disponibilità allo sciopero con tutti i confederali tra qualche anno.
per capire la linea perdente della fiom nella crisi: banche, patrimoniale,investire sul lavoro, ripensare al prodotto (non basta fare auto, camion e trattori ma pensare alla mobilità sostenibile

unica nota fuori dal coro lancio di uova da parte degli operai same alla regione. 

pc 5 novembre - "Non cercate nelle case, cercate nelle banche"

Presidio itinerante a Ravenna contro la repressione

Questo striscione ha aperto il corteo di ieri a Ravenna in solidarietà ai due giovani perquisiti per la manifestazione del 15 ottobre a Roma. Un presidio che si è trasformato in corteo per le vie del centro di una quarantina di giovani, studenti e lavoratori, un corteo di controinformazione e di denuncia per non fare passare la propaganda dei media di regime, una manifestazione di lotta che ha riportato in piazza le ragioni della ribellione del 15 ottobre contro tutto un sistema violento che impone miseria e oppressione per il benessere di pochi capitalisti.
Un corteo in risposta all'attacco repressivo avvenuto anche in questa città a cui proletari comunisti ha dato la propria adesione e ha partecipato, per costruire l'unità con i giovani ribelli nella lotta contro la repressione, le leggi speciali da stato di polizia, per un fronte rivoluzionario se si vuole essere coerenti quando i compagni affermano con il loro volantino che si schierano dalla parte dei senza voce senza rappresentanza. Mettersi in gioco nella lotta contro il capitale si deve tradurre in organizzazione, in unità che, per avanzare, deve necessariamente fare i conti anche al proprio interno lottando contro l'opportunismo e le linee di destra del cobas confederazione e disubbidienti, come abbiamo detto con il nostro volantino.

pc 5 novembre - Genova 41 anni dopo

GENOVA, QUARANTUNO ANNI DOPO

Venerdì quattro novembre è una di quelle giornate che difficilmente Genova ed i genovesi potranno dimenticare.
Questo è il racconto della mia giornata personale, cominciata alle 6:45 col viaggio in autobus, e treno, sino all'ospedale di villa Scassi del quartiere di Sampierdarena, precisamente al Centro assistenza vulnologica.
Sono le ore 10:03, e sto rientrando a Marassi, il quartiere dove attualmente vivo con i miei genitori, con un mezzo della linea 383 circolare.
Mi trovo all'altezza di corso Sardegna angolo via Paolo Giacometti, quando si sente distintamente un tuono, e subito appresso inizia una pioggia molto violenta, che si fermerà soltanto alle quindici circa, dopo aver lasciato dietro di sé morte e distruzione: ricordo bene l'ora, poiché istintivamente ho dato un'occhiata all'orologio.
Circa cinque minuti dopo sono alla fermata di piazza Rosmini, a pochi metri da quello che sarà l'epicentro della tragedia: quella via Ferregiano che sarà allagata dall'onda di piena delle ore 12:17 dell'omonimo rio che causerà i sette morti sinora accertati e la devastazione della zona.
Per arrivare a casa sono ancora un centinaio di metri: il problema è che via Bertuccioni è un fiume in piena, ed è impossibile guadarla.
Non so neppure io come, alle ore 11:00 entro in casa: sono bagnato come non mai, ma almeno al sicuro.
Passano pochi minuti e decido di seguire l'andamento della giornata, che prevedo sarà molto lunga e pesante, dagli schermi di Primocanale (www.primocanale.it): si tratta di una televisione che in questi casi segue sempre al meglio lo svolgimento degli avvenimenti, ed in effetti anche questa volta non si smentisce.
E' da poco passato mezzogiorno e un quarto quando Dario Vassallo - che sta conducendo la lunghissima diretta - comunica che il rio Ferregiano, affluente del torrente Bisagno, è straripato; al momento naturalmente non si conosce l'entità dell'accaduto, e la stessa ricostruzione dei fatti verrà effettuata soltanto più tardi grazie ad un video amatoriale di un telespettatore che è riuscito a girare le immagini del momento esatto della tracimazione.
Passano i minuti ed il direttore del Tg, Mario Paternostro, decide di mandare due inviati sul posto: Giovanni Giaccone e Luca Russo; saranno le immagini girate dalla troupe che li accompagna a rendere conto delle dimensioni del disastro.
Mentre passa il tempo, e diviene sempre più preciso il quadro della situazione, mi rendo conto che - quanto scrivevo ieri circa l'incuria del territorio - è drammaticamente esatto.
Nel 1970 ci fu un'analoga alluvione, che registrò ben venticinque morti: in questi quarantun anni non si è fatto nulla per mettere in sicurezza i rii affluenti del Bisagno; anzi, si è scelto di cementificarne il letto ed effettuarne la copertura, così da favorire l'urbanizzazione della zona, ma anche la furia devastatrice in caso di esondazione.
E' l'ora di mandare a casa questi incapaci: Genova non merita di avere certi amministratori incompetenti, che nel bel mezzo della bufera si nascondono all'opinione pubblica.
Per ore nessun membro della Giunta comunale è stato raggiungibile in alcun modo: forse erano troppo impegnati a decidere a chi, tra i padroni amici, affidare i lavori di risistemazione delle zone alluvionate.

Genova, 05 novembre 2011




Stefano Ghio - Proletari Comunisti Genova

http://pennatagliente.wordpress.com

pc 5 novembre - RICHIUDETELO!!


RICHIUDETELO!!

Berlusconi: “...gli italiani vivono in un Paese benestante... I consumi non sono diminuiti, i ristoranti sono pieni, si fatica a prenotare un posto sugli aerei...”.

Veronica Lario nel 2009: "è un ciarpame senza pudore, tutto in nome del potere...Ho cercato di aiutare mio marito, ho implorato coloro che gli stanno accanto di fare altrettanto, come si farebbe con una persona che non sta bene. È stato tutto inutile. Credevo avessero capito, mi sono sbagliata. Adesso dico basta".

EPPURE PROLETARI COMUNISTI LO AVEVA SCRITTO GIA' A MAGGIO DEL 2009:

"Veronica Lario ha detto delle sacrosante verità. Ha fatto delle analisi e denunce di fatti pubblici, niente affatto privati, ha mostrato che "l'imperatore è nudo" e che non bisogna lasciarlo agire; che un paese non si può lasciar governare da chi non "sta bene", da chi è fuori di testa (anche la pazzia di Hitler, non dimentichiamocelo, fu una componente del nazismo); Veronica Lario ha visto dall'interno il "nero" profondo dell'ideologia, della prassi, l'abuso di potere di Berlusconi e lo ha indicato pubblicamente. Che finora anche lei facesse e fa parte di questo mondo che cosa può importare? Non rende meno vere le cose dette;
Non lo ha fatto, tranne eccezioni giornalistiche invece, e non lo fa neanche ora la cosiddetta sinistra elettorale che dovrebbe fare una normale opposizione politica lì dove invece appare il moderno fascismo in azione che chiede tutt'altro scontro, invece ne spiana la strada alla piena attuazione
Contro il potere di Berlusconi espressione del moderno fascismo in formazione e in trasformazione come regime che via via occupa e stravolge tutti i posti, tutti i settori strutturali e sovrastrutturali della società, che usa il potere per ottenere un consenso populista, serve l'opposizione politica rivoluzionaria
Proletari comunisti – 13.5.2009

pc 5 novembre - BARLETTA: I CORVI



Il 3 novembre a Barletta è andata in onda la sfilata delle istituzioni, con una regia rigida.
Da Napolitano al Sindaco Maffei, giustificatore del lavoro nero, tutti uniti. Nessuno dei responsabili delle istituzioni, locali, regionali, nazionali è responsabile, neanche morale!, di quelle 5 omicidi, avvenuti sotto gli occhi di tutti.

Le responsabilità sono rese volutamente astratte: "la speculazione edilizia", o la "maleedilizia" come dicono i rappresentanti della Chiesa di Barletta: ma chi? Dove sono nomi e cognomi? Chi permette che vi sia?
Poi, non si parli del lavoro nero! come causa principale di quelle 5 donne morte. Come se a Barletta non sono morte delle operaie!
Così i "corvi" possono dire le loro "alate" (Vendola), ipocrite parole (Napolitano) ma la realtà resta lì, anche peggio di prima. Mariella Fasanella, separata, tre figli da mantenere, l’unica operaia sopravvissuta al crollo del laboratorio di confezioni dove lavorava in nero, aveva detto «E adesso, chi mi darà lavoro? Qui il lavoro non c’è. Quell’attività era il mio lavoro». Anche se a 3 euro e 95 centesimi l’ora, anche se non c’era un regolare contratto di assunzione: «Mi chiamava quando aveva bisogno. Io lavoro così da quando avevo 11 anni».

LA STRADA E' TUTT'ALTRA!
DAL COMUNICATO DELLE LAVORATRICI, DISOCCUPATE dello SLAI COBAS per il sindacato di classe, inviato il 3 novembre a Barletta.

"... la morte delle operaie di Barletta non è un disastro, ma un assassinio! Noi pensiamo che insieme alla speculazione edilizia e affaristica, quelle morti sia soprattutto frutto del lavoro nero, che vuol dire taglio dei costi del lavoro, del salario come dei costi per la sicurezza. Se le operaie non fossero state in quelle condizioni, non si sarebbero neanche trovate in quel sottoscala a lavorare in locali con le crepe nei muri, senza via d'uscita a norma, ecc., per il taglio sui costi di una piccola azienda ma soprattutto per i profitti delle 'Grandi marche' che incassano “oro” dal “fango”, e, come a Barletta, anche dal sangue delle operaie.
Chi continua a negare il rischio mortale del lavoro nero, intrecciato con la speculazione affaristica dei padroni edili e la mancanza di controlli di Ispettorato, Asl, ecc., il menefreghismo, o connivenza delle Istituzioni, di fatto, come sta facendo il sindaco di Barletta, lo vuole giustificare, normalizzare, renderlo ordinario e scontato, accettabile come unica prospettiva soprattutto al sud, soprattutto per le donne. Ma così non può e non deve essere!
...non accettiamo, non ci vogliamo rassegnare al fatto che soprattutto per le donne, l'unica possibilità di lavoro è quello a sottosalario, a rischio della vita.

...è necessaria una mobilitazione regionale delle donne lavoratrici, precarie disoccupate contro il lavoro nero, la negazione di un lavoro dignitoso e sicuro;
Di fronte alla morte di Giovanna, Matilde, Antonella, Tina, Maria, perchè la loro vita non sia dimenticata, perchè serva ad evitare altre stragi, proponiamo di costruire insieme uno “SCIOPERO DELLE DONNE LAVORATRICI”, per dire Basta!, per sentirci forti, per non accettare questa vita!"

pc 5 novembre - SCIACALLI DI CASAPOUND, GIU' LE MANI DALLE MORTI DI BARLETTA!

L'anniversario della strage di Barletta, in cui sono morte di 4 operaie e una ragazza non aveva certo bisogno di colorarsi anche del nero di un gruppetto di Casapound, della regione.

Da "Barletta Live": "I militanti dell'associazione di promozione sociale “Casapound” chiedono “Verità e giustizia”. E' questa la scritta sugli striscioni sistemati in giro sui cavalcavia di via Alvisi e di via Parrilli. Affissi dai membri dell'associazione per ricordare le cinque persone decedute nel crollo della palazzina di via Roma dello scorso il 3 ottobre scorso. I ragazzi di Casapound sono pronti ad “affiancare” il Comitato spontaneo nato dopo la tragedia e le famiglie delle vittime...".

Come degli sciacalli questi fascisti calano anche sui morti. Loro che sono la longa manu sporca di un sistema sociale e politico che è responsabile di queste morti come delle condizioni di vita e di lavoro dei lavoratori, delle donne.

CACCIAMOLI!

pc 5 novembre - Esselunga condizione disumana e ribellione dei lavoratori

Esselunga, lavoratori delle cooperative in sciopero: “Condizioni disumane”

I dipendenti della Safra, azienda che lavora per il marchio di Caprotti nel polo logistico di Pioltello incrociano le braccia contro le condizioni di lavoro. Denunciano vessazioni e intimidazioni. L'azienda ribatte: "Siamo gli unici ad applicare il contratto di categoria, offeso il nostro orgoglio professionale"

Spostare 1.400 scatole in sei ore vuol dire avere 15 secondi per ognuna. Basta una pausa in bagno più lunga del solito e manchi l’obiettivo. Il capo ti punisce. “Domani non presentarti al lavoro”, ordina. E quel giorno rimani senza paga. Questo raccontano gli operai della Safra, un consorzio di cooperative che lavora nel polo logistico Esselunga di Pioltello. Capannoni immensi nella periferia est di Milano. Fuori, schierati, i rimorchi gialli pronti per essere caricati. E poi via, verso i supermercati del Nord Italia. Ogni capannone ha i suoi prodotti. Fuori dal settore drogheria i lavoratori Safra scioperano da domenica scorsa, quando hanno pure bloccato i tir.

Del turno che finisce a mezzanotte, ieri sera, sono entrati solo in tre o quattro. Così dicono. Così si fanno forza. Perché qualcuno racconta gli avvertimenti: “Se continui a scioperare, non farti più vedere”. Ma loro sono lì, una cinquantina. Ci sono quelli che passano il giorno a prendere le scatole dai bancali. E quelli che i bancali li spostano: lavorano otto ore, due in più degli altri. Tutto il giorno sul muletto. Più veloce che puoi: “Devi spostare 18 bancali in un’ora”, raccontano. Vuol dire filare via da una parte all’altra. E se sbagli, magari fai male a qualcuno. Un po’ di tempo fa – dicono – un rumeno ha investito un egiziano. Era di un’altra cooperativa, l’egiziano. Gli si è spezzata una gamba. “Non deve più succedere”. Anche per questo protestano. Pachistani, peruviani, filippini, bengalesi. C’è il mondo fuori dai capannoni Esselunga. E anche un italiano. Un tempo gli italiani erano di più, ora sono rimasti in pochi. “E’ più facile sfruttare chi non conosce la lingua. Chi è arrivato da poco”, dice un ragazzo con le treccine.


http://www.youtube.com/watch?v=2L9ymB7Sbvg&feature=player_embedded#!


Il primo sciopero è stato il 7 ottobre scorso. Poi 12 delegati sindacali del Si Cobas e altri tre lavoratori sono stati messi in ferie forzate. E alla fine sospesi. “Devono essere tutti reintegrati – la voce esce dal megafono -. Sennò non ce ne andiamo”. Un’altra serata in presidio. Di fianco alla tenda e al gazebo. Ora il megafono è in mano ad Hamed: 23 anni, viene dal Pakistan. Anche lui è stato sospeso. Scandisce i nomi di due capi. “Via”, fanno gli altri in coro. E poi: “Mafia”. “Via”. La notizia che duecento metri più in là, nel capannone dei prodotti ortofrutticoli dove lavora un’altra cooperativa, sono stati trovati 25 chili di cocaina tra le banane della Colombia è arrivata a tutti. E’ successo a fine settembre. Le indagini vanno avanti, nulla è trapelato finora.

Questa volta gli operai non vogliono bloccare nessun tir. Inizia a cadere qualche goccia. Loro rimangono. Qualcuno apre un ombrello, qualcuno si infila il cappuccio. Anche i poliziotti e i carabinieri rimangono. Una cinquantina pure loro, davanti al cancello. Gli scudi appoggiati per terra. E’ una serata tranquilla, finora. Ogni tanto qualcuno sorride.

“Quando ti ammali ti chiamano a casa. ‘Non me ne frega un cazzo se ha la febbre, fallo venire’, dicono a tua moglie”. Lo racconta più d’uno. Vicino uno striscione con scritto: “Esselunga e consorzio Safra sfruttano i lavoratori”. La pioggia aumenta. I ragazzi del turno di mezzanotte arrivano prima, si fanno vedere alle 11 e 20. Ora c’è tensione. Le forze dell’ordine chiedono di lasciare entrare chi vuole entrare. Ancora tensione. Qualcuno vorrebbe lavorare. Chi sciopera gli si mette davanti, gli parla. Lo convince a stare fuori. “Sciopero, sciopero, sciopero”, parte di nuovo il coro.

“La devono smettere di raccontare fandonie – dice Onorio Longo, presidente di Safra - noi siamo gli unici che applicano il contratto della logistica. Mi sento offeso nel mio orgoglio professionale”. Negli uffici di Safra qualcuno sospetta pure che dietro chi sciopera ci siano le cooperative concorrenti, che vogliono prendersi l’appalto. Esselunga fa sapere che grazie a un monitoraggio continuo su chi gestisce i magazzini di Pioltello è verificata la regolarità dei contratti e dei versamenti contributivi. “Ma il caso specifico riguarda esclusivamente i rapporti tra Safra e i suoi lavoratori”. Nel sito del gruppo di Bernardo Caprotti una sezione è dedicata alla responsabilità sociale: “Crediamo – c’è scritto – che equità sociale, crescita economica e rispetto ambientale possano progredire di pari passo. Questo è lo sviluppo sostenibile, e noi ci impegniamo a realizzarlo”.

di Luigi Franco, video di Franz Baraggino

4 novembre 2011
Il Fatto Quotidiano

http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/11/04/esselunga-lavoratori-delle-cooperative-in-sciopero/168500/

pc 5 novembre - lo sciopero di ockland nel racconto del manifesto

Oakland, fronte del porto



Era dal 1946 che a Oakland non si faceva uno sciopero generale, da quando cioè 250 poliziotti armati di manganelli e lacrimogeni caricarono i picchetti dei commessi (la maggior parte donne) dei grandi magazzini Hastings e Kah, per permettere il passaggio di camion di rifornimento.
Mercoledì è successo di nuovo. Uno sciopero generale indetto per contestare la violenzo usata dalla polizia contro i manifestanti di Occupy Oakland, due settimane fa ha portato una folla immensa nella città sull'altro lato della baia di San Francisco. Migliaia e migliaia di persone hanno attraversato il centro di Oakland e sono confluite presso il porto della città industriale (per importanza è il quinto degli Stati Uniti) e lo hanno bloccato. Era il tardo pomeriggio (in Italia era ormai notte) quando i manifestanti si sono fatti strada tra i moli, le gru, le rotaie, sventolando cartelli e cantando slogan. Un'occupazione in piena regola, tutti i cancelli d'ingresso bloccati, assemblee volanti, musica improvvisata da piccola band.
Qualche ora dopo le cose hanno preso una piega più violenta. Non tanto durante il corteo - c'è stata qualche vetrina in frantumi, alcuni testimoni parlano di «vandali» con il volto mascherato - molti testimoni hanno anche visto manifestanti che fermavano i gruppi più «agitati». Più tardi invece la polizia è intervenuta in modo piùttosto duro per disperdere manifestanti che si erano asseragliati in un edificio abbandonato, il Traveler's Aid Building, su Broadway, in una zona centrale . Volevano farne un «centro di crisi» della protesta, pare - non lontano dal sito del primo accampamento di Occupy Oakland, sgomberato dalla polizia la settimana scorsa. Sembra che la strategia del Dipartimento di polizia sia impedire che la protesta possa assestarsi con un'occupazione permanente, che sia in una piazza o nell'edificio abbandonato. così anche ieri la polizia ha usato lacrimogeni (secondo alcune testimonianze anche proiettili di gomma). E qui la cronaca si fa confusa: barricate in fiamme, lacrimogeni, cariche e arresti sono continuati nella notte.
Allo sciopero avevano aderito numerosi sindacati, a cominciare da quello dei portuali (la International Longshore & Warehouse Union), insegnanti, studenti: il movimento «occupare Wall Street» si è indubbiamente allargato, coinvolgendo le organizzazioni di lavoratori. «Non andate al lavoro. Non andate a scuola. Occupate ovunque», e «Liberate Oakland, bloccate l'1%» ere scritto sui volantini distribuiti nei giorni scorsi per sollecitare presenze allo sciopero.
Parecchi insegnanti, studenti, lavoratori pubbblici, persino intere famiglie si sono uniti alla manifestazione e, per l'occasione, mercoledì molti dei negozi sono rimasti chiusi. Sulle vetrine di alcuni di quelli aperti si vedevano striscioni in appoggio agli occupiers. Invece del titolo del film in programma, il cartellone del Grand Lake Theater diceva: «siamo orgogliosi di appoggiare il movimento Occupy Wall Street. Chiuso mercoledì in sostegno dello sciopero».
Il movimento Occupy Wall Street raccoglie ormai un favore pubblico crescente. A Oakland in particolare gli scontri della settimana scorsa hanno messo in imbarazzo l'amministrazione locale. Al punto che la sindaco della città, Jean Quan, mercoledì si è sentita in dovere di prendere la parola: «Appoggiamo molte delle richieste del movimento, in particolare le loro posizione sulla foreclosures (il pignoramento delle case di chi non riesce più a pagare il mutuo, ndr), sulle pratiche di prestiti della banche e sulla necessità di rendere i capitali accessibili alle comunità più povere», aveva dichiarato in una conferenza stampa prima della manifestazione - la sindaco era finita sotto accusa per gli incidenti della settimana scorsa, durante i quali la polizia aveva ferito seriamente un manifestante risultato essere un veterano dell'Iraq.
Per evitare il rischio di scontri analoghi, il sindaco aveva dato istruzioni affinché, nel corso della giornata, la polizia tenesse un profilo basso. La manifestazione (in simultanea alla qualche si sono tenuti eventi analoghi a New York, Philadelphia e Los Angeles) è stata infatti pacifica. Fino al suo epilogo notturno.

venerdì 4 novembre 2011

pc 4 novembre - Alluvione a Genova, 2 bimbe tra i 7 morti

Nessun provvedimento serio in tanti anni nei riguardi dei gravi rischi idrogeologici che mettono in ginocchio interi territori del nostro paese, ma solo corruzione, speculazione edilizia sfrenata, delinquenza, malaffare di questo governo nazionale e dei vari governi locali veri e propri criminali per i quali la vita della gente non vale nulla.

La morte di bambini, donne, uomini non può restare impunita... PRIMA O POI PAGHERETE CARO PAGHERETE TUTTO!

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Alluvione a Genova, non è ancora finita
pubblicata da INFORMAZIONE LIBERA il giorno venerdì 4 novembre 2011 alle ore 20.24

Genova, 04-11-2011

Sono ufficialmente sette le vittime del nubifragio che ha colpito la citta' di Genova. Lo ha confermato la Prefettura. La settima vittima e' una donna che, secondo quanto riferito da Paolo Moscatelli, Direttore del Pronto Soccorso del San Martino, sarebbe arrivata esanime in ospedale. Tutte le vittime, tra cui due bambini, sono state trasferite nelle camere mortuarie del nosocomio genovese.

In poche ore una quantità di acqua impressionante

Da mezzanotte alle 13 sono piovuti su Genova 300 millimetri d'acqua, pari a un terzo della quantità che cade mediamente in un anno. Lo rende noto il Comune di Genova.

La situazione nei quartieri

Il quartiere Foce di Genova, quello che si trova nella parte bassa della città dove scorre il torrente Bisagno, è allagato. A centinaia i negozi inondati dall'acqua, a decine gli interventi dei vigili del fuoco per soccorrere persone in difficoltà. A Genova è emergenza piena.Piogge diffuse ma deboli hanno interessato tutta la Valdivara la notte scorsa.

Il temuto arrivo della perturbazione non si è verificato. Borghetto Vara e Brugnato hanno trascorso una notte sostanzialmente tranquilla. Secondo le informazioni che arrivano dal Centro operativo misto allestito nella caserma della Forestale di Borghetto, le piogge si intensificheranno durante la giornata e si rafforzeranno i venti sulla costa che avranno carattere di burrasca.

Il torrente Pogliaschina, che ha tracimato martedì 25 ottobre distruggendo buona parte del paese di Borghetto e del centro di Brugnato, ha preso vigore aumentando la portata ma scorre senza problemi nel suo letto. Permane l'allerta della protezione civile attestato sul livello 2.

Nello spezzino almeno 700 persone sono state fatte gia evacuare e ora si sta prendendo in considerazione la possibilita di far evacuare altre 200 persone a Marina di Carrara, in particolare da Fiumaretta, frazione del comune di Ameglia, alla foce del Magra, gia colpita dall'inondazione".

In Lunigiana da ieri sera è operativa la rete di comunicazioni radio tra tutte le sedi comunali, la Sala operativa unificata permanente della regione e l'Unita di crisi ad Aulla. Lo scopo è di evitare qualsiasi assenza di comunicazioni per blackout del sistema di telefonia mobile, e mantenere attivi i collegamenti in vista di ogni possibile emergenza. Non risultano richieste di evacuazioni, mentre numerosi sono i presidi di assistenza distribuiti sul territorio previsti dal piano di sicurezza, in rafforzamento delle strutture di protezione civile attivate da ogni Comune.

Scuole chiuse a Genova

Scuole chiuse domani a Genova. Lo comunica il Comitato di Protezione civile del Comune, riunito i seduta permanente aldecimo piano del Matitone. Il provvedimento riguarda le scuole di ogni ordine e grado.

La protezione civile invita a lasciare le zone colpite

Sembra scongiurata, almeno per ora, l'onda di piena del Bisagno, il torrente esondato questa mattina a Genova. Lo comunica la protezione civile regionale, che lancia

un appello: "tutti quelli che si trovano nell'area del Bisagno si allontanino". La protezione civile invita inoltre a "chiudere tutte le attivita"' e consiglia a chi non puo'

allontanarsi di "trovare riparo ai primi piani delle abitazioni".

Il sindaco: tragedia imprevedibile in questa forma. Necessario stato di emergenza

"La nuova piena? Non ancora, stiamo aspettando. E' stata una cosa terribile, una cosa mai vista: piove da mezzogiorno e la violenza e la rapidità dell'acqua sono state tali che le persone non hanno avuto possibilità di salvezza". Così il sindaco di Genova, Marta Vincenzi, al Tg1, che ha spiegato che l'esondazione del Bisagno è stata violenta e improvvisa: "A mezzogiorno - ha detto - il Bisagno era a metà del giallo, su tre livelli di criticità che vanno dal blu al rosso. Non si poteva prevedere l'evacuazione di tante persone in pochi minuti. Invece è arrivato un muro d'acqua in qualche secondo". Quanto al sistema di allerta, la Vincenzi ha detto che "nemmeno con gli strumenti che abbiamo è possibile prevedere questi fenomeni". Al momento nel capoluogo ligure il bilancio, ancora provvisorio, è di sette vittime.

Evacuati due palazzi

Due palazzi di via Fereggiano a Genova, la zona piu' colpita dell'alluvione, sono stati evacuati su decisione delle forze dell'ordine. Un centinaio di persone sono state allontanate dai loro appartamenti, a scopo precauzionale.

Cancellati diversi voli

A causa del forte nubifragio che ha investito oggi l'area di Genova, l'aeroporto cittadino e' al momento di difficile agibilita' per i voli in arrivo e di conseguenza per quelli in partenza. Lo rende noto l'Alitalia in un comunicato. "L'attivita' di volo - spiega ancora la compagnia - ha subito inevitabili ritardi e cancellazioni. La situazione e' resa piu' complessa anche dai disagi legati anche alle vie di accesso per raggiungere l'aeroporto".

Preoccupazione per il Po

"Siamo preoccupati per le conseguenze che il maltempo avra' sul Po, i suoi affluenti e i fiumi minori della regione". E' quanto riferito dal capo della Protezione civile

nazionale, Franco Gabrielli, al termine del comitato operativo riunitosi d'urgenza oggi pomeriggio a Roma.

Rinviata Genoa-Inter

In accordo con la Lega Calcio e' stata rinviata la partita di campionato Genoa-Inter che era in programma domenica, allo stadio Luigi Ferraris del capoluogo ligure. Lo ha annunciato il sindaco di Genova, Marta Vincenzi, questa sera al termine di un vertice sull'emergenza alluvione al Matitone.

http://www.rainews24.it/it/news.php?newsid=158127

pc 4 novembre - I disoccupati Bros bloccano l'auto di De Magistris


I disoccupati bloccano l'auto di De Magistris
Calci e pugni dei «Bros» contro la vettura
- Il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, è stato contestato stamane da un gruppo di disoccupati, ex appartenenti al progetto di reinserimento «Bros», che hanno bloccato per alcuni minuti la sua auto impedendogli di allontanarsi da viale dei Pini, dove si era svolta una manifestazione con la partecipazione di decine di alunni di scuole elementari e medie. Tra i manifestanti, una trentina, anche alcune donne che hanno colpito con calci e pugni la vettura con il sindaco a bordo.

«Hai fatto solo promesse, siamo stanchi e vogliamo lavorare», sono alcune delle frasi rivolte al sindaco, restato una decina di minuti in macchina fino al termine del "blocco", rimosso con l'aiuto della polizia municipale e degli stessi Bros.

La protesta si è svolta a margine di una manifestazione dell'Asìa, l'azienda di igiene urbana, che presentava stamane - al sindaco e ad una serie di scuole - il primo compost verde realizzato in città. I precari Bros hanno esibito striscioni e urlato slogan, chiedendo un colloquio con il sindaco che però non è avvenuto. Quando de Magistris è salito in auto per andar via, i manifestanti hanno circondato l'auto impedendole di ripartire. Gli agenti della polizia municipale presenti in zona hanno cercato di evitare che la situazione degenerasse. Dopo circa un quarto d'ora, i manifestanti si sono allontanati dalla vettura di De Magistris, che è ripartita.

pc 4 novembre - ancora sui fatti di atene del 20 ottobre - non comunisti contro anarchici, ma revisionisti socialfascisti contro dimostranti ribelli

pubblichiamo un altra testimonianza dei fatti del 20 ottobre ad atene
noi non siamo anarchici, ma comunisti, non siamo dei sindacati di regime, ma
sindacalisti di classe proprio per questo consideriamo il KKE un partito non
comunista ma revisionista e in questo caso socialfascista
linea e azione del KKE il 20 ottobre vanno denunciati a tutto il movimento
comunista e rivoluzionario
queste testimonianze come la dichiarazione dell'assemblea di Piazza
syntagma pubblicata prima servono a chiarire i fatti

proletari comunisti_PCm Italia
novembre 2011

Grecia Una piccola analisi come contributo controinformativo riguardo agli
eventi del 20 ottobre.

Una piccola analisi come contributo controinformativo riguardo agli eventi
del 20 ottobre.

I fatti delle ultime 48 ore di sciopero generale sono storici. Per la prima
volta negli ultimi anni il partito comunista greco (KKE) ha scelto di essere
presente (in termini di spazio e tempo) insieme alle altre parti sociali che
dimostravano a Piazza Syntagma. Ma la loro scelta ha espresso una qualità
diversa da quella degli altri dimostranti. Hanno circondato il parlamento al
fine di proteggerlo. Il KKE è rimasto dietro al sindacato PAME davanti al
parlamento in stile militare, con bastoni e caschi, per affrontare i
dimostranti. Hanno chiesto i documenti a chi non era loro militante e si
sono rifiutati di lasciare passare altri blocchi di dimostranti (non solo
anarchici, ma anche gente di sinistra e il sindacato dei netturbini
POE-OTA). Ciò ha portato ad una situazione molto tesa con gente che urlava
il proprio sdegno per le azioni del PAME. Il conflitto è iniziato dopo l'attacco
dei comunisti insieme ai sindacalisti contro i membri del movimento "Io non
pago" (Den Plirono) che era costituito soprattutto da moderati di sinistra.

Agli scontri hanno preso parte una grande parte di persone e non erano tutti
anarchici. C'erano ovviamente anarchici tra di loro ma non tutti quelli che
si sono scontrati con il PAME lo erano. Il conflitto ha coinvolto mazze,
sassi, molotov, caschi da parte dei dimostranti incappucciati.

Dopo due ore di scontri la polizia è intervenuta a favore dei sindacalisti
per attaccare i dimostranti. Nel pomeriggio è stato riportato che la persona
morta di infarto non era stata ferita negli scontri ma la possibile causa
della morte era dovuta ai lacrimogeni della polizia.

pc 4 novembre - Ad un anno dalla morte degli operai nella azienda Eureco

Ad un anno dalla morte degli operai nella azienda Eureco : primo non dimenticare!
Oggi quattro novembre 2011, esattamente ad un anno dall’uccisione di quattro operai, siamo davanti al luogo dove sono bruciati i quattro lavoratori: l’Eureco di via Mazzini a Palazzolo Milanese quartiere del comune di Paderno Dugnano.
Portiamo dei fiori per Leonard Shehu (37 anni ), Harun Zekiri (44 anni ), Salvatore Catalano (55 anni), Sergio Scapolan (63 anni). Sono questi in ordine d’età dal più giovane al più anziano, i lavoratori che sono bruciati come torce in un’azienda situata di fianco alla superstrada più trafficata dell’hinterland milanese.
Portiamo dei fiori per non dimenticare quelle che vengono comunemente definite “morti
bianche”,avvenute nel nostro Comune, ma che invece sono frutto di un processo produttivo malato, ignorante e centrato esclusivamente sul massimo profitto.
Quella delle morti sul lavoro, è una strage quotidiana, una strage silenziosa, che miete più vittime che in una guerra. Ma i "riflettori" su queste stragi, su questo stillicidio quotidiano, sono perennemente spenti, si riaccendono solo quando muoiono almeno tre lavoratori nella solita azienda, per poi rispegnersi subito dopo.
Invece i mezzi d'informazione hanno il dovere morale di parlarne, ma non solo quando ci sono infortuni o morti sul lavoro. Per questo vi ringraziamo per la vostra partecipazione.
Non vogliamo qui ripetere tutta la vicenda, che i giornalisti locali conoscono oramai a memoria. Dalla dinamica del fatto scaturito dalla mancata formazione dei lavoratori, all’uso di ricatti soprattutto nei confronti dei lavoratori extracomunitari, all’imprenditore abituato a processi e sanzioni (per altro di poco conto) per il non rispetto delle leggi, ed ad altri morti bruciati.. Dal decentramento delle responsabilità lavorative alla sicurezza solo sulla carta. Per non parlare degli enti pubblici certificatori, che danno permessi e non fanno controlli.
Stiamo aspettando l’inizio del processo, presso il tribunale di Monza, per avere come giustamente sostengono le compagne, le mogli e i figli degli operai che non hanno fatto più ritorno a casa, una cosa sola: giustizia.
Come “Comitato per il sostegno delle famiglie delle vittime e dei lavoratori Eureco” continueremo a fare quello che la solidarietà tra lavoratori e tra tutti gli esseri umani ci impone, sostenere con le nostre poche forze i familiari delle vittime ed i lavoratori rimasti disoccupati.
Abbiamo distribuito fin’ora circa diecimila euro, raccolti con la solidarietà tra i lavoratori, abbiamo ricevuto in cambio rapporti umani ricchissimi.
Ci rammarichiamo soltanto che l’Ente Locale di Paderno Dugnano, abbia parlato molto ma fatto molto poco. Anche queste sono scelte, visto che altri comuni, hanno parlato meno, ma sostenuto di più i lavoratori e le famiglie coinvolte.
Vi anticipiamo le azioni che stiamo organizzando, e che seguiranno alle iniziative odierne
17 novembre Assemblea sulla sicurezza nel Nord Milano (Auditorium Tilane)
19 novembre Cena con sottoscrizione per i dipendenti Eureco(Circolo Arci Palazzolo M)
25 novembre Concerto per raccolta fondi per dipendenti Eureco all’ex cinema Splendor di Paderno.
La politica attuale, che toglie i diritti dei lavoratori, non potrà certo contribuire a modificare questa situazione.
Auspichiamo, attraverso la consapevolezza e la responsabilità di tutti , un forte cambiamento sul tema della sicurezza e della salute nei luoghi di lavoro.
Grazie e non dimentichiamo.
Comitato di sostegno delle famiglie delle vittime e dei lavoratori Eureco Paderno Dugnano 04/11/2011

giovedì 3 novembre 2011

pc 3 settembre - libertà per tutti i ribelli arrestati per il 15 ottobre

Tribunale del Riesame ha deciso di lasciare a Regina Coeli solo Giovanni Caputi. "Decisione iniqua" secondo il suo avvocato. Nei prossimi giorni i giudici esamineranno le posizioni di Valerio Pascali e di Fabrizio Filippi , detto "Er pelliccia". Confermata la misura cautelare per Leonardo Vecchiolla

ROMA - Tornano a casa quasi tutti i giovani arrestati per gli scontri avvenuti durante la manifestazione degli indignati del 15 ottobre scorso a Roma. Il Tribunale del riesame della Capitale ha invece confermato la misura cautelare in carcere per Giovanni Caputi. Sul giovane, di origini baresi poi trasferito a Milano e infine a Barcellona, il giudice aveva sottolineato che "era pienamente consapevole e partecipe dell'azione del gruppo rivolta contro le forze dell'ordine come dimostra l'azione ripetuta di lancio di sanpietrini e di altri oggetti analogamente a quanto stavano facendo gli altri componenti del gruppo". Gli arresti domiciliari, invece, sono stati concessi a: Giuseppe Ciurleo, ai fratelli Alessandro e Giovanni Venuto, Lorenzo Giuliani, Robert Scarlet, Stefano Conigliaro ed Ilaria Ciancamerla.

Il collegio, presieduto da Vincenzo Capozza, ha stabilito che Alessia Catarinozzi e Alessandra Orchi, siano sottoposte ad obbligo di firma. Il reato contestato è quello di resistenza pluriaggravata a pubblico ufficiale. Nei prossimi giorni il tribunale prenderà in esame le posizioni di Valerio Pascali (fermato il 15 ottobre assieme agli altri e ancora in carcere) e di Fabrizio Filippi, detto 'er pelliccia', accusato di aver lanciato un estintore durante i disordini. Il gip di Roma ha reiterato la misura cautelare emessa dal tribunale di Chieti per Leonardo Vecchiolla, coinvolto nell'assalto ad un blindato dei carabinieri.

L'avvocato Fabrizio Gallo, difensore di Caputi, si è detto "sorpreso" della decisione del tribunale del riesame di confermare la custodia in carcere per il suo assistito. "Considero questa decisione iniqua. Può aver avuto un peso il fatto che il mio assistito da tempo viva in Spagna. Valuteremo, una volta che saranno depositate le motivazioni, il ricorso in Cassazione".

pc 3 novembre - gli studenti romani vincono la sfida

divieti e cariche non fermano il movimento che si riprende le strade, che governo, alemanno e polizia vogliono negare
fanno molto meglio della fiom di landini che invece accettò il diktat umiliante per i lavoratori
nuova sfida il 22 novembre


Cariche e fermi alla stazione TiburtinaScontri alla manifestazione contro il provvedimento di Alemanno che vieta i cortei nel I municipio. Tensioni e tafferugli sotto il cavalcavia della Tiburtina, lunghe trattative con le forze dell'ordine, accuse e un blitz al commissariato San Lorenzo. Poi le trattative e la mediazione di genitori e politici per far uscire liceali e universitari dal piazzale. Per le prossime mobilitazioni, appuntamento il 22 novembre.
Oltre 100 ragazzi identificatidi
Manganellate, trattative estenuanti con le forze dell'ordine, camionette fuori dalle scuole, alcuni ragazzi fermati. E anche, secondo quanto denunciato dagli stessi studenti, l'identificazione di ragazzini minorenni. Ore trascorse tra tensioni e "tornei di calcio" sotto il cavalcavia della stazione Tiburtina e slogan urlati contro il sindaco Gianni Alemanno e il suo divieto di sfilare in corteo nel I municipio, dopo gli scontri del 15 ottobre. In serata un primo bilancio, oltre 100 ragazzi identificati

La lunga giornata degli studenti medi, liceali e universitari ha avuto momenti di scontro. Con cariche di alleggerimento delle forze dell'ordine, ma anche gruppi di studenti che provavano a forzare il blocco della polizia schierata in tenuta anti-sommossa. Il corteo che avevano annunciato, sfidando il divieto anti-corteo del primo cittadino, in realtà non è mai riuscito a partire. In migliaia sono rimasti fermi per ore alla stazione Tiburtina, luogo di partenza della protesta. E tra i ragazzi c'è chi ha accusato: "Mi hanno inseguito e schiaffeggiato", "Hanno manganellato un 14enne", "Siamo stati ostaggio delle forze dell'ordine, bloccati nel piazzale della stazione per non venire identificati". Poi un mini-corteo verso La Sapienza con un blitz al commissariato San Lorenzo per chiedere il rilascio dei fermati.

pc 3 novembre - Solidarietà con Valerio e gli altri arrestati a roma per il 15 ottobre

Solidarietà con Valerio e gli altri arrestati
Stanotte è stato esposto sul ponte all'entrata della superstrada Lecce-Brindisi uno striscione di solidarietà nei confronti di Valerio e gli altri arrestati del 15 ottobre scorso.
Questo è uno delle tante azioni di solidarietà a favore degli arrestati.
I compagni non sono soli.
Noi ci opponiamo all'azione repressiva dello stato e dei suoi apparati polizieschi e giudiziari.
Valerio libero.
Libertà per tutti

pc 3 novembre - roma continua il corteo degli studenti fino alla Sapienza poi assemblea - polizia- alemanno vaffanc. !

ore 15.42. I liceali e universitari sono arrivati alla Sapienza. Qui hanno sciolto il corteo. Ora si riuniranno in assemblea cittadina

ore 15.39. Gli studenti che in corteo stanno raggiungendo l'università La Sapienza di Roma hanno liberato via Tiburtina, occupata per una breve dimostrazione davanti il commissariato San Lorenzo. E' tornato, dunque, regolare il traffico sulla strada della capitale.

ore 15.30. Un dirigente del commissariato San Lorenzo, dove sono arrivati gli studenti, è uscito per comunicare loro che "non abbiamo più nessuno dentro. Liberate la strada". E la marcia verso l'ateneo, dopo una breve consultazione, è ripresa.

ore 15.21. Un gruppo di un centinaio di studenti sta bloccando il traffico su via Tiburtina davanti al commissariato San Lorenzo. "Liberate tutti i fermati" dicono gli studenti seduti per terra. Applausi da parte dei manifestanti all'arrivo dei poliziotti a cavallo.

ore 15.20. Attraverso le immagini della scientifica saranno verificate le eventuali responsabilità di ognuno in merito agli episodi di oggi. Nel pomeriggio anche alcuni parlamentari erano intervenuti per cercare una mediazione.

ore 15.15. Gli sudenti hannod eviato il percorso a piazzale del Verano, invece che imboccare via De Lollis si stanno dirigendo verso il commissariato San Lorenzo

ore 15.10. Agenzia per la Mobilità informa che dalle 15.03 è stata riaperta la fermata Tiburtina della metro B. La chiusura era stata disposta per problemi di ordine pubblico dalle autorità competenti.

ore 15.02. Dopo aver lasciato piazzale Tiburtina gli studenti sono partiti in corteo verso l'università La Sapienza. Gli studenti stanno camminando su via Tiburtina bloccando il traffico su una carreggiata. Hanno anche acceso fumogeni e non sono scortati dalle forze dell'ordine.

pc 3 novembre . sabato 5 novembre - le donne no tav accerchiano la zona militarizzata

IL CERCHIO DELLE DONNE AL CANTIERE CHE NON C’E’ sabato 5 novembre, ritrovo ore 15,30 a Giaglione
Submitted by admin on 1 novembre 2011 – 00:00No Comment.SABATO 5 NOVEMBRE

CERCHIO DELLE DONNE NOTAV AL CANTIERE CHE NON C’E’

Le donne del Movimento NO TAV si incontrano in CLAREA per un CERCHIO contro la militarizzazione della valle.

Portiamo i nostri corpi, i nostri costumi, le nostre ragioni e la magia della nostra forza.

Le DONNE NOTAV, protagoniste e dirompenti nella lotta CONTRO LA MALAOPERA, si incontrano per un cerchio di ”auspici e malefici” CONTRO LA MALARAZZA dei sostenitori del TAV.
E’ nota a tutte/i l’enorme potenza che le donne possono scatenare quando si riuniscono e concentrano la loro mente e il loro cuore su un obiettivo!
In questo caso, e per la terza volta, l’obiettivo è rappresentato dal CANTIERE CHE NON C’E’.
Il pensiero delle donne si concentrerà su mandanti e sostenitori, con un occhio di riguardo verso quelle donne che potrebbero essere sorelle e invece sono nemiche.
Come riferimento avremo le masche antenate: donne potenti ma non di potere, anzi, perseguitate dal potere.
L’antica rete delle donne contro le reti dei poteri forti.
INCONTRIAMOCI ALLE 15,30 AL CAMPO SPORTIVO DI GIAGLIONE.
Quando saremo riunite andremo tutte alla baita, AL CREPUSCOLO COMINCERA’ IL CERCHIO.
Un cerchio contro l’arroganza, la prepotenza e l’ignoranza.
Un cerchio di lotta per la liberazione della terra madre dall’occupazione militare.
P.S. chi può e vuole ci troviamo in baita dopo pranzo.
in caso di maltempo il cerchio si rimanda…..
qualcuno/a tremi….
le masche diffondano….

pc 3 novembre - sbirri fascisti carogne tornate nelle fogne - Roma libertà di manifestare


gli studenti oggi sono scesi in piazza rompendo i divieti di alemanno e governo, la polizia ha caricato usando prima durante e speriamo non dopo metodi cileni
ma gli studenti romani hanno dato una lezione alla fiom di landini che il 21 ha vigliaccamente accettato i diktat del governo e di alemanno, scrivendo una pagina vergognosa di lasciar fare allo stato di polizia e trasformando la manifestazione operaia in una manifestazione legge e ordine


la cronaca

Studenti in piazza, cariche della polizia
"Noi sequestrati e identificati a Tiburtina"Bloccato il corteo contro le nuove regole del Campidoglio. Primi a partire i ragazzi del Virgilio e Mamiani sono stati i primi a partire. Identificati dalle forze dell'ordine davanti agli istituti. Poi hanno raggiunto la stazione Tiburtina. Qui la tensione è cresciuta. Dopo una lunga trattativa con le forze dell'ordine sono partite le cariche sotto il cavalcavia: prima un sit-in di protesta poi il gioco 'ruba bandiera'. Chiusa metro B Tiburtina. Alle 15 un'assemblea pubblica nel piazzale: invitati politici e cittadini

ore 14.22. Continua la trattativa tra i manifestanti, le forze dell'ordine e i politici intervenuti nel piazzale.

ore 14.03. "In questo momento c'è una situazione difficile alla stazione Tiburtina, dove sono bloccati centinaia di studenti. Faccio un appello al questore di Roma affinché ci sia uno sgombero pacifico della piazza". Lo ha dichiarato Marco Miccoli, segretario romano del Pd.

ore 14.01. ''Da Tiburtina gli studenti non possono più uscire se non identificati, tenuti in gabbia come topi. L'ennesima sconfitta di una città e di un governo debole ed agonizzante''. Ad affermarlo è Guido Staffieri, responsabile della mobilitazione nazionale Federazione degli studenti. ''Questa mattina - denuncia Staffieri - gli studenti romani hanno trovato la Digos pronta a indentificarli fuori dalle proprie scuole: dal ministero dell'Interno e dal sindaco Alemanno c'è stata una stretta inaccettabile al diritto di manifestare''.

LE CARICHE ALLA STAZIONE TIBURTINA "SE CI BLOCCANO IL FUTURO BLOCCHIAMO LA CITTA' L'URLO DEL POLIZIOTTO: "OGGI NO!"

ore 14. Gli studenti hanno provato a forzare il blocco su via Tiburtina ma sono stati fermati: sulla zona sta volando un elicottero delle forze dell'ordine, gli studenti sono "sequestrati" in piazza.

ore 13.58. Una assemblea cittadina alle 15 indetta dagli studenti Autorganizzati. "Stanno arrivando da tutta Roma - dice Bianca - Visto che non ci fanno andare via staremo qui e racconteremo quanto successo". Intanto gli studenti dicono: "Abbiamo dieci minorenni in Questura e anche un ragazzo ferito al sopracciglio con una manganellata".

BLOCCATO IL CORTEO SCONTRI CON LA POLIZIA SIT-IN DEGLI STUDENTI "SONO STATO INSEGUITO E PICCHIATO" DOPO GLI SCONTRI SI GIOCA A PALLONE TENSIONE E ''BOOK BLOC''

ore 13.50. Ci sono anche alcuni genitori a sostenere la protesta dei propri figli alla stazione Tiburtina. ''Sono qui con mio figlio di 17 anni perché quando su internet ho visto le foto delle cariche ho pensato che fosse giusto venire qui a sostenerlo'', spiega Giuseppe, padre di uno studente del liceo artistico Caravillani, che è seduto con i ragazzi. ''Con me ci sono anche altri genitori - ha proseguito - la situazione nel nostro Paese è insostenibile. Ho deciso di lasciare che mia figlia andasse all'estero e farò lo stesso anche con mio figlio, perché qui in Italia la situazione è davvero grave. Comunque rimarrò qui con gli studenti fin quando non andranno via anche loro''.

ore 13.41. Il consigliere regionale del Lazio di Sel Luigi Nieri, il coordinatore del Pd di Roma Marco Miccoli, il segretario romano dell'Idv, Stefano Pedica, e Paolo Masini consigliere comunale Pd, sono arrivati in piazza alla Stazione Tiburtina per cercare una soluzione

ore 13.36. Il segretario romano del Partito democratico, Marco Miccoli, e il consigliere regionale e capogruppo di Sel alla Regione Lazio, Luigi Nieri, stanno intervenendo a Roma 'a sostegno' degli studenti, per aiutarli a uscire dalla piazza vicino alla stazione Tiburtina. I due politici, riferiscono i ragazzi, stanno parlando con la Questura perché i manifestanti possano andare via senza essere identificati.

ore 13.35. "Questa mattina, davanti la scuola, identificavano tutti quelli che non entravano in classe''. Sono in molti, tra i manifestanti a riferire l'episodio: prima ancora di partire dai licei Mamiani e Virgilio per raggiungere piazzale Tiburtino e la manifestazione indetta dagli studenti di medie e superiori, "i giovani che hanno scelto di disertare le lezioni sarebbero stati identificati dalle forze dell'ordine che già presidiavano gli istituti con auto e camionette di polizia e carabinieri".

ore 13.32. In piazza è arrivato un pallone e la parola d'ordine degli studenti bloccati di fronte alla stazione Tiburtina è cambiata da "corteo, corteo" a "torneo, torneo".



ore 13.30. Hanno deciso di fare un'assemblea cittadina, alle 15, ''con tutte le forze civili, culturali e politiche della città'' per raccontare quanto accaduto oggi a Roma. Gli studenti, che presidiano ancora piazzale Tiburtino, hanno scelto così di ''chiamare a raccolta tutti coloro che possono farci uscire liberi e indenni da questa situazione''. La preoccupazione degli studenti è, infatti, che dopo gli scontri possano essere identificati e fermati alcuni di loro. ''Non abbiamo fatto nulla - spiega una ragazza del Liceo Mamiani - volevamo solo partire in corteo e questo ci è stato impedito con la forza. Un ragazzo, uno del primo anno è stato anche ferito''. Si tratta di un 14enne che durante il blitz degli studenti all'interno dei cantieri della stazione è stato ferito al sopracciglio: un taglio che lui stesso dice essere stato procurato da una manganellata. Il ragazzo non si è fatto comunque medicare in ospedale ed è ancora tra i manifestanti.

ore 13.19. Chiusi tutti gli accessi del piazzale sotto il cavalcavia, a pochi metri dal cantiere.

ore 13.10. Dopo una breve 'assemblea di piazza' gli studenti che hanno cercato questa mattina di dar vita a un corteo non autorizzato sono ancora alla stazione Tiburtina. In attesa che si sblocchi la situazione che li costringe a restare nel piazzale altrimenti verrebbero identificati dalle forze dell'ordine, per ingannare il tempo gli studenti hanno improvvisato un 'ruba bandiera' sotto il cavalcavia. Sulle note della canzoncina per bambini 'Il filo della ragnatela' in cui il ragno è stato sostituito a volte con celerini a volte con senatori, i ragazzi ingannano il tempo. Presa d'assalto una pizzeria, il sottovia è gremito di gruppetti di ragazzi che bivaccano. Ogni tanto si leva il grido "Roma libera" e "Occupiamo tutto".

ore 13.09. "Man a mano che gli studenti raccontano, apprendiamo che in diversi istituti la polizia è entrata all'interno a controllare le assenze. Una forma di schedatura da regime totalitario, inaccettabile. I costi dell'operazione di stamattina sono elevatissimi''. Lo sottolineano in una nota gli Autorganizzati Roma. ''E si sono anche rivelati inutili, visto che gli tudenti e le studentesse del Virgilio hanno sfilato persino nella emblematica e centralissima via della Conciliazione'', aggiungono.

ore 12.32. Tra i ragazzi c'è chi accusa: "Mi hanno inseguito e mi hanno schiaffeggiato" denuncia uno studente di Economia della Sapienza di 23 anni, che è stato fermato durante la manifestazione vicino alla stazione Tiburtina a Roma. "Stavo uscendo dal cantiere della stazione - racconta - mi hanno seguito perché dicevano che avevo lanciato qualcosa, ma non era vero". Continua il ragazzo: "Mi dicevano che ero a volto coperto - spiega - ma avevo solo uno scaldacollo, di quelli che si vendono sulle bancarelle. Mi hanno afferrato da dietro, ho perso anche la collana. Mi hanno schiaffeggiato senza motivo". Adesso il cantiere è vuoto e gli studenti sono tornati sul piazzale.

ore 12.25. Dopo gli scontri tra gli studenti e le forze di polizia in piazzale della stazione Tiburtina torna la calma e i ragazzi hanno srotolato per terra lo striscione hanno indetto una sorta di assemblea a cielo aperto. Un ragazzo dal megafono annuncia che uno studente del Mamiani è stato fermato e rilasciato e che al momento l'unico modo per lasciare la piazza "è quello di essere identificati dalla polizia. Siamo stati sequestrati'', dice. Rimasti in poche centinaia gli studenti per ora restano in attesa di ulteriori indicazioni anche da parte della Questura.

ore 12.19. "Non molleremo, non ce ne andremo. Ci riprenderemo la città", dicono gli studenti seduti a terra all'interno del cantiere della stazione Tiburtina. Tra loro un 23enne dell'università La Sapienza, identificato dopo le cariche. "Mi hanno preso a schiaffi - racconta - perchè dicevano che avevo lanciato qualcosa contro le forze dell'ordine. E' assurdo", prosegue mostrando una collanina che si è rotta durante i disordini.

ore 12.18. Agenzia per la Mobilità informa che la situazione del trasporto pubblico che transitano nella zona della stazione Tiburtina è la seguente: stazione metro B Tiburtina chiusa, treni non fermano; chiuso capolinea stazione Tiburtina; le linee 111, 211, 409 limitano al deposito Portonaccio; le linee 490, 491, 495, 649 limitano a via della Lega Lombarda; le linee 71 e 492 limitano piazzale Valerio Massimo, mentre le linee 163, 309, 443 e 448 non transitano dalla stazione Tiburtina.

ore 12.13. Il ragazzo di 17 anni, inseguito e preso dalla polizia alla stazione Tiburtina, è illeso. L'inseguimento a piedi da parte di alcuni uomini delle forze dell'ordine in borghese aveva allarmato il resto degli studenti che protestano in via Tiburtina. Uno di loro, parlando al megafono, aveva anche paventato che lo studente fosse stato picchiato: in realtà, una volta preso, è stato allontanato dal corteo, portato vicino ai chioschi delle biglietterie Atac e lì identificato. Operazione questa che è svolta, tra l'altro, sotto gli occhi attenti dei molti altri studenti. Il ragazzo è stato quindi rilasciato ed è potuto tornare all'interno del corteo.

ore 12.08. I ragazzi sono seduti a terra sotto il cavalcia per un'assemblea.

ore 12.04. Dopo qualche momento di calma in cui gli studenti avevano steso in terra lo striscione e si erano seduti di fronte alle forze dell'ordine alle spalle un gruppo ha sfondato le transenne dei lavori alla stazione Tiburtina. Immediato l'intervento delle forze dell'ordine che hanno bloccato l'accesso anche con spintoni nei confronti dei ragazzi tutti a mani nude e volto scoperto. E' partita una nuova carica di alleggerimento. Intanto dall'altro lato della piazza sta arrivando in appoggio anche lo schieramento della guardia di finanza. All'interno dell'area dei lavori i ragazzi hanno acceso qualche fumogeno.

ore 12.03. ''Hanno picchiato a sangue un ragazzo di 17 anni e adesso non sappiamo dove sia''. Lo ha detto, dal megafono, uno degli studenti che stanno protestando a Roma. Dopo l'invasione del cantiere della stazione Tiburtina, infatti, in molti sono fuggiti dalle forze dell'ordine che cercavano di raggiungerli per identificarli.

ore 12.02. I ragazzi hanno tentato di occupare il cantiere della nuova stazione, aprendo una rete di metallo. Ci sono stati momenti di tensione con le forze dell'ordine, che li hanno circondati e con delle piccole cariche di alleggerimento li hanno sgomberati dal cantiere. Un poliziotto è finito in terra ed è stato colpito con qualche calcio da un manifestante.

ore 11.53. Nuove cariche delle forze dell'ordine nel cantiere della stazione Tiburtina

ore 11. 47. "Dalle testimonianze raccolte da alcuni studenti ci giunge notizia che, davanti a numerose scuole romane, come il Tasso e il Righi, le forze dell'ordine avrebbero intimidito i ragazzi intimandogli di non prendere parte alla manifestazione e, cosa ancor più grave, avrebbero chiesto ai presidi di fornirgli i nominativi degli alunni che non si sono presentati oggi a scuola". E' quanto rende noto il portavoce romano della Federazione della Sinistra, Fabio Alberti che in questo momento si trova proprio alla stazione Tiburtina dove sono radunati gli studenti. "In tal caso - conclude Alberti - saremmo di fronte a un episodio gravissimo e a un abuso bello e buono. Ci auguriamo, per questo, che nessun preside abbia accolto questa richiesta, a dir poco inaudita e illegittima".

ore 11.38. "Abbiamo tra i 14 e i 20 anni, siamo a volto scoperto e ci impedite di girare liberamente per la città. Prendete a manganellate i minorenni, buffoni". A urlarlo gli studenti dopo le cariche alle forze dell'ordine, schierati in tenuta antisommossa. Tutte le vie d'uscita dalla piazza sono presidiate dalle forze dell'ordine in tenuta antisommossa. Gli studenti, fermi davanti all'ingresso della stazione Tiburtina, hanno acceso alcuni fumogeni.

ore 11.34. Nel momento in cui si è verificato il 'contatto tra studenti e forze dell'ordine, i primi sono stati respinti da polizia e carabinieri con "un'azione di alleggerimento". Tra la rabbia e le proteste. "Sono volate anche delle manganellate", denunciano dalla piazza. "Stanno tentando in ogni modo di impedirci di manifestare - gridano adesso al megafono gli studenti - ma è un nostro diritto, siamo cittadini anche noi". Da quando i ragazzi sono arrivati stamattina nei pressi della stazione Tiburtina, il corteo non è riuscito mai a partire. È riuscito solo a muoversi a singhiozzo nell'area intorno a piazza Mazzoni.

ore 11.32. Gli studenti con i loro book bloc, in cui oltre ai classici della letteratura sono riprodotti i motivi della protesta, ancora stazionano sotto il cavalcavia antistante la stazione Tiburtina, , 'accerchiati' dalle forze dell'ordine che gli impediscono di proseguire nel loro percorso.

ore 11.24. In un primo momento, secondo quanto riferito dai responsabili della manifestazione studentesca, era stato autorizzato un corteo fino all'Università La Sapienza, e dunque lontano dal centro dove il Campidoglio ha proibito i cortei. Quando gruppi di studenti hanno preso una direzione diversa, cordoni delle forze dell'ordine hanno sbarrato il passo al corteo. Al tentativo di forzare il blocco è partita la carica. Gli studenti ora si trovano concentrati davanti alla Stazione Tiburtina, sotto il ponte della Tangenziale.

ore 11.23. Si stanno registrando momenti di tensione alla stazione Tiburtina. Gli studenti gridano: "Vergogna, vergogna".

ore 11.22. Le forze dell'ordine hanno caricato gli studenti che si stavano muovendo in corteo a Roma. I ragazzi avevano prima bloccato dei bus alla stazione Tiburtina e una volta che si sono mossi sono stati bloccati. Dopo avere forzato il cordone delle forze dell'ordine sono stati caricati.

ore 11.16. La polizia sta caricando gli studenti in piazzale Tiburtina.

ore 11.13. Circa duecento studenti dei licei romani si stanno muovendo in corteo dalla Stazione Tiburtina. La manifestazione è autorizzata dalla Questura fino all'università La Sapienza, coprendo un itinerario lontano dal centro storico di Roma dove, per decisione del sindaco, sono vietati i cortei. Prima di muoversi gli studenti hanno bloccato i bus del capolinea della Tiburtina provocando la deviazione di numerose linee.

ore 11.12. ''Identificati senza un motivo'' e poi ''scene di blindati davanti ai licei del centro di Roma''. A denunciarlo sono gli studenti Autorganizzati riuniti a Tiburtina per dare vita a un corteo sfidando il divieto del Campidoglio e l'assenza di autorizzazione della Questura. ''Nonostante la presenza di mezzi delle forze dell'ordine, gli studenti e le studentesse del Virgilio, in diverse centinaia, si sono mosse in corteo spontaneo nel pieno centro della città e del I municipio, violando qualsiasi divieto - spiegano nella nota - in altri licei stessa scena: tre camionette al Mamiani, e due camionette al Tasso e l'identificazione di chi non andava a scuola. Al momento, oltre mille studenti sono bloccati dalle forze dell'ordine alla stazione, in una situazione di crescente tensione anche dopo che i primi manifestanti arrivati sul posto sono stati identificati dalle forze dell'ordine'', concludono gli studenti.

ore 10.50. Al grido di "corteo, corteo" gli studenti si stanno per muovere dietro uno striscione contro il G20 e contro il sindaco Alemanno.

ore 10.48. "Vogliamo arrivare in centro". Lo ripetono gli studenti romani che si sono riuniti a Tiburtina per partire in corteo. La manifestazione doveva partire poco dopo le 9, ma non è autorizzata. Per ora sembra che i ragazzi prendano tempo e aspettino magari un via libera dalla Questura.

ore 10.43. Agenzia per la Mobilità informa su disposizione della Questura che è stato chiuso alle 10.36 l'accessso alla stazione della metro B di Tiburtina. I treni transitano senza fermarsi. Inoltre sono iniziate attorno alle 10.30 alcune deviaziazioni dei mezzi pubblici di trasporto a causa della presenza di numerosi studenti nella zona della stazione Tiburtina. In particolare sono già limitate a Valerio Massimo le linee 71 e 492, la 409 a Portonaccio, mentre le 111 e 211 a via Tiburtina. Il capolinea di Tiburtina è in corso di chiusura e comunque i bus che transitano nella zona limitano ai margini del concentramento degli studenti.

ore 10.35. Dal megafono uno studente invita a restare tranquilli in piazza e comunica che sono in corso trattative con la questura per concordare il percorso del corteo. E aggiunge: "Questa classe politica non rappresenta più nessuno, neanche le forze dell'ordine schierate a loro difesa che hanno subiti grossi tagli e non hanno più i fondi per la benzina".

pc 3 novembre - India..Appello del Partito Comunista dell'India (Marxista-Leninista) Naxalbari

Appello del Partito Comunista dell'India (Marxista-Leninista) Naxalbari

Seppellire l'1 con il 99!

Un'onda di rabbia e agitazione si vede in tutto il mondo. I giovani sono nelle strade - protestando, resistendo, cominciando a reagire. Sono sostenuti e ad essi si uniscono persone provenienti da un ampio spettro sociale. Dittatori, che schiacciano il soffio vitale della libertà; governanti, che scaricano tutte le difficoltà della crisi sulle spalle del popolo; squali miliardari, che speculano e fanno profitti sulla fame e su coloro che non hanno casa; politici, che saccheggiano i fondi pubblici - il tutto viene preso di mira. Questo è meraviglioso!

In alcuni paesi arabi il popolo ha ottenuto una vittoria iniziale mettendo fine a regimi dittatoriali. In Europa, potenti esplosioni di furia popolare hanno costretto i governanti ad un passo lento nei loro piani tesi a soffocare le masse con tagli alla spesa pubblica. E in mezzo a tutto questo, la protesta di massa è scoppiata in tutti gli Stati Uniti, il centro del sistema imperialista mondiale. Gli slogan lanciati dai movimenti “Occupy”, iniziati da Occupy Wall Street, catturano i sentimenti anti-capitalisti e i desideri di cambiamento delle grandi masse in tutto il mondo. Le occupazioni si replicano in tutto il mondo e l’appello risuona con forza sempre maggiore.

È giusto, il 99 per cento non può più tollerare l'avidità e la corruzione dell’1 per cento. Vi si deve mettere fine. Ma diciamola tutta. Dobbiamo andare fino in fondo, se questo sogno deve essere realizzato. Ed è l’unico modo per tenere l’1 nel mirino. Essi sono infatti inferiori di numero, ma quell’1 significa inganno e morte. Li abbiamo appena visti dirottare la lotta del popolo in Libia. Hanno trovato una scusa per bombardare a modo loro e impostare un regime flessibile abbastanza per soddisfare i loro bisogni. La loro abilità nella via non violenta, democratica si può ben vedere in Tunisia ed Egitto. Un Ben Ali viene rimpiazzato con un Hamadi Jebali, un Mubarak con un Tantawi - e gli affari procedono come al solito per l’1. Essi sono anche abili a promuovere la protesta, come una sorta di valvola di sicurezza e di distrazione, come stanno tentando in India. Anna Hazare ottiene visibilità nei media in prima serata; la rabbia del popolo contro la corruzione è diffusa. Nel frattempo intensificano la loro guerra contro il popolo, scatenano l'esercito e i droni forniti dagli statunitensi, e vanno sparati contro l'attuale rivoluzione armata dei diseredati, la guerra popolare guidata dai maoisti. Oh sì, questo 1 farà di tutto pur di rimanere aggrappato al potere.

È per questo che abbiamo bisogno di andare alle radici. Strapparle via. Demolire il potere che li protegge. Rimuovere il terreno affinché il nuovo possa germogliare. Questo è l'unico modo per porre fine ad una umanità che viene divorata, all'avidità del capitalismo che distrugge l’ambiente, del sistema imperialista mondiale. Abbiamo bisogno di porre fine alle distinzioni di classe, casta, sesso, razza ed etnia. Abbiamo bisogno di strappare via i rapporti economici e sociali su cui poggiano. Abbiamo bisogno di una pulizia a fondo di tutte le idee marce che a questi si accompagnano. E quando si arriva a questo è del comunismo che stiamo parlando, un modo totalmente nuovo di pensare, un modo totalmente nuovo di vivere, per noi e per questo mondo.

Rivoluzione, fino in fondo!
Il capitalismo è un vicolo cieco! C’è un futuro nel comunismo!
2 novembre 2011

pc 3 novembre - corrispondenza dalla zona alluvionata

ciao a tutti sono gian marco, vivo a vernazza che come sapete è stata
una delle zone maggiormente colpite dall'alluvione di martedì scorso.
mi scuso con chi mi ha cercato e non è riuscito a raggiungermi telefonicamente però ho perso la casa e con quella tutto quello che ci tenevo dentro, stipendio e telefono compresi.
Per i primi due giorni la popolazione ha fatto da sola, siamo entrati nei locali che non erano stati distrutti (c.ca 95% è disintegrato) e abbiamo raccolto e distribuito il cibo e le bevande che trovavamo. I soccorsi sono arrivati il pomeriggio del giorno seguente quando già da soli avevamo deviato il canale che scorreva per le vie del paese e inghiottiva case. Abbiamo organizzato e autogestito la sicurezza vigilando per le strade l'antisciacallaggio, abbiamo raccolto medicine e trasportato al sicuro vecchi e bambini. Poi è arrivata tanta solidarietà anche per il forte impatto mediatico che ha avuto la vicenda. Alcuni politici sono venuti a visitare, tra il malcontento della popolazione, le zone devastate. Si è parlato del possibile arrivo di personaggi politici di importante rilevanza e abbiamo organizzato le nostre possibili contromosse. Fortunatamente per loro nessuno ha fatto capolino. tra poco i riflettori si spengeranno e a noi spetterà il compito di continuare a lavorare per vigilare sulla ricostruzione.
Nei salotti del potere continuano a essere sbandierate le opportunità che la crisi offre ai ladri e agli aguzzini di oggi e di domani. L'economia dello shock, quella che faceva ridere gli imprenditori sui morti dell'Aquila oggi la seguo da vicino, scavando tra le macerie del mio dormitorio.
Da parte mia e non solo, troverà la decisione di lottare perchè tutto questo crei l'opportunità di ricostruire una coscienza unitaria tra tutte e tutti per ricostruire un territorio calpestato dalle speculazioni, dal cemento e dall'ingordigia.
Benvenuti all'isola dei fangosi!

pc 3 novembre - processo agli antifascisti a ravenna

L'udienza di oggi si è svolta con le dichiarazioni dell'ex dirigente digos che ci ha denunciato e le nostre (imputati e un teste citato da noi). L'intento da parte della polizia è quello di volere colpire gli organizzatori di quella contestazione, come ha ribadito nelle dichiarazioni (infatti, perchè 3 compagni su 6 presenti vengono denunciati?) il dirigente.

Il processo continuerà il 16 dicembre con l'audizione del nostro teste citato che oggi era impossibilitato a venire).

Fuori abbiamo fatto il presidio con striscione, è intervenuta la stampa. Su http://www.ravennawebtv.it/w/ il video.

pc 3 novembre - Dopo le cariche sit-in di denuncia

ore 12.38. "Le cariche contro gli studenti sono un errore figlio di un altro gravissimo errore", ha detto il presidente della Provincia, Nicola Zingaretti. "Come abbiamo detto fin dal primo momento, impedire i cortei è una decisione sbagliata e destinata a produrre tensione. Una scelta che si conferma dannosa perché inchioda le forze dell'ordine ad una gestione dell'ordine pubblico rigida e muscolare, come del resto dimostrano anche le cariche affrettate di questa mattina e le raccomandazioni preventive inviate ai presidi. Ma anche una deriva sbagliata e insidiosa per l'Italia perché, in un momento drammatico della vita del Paese, accentua la percezione di sordità e afasia delle istituzioni nei confronti dei giovani e la debolezza totale di una politica incapace di trovare strumenti e idee per interloquire con le istanze e le inquietudine poste dai movimenti. Non ci siamo mai sottratti alle esigenze di garantire l'ordine e al bisogno di colpire i violenti: ma tutto questo non c'entra nulla con quanto avvenuto oggi", ha concluso Zingaretti.


ore 12.32.
Tra i ragazzi c'è chi accusa: "Mi hanno inseguito e mi hanno schiaffeggiato" denuncia uno studente di Economia della Sapienza di 23 anni, che è stato fermato durante la manifestazione vicino alla stazione Tiburtina a Roma. "Stavo uscendo dal cantiere della stazione - racconta - mi hanno seguito perché dicevano che avevo lanciato qualcosa, ma non era vero". Continua il ragazzo: "Mi dicevano che ero a volto coperto - spiega - ma avevo solo uno scaldacollo, di quelli che si vendono sulle bancarelle. Mi hanno afferrato da dietro, ho perso anche la collana. Mi hanno schiaffeggiato senza motivo". Adesso il cantiere è vuoto e gli studenti sono tornati sul piazzale.

ore 12.25.
Dopo gli scontri tra gli studenti e le forze di polizia in piazzale della stazione Tiburtina torna la calma e i ragazzi hanno srotolato per terra lo striscione hanno indetto una sorta di assemblea a cielo aperto. Un ragazzo dal megafono annuncia che uno studente del Mamiani è stato fermato e rilasciato e che al momento l'unico modo per lasciare la piazza "è quello di essere identificati dalla polizia. Siamo stati sequestrati'', dice. Rimasti in poche centinaia gli studenti per ora restano in attesa di ulteriori indicazioni anche da parte della Questura.

ore 12.19. "Non molleremo, non ce ne andremo. Ci riprenderemo la città", dicono gli studenti seduti a terra all'interno del cantiere della stazione Tiburtina. Tra loro un 23enne dell'università La Sapienza, identificato dopo le cariche. "Mi hanno preso a schiaffi - racconta - perchè dicevano che avevo lanciato qualcosa contro le forze dell'ordine. E' assurdo", prosegue mostrando una collanina che si è rotta durante i disordini.

pc 3 novembre - La polizia carica e sequestra gli studenti

La polizia carica gli studenti

pc 3 novembre - GLI STUDENTI ROMANI IN CORTEO SFIDANO I DIVIETI DI ALEMANNO


Questa mattina gli studenti di diverse scuole romane si sono concentrati davanti ai rispettivi istituti per muoversi in corteo e riappropiarsi ancora una volta, infrangendo volontariamente i divieti del sindaco Alemanno. Gli studenti, nonostante la repressione attuata fin dalla prima mattina dalla digos, non si sono fermati e si stanno concentrando a Tiburtina, per poi ripartire in corteo.

http://www.ondarossa.info/newsredazione/studenti-piazza-contro-lordinanza-di-alemanno

Studenti in piazza contro il divieto del Comune

Identificati dalla polizia, bloccano Prati

Oggi in corteo dalla Tiburtina al centro. Il questore Tagliente "Manifestare senza preavviso vi espone a responsabilità civili e penali"

ore 10.50. Al grido di "corteo, corteo" gli studenti si sono messi dietro uno striscione contro il G20 e contro il sindaco Alemanno.

ore 10.48. "Vogliamo arrivare in centro". Lo ripetono gli studenti romani che si sono riuniti a Tiburtina per partire in corteo. La manifestazione doveva partire poco dopo le 9, ma non è autorizzata. Per ora sembra che i ragazzi prendano tempo e aspettino magari un via libera dalla Questura.

ore 10.43. Agenzia per la Mobilità informa su disposizione della Questura che è stato chiuso alle 10.36 l'accessso alla stazione della metro B di Tiburtina. I treni transitano senza fermarsi. Inoltre sono iniziate attorno alle 10.30 alcune deviaziazioni dei mezzi pubblici di trasporto a causa della presenza di numerosi studenti nella zona della stazione Tiburtina. In particolare sono già limitate a Valerio Massimo le linee 71 e 492, la 409 a Portonaccio, mentre le 111 e 211 a via Tiburtina. Il capolinea di Tiburtina è in corso di chiusura e comunque i bus che transitano nella zona limitano ai margini del concentramento degli studenti.

ore 10.35. Dal megafono uno studente invita a restare tranquilli in piazza e comunica che sono in corso trattative con la questura per concordare il percorso del corteo. E aggiunge: "Questa classe politica non rappresenta più nessuno, neanche le forze dell'ordine schierate a loro difesa che hanno subiti grossi tagli e non hanno più i fondi per la benzina".

ore 10.31. Gli studenti della capitale radunati alla stazione Tiburtina stanno trattando con le forze dell'ordine per ottenere l'autorizzazione a spostarsi in corteo. Accanto ai numerosi 'book bloc' compare anche qualche striscione, uno tra tutti indica le motivazioni dei ragazzi che ogni tanto scandiscono lo slogan "Roma libera". Nonostante l'adesione espressa ieri dagli studenti universitari al momento in piazza sono poche decine mentre il 'grosso' è rappresentato da studenti medi, anche dei primi anni.

0re 10.25. Gli studenti stanno continuando a raggiungere piazzale della stazione Tiburtina ma i blindati delle forze dell'ordine hanno chiuso le strade limitrofe e il corteo ancora non si è mosso.

ore 10.16. "G20? Bce? Alemanno? Global revolution" recita un grosso striscione nel piazzale della stazione presidiato dalle forze dell'ordine. "Sfileremo in corteo per le strade del centro storico - dicono gli studenti - violeremo l'ordinanza del sindaco. Già un primo assaggio è stato dato dagli studenti del liceo Virgilio che hanno creato problemi al traffico in corso Vittorio Emanuele".

ore 10.04. Gli studenti medi e universitari stanno creando problemi al traffico attorno alla stazione Tiburtina. I gruppi che si sono mossi a piedi dalle varie scuole sono stati 'controllati' e non si sono create situazioni di caos nelle varie zone della città. Ora però sono quasi tutti insieme, concentrati davanti al capolinea dei bus in piazza Guido Mazzoni. Intorno ci sono presidi delle forze dell'ordine, mentre i ragazzi vogliono dare vita a un più grande corteo (sempre non autorizzato), che dovrebbe partire a breve. "Anche davanti alla stazione ferroviaria, come davanti ai licei ci sono state identificazioni", racconta poi una studentessa degli Autorganizzati.

STUDENTI IN PIAZZA "SE CI BLOCCANO IL FUTURO BLOCHIAMO LA CITTA'

ore 9.39. La stazione Tiburtina è già presidiata da forze dell'ordine e si sta lentamente popolando di ragazzi, alcuni con i famosi 'book bloc'. Diversi istituti della capitale, dove era previsto il primo concentramento dei ragazzi dei collettivi auto-organizzati, erano presidiati da forze dell'ordine. In alcuni casi al Mamiani erano presenti camionette della polizia, mentre in altri agenti in borghese, raccontano i ragazzi, passavano ripetutamente di fronte agli ingressi.

ore 9.15. Il corteo degli studenti partito dal liceo Virgilio, uno dei più numerosi di quelli protagonisti della protesta di oggi degli studenti a Roma, ha attraversato il quartiere di Prati, passando per via Crescenzio, via Cola di Rienzo e viale Giulio Cesare. Alla metro di Lepanto, poi, i ragazzi si sono uniti con quelli del Mamiani. Ora insieme si stanno dirigendo a Tiburtina, dove è previsto appunto il concentramento della manifestazione.

. "Pagherete caro, pagherete tutto", ripetono. Aprono il cordone i book bloc, i ragazzi che portano libri-scudo. "Se ci bloccano il futuro noi blocchiamo la citta", ripetono.

ore 8.50. "Una cinquantina di ragazzi del Mamiani sono stati identificati dalla polizia davanti scuola e hanno bloccato Prati". Lo dicono alcuni ragazzi del liceo Mamiani di Roma in marcia fino alla metro di Lepanto, dove si sono uniti agli studenti del Virgilio, anche loro partiti in corteo dalla scuola, per poi andare insieme al Tiburtino, dove è previsto il concentramento per la protesta degli studenti. Davanti all'istituto, raccontano ancora dal Mamiani, "ci 'aspettavano' tre camionette e una volante. Dopo l'identificazione, comunque, noi siamo partiti lo stesso in corteo".

ore 8.30. Gli studenti del liceo Virgilio si sono mossi in corteo attraversando e bloccando per pochi minuti corso Vittorio Emanuele diretti verso Prati. L'obiettivo: raggiungere la stazione Tiburtina. Violato il divieto imposto dal sindaco di Roma, Gianni Alemanno, di sfilare in centro, dopo gli scontri del 15 ottobre al corteo degli indignati.

Scuole sotto controllo a Roma per la protesta degli studenti. Al Tiburtino è previsto un corteo dalle 9. Ma prima da oltre venti licei i ragazzi si muoveranno a piedi. Sorvegliati speciali gli istituti 'caldi': nei pressi di Virgilio e Mamiani, ad esempio, ci sono camionette e uomini delle forze dell'ordine in borghese. I cortei non sono autorizzati. La Questura ha avvertito, si "rischiano denunce penali". E davanti ai plessi gli uomini delle forze dell'ordine provano a 'fermare' i ragazzi. Niente da fare. Al Virgilio sono partiti comunque. Sono almeno duecento a sfilare dal liceo.

(03 novembre 2011)

http://roma.repubblica.it/cronaca/2011/11/03/news/gli_studenti_tornano_in_piazza_sfideremo_il_divieto_del_comune-24334971/