sabato 21 maggio 2011

pc 20/21 maggio - Cina il capitalismo continua ad uccidere

Le morti operaie per la fame inarrestabile di profitto dei padroni non cessano. Stragi che sono il frutto di questo sistema basato sullo sfruttamento dell'uomo sull'uomo.


In Cina ai morti nelle miniere a migliaia ogni anno si aggiungono quelli nelle fabbriche.


Per una rivoluzione politica e sociale che affermi la vita degli operai sul profitto dei padroni e delsistema del capitale, questo appello vale ed è sempre più urgente per i proletari di tutto il mondo.


Cina, esplosione fabbrica iPod e iPad, 2 morti


21 maggio 2011 11:45


È la Foxconn, famosa per l’ondata di suicidi tra gli operai nel 2010.


È di due morti e 16 feriti il bilancio provvisorio di un’esplosione avvenuta nella fabbrica della Foxconn a Chengdu, nel Sichuan, in Cina. Lo ha riportato l’agenzia ufficiale cinese, Nuova Cina. Si tratta dell’azienda di proprietà della taiwanese Hon Hai, che produce per conto della Apple gli iPad e gli iPod. La Foxconn nel 2010 arrivò sotto i riflettori mondiali per un’ondata di suicidi tra gli operai nella fabbrica-città a Shenzhen.


Nel 2010, la Foxconn è stata al centro di feroci polemiche in tutto il mondo per un’ondata di suicidi tra gli operai nella fabbrica-dormitorio a Shenzhen. Ma, a quasi un anno di distanza, le condizioni di lavoro nelle fabbriche sono rimaste molto difficili. Anche se Steve Jobs, il fondatore della Apple, ha respinto le accuse sostenendo che la Foxconn «non è una fabbrica di schiavi».


Con 20 fabbriche in Cina, la Foxconn impiega più di 800.000 lavoratori. L’azienda di Taiwan è la più grande al mondo in componenti elettronici. Solo a Shenzhen, nel sud est della Cina, lavorano 420.000 persone, che producono circa il 70 per cento dei prodotti della Apple, oltre a componenti per Siemens, Nokia, Sony, Hewlett-Packard, Dell e altri.


Secondo quanto denunciato da alcuni dipendenti, nonostante le promesse dell’azienda di un aumento di stipendio, la paga è rimasta bassa, circa 1100 yuan al mese, intorno ai 120 euro, che arrivano ad un massimo di 220 euro con gli straordinari ottenuti per turni massacranti. La Foxconn concede ai suoi dipendenti la possibilità di risiedere in un dormitorio interno. Ma le denunce sulle condizioni di lavoro continuano.


Dei 14 dipendenti della Foxconn che si sono suicidati, dieci lavoravano nella fabbrica di Shenzhen.


http://www.lettera43.it/cronaca/16546/cina-esplosione-fabbrica-ipod-2-morti.htm

pc 20/21 maggio - Contro il "modello Mirafiori" pure nelle Ferrovie: Sciopero

ancora

IN MARCIA !

GIORNALE DI CULTURA, TECNICA E INFORMAZIONE POLITICO SINDACALE, DAL 1908
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UNO SCIOPERO NECESSARIO
CONTRO IL "MODELLO MIRAFIORI" FERROVIARIO

SCIOPERO NAZIONALE MACCHINISTI E CAPITRENO
DALLE 21,00 DI STASERA SABATO 21,
ALLE 21,00 DI DOMANI DOMENICA 22 MAGGIO 2011

AL TRASPORTO REGIONALE NON CI SONO TRENI DA GARANTIRE
(NENCHE ROMA - FIUMICINO AEREOPORTO)

PER LA DIVISIONE PASSEGGERI SONO DA EFFETTURE SOLO I TRENI (PREVISTI COME GARANTITI
DALL'ORARIO GENERALE) CHE VENGONO COMANDATI PER ISCRITTO
-------
PROPRIO IERI CON UN'ALTRA FIRMA SU 'IVU' (*) HANNO REGALATO ALL'AZIENDA
ANCORA UN PEZZO DELLA NOSTRA VITA E DELLA NOSTRA LIBERTA'

STANNO PREPARANDO UNA CONTRORIFORMA REAZIONARIA DELL'ORARIO DI LAVORO
CHE STRAVOLGERA' LA NOSTRA ESISTENZA E QUELLA DELLE NOSTRE FAMIGLIE

UN CONTRATTTO "MODELLO MIRAFIORI" APPLICATO ALLE FERROVIE

OLTRE AD AUMENTARE LA PRODUTTIVITA' SOPRA LE 10 ORE, L'ORARIO E
I CARICHI DI LAVORO, SI RIDUCONO RIPOSI, PAUSE, FERIE E PERMESSI

QUESTI SINDACATI - CONFERDERALI E AFFINI - INADEGUATI, INCAPACI E NON
RAPPRESENTATIVI, CONTINUANO A CEDERE DIRITTI, DIGNITA' E TUTELE: FERMIAMOLI !

(*) Turni individuali, a discrezione aziendale, in luogo dei turni collettivi a rotazione, uguali per tutti.


LO SCIOPERO E' INDETTO DA OrSA E CUB-T
Questo e molto altro sul nuovo sito di Ancora In MARCIA!

www.inmarcia.it

il sito di tutti i macchinisti e ferrovieri italiani... a qualunque impresa appartengano

pc 21 maggio - L'Aquila: l'ultima vergogna dello sceriffo Massimo Cialente. Il sindaco offre una taglia sui writers.

Nicchie di San Bernardino: una taglia per i vandali

L'Aquila, 21 mag 2011 - Già nella notte del 20 maggio, all'indomani della loro inaugurazione ufficiale, le nicchie di San Bernardino sono diventate bersaglio delle bravate di qualche imbrattatore annoiato e imbrattate con scritte tipo graffiti. Il Sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente «Proprio ieri, nel corso dell’iniziativa in cui l’Associazione ‘Le Nicchie’, l’Ance, la Soprintendenza e il Comune restituivano alla città, e in particolare ai giovani aquilani, questo pezzo importantissimo della nostra storia – ha osservato il sindaco - avevo sottolineato l’importanza del senso civico nel tenersi da conto questo angolo caratteristico dell’Aquila. Non ci sono parole per esprimere il disprezzo nei confronti di chi, dopo appena 12 ore dalla riconsegna dei lavori, ha voluto vanificare il lavoro e la passione posti in questa opera». «So di compiere un atto politicamente non corretto – ha proseguito Cialente – ma sono talmente indignato e offeso, come lo sono certamente tutte le aquilane e tutti gli aquilani, che ho deciso di promuovere una ‘taglia’ perché vengano scovati questi idioti e delinquenti. Una ricompensa (i primi 1.000 euro li metto io personalmente) a chi fornirà alle forze dell’ordine e all’autorità giudiziaria degli elementi fondati, che portino all’identificazione e alla denuncia di chi si è reso protagonista di tale scempio. Persone che, con questo gesto vergognoso, hanno imbrattato anche la nostra anima, la nostra vita e la nostra identità». Il sindaco ha ricordato come ieri mattina, in occasione della presentazione della scalinata restaurata e della consegna ideale della stessa alle ragazze e ai ragazzi della città «eravamo commossi, perché consapevoli del fatto che ogni pezzo dell’Aquila che viene recuperato è un gradino che saliamo verso il riscatto del nostro dolore, un modo per rendere un omaggio sempre più significativo alla memoria dei nostri morti, un risultato che allevia i sacrifici che sosteniamo da quella maledetta notte. Questo atto – ha concluso Cialente – suona come un’offesa alla città, al nostro dramma, al nostro dolore e come un vile attacco a questa nostra voglia di riscatto e di ricostruire. Chiedo con assoluto vigore alle forze dell’ordine di fare tutto il possibile perche vengano assicurati alla giustizia i colpevoli, veri corpi estranei della nostra comunità, annunciando fin d’ora che, quando si arriverà nelle aule giudiziarie, il Comune si costituirà parte civile».

La notizia è stata commentata anche dall'assessore comunale Stefania Pezzopane «Un gesto meschino di gratuito vandalismo, fatto da chi non ama questa città». «Imbrattare - prosegue la nota - un monumento è già un gesto incivile e grave. Addolora ancora di più un gesto insano come questo, soprattutto se si pensa che il restauro delle nicchie era stato un momento corale, cui ha partecipato la città intera, la gente, il popolo delle carriole, le associazioni, costruttori, restauratori…. Ieri abbiamo vissuto un grande momento di gioia collettiva».

Luigi D'Eramo, capogruppo consiliare de La Destra al Comune dell'Aquila, commenta l'intervento di Cialente che, a suo avviso, «fa l’ennesima sparata annunciando l’istituzione di una taglia per individuare i responsabili del vigliacco atto di vandalismo alle nicchie di S. Bernardino. E’ del tutto inutile! Da quattro anni La Destra ha chiesto, anche con l’approvazione di un apposito ordine del giorno in Consiglio Comunale, l’installazione di un sistema di video sorveglianza a difesa dei nostri monumenti. Nulla è stato mai fatto. Questa Amministrazione ha delle grandissime responsabilità perché ha permesso che L’Aquila diventasse la Città del “tutto è possibile”, senza ordine e senza sicurezza. E’ un’Amministrazione che non controlla il centro storico, in particolare la notte, che non ha voluto tutelare il nostro patrimonio, che non è voluta intervenire nei confronti di chi da diversi mesi occupa l’ex asilo di viale Duca degli Abruzzi. Molti immigrati vivono abusivamente nelle case inagibili degli aquilani, rubano le nostre cose, vendono merci contraffatte in tutti gli angoli della città nell’indifferenza dei più! Questi sono i fatti di una città che muore sotto l’inerzia di una Giunta che produce solo sterili polemiche. Riproporremo per l’ennesima volta un ordine del giorno in Consiglio Comunale per l’installazione di un sistema di video sorveglianza, vedremo se questa volta Cialente ci ascolterà!».

Il Coisp – Sindacato Indipendente di Polizia – «esprime il proprio sconcerto per il vergognoso atto di vandalismo che ha colpito l’intera comunità aquilana. La notte scorsa, ignoti delinquenti hanno imbrattato con vernice spray le nicchie della Scalinata della Basilica di San Berardino. Il nostro Sindacato crede fortemente che non servano “taglie” per scoprire gli autori di questo scempio, ma spera e confida nel “senso civico” dei cittadini che sono lo strumento più semplice per risalire ai responsabili di questo come di qualsiasi altro reato. La collaborazione dei membri della comunità è sempre fondamentale per fornire agli investigatori i primi elementi di indagine. Un valido aiuto per la prevenzione degli atti vandalici sarebbe la “videosorveglianza”, ma, come spesso accade, passata l’attenzione dei media, ogni proposta finisce nel dimenticatoio. Il COISP, essendo un’associazione di categoria che si sostiene esclusivamente con le quote associative dei propri iscritti (solo poliziotti) non ha “purtroppo” risorse da destinare al ripristino dei luoghi danneggiati, ma i suoi associati saranno felici di mettere a disposizione il loro tempo libero per dare una mano affinché le “lancette dell’orologio” ritornino indietro di qualche ora».

pc 20/21 maggio - GENOVA: MA QUALE GENTE COMUNE

A Genova, nel 2012, si vota per il rinnovo delle assemblee elettive di Provincia, Comune, e Municipi (le ex circoscrizioni); come in tutte le altre parti d'Italia, la campagna elettorale parte con larghissimo anticipo, ed a questa partecipa anche un sedicente movimento culturale denominato Gente comune.
La presentazione di questa 'cosa' nelle parole del presidente, Paolo Olcese: "siamo una associazione apolitica: se mai ci candideremo ad una qualche elezione, lo faremo da indipendenti, alla larga da qualsiasi partito politico".
La realtà è ben diversa, ed è fatta della vicinanza di questa gente alla peggiore destra cittadina; ma si sa: ai fascisti piace presentarsi sotto mentite spoglie - le vicende di quell'altra immondizia fascista che è Casapound dovrebbero ben chiarire cosa intendono questi 'signori' per apolitica - ed anche in questo caso si travestono da semplici cittadini interessati unicamente al bene della città e dei suoi abitanti.
Conclusa la necessariamente lunga presentazione - me ne scuso ma non era possibile fare altrimenti, trattandosi di un movimento sconosciuto ai più - passo a spiegare il perché questi 'signori' siano balzati agli onori delle cronache cittadine.
Nel corso del mese di aprile Gente comune ha presentato domanda al Municipio Terzo Bassa Val Bisagno (quello che raggruppa gli ex consigli di quartiere di Marassi e San Fruttuoso) per avere il via libera in modo da 'sistemare' piazza Martinez, quella dove sorge il mercato coperto rionale.
Il progetto è stato bocciato perché - come mi è stato spiegato, la sera stessa della divulgazione della notizia da parte della stampa borghese cittadina, dall'assessore municipale Luca Corsi (Comunisti-Sinistra popolare) da me interpellato in proposito - non è previsto che tali lavori possano essere effettuati da privati, essendo di competenza di un apposito servizio comunale dipendente dall'assessorato alla Manutenzione.
Nel caso il Municipio avesse concesso l'autorizzazione, la Giunta sarebbe incappata in una pesante sanzione amministrativa da parte del Comune, che avrebbe colpito i responsabili, in solido tra loro, anche nel proprio patrimonio personale.
Passa un mese circa, e sabato 21 maggio compare la notizia che Olcese ed i suoi accoliti non demordono: questa volta l'oggetto delle loro attenzioni sono i giardini di corso Italia - che rientra nelle competenze del Municipio Medio Levante, nelle mani di una Giunta retta dalla destra radicale e fascista - intitolati a Francesco Coco, dove alle ore 10:00 si ritrovano per pulire la zona e ritinteggiare le panchine.
Il tutto con la benevolenza degli scribacchini della stampa borghese genovese, in particolare quelli del Corriere Mercantile, ben contenti di imbrattare un po' di carta: pazienza, poi, se per riempire le pagine del proprio fogliaccio si prendono per buone delle iniziative che sono solo all'apparenza innocenti e apolitiche.

Genova, 21 maggio 2011


Stefano Ghio - Comitato promotore Circolo Proletari Comunisti Genova

pc 20/21 maggio - A Migliaia in protesta a Madrid e nelle piazze della Spagna

Madrid, 21 mag. (Adnkronos) - Nel giorno della "riflessione", alla vigilia delle elezioni amministrative di domani in Spagna, sedicimila 'indignati' sono ancora in piazza a Madrid, alla Puerta del Sol. Lo riferiscono i media spagnoli, citando dati della polizia e ricordando che la consegna per le forze dell'ordine è di intervenire solo in caso di incidenti.

Il movimento ha iniziato a protestare contro le politiche economiche del governo da domenica scorsa, sfidando il divieto a manifestare imposto dalla Giunta elettorale e scattato dalla mezzanotte appena trascorsa.

Anche gli artisti spagnoli sostengono la protesta del 'Movimento degli Indignati'. L'attrice Penelope Cruz ha espresso mercoledì scorso la sua solidarietà per i partecipanti al sit-in. "Mi si spezza il cuore nel vedere tanti giovani altamente qualificati in cerca di lavoro e senza via di uscita - ha detto la Cruz in una conferenza stampa nella capitale - La Spagna vive una situazione durissima, è chiaro, e spero solo che migliori il prima possibile". Dopo le parole dell'attrice le reti sociali sono state lo strumento più usato da musicisti, attori e altri artisti che hanno espresso la loro solidarietà.

pc 20/21 maggio - Operai Fiat di Termini Imerese manifestano davanti la Regione

I sindacati metalmeccanici Fiom Fim Uilm ieri hanno portato per la millesima volta a spasso gli operai della Fiat di Termini Imerese. Alcuni operai hanno infatti partecipato ad un sit-in davanti il palazzo della Presidenza della Regione Siciliana per chiedere l’elemosina a Lombardo che a scanso di equivoci ha tenuto precisare come riporta il Giornale di Sicilia che “Non c’è nessuna protesta, quello di oggi è un confronto programmato con i rappresentanti sindacali. La situazione a Termini Imerese è cambiata, nel corso delle prossime settimane la Fiat passerà la mano e dal primo gennaio i lavoratori cominceranno nuovamente a lavorare. Tutto questo non sotto la bandiera della casa automobilistica, ma sotto la gestione di un nuovo grande imprenditore che venderà auto fabbricandole a Termini”. Quanto ottimismo!

E poi Lombardo continua ad allargarsi: “Il governo della Regione ha avvertito e condivide la preoccupazione dei lavoratori, per questa ragione ha imposto un’accelerazione al governo nazionale, affinché includesse l’ottava proposta avanzata da Di Risio, tra quelle che possono subentrare a Fiat. Noi riteniamo si tratti della proposta che offre maggiori garanzie, dal punto di vista della produzione, per il mantenimento delle prerogative di un territorio la cui vocazione è, e deve restare, quella di polo siciliano per la produzione di auto”.

Quanto sia una proposta che dia maggiori garanzie, quella della Dr, come abbiamo riportato in un articolo precedente, è tutto da verificare. Certo se la Dr effettivamente non è che un paravento per la cinese Chery, la cosa potrebbe cambiare aspetto…

Alla riunione hanno partecipato anche il sindaco di Termini e il senatore Lumia (Pd) che coglie l’occasione per una facile propaganda, come quando lo vedono gli operai davanti la fabbrica solo ed esclusivamente nei periodi di campagna elettorale!

I sindacalisti Fiom, Fim e Uilm, racconta il giornale, non si sbilanciano, attendono ancora di conoscere il piano industriale(!)… ma chiedono di risolvere il tutto in tempi brevi, addirittura entro il 31 maggio chiede Mariella Maggio, segretaria generale della Cgil Sicilia!

La Cgil può forse aspettare, i sindacalisti di mestiere Fiom, Fim e Uilm pure, gli operai no di certo… a quando una iniziativa contro la Fiat?

pc 20-21 maggio - "Uscire dalla crisi": Brembo in India.

Dopo il raddoppio in vista nuovo sito.
Progetto allo studio per seguire la crescita tumultuosa del mercato: più 50% all’anno
In consiglio entra Gianfelice Rocca (Techint)

Apprezzamenti dagli azionisti ieri all’assemblea del 50°, al Kilometro Rosso di Stezzano, per i risultati 2010 della Brembo presieduta da Alberto
Bombassei, confermato nella carica per il prossimo triennio. Il
gruppo costruttore di sistemi frenanti è tornato sopra il miliardo
di fatturato (1.075 milioni), record storico che colma il gap
registrato nel 2009 (826 milioni contro i 1.060 del 2008).
E anche il 2011 si annuncia positivo. I conti del primo trimestre
arriveranno il 12 maggio. Ma il direttore finanziario (Cfo)
Matteo Tiraboschi, rispondendo alle domande degli azionisti,
come indicazione di massima ha detto che l’anno «è partito bene».
Il trend positivo del 2010 sta continuando, anche se non al ritmo
del più 30% con cui si è chiuso il precedente esercizio. Quindi,
ha concluso, «siamo confidenti che anche il 2011 sarà un
buon anno per Brembo».

Più grandi in India, poi il Brasile
Sarà anche un anno di inaugurazioni e già si pensa al dopo. In India
le vendite crescono del 50% all’anno. Lo stabilimento di Pune
per sistemi frenanti per moto inaugurato a gennaio 2009 è
già saturo: «Lo stiamo raddoppiando e stiamo pensando a un
nuovo sito per seguire la crescita tumultuosa del mercato», ha
spiegato Tiraboschi. Se sarà un’acquisizione o una realizzazione
da zero non è ancora deciso.
Di certo i tempi si auspicano rapidi: «Più velocemente possibile
», ha commentato a margine il presidente Bombassei. Si ipotizza
un anno, un anno e mezzo.

Nel frattempo a giugno in Polonia partirà la produzione nella
fonderia raddoppiata, con annesso stabilimento di lavorazione,
di Dabrowa: 82 milioni l’investimento e altrettanto il fatturato
aggiuntivo atteso a regime da qui a tre anni. Servirà soprattutto
i clienti tedeschi: Audi, Bmw e Mercedes. Ed è già satura
tanto che in corso d’opera si è reso necessario un ulteriore piccolo
ampliamento. A regime avrà 1.600 dipendenti e sarà il secondo
sito produttivo del gruppo.

È già iniziata a febbraio invece la lavorazione delle pinze freno
in alluminio nel nuovo stabilimento di Ostrava, in Repubblica
Ceca, ormai quasi del tutto pronto: 35 milioni l’investimento
e 55 milioni il fatturato atteso.
Servirà il cosiddetto segmento mid premium: non l’altissimo di
gamma, ma un gradino sotto, per auto sempre di un certo livello e
di case come Mercedes e Bmw.

Entro l’anno terminerà la ristrutturazione della fonderia di
Nanchino in Cina, rilevata a gennaio dell’anno scorso: 49 milioni
l’investimento e 70 milioni il fatturato atteso entro il 2013, con
un portafoglio clienti che va da Bmw, Mercedes, Mitsubishi e
Volvo, per fare qualche esempio, ai costruttori cinesi.
E per il futuro - «non sarà nel 2011» precisa Tiraboschi - Brembo
dovrà pensare a nuovi passi in Brasile, dal momento che anche
qui il gruppo da tre esercizi cresce del 20% e più all’anno e l’attività
è satura.

Possibili effetti dal Giappone
Se qualche incognita c’è sul 2011, potrebbe riguardare l’impatto
negativo dei prezzi delle materie prime e rischi indiretti legati alle
conseguenze del recente terremoto in Giappone, che per
Brembo è mercato di sbocco e di approvvigionamento. «Finora
siamo riusciti a sopperire. Se ci saranno effetti si vedrà tra fine
maggio e giugno. Per ora ci sono ancora scorte», ha spiegato Tiraboschi.
Rispondendo agli azionisti, il direttore finanziario ha
informato inoltre che di recente la società ha avuto una verifica fiscale
conclusa senza rilievi.

Più investitori esteri nel capitale
All’assemblea hanno partecipato 111 azionisti in proprio o per
delega, per quasi 45,5 milioni di azioni pari al 68,128% del capitale
sociale. Oltre alla controllante Nuova Fourb di Bombassei,
che detiene il 56,517% del capitale, ed escluse le azioni proprie
della società (1,44 milioni pari al 2,156%), risultano sopra il 2%
Goodman & company investment counsel (2,483%) e Jp Morgan asset management
(2%). Su 11.496 azionisti, nel complesso la quota degli investitori
esteri è salita quasi di due punti in un anno al 14,2%.
A larga maggioranza tutti i punti all’ordine del giorno sono
stati approvati. Con una cedola di 30 centesimi, l’esborso totale
previsto sarà di circa 20 milioni di euro. Nel 2010 il titolo è cresciuto
in Borsa del 47,7% e del 18,3% da gennaio (ieri ha chiuso
a 9,22 in flessione dello 0,65%).
Il consiglio d’amministrazione è stato confermato in toto,
fatta eccezione per Giuseppe Roma che non si è ricandidato dopo
aver ricoperto la carica di consigliere indipendente e presidente
del comitato di controllo interno per oltre 10 anni.
Al suo posto è stato nominato il presidente di Techint (cui fa capo
Tenaris) Gianfelice Rocca che si affianca al presidente Bombassei,
Cristina Bombassei, Matteo Tiraboschi, Giovanni Cavallini,
Giancarlo Dallera, Pasquale Pistorio, Pierfrancesco Saviotti,
Giovanna Dossena, Umberto Nicodano e Bruno Saita. Il mandato
è fino all’approvazione del bilancio 2013. Il compenso massimo
totale del cda è stato portato a 2,5 milioni.
Dopo l’assemblea, il consiglio ha confermato al presidente
Bombassei anche le deleghe di amministratore delegato. Non è
accantonata però la ricerca di un contributo manageriale d’alto livello
per rafforzare ulteriormente la struttura gestionale dell’impresa
distinta dalla famiglia. ■
da eco di bg

pc 20/21 maggio - Il Presidente Napolitano contro lo Statuto dei Lavoratori

Ieri era il 20 maggio, e questa data significa molto per i lavoratori e la classe operaia in generale perché in questa data nel 1970 è stata approvata la legge 300, meglio conosciuta come Statuto dei Lavoratori.

Una legge, e il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano deve saperlo bene, che è costata anni di lotte e morti e feriti tra le file di questi stessi lavoratori e operai e delle masse popolari che ad essi si unirono.

Ma ieri il presidente non è riuscito a trattenersi, ancora una volta, dal dare un assist, si direbbe in termini calcistici, al governo, cercando di convincere l’opinione pubblica, affinché segnasse un altro gol contro la classe operaia!

Infatti nel suo messaggio in occasione della commemorazione di Massimo D’Antona, uno studioso che, come Marco Biagi, era stato messo all’opera per smantellare nei fatti quello Statuto dei lavoratori ottenuto a così caro prezzo, Napolitano ha di fatto ripetuto con parole sue il contenuto della riforma dello Statuto che il Ministro Sacconi sta portando avanti con molta foga e vuole sostituire con lo Statuto dei Lavori; come riporta l’Adnkronos, ha detto: “Oggi più che mai occorre un diritto del lavoro 'inclusivo' ed equo, attento alla tutela dei diritti della parte più debole contrattualmente e alla riaffermazione rigorosa dei relativi doveri per salvaguardare insieme crescita economica e coesione sociale''. E ancora: "Massimo D'Antona ha pagato con la vita, per il folle, criminale accanimento del terrorismo brigatista contro personalità della cultura riformista, la sua coerenza nella ricerca di innovazioni responsabili e graduali e di un diverso equilibrio tra legislazione e contrattazione in grado di promuovere più serene e feconde relazioni industriali assieme a nuove forme di partecipazione alle scelte aziendali".

Il Presidente sottolinea la parte relativa alla tutela dei più deboli perché pensa che nessuno potrebbe dire il contrario e con questo trucchetto in sostanza vuole dire che per fare questo bisogna smantellare appunto i diritti previsti dallo statuto dei lavoratori. Ma che bisogno ci sarebbe di smantellare lo statuto dei lavoratori per tutelare la parte più debole contrattualmente? Nessuna, anzi. Al contraio, sarebbe normale, come è stato detto più volte, quando l’attacco all’articolo 18 dello Statuto, quello che prevede l’impossibilità di licenziare se non per giusta causa, è stato frontale, estendere la sua validità anche alle aziende con meno di 15 dipendenti!

Ma al Presidente questa logica non piace, anzi, fa un appello ad altri “responsabili” del panorama italiano del momento, ai dirigenti delle organizzazioni sindacali, ad “arricchire la propria progettualità” ricordandosi del lascito “scientifico (1) e morale (!!!) di D’Antona”. Che cosa ci sia di morale nel volere smantellare i diritti dei lavoratori Napolitano non lo può spiegare e nessuno in genere glielo chiede!

giovedì 19 maggio 2011

pc 19 maggio - India: il governo impotente contro i maoisti che impediscono la rapina delle risorse minerarie


Contro le ineluttabili necessità della “globalizzazione” i maoisti si oppongono efficacemente allo sfruttamento che il governo indiano, quasi sempre al servizio delle grandi multinazionali, vuole fare delle ricchissime risorse del paese.

Governo impotente contro i maoisti che impediscono l’indagine sulle riserve minerarie

Dalla stampa borghese indiana online


Ranchi: L’indagine sulle ricche riserve di minerali dello stato è stato bloccato a causa della resistenza dei maoisti al fianco dei contadini. Anche se lo Stato possiede ricche riserve minerarie di ferro, carbone, mica, bauxite e uranio, il governo non è in grado di fornire dettagli sulle fonti a 10 anni dalla formazione dello stato di Jharkhand.

Fonti del dipartimento dello Stato nel settore minerario e di geologia sostengono di aver effettuato diversi tentativi in passato per valutare le ricche risorse, sufficienti per soddisfare le richieste di materie prime delle industrie per i decenni a venire, tentativi che sono falliti a causa della mancata collaborazione degli abitanti dei villaggi. "Ogni volta che funzionari hanno cercato di valutare le riserve, gli abitanti si sono opposti. I nostri impiegati non sono stati autorizzati a forare la crosta in villaggi remoti e nelle fitte foreste", ha detto una fonte.

Il governo è particolarmente impotente rispetto alle riserve minerarie nelle zone infestate dai ribelli. Le autorità sostengono che i maoisti costringano gli abitanti dei villaggi ad opporsi sondaggi per essere in grado di mantenere il controllo sui territori. Ci sono stati casi, in cui gli abitanti dei villaggi hanno colpito gli ispettori e i loro assistenti e li hanno avvertiti delle conseguenze disastrose nel caso fossero ritornati. Fonti del ministero dicono che è quasi impossibile portare costose attrezzature di perforazione in zone dove le popolazioni locali sono ostili.

pc 19 maggio - I SOLDI DELLE PENSIONI DELLE DONNE A GUERRA E PADRONI!

dal MFPR:

I SOLDI DELLE PENSIONI DELLE DONNE A GUERRA E PADRONI!

Al danno è seguita la beffa. “I risparmi derivati dalla parificazione dell'età pensionabile nella pubblica amministrazione, quasi 4 miliardi di euro tra il 2010 e il 2020 saranno usati non ad “interventi dedicati a politiche sociali e familiari, con particolare attenzione alla non autosufficienza e all'esigenza di conciliazione tra vita lavorativa e vita familiare delle lavoratrici...” (ma) “... le prime due trance dei 4 miliardi sono stati spesi in tutt'altro modo... la legge di stabilità 2011 ha previsto che dal “fondo strategico” (a cui erano stati destinati questi soldi con il decreto anticrisi del 2009) siano sottratti 242 milioni di euro, destinati ad una serie di misure che nulla hanno a che vedere con la conciliazione: tra le varie destinazioni... missioni internazionali di pace, ammortizzatori sociali, come spiega il sito delle economiste Ingegnere”. (Da La Repubblica del 19 maggio 11).

Già avevamo denunciato le ipocrite giustificazioni sulla “parità” uomo-donna dell'aumento dell'età pensionabile delle lavoratrici, lì dove, invece, aumenta sempre più la condizione di discriminazione delle donne sull'occupazione, sui salari (più bassi del 30%), sulle condizioni di lavoro; e lì dove aumenta la fatica e l'onere del doppio lavoro delle donne. Già avevamo respinto l'altra grossa ipocrisia circa l'uso dei soldi risparmiati sulle pensioni per “alleviare il gravoso carico delle donne in famiglia”, lì dove contemporaneamente il governo va avanti nel taglio dei servizi essenziali (asili nido, sanità, scuole, ecc.) e nell'aumento del costo della vita che significa aumento del lavoro domestico per le donne.

Ma oggi veniamo a sapere che questi soldi, sottratti alle lavoratrici, vengono usati per finanziare le “missioni internazionali di pace” che tradotto nei fatti significano missioni di guerra (dove vengono bombardati e uccisi civili, tra cui tante donne come noi); o usati per “ammortizzatori sociali” che tradotto vuol dire aiutare i padroni a licenziare, a mettere in cassa integrazione migliaia di operai, tra cui le prime sono donne.

VALE A DIRE ATTACCANO LE PENSIONI PER PEGGIORARE LA CONDIZIONE DELLE LAVORATRICI
E USANO I RISPARMI SULLE NOSTRE PENSIONI PER POLITICHE DI MORTE E DI TAGLI AI POSTI DI LAVORO!

NO! NON CI STIAMO!

NE' SIAMO PER LE POLITICHE DI “CONCILIAZIONE TRA LAVORO E FAMIGLIA”, COME PROPOSTO DALLE PARLAMENTARI, in maniera trasversale, dalla Bonino a quelle del PD, alla Carfagna, o DALL'ACCORDO SOTTOSCRITTO TRA GOVERNO E SINDACATI, COMPRESA LA CGIL, perchè esse sono da un lato un bluff, dall'altro un modo per mantenere e rafforzare il nostro ruolo di “ammortizzatori sociali” nella famiglia.

NOI SIAMO PER UNA “POLITICA” E PRATICA DI LOTTA SUL LAVORO E NELLA FAMIGLIA!

PROVATE A STARE UN GIORNO SENZA LE DONNE!

PROVIAMO A FARLI STARE SENZA LE DONNE!

Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario

19.5.11

pc 19 maggio - Palermo: un bilancio lacrime e sangue...

“Un altro bilancio di lacrime e sangue

“Nel bilancio che ieri pomeriggio la giunta presieduta dal sindaco in persona ha approvato non c’è molto da scialare. Cala sotto gli 800 milioni la spesa corrente, quasi 35 milioni in meno rispetto all’anno scorso… Per il resto lo si può definire come quello dell’anno scorso un bilancio ingessatissimo e molto austero. Di lacrime esangue insomma anche se i palermitani metaforicamente non hanno più né lacrime né sangue.”

Apre con queste parole, e sembra proprio non poterne fare a meno, il giornalista del giornale di sicilia nell’edizione di ieri, giornale più che reazionario, normalmente dalla parte del sindaco e del Comune, e continua:

“Pochi soldi per il sociale, per la cultura, per le scuole… tuttavia un tesoretto di 14 milioni di euro inaspettato è stato possibile “calarlo” e farlo giocare nelle varie voci. Si tratta del taglio che aveva annunciato la regione nei trasferimenti… Ora che invece palazzo d’Orleans ha rimandato la sforbiciata, il Comune può riutilizzare quelle somme.”

Un utilizzo delle somme “alla disperata” in vista delle elezioni amministrative della prossima primavera, quando il sindaco dovrà lasciare (se non si riuscirà a cacciarlo con la forza prima).

“Per il momento sono stati impegnati 7 milioni e mezzo per i teatri (come si ricorderà i trasferimenti a Massimo e Biondo erano stati praticamente azzerati dal Consiglio), 600 mila euro per il Festino in onore di Santa Rosalia, 5 milioni e mezzo per un altro mese di stipendio alla Gesip.

Teatri e Festino! Un contentino ad amici e “popolino”…

“Ma ogni assessore ha le sue pretese e proprio nell’ultimo bilancio prima delle elezioni amministrative della prossima primavera è chiaro che ciascuno di loro tenta di tirare acqua al mulino della ditta… il titolare dell’edilizia privata aveva chiesto 280 mila euro per avviare il recupero delle pratiche di condono(!). Anche Marianna Caronia pretende per il suo assessorato ambiente qualche risorsa in più “altrimenti che cosa ci stiamo a fare?”.

Già! Che cosa ci stanno a fare? Non se lo chiede solo lei a Palermo dove praticamente ogni giorno è una sfilata di contestazione le più disparate!

Gli assessori del partito di Saverio Romano, il neo ministro dell’agricoltura “responsabile” tra altri responsabili siciliani per aver “salvato” il governo, “in un primo tempo avevano puntato i piedi: o si fa così o non veniamo in giunta”, ma alla fine si sono piegati alle necessità della Giunta comunale che con le parole del sindaco chiude così sfacciatamente questa pagliacciata: “comunque in fase di rendiconto contiamo di recuperare qualche milione di euro. Sono avanzi di amministrazione che potremo spalmare sui settori che soffrono maggiormente, come il sociale, la scuola e la cultura”.

“Ora tocca ai revisori dei conti che sono in scadenza e poi al consiglio comunale” dice il giornalista, ma anche alle masse popolari palermitane che non ne possono più...

pc 19 maggio - NEL GOLFO ARRIVANO I MERCENARI

da il manifesto

di Manlio Dinucci


Negli Emirati un esercito segreto per il Medio Oriente e il Nordafrica
La formazione militare, sostenuta dagli Usa, è promossa da Erick Prince, fondatore della Blackwater, la società di contractors usata dal Pentagono in Iraq e Afghanistan, ora ridenominata Xe Services
Nella Zayed Military City, un campo di addestramento in una zona desertica degli Emirati arabi
uniti, sta nascendo un esercito segreto che verrà impiegato non solo all'interno, ma anche in altri
paesi del Medio Oriente e Nordafrica. Lo sta costruendo Erick Prince, un ex commando dei Navy
Seals che nel 1997 fondò la Blackwater, la maggiore compagnia militare privata usata dal
Pentagono in Iraq, Afghanistan e altre guerre. La compagnia, che nel 2009 è stata ridenominata Xe Services (per sfuggire alle azioni legali per le stragi di civili in Iraq), dispone negli Stati uniti di un mega-campo di addestramento in cui ha formato oltre 50mila specialisti della guerra e della
repressione. E ne sta aprendo altri.
Ad Abu Dhabi Erick Prince ha stipulato, senza apparire di persona ma attraverso la joint-venture Reflex Responses, un primo contratto da 529 milioni di dollari (l'originale, datato 13 luglio 2010, è stato reso pubblico ora dal New York Times). Su questa base è iniziato in diversi paesi (Sudafrica, Colombia e altri) il reclutamento di mercenari per costituire un primo battaglione di 800 uomini.
Vengono addestrati negli Emirati da specialisti statunitensi, britannici, francesi e tedeschi, provenienti da forze speciali e servizi segreti. Sono pagati 200-300mila dollari l'anno, le reclute
ricevono 150 dollari al giorno. Una volta provata l'efficienza del battaglione in una «azione reale», Abu Dhabi finanzierà con miliardi di dollari la costituzione di una intera brigata di diverse migliaia di mercenari. Si prevede di costituire negli Emirati un campo di addestramento come quello in funzione negli Stati uniti. Principale sostenitore del progetto è il principe ereditario di Abu Dhabi, Sheik Mohamed bin Zayed al-Nahyan, formatosi nell'accademia militare britannica Sandhurst e uomo di fiducia del Pentagono, fautore di un'azione armata contro l'Iran. Il principe e l'amico Erick Prince sono però solo esecutori del piano, che è stato sicuramente deciso nelle alte sfere di Washington. Quale sia il suo reale scopo lo rivelano i documenti citati dal New York Times: l'esercito che nasce negli Emirati condurrà «speciali missioni operative per reprimere rivolte interne, tipo quelle che stanno scuotendo il mondo arabo quest'anno».
L'esercito di mercenari sarà dunque usato per reprimere le lotte popolari nelle monarchie del Golfo, con interventi tipo quello effettuato in marzo dalle truppe di Emirati, Qatar e Arabia saudita nel Bahrain dove hanno schiacciato nel sangue la richiesta popolare di democrazia. «Speciali missioni operative» saranno effettuate dall'esercito segreto in paesi come Egitto e Tunisia, per spezzare i movimenti popolari e far sì che il potere resti nelle mani di governi garanti degli interessi degli Stati uniti e delle maggiori potenze europee. E anche in Libia, dove il piano Usa/Nato prevede sicuramente l'invio di truppe europee e arabe per l' «aiuto umanitario ai civili». Qualsiasi sia lo scenario - o una Libia «balcanizzata» divisa in due territori contrapposti, a Tripoli e Bengasi, o una situazione di tipo iracheno/afghano dopo il rovesciamento del governo di Tripoli - si prospetta l'uso dell'esercito segreto di mercenari: per proteggere impianti petroliferi di fatto in mano alle compagnie europee ed Usa, per eliminare avversari, per mantenere il paese debole e diviso. Sono le «soluzioni innovative» che, nell'autopresentazione, la Xe Services (già Blackwater) si vanta di fornire al governo statunitense.

mercoledì 18 maggio 2011

pc 18 maggio -sulla morte di Osama bin laden - dichiarazione del Partito Comunista dell'India - maoista

in spagnolo in via di traduzione



¡Es el belicista y sanguinario Obama, y no Osama, el terrorista global nº 1 que amenaza la paz en el mundo! ¡El imperialismo estadounidense y no Al Qaeda es la más grave amenaza global no sólo contra todas las naciones y pueblos oprimidos del mundo sino también contra los ciudadanos estadounidenses! ¡Condenemos el brutal asesinato de Osama bin Laden en una operación encubierta de ese gendarme mundial llamado CIA!

El 2 de mayo, los imperialistas estadounidenses asesinaron a Osama bin Laden, líder de Al Qaeda, en un ataque con helicópteros contra el edificio donde se encontraba en Abbottabad, Pakistán. Los EE.UU. pisotearon la soberanía de Pakistán al llevar a cabo directamente esta operación sin siquiera informar de la misma al Gobierno pakistaní. Interfirieron los radares pakistaníes, penetraron en sus cielos con cuatro helicópteros, atacaron el edificio y concluyeron la operación “con precisión quirúrgica”. También murieron una mujer y dos hombres en el edificio y, según dicen, la esposa de Osama resultó herida en el ataque. El hijo de ambos parece haber escapado de la muerte de casualidad en esta operación de cuarenta minutos. La administración Obama fue cruel hasta lo indecible incluso con el cadáver de Osama. ¡No entregaron el cuerpo a los miembros de su familia sino que lo arrojaron al océano Índico! Lo hicieron para hurgar en la herida, sabiendo como saben cuán ofensivo y ultrajante resultaría para los musulmanes de todo el mundo.

Tan pronto como un Obama radiante de alegría anunció la muerte del líder de Al Qaeda, los fascistas en armas del Gobierno de los Estados Unidos, es decir, los cabecillas de los países imperialistas y sus gobiernos títeres del tercer mundo se apresuraron a describirlo como una gran victoria en la Guerra Global contra el Terrorismo. Las clases gobernantes compradoras indias aprovecharon la oportunidad para atacar a Pakistán por albergar en su suelo a un “hombre tan peligroso”. Ni una sola palabra de condena en relación al ataque unilateral en una nación de la SAARC [South Asian Association for Regional Cooperation, “Asociación de Asia Meridional para la Cooperación Regional”, en sus siglas en inglés] llevado a cabo sin la menor consideración por su soberanía. Ni una sola pregunta sobre lo que hace la maquinaria de guerra estadounidense en suelo del subcontinente, en primer lugar. La respuesta de la burguesía compradora india no es en verdad sorprendente dado su historial de apoyo, tanto abierto como encubierto, a la mayoría de las guerras de agresión y a las intervenciones de los imperialistas (especialmente de Estados Unidos y la OTAN) en el tercer mundo, violando su soberanía de innumerables formas, y dado su propio servilismo a los imperialistas estadounidenses.

Desde que la OTAN atacó Afganistán en 2001, Estados Unidos no ha dejado de forzar y coaccionar, cada día con más intensidad, al gobierno de Pakistán “para obtener su cooperación” en su llamada guerra contra el terrorismo. Pakistán se ha convertido en un extenso patio trasero de los EE.UU. en esta guerra. En sí, esta operación no es sino el ejemplo más flagrante del matonismo belicista de los EE.UU., pero también un caso más en las numerosas intervenciones indiscutidas que han llevado a cabo en Pakistán, especialmente en el último decenio. La sumisión de los gobernantes compradores de Pakistán es tan completa que incluso después de una acción ofensiva como la que acabó con la vida de Osama bin Laden, el gobierno pakistaní ni siquiera ha condenado inequívocamente el ataque cometido al margen de todas las normas internacionales. Sólo después de que las manifestaciones generalizadas por todo Pakistán lo arrinconaran, el gobierno pakistaní gimoteó imperceptiblemente que el ataque era ilegal y cometido sin su conocimiento. El Jefe dice: “¿Y qué? No pienso pedir disculpas” y el criado cierra la boca. De nuevo, nada realmente sorprendente si echamos una ojeada a su historial de absoluta sumisión perruna a los imperialistas estadounidenses. El terrorista global nº 1, Obama, bombardea día tras día las áreas tribales (pashtún) pakistaníes y mata a cientos de ciudadanos pakistaníes (en su mayoría mujeres y niños) en innumerables ataques con aviones no tripulados. Decenas de futuros Raymond Davis [véase http://en.wikipedia.org/wiki/Raymond_Allen_Davis_incident] de gatillo fácil se pasean impunemente por las calles de Pakistán sedientos de sangre de ciudadanos corrientes pakistaníes. Mientras, las desvergonzadas a la par que sumisas clases dirigentes paquistaníes se disputan el privilegio de extender la alfombras roja, empapada con la sangre de los pakistaníes, a este asesino “Nobel de la paz”.

Desde los ataques del 11 de septiembre, presuntamente cometidos por Al Qaeda bajo la dirección de Osama bin Laden, los imperialistas estadounidenses, bajo la dirección del entonces presidente George W. Bush, han orquestado una malintencionada campaña antimusulmana por todo el mundo y desencadenado guerras de ocupación contra Afganistán e Irak. Millones de personas corrientes han muerto o han resultado mutiladas en estas guerras injustas, por no hablar de los terribles horrores soportados por mujeres y niños. En nombre de la Guerra contra el Terrorismo, los musulmanes de todo el mundo han sido criminalizados y sometidos a innumerables horrores. Mostraron a Al Qaeda como el rostro de este “terrorismo” y retrataron a Osama como el enemigo número uno de los Estados Unidos y el mundo atribuyéndole una imagen desmesurada. Hincharon a Al Qaeda como el monstruo que había detrás de cada atentado terrorista en un intento de justificar todo tipo de atrocidades contra los musulmanes. Iniciaron una caza del hombre contra Osama y otros líderes de Al Qaeda y gastaron miles de millones de dólares en la llamada Guerra contra el Terrorismo. Instalaron regímenes títeres en Afganistán e Iraq, y Pakistán a día de hoy parece casi una colonia. El monstruo de la Guerra contra el Terrorismo prosigue su carrera enloquecida aplastando a millones de musulmanes bajo sus pies.

Se ha demostrado muchas veces en la historia que matar a un dirigente no basta nunca para acabar con una organización si no se eliminan las causas fundamentales que, en primera instancia, la hicieron surgir: en este caso, la súper explotación imperialista, la opresión, la intervención y la humillación. La honda ira y la frustración de los pueblos musulmanes contra los imperialistas, en especial los imperialistas estadounidenses y el Israel sionista, se expresan de muchas formas y Al Qaeda es una de ellas. Las revueltas en el mundo árabe son otra expresión de esta furia, tanto en contra de sus gobernantes despóticos como contra el imperialismo. Algunos de los métodos utilizados por organizaciones como Al Qaeda en su lucha contra el imperialismo provocan daños a ciudadanos corrientes y merecen ser condenados cuando se pierden vidas inocentes. Sin embargo, no debemos sacarlos de contexto y considerarlos como actos de dementes movidos sólo por su “odio a América”, como pretende el gobierno de Estados Unidos que sus ciudadanos crean. Si no hubiera intervenciones imperialistas y guerras de ocupación, no existiría Al Qaeda. Si no hubiera asesinos como Bush y Obama, no habría Osamas.

El PCI (Maoísta) exhorta a los pueblos del mundo a condenar el brutal asesinato de Osama bin Laden por los imperialistas de EE.UU. Exige que cesen inmediatamente todo tipo de ataques contra los musulmanes en nombre de la “Guerra contra el Terrorismo”.

El PCI (Maoísta) reitera con toda firmeza que el Marxismo-Leninismo-Maoísmo es la única ideología que puede poner fin a todo tipo de explotación y opresión en el mundo. Sólo bajo la dirección del proletariado y de su partido comunista pueden las naciones oprimidas y los pueblos subyugados por tiranos, dictaduras burguesas llamadas “democracias” y por el imperialismo lograr su liberación completa. Las acciones de Al Qaeda o de cualquier otra organización como Al Qaeda, por numerosas que sean, no les servirán para arrancar la libertad o la soberanía de la ocupación y la intervención de los imperialistas. Las revueltas en el mundo árabe, incluyendo la lucha del pueblo palestino y la implacable lucha y sacrificios de sus organizaciones no irían a ninguna parte a menos que se consoliden en forma de Guerras Populares contra el imperialismo, el feudalismo y el capitalismo burocrático comprador en sus respectivos países.

El PCI (Maoísta) exhorta a todas las naciones y pueblos oprimidos del mundo a luchar unidos contra los imperialistas, en especial los imperialistas estadounidenses, que desencadenaron injustamente la llamada Guerra contra el Terror dirigida contra los pueblos musulmanes de todo el mundo. Hacemos un llamamiento a los ciudadanos estadounidenses para que tomen conciencia de que son las brutales políticas imperialistas seguidas por sus gobernantes en los países del tercer mundo las que están poniendo en peligro las vidas de los ciudadanos estadounidenses y no los llamados terroristas; de que es el sistema económico capitalista el que provoca, una y otra vez, crisis financieras que afectan a su bienestar o el que les deja sin empleo y no los inmigrantes. Hacemos un llamamiento al pueblo estadounidense para que alce su voz y luche contra nuestro enemigo común en su misma casa. El apoyo a la justa lucha de los pueblos oprimidos por los gobernantes de su país también allanará el camino de su propia liberación. Esperamos sinceramente que tanto las luchas populares y de la clase trabajadora de los países imperialistas, incluyendo Estados Unidos, en contra del capital monopolista, como las luchas de las naciones y pueblos oprimidos del tercer mundo se unan y se conviertan en una poderosa tormenta que finalmente destruya a nuestro enemigo común.

El PCI (Maoísta) exhorta en especial al pueblo de Asia meridional a alzar su voz contra la brutalidad de las fuerzas de la OTAN dirigidas por EE.UU. en Afganistán y Pakistán y a exigir su retirada inmediata. El PCI (Maoísta) apoya las luchas del pueblo pakistaní contra los ataques de los imperialistas estadounidenses en su tierra y su lucha por liberarse de la coerción y la intervención imperialista.

Tomemos conciencia de que el imperialismo estadounidense es el enemigo nº 1 de la población mundial, que amenaza la paz mundial, la soberanía de los países del tercer mundo y su progreso. Luchemos contra los imperialistas y sus regímenes lacayos compradores en nuestros países para conseguir una vida libre de explotación y opresión, una vida vivida en dignidad y con la cabeza alta.


(Abhay)
Portavoz,
Comité Central
PCI (Maoísta)

pc 18 maggio - sulla morte di Osama bin laden.. dichiarazione del Partito Comunista dell'Afganistan maoista

Dichiarazione del Partito comunista Afghanistan (maoista) sulla morte di Osama bin Laden:
Avanti per iniziare e portare avanti la Guerra Popolare Rivoluzionaria di Resistenza Nazionale!

Il pretesto reale per l'assalto militare dell’America imperialista e dei suoi alleati teso ad invadere e occupare l'Afghanistan il 7 ottobre 2001 è stato quello di uccidere o arrestare Osama bin Laden, che era sospettato come la mente reale dietro gli attacchi dell'11 settembre 2001 al World Trade Center e al Pentagono. Nel corso degli ultimi dieci anni della guerra di aggressione, e la presenza delle forze di occupazione in Afghanistan, che hanno continuato con questo pretesto o altri, decine di migliaia di persone hanno perso la loro vita e migliaia di povere capanne degli abitanti di miseri villaggi sono state distrutte. Ma alla fine è diventato chiaro che bin Laden non era in Afghanistan, ma in Pakistan, vicino alla capitale di questo paese, Islamabad, e accanto al più grande centro di addestramento militare del paese - un centro di formazione militare che è un vassallo degli imperialisti americani e i loro alleati. A quanto pare, un piccolo gruppo di 14 militari delle forze speciali americane con tre elicotteri - e sicuramente con la stretta collaborazione del forze armate pakistane - ha attaccato la residenza bin Laden nelle prime ore del mattino del 1 maggio 2011 e lo ha ucciso, insieme con uno dei suoi figli, e alcuni dei suoi più stretti collaboratori, dopo un limitato scontro a fuoco. Immediatamente dopo questo assalto, Barack Obama ha annunciato la "vittoria americana" con timpani e autoincensamento.

Gli imperialisti americani e i loro alleati considerano la morte di bin Laden una grande vittoria per loro stessi. Ora mostrano il loro potere in maniera anche più sfacciata di prima, offrendo l’immagine che nessuna forza gli può resistere. Se guardiamo a questa pretesa da una prospettiva tattica a breve termine allora non c'è dubbio che c’è una parte di verità in questo. Hanno eliminato uno degli attuali “nemici pericolosi” dell’America e quindi non si può evitare che vantino questa vittoria. Se diamo uno sguardo più profondo a questo problema, tuttavia, la debolezza strategica imperialista e si può chiaramente vedere all'interno del loro trionfo tattico attuale. In primo luogo, va detto che bin Laden era il prodotto del loro lavoro: è stato addestrato, organizzato e armato da loro. I suoi benefattori dovuto sarebbero stati in grado di eliminare facilmente un ex agente ribelle, proprio come i social-imperialisti sovietici sono stati facilmente in grado di eliminare Hafizullah Amin. Spendere centinaia miliardi di dollari e procurare migliaia di feriti nel tempo in uno sforzo prolungato, che si estende per oltre un decennio, solo per uccidere un ribelle ex-agente non può essere un segno di forza e potenza strategica. Negli ultimi dieci anni centinaia di leader e operativi di al Qaeda sono stati arrestati o uccisi in Pakistan; l'omicidio di bin Laden è l’ultimo episodio di un lungo processo che senza dubbio continuerà. E tuttavia, per tutto questo periodo - ad eccezione dell'inizio della guerra il 7 ottobre 2001 fino alla fine delle operazioni a Tora Bora - molto pochi di leader noti o operativi di al Qaeda sono stati uccisi o arrestati in Afghanistan. Pertanto, possiamo dire con certezza che le forze di occupazione in Afghanistan non erano veramente impegnate direttamente nella lotta contro al Qaeda. L'assassinio del leader di al Qaeda in Pakistan più che mai mostra il fatto che la presenza decennale delle forze imperialiste di invasione ed occupazione in Afghanistan non sono per i fatti dell’11 Set 2001 e la lotta contro la principale organizzazione di tali avvenimenti e il leader di questa organizzazione. Questo fatto è stato solo usato come pretesto e copertura per l'aggressione imperialista e l’occupazione dell'Afghanistan. Ora, dopo la morte di bin Laden in Pakistan possiamo - e dobbiamo - intensificare ed estendere la lotta e la resistenza contro gli occupanti, in particolare la lotta contro i piani imperialisti americani di stabilire basi militari permanenti nel paese. Ora il sostegno alla lotta e resistenza contro gli occupanti possono e devono aumentare più di prima, a livello nazionale e internazionale, anche nell'opinione pubblica nei paesi imperialisti.
Senza dubbio, l'omicidio di bin Laden, in una certa misura, comporterà l'indebolimento globale di al Qaeda e del movimento dei Talebani in Afghanistan. Ma questo sarà l'indebolimento del resistenza reazionaria contro l'imperialismo americano e i suoi alleati. Dobbiamo sforzarci di utilizzare un tale sviluppo per estendere e rafforzare le diverse forme di resistenza e lotte nazionali centrati sull’avvio e il portare avanti la guerra rivoluzionaria popolare di resistenza nazionale contro gli occupanti e i loro satrapi nel Paese. Solo allora potremo diminuire l'impatto della morte di bin Laden nello scoppio delle tendenze nazionali capitolazioniste all'interno delle file dei talebani, e solo allora potremo intensificare, ampliare e approfondire la resistenza contro gli occupanti.

Abbasso gli occupanti imperialisti e il loro regime fantoccio!
Avanti per iniziare e portare avanti la Guerra Popolare Rivoluzionaria di Resistenza Nazionale!

Partito Comunista dell'Afghanistan (Maoista).
4 maggio, 2011

pc 18 maggio - Università di Bergamo complice della guerra.

Università di Bergamo complice della guerra.

Da fonti giornalistiche e, soprattutto, da fonti d’Ateneo, si apprende che già dal 30 agosto del 2008 l’Università degli studi di Bergamo collabora e riceve finanziamenti dalla Marina militare degli Stati Uniti d’America. Nello specifico il progetto finanziato dalla US Navy prevede un programma di ricerca effettuato presso i laboratori del dipartimento di Progettazione e tecnologie della facoltà di ingegneria di Dalmine e riguarda un contratto di ricerca triennale dedicato ai sistemi di atterraggio degli aerei sulle portaerei USA, con un finanziamento complessivo di 210.000$.
Lo staff tecnico che sta attualmente lavorando a tale progetto è guidato dal professor Baragetti Sergio, responsabile scientifico, che già in passato aveva avuto rapporti di collaborazione scientifica con enti di ricerca statunitensi.
L’obbiettivo della ricerca è quello di formulare un modello teorico-numerico che consenta di prevedere i tempi di sostituzione di componenti meccaniche utilizzate per la realizzazione dei carrelli di atterraggio degli aerei da guerra in servizio sulle portaerei americane. L’analisi dei tempi di sostituzione attraverso la previsione della vita residua dei componenti di tali sistemi meccanici consentirebbe così di ridurre i rischi di incidenti e di gestire al meglio le operazioni sul ponte.
Passato questo triennio (termine della ricerca al 30.09.2011) di ricerca ed esperimenti nei laboratori dell’università di Bergamo i risultati verranno testati sul campo e quindi direttamente sulle portaerei.
Gli aerei che usufruiranno dei benefici di tali ricerche saranno quelli solitamente imbarcati dalla U.S.Navy. nello specifico si parla di F18 Hornet e cioè di caccia bombardieri impegnati nelle operazioni di guerra nei teatri attuali come Afghanistan o, imbarcati sulle portaerei che in questi giorni incrociano nel Mediterraneo, da cui partono per bombardare la Libia in una missione che, definita umanitaria, provoca decine di morti tra la popolazione civile.
Dunque la guerra entra in maniera strisciante e subdola anche nei laboratori e nei bilanci dell’università di Bergamo. A suo tempo il progetto venne presentato con toni trionfalistici in cui l’accordo con la US Navy veniva esaltato in questi termini: “Si tratta di un progetto di ricerca all’avanguardia, il primo, ad oggi, avviato da un’università italiana con gli Stati Uniti d’America che vede coinvolto un importante ente quale la marina militare statunitense.” E ancora: “la partnership tra Ateneo orobico e l’Office of Naval Research americano rappresenta un fiore all’occhiello a livello nazionale: è la prima volta,infatti, che l’Italia e Usa collaborano a questi livelli e su un argomento tanto delicato anche dal punto di vista strategico”.

Tale complicità dell’Ateneo Bergamasco con enti militari impegnati in guerre stride ancor più se si tiene in considerazione che, sempre presso l’università è attiva una cattedra UNESCO sui Diritti dell’uomo ed etica della cooperazione internazionale che ha come obiettivo mettere in relazione enti ed istituzioni per fondare la cooperazione a partire dal riconoscimento delle diversità culturali, favorire la coesione sociale e ridurre i conflitti..(A dimostrazione dell’inutilità e della subalternità di tali organizzazioni alle politiche di egemonia degli stati occidentali).
Tutto ciò si inserisce in un quadro più generale in cui l’istituzione Università si trasforma in azienda in continua ricerca di fondi privati per far quadrare i bilanci, e per far ciò si prodiga nell’offerta di servizi di formazione, ricerca e sviluppa per altri soggetti esterni che rivestono il ruolo di clienti e finanziatori di progetti che spesso hanno la loro applicazione in ambito militare. (In un periodo di considerevoli tagli, con un aumento delle rette a carico degli studenti bergamaschi fino al 20% per l’anno accademico 2011/12 ).
Tutto ciò ci ricorda che viviamo in tempi di guerra e che la guerra è anche qui. Una guerra portata avanti all’esterno con bombe ed occupazioni militari di controllo, a cui corrisponde un fronte interno fatto di militarizzazione delle città, rastrellamenti lager e deportazioni per i migranti; precarizzazione delle vite ed aumento degli squilibri sociali.
In tale quadro di militarizzazione dalla società anche l’Università orobica si trova dunque a giocare un ruolo determinante. Da un lato meschinamente collusa e al servizio della guerra, dall’altro impegnata con ipocrisia nella cooperazione internazionale per la pace ricalcando il classico delle due facce della stessa medaglia del militarismo. Prima si mandano gli aerei e si bombarda, poi si inviano i cooperatori internazionali per mantenere la pace imposta e congeniale all’imperialismo occidentale.
In tempi di guerra il silenzio è complicità! Manifesta la tua contrarietà!
Sabotare la guerra è possibile!

Fai sapere ciò che pensi a riguardo ai diretti responsabili:

rettore@unibg.it , ingegneria@unibg.it, segreteria.ingegneria@unibg.it, giancarlo.maccarini@unibg.it, delucate@unibg.it, sergio.baragetti@unibg.it, cattedra.unesco@unibg.it

pc 18 maggio - Firenze...Firenze: Il movimento non si processa. Corteo. sabato 21 maggio

.SABATO 21 MAGGIO - ORE 15.30 IN PIAZZA S.MARCO
CORTEO

PER L’IMMEDIATA REVOCA DI DOMICILIARI E OBBLIGHI DI FIRMA!
VITTORIO, DANI, MASSI, LUCA, PIETRO LIBERI! TUTT* LIBER*

Il 4 maggio 2011, 22 studenti sono stati svegliati da uomini in divisa che, ordinanze alla mano, dopo aver perquisito le loro case, hanno provveduto a schedarli e ad imporre 5 arresti domiciliari e 17 obblighi di firma. Se questo non bastasse, i media hanno sbattuto sulle prime pagine, anche nazionali, la notizia dell’arresto per associazione a delinquere di pericolosissimi criminali, presentando l’operazione come grande successo della collaborazione tra polizia e servizi segreti. Gli zelanti giornalisti non hanno, però, voluto farci sapere che i 22 “pericolosi studenti” sono rei di aver partecipato attivamente ai movimenti studenteschi del 2009-2010 contro la devastazione della scuola e dell’università, contro l’apertura di Casapound, contro la costruzione di un CIE in Toscana e contro la presenza dell’On. Santanché al Polo di Novoli.

Questi studenti sono inquisiti perché lottano insieme, riuscendo a tessere legami ed essendo parte attiva nelle lotte politiche e sociali che attraversano questa città: da quelle sui posti di lavoro a quelle contro i Centri di Identificazione ed Espulsione, dalle lotte contro per la difesa della scuola e dell’università pubblica fino alle lotte per il diritto all’abitare.

Per questo, al fianco dei 22 studenti, tra gli altri 78 indagati, troviamo molti compagni che hanno condiviso le mobilitazioni dell’ultimo anno, indipendentemente dall’appartenenza al mondo universitario. E’ però chiaro, al di là dei nomi che compaiono nei fascicoli dell’indagine, che ad essere sotto processo sono le pratiche quotidiane e comuni a tutti quei movimenti che cercano realmente di incidere sul proprio territorio: manifestazioni spontanee, occupazioni e blocchi del traffico. Se da un lato vediamo sempre più attaccati i diritti collettivi, dall’altro chiunque provi a lottare e organizzarsi insieme contro questo stato di cose viene colpito dalla repressione che è proprio lo strumento che lo Stato utilizza per ridurre gli spazi di azione e agibilità politica a chi pratica il conflitto. Quest’inchiesta non può e non deve essere un problema solo di coloro che oggi sono costretti ai domiciliari o sottoposti all’obbligo di firma e neanche degli indagati o delle realtà di cui fanno parte.

Deve essere un problema di tutti coloro che, in questi mesi, hanno sostenuto o partecipato alle lotte degli studenti, dei lavoratori, degli immigrati e per il diritto alla casa sviluppatesi in lungo e in largo in questo paese. Deve essere un problema di tutti coloro che ritengono che le libertà che pensavano acquisite e che in questo momento vengono rimesse in discussione, vadano difese con un’azione comune.

Questi sono i motivi che ci spingono a invitare tutt* a manifestare

Assemblea cittadina contro la Repressione

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pc 18 maggio - ALLA FIAT SATA DI MELFI




Questo è il foglio distribuito ieri a Melfi, sia al Tribunale dove si è tenuta l'udienza del processo dei tre licenziati Fiat Sata, sia al cambio turno a due portinerie della fabbrica.

L'udienza è stata centrata sull'audizione dei due delegati, Giovanni Barozzino e Lamorte Antonio, e dell'operaio Marco Pignatelli. Sono stati lunghi interrogatori da parte del giudice, rispetto a cui gli avvocati degli operai davano una valutazione positiva. Martedì prossimo, 24 maggio vi sarà una nuova udienza nella quale verrannno sentiti altri lavoratori. Potrebbe essere deciso dal giudice un sopralluogo all'interno della Sata.
Gli operai licenziati, sulla base della scaletta del giudice, prevedono che la fine del processo con la sentenza potrebbe essere a settembre.
I tre licenziati continuano ogni giorno ad essere presenti in fabbrica ma devono restare in una saletta e non possono girare nei reparti; i due delegati stanno anche partecipando ad alcune trattative a livello aziendale, ma l'azienda impedisce che partecipino a quelle nazionali, per esempio quella recente sul piano Ergo Uas e diversa modulazione delle pause.
Purtroppo, benchè la Fiom avesse indetto un presidio al Tribunale, vi erano pochissimi operai e rappresentanti Fiom.
Occorre invece far uscire questo processo dal silenzio in cui è stato relegato dalla stampa nazionale ma anche dalla stessa Cgil-Fiom nazionale. Come abbiamo direttamente sperimentato con il processo Thyssen a Torino, la presenza, parlare del processo è importante anche per il suo esito. Questo processo è parte integrante della necessaria lotta al piano Marchionne, al fascismo padronale, e, quindi, ha un valore nazionale e non può essere ridimensionato a questione locale.

Lo Slai cobas per il sindacato di classe di Puglia e Basilicata, come abbiamo scritto nel foglio, lavora per una iniziativa nazionale: "Gli operai licenziati devono vincere e rientrare, la Fiat deve perdere. Lo Slai cobas per il sindacato di classe organizza una delegazione nazionale da fabbriche e posti di lavoro in occasione dell’udienza conclusiva del processo al Tribunale di Melfi".

Alla fabbrica, dove insieme alla diffusione del foglio, sono stati esposti cartelli e distribuiti i 2 opuscoli "speciale Fiat", gli operai e le operaie stanno cominciando a sperimentare in negativo cosa significa la diversa organizzazione delle pause che ora sono due da 15 minuti e una da 10, nella prospettiva della loro riduzione a tre da 10 minuti l'una da gennaio 2012, come da accordo firmato dagli altri sindacati, e non, per fortuna, alla fine dalla Fiom, nonostante contrasti interni sia a livello nazionale sia tra i delegati Fiom a livello Sata (11 erano per firmare).
Gli operai dicono che già questa diversa organizzazione è penalizzante ("a volte non ce la fai ad andare in bagno, dove c'è la fila), e lo è doppiamente per le operaie.
Sul nuovo sistema Ergo Uas, invece, ancora non se possono vedere gli effetti; c'è da dire che la stessa azienda non è ancora pronta organizzativamente e tecnicamente a metterlo pienamente in opera.

pc 18 maggio - Fiat Termini Imerese: la Dr motor presenta la sua proposta... agli operai valutare!

Mentre continua inesorabile la cassa integrazione e si avvicina la chiusura "per ferie" la Dr Motors company, l’azienda di Macchia d’Isernia, in Molise, che aveva presentato l’ottava offerta, quella che Invitalia teneva in panchina, è tornata in campo per presentare l’offerta direttamente al presidente della Regione Lombardo: vista la brutta aria che tira rispetto alle altre proposte, Di Risio è tornato alla carica pensando bene di andare di persona a parlare con Lombardo che a sua volta ha detto che la proposta sarebbe stata molto apprezzata da Invitalia.

Ma bastano questi “apprezzamenti” per avviare concretamente i lavori? Ma quando mai!

Il progetto, da quanto viene riportato dai giornali, prevede la produzione di quattro modelli Dr2, Dr3, il restyling della Dr5 e la berlina Dr4 per una produzione annuale di 60.000 auto utilizzando i reparti lastratura, verniciatura e assemblaggio presenti in fabbrica e l’impiego a regime di quasi tutti gli operai. Sembra un programma interessante, che prevede anche l’allargamento del mercato all’Europa in generale, ma c’è da fidarsi? Perché il padrone della Dr, Massimo Di Risio, ha voluto presentare il progetto direttamente a Lombardo? È chiaro che Di Risio, abituato ad un giro d’affari basso, prova a fare il salto di qualità e vuole la sicurezza che i fondi regionali ci siano e vengano erogati davvero.

Ma i dubbi sulle reali potenzialità del progetto stanno anche in alcuni passi che traiamo da un articolo di Lettera 43: “in tre anni di attività ne hanno immatricolate solo 10 mila, con una capacità produttiva di 115 al giorno e un fatturato 2010 di 50 milioni di euro… (la Fiat ne produceva 70 mila senza sfruttare l’intera potenzialità dello stabilimento)”.

La voglia della Dr di osare verrebbe dal fatto che ci sarebbe da anni “una partnership con la casa automobilistica cinese Chery, che spiegherebbe come una piccola azienda che assembla auto possa mettersi a produrle e affrontare la competizione di un mercato di giganti. E soprattutto resistere a un mercato dell'auto disastroso: nel 2010, secondo l'Istat, è sceso del 3,9%, mentre gli ordinativi sono calati dell'11,2%.”

Un’altra proposta su cui gli operai devono potersi esprimere conoscendo innanzi tutto il piano industriale…

pc 18 maggio - Palermo: scontri tra lavoratori e polizia, pugni e sputi contro l'auto di un assessore

Da alcune settimane Palermo è teatro di scontri tra lavoratori di vari settori e la polizia.

Per adesso riportiamo dal gds online la manifestazione dei lavoratori della formazione professionale svoltasi ieri, in seguito ne riporteremo altre ed entreremo più nel merito.


AGGIORNAMENTO DELLE ORE 20.34. Gruppi di lavoratori dell'ente di formazione Cefop stanno bloccando le uscite principale e laterale di Palazzo dei Normanni, sede dell'Ars, dove è ancora in corso la discussione del ddl sulla formazione professionale, con lo scopo di impedire ai parlamentari di lasciare l'edificio. "Non percepiamo lo stipendio da mesi, c'é chi aspetto addirittura da un anno - dice Giovanni Armetta del Cefop -. Abbiamo bisogno di risposte e l'Assemblea rinvia a domani la votazione degli emendamenti. Non ci muoviamo da qui se non ci danno garanzie". Davanti ai due varchi la polizia è schierata in tenuta antisommossa.

AGGIORNAMENTO DELLE ORE 20.45. Scontri tra lavoratori della formazione professionale e agenti in tenuta antisommossa sono in corso in piazza Indipendenza, a Palermo, davanti l'ingresso di Palazzo dei Normanni, sede del parlamento siciliano, riservato ai deputati. La tensione è alta. Una persona è stata ferita e soccorsa da sanitari del 118. Nella sala parlamentare i deputati stanno discutendo un disegno di legge che prevede un fondo di garanzia a sostegno di possibili esuberi nel settore, alla luce del nuovo piano di formazione del governo della Regione.

AGGIORNAMENTO DELLE ORE 21.02. "Eravamo seduti per terra con le mani alzate, non stavamo facendo niente di male. A un certo punto, alcuni agenti si sono avvicinati, prendendoci di peso. Un poliziotto mi ha strappato la camicia, un altro ha scaraventato per terra una mia collega. Noi vogliamo solo proteggere il nostro posto di lavoro". A parlare è Piera Gentile, dipendente del Cefop, che si trova in piazza Indipendenza, a Palermo, dove polizia e carabinieri in tenuta antisommossa hanno riportato momentaneamente la calma dopo gli scontri davanti l'ingresso riservato ai parlamentari di Palazzo dei Normanni, sede dell'Assemblea regionale siciliana. Davanti al Palazzo ci sono un centinaio di manifestanti, tutti lavoratori degli enti di formazione, tra cui molte donne. Nel piazzale ci sono anche uomini della guardia di finanza e della polizia municipale e due ambulanze.

AGGIORNAMENTO DELLE ORE 21.10. Tre manifestanti sarebbero stati fermati e condotti in Questura durante gli scontri tra lavoratori di enti di formazione professionale, polizia e carabinieri davanti Palazzo dei Normanni, sede dell'Assemblea regionale siciliana. "I nostri colleghi sono stati portati via dagli agenti - riferisce Vincenzo Sansone, dipendente dell'ente di formazione Cefop - La polizia ci ha caricati senza motivo, abbiamo i filmati girati con i telefoni cellulari che lo testimoniano".

AGGIORNAMENTO DELLE ORE 21.22. "Buffoni... vergogna", "le vostre auto le comprate con i nostri soldi e noi da un anno non prendiamo lo stipendio". Così decine di lavoratori degli enti di formazione hanno inveito contro il corteo di auto blu con a bordo alcuni parlamentari regionali che stavano lasciando la sede del Parlamento siciliano a conclusione della seduta con all'ordine del giorno un disegno di legge atteso dagli operatori che da mesi non ricevono lo stipendio. L'uscita delle auto è stata protetta da poliziotti e carabinieri che, in tenuta antisommossa, hanno creato un cordone tenendo a distanza i manifestanti che intanto urlavano e inveivano contro i politici. Un gruppo è riuscito ad avvicinarsi all'auto blu dell'assessore alla Formazione, Mario Centorrino: sono partiti pugni e sputi contro la vettura.

martedì 17 maggio 2011

pc 17 maggio - Elezioni: un secondo commento

Il governo Berlusconi e Berlusconi personalmente ricevono un duro colpo dal risultato delle elezioni di Milano. Per questo non possiamo che unirci alle manifestazioni e ai sentimenti di gioia proletari e popolari per lo schiaffo dato a Berlusconi-Moratti.
Ma Pisapia è sostenuto da settori importanti della borghesia, per questo non può rappresentare gli interessi proletari e popolari. Per questo è necessario marcare la distinzione dall'arco della falsa sinistra elettoralista.
Siamo contro Berlusconi, ma siamo socialmente anche per la contrapposizione di classe all'intero arco dello Stato e degli schieramenti della borghesia, così siamo politicamente contro tutto l'arco dei partiti parlamentari e delle forze elettoraliste in campo.
A Napoli il governo non riesce a capitalizzare l'opposizione alla giunta di centrosinistra, anzi cresce l'astensionismo operaio e popolare e cresce la presenza di una opposizione riformista, ma che si pone come alternativa al centro destra come al centro sinistra, rappresentata da De Magistris.
Ora si tratta di rilanciare la lotta sociale e politica con più forza e determinazione.
A Torino e Bologna invece non cambia nulla e questo è un male; operai e masse popolari non fanno sentire forte e chiara la loro voce.
Serve una politica proletaria rivoluzionaria organizzata come quella di proletari comunisti, serve il sindacalismo di classe sui posti di lavoro, oltre l'attuale presenza fiom-sindacalismo di base.

Proletari comunisti
17 maggio 2011

pc 17 maggio - La guerra popolare in India si prepara a nuovi attacchi


Aumentano costantemente le preoccupazioni della classe dominante indiana rispetto all’avanzamento della guerra popolare in India nelle sue varie forme, capace di adattare costantemente la propria tattica alla imponente offensiva del governo che tenta di spezzare con una inaudita violenza e un impiego illimitato di forze armate la forza della guerra popolare…

Riportiamo dalla stampa borghese online

7 aprile: L’esercito Popolare Guerrigliero di Liberazione dei maoisti sta addestrando i propri quadri per contrastare eventuali attacchi aerei da parte dell'aviazione militare indiana.

Sebbene il ministero della difesa non abbia accettato di effettuare attacchi aerei sulle aree forti Naxalite, i maoisti stanno preparando i loro quadri per una controffensiva, anticipando gli attacchi aerei. Il programma per l'addestramento militare dei quadri maoista è stato rinnovato. Un manuale, dal titolo Guerrilla Air Defence [Difesa aerea della guerriglia] scritto dal commissario militare centrale e dal dirigente maoista Tipparthi Tirupati, alias “Devji” dell’Andra Pradesh, è stato introdotto nel piano di studio maoista. Questo programma include le istruzioni su come uccidere i commandos delle forze aeree, mentre scendono verso il basso durante lanci aerei dagli elicotteri. Fonti del quartier generale della polizia di stato dicono che i maoisti sono un passo avanti nelle strategie di combattimento.

"Al momento, gli elicotteri sono utilizzati per portare le truppe vicino alle giungle dove ci sono informazioni specifiche circa i movimenti dei maoisti. Le forze dei Greyhound sono spesso trasportate e lasciate al confine Andhra-Orissa. I maoisti ora vengono addestrati su come attaccare le forze mentre si calano dall’alto. Questo è estremamente pericoloso, soprattutto quando spostiamo personale ferito utilizzando elicotteri. Ci sono stati precedenti casi in cui i maoisti hanno usato fucili LMG per sparare e uccidere co-piloti. Hanno enormi lanciarazzi artigianali per attaccare elicotteri", ha detto un alto funzionario di polizia.

Il programma aereo dei maoisti comprende l’occultamento rispetto ai movimenti dell’elicottero, le tecniche di dispersione, l’attacco agli aeromobili usando LMG, piccole armi, farsi scudo con muri di abeti contro gli elicotteri, utilizzare colline anti-aerei, punti di fuoco di riferimento. Esso descrive anche come funzionano elicotteri e aeromobili. Il documento chiave sequestrato dalla SIB è quello in cui i maoisti dicono: "Dobbiamo aumentare il reclutamento nel PLGA su larga scala. Dobbiamo dare una formazione al PLGA, alla milizia e altri su larga scala, preparando un programma di formazione di livello superiore per affrontare gli attacchi aerei della Air Force India ".

http://www.deccanchronicle.com/channels/cities/hyderabad/naxals-get-training-counter-aerial-strikes-720

lunedì 16 maggio 2011

pc 16 maggio - Viva il 31°l'anniversario dell'inizio della guerra popolare in Perù - un commento su un punto

un documento del Movimento Popular Peru in spagnolo in via di traduzione

¡Proletarios de todos los países, uníos!

¡VIVA EL XXXI ANIVERSARIO DE LA GUERRA POPULAR EN EL PERU!

El Movimiento Popular Perú, organismo generado del Partido Comunista del Perú para el trabajo partidario en el extranjero, saluda a los 31 años de gloriosa guerra popular en el Perú, nuestra Jefatura el Presidente Gonzalo, el Comité Central y todo el sistema de dirección partidaria que, aplicando el pensamiento gonzalo, sigue manteniendo los principios y el rumbo de la revolución como fueron establecidos por nuestra Jefatura y su todopoderoso pensamiento, y así sigue cumpliendo su papel de vanguardia del proletariado peruano. Saludamos a las masas heroicas, principalmente al campesinado pobre, quienes durante estos 31 años han sido ejemplos destacados ante las masas del mundo en dar sus vidas por la revolución; y siguen haciéndolo hoy, voluntaria e incondicionalmente – porque no tienen nada que perder, como no sea sus cadenas.

Es importante para nosotros y para los comunistas del mundo coger todo el proceso que llevó a la gloriosa decisión partidaria de iniciar la guerra popular el 17 de mayo 1980; el Presidente Gonzalo forjando la fracción roja que ha reconstituido el Partido en persistente, firme y sagaz lucha de dos líneas contra las líneas revisionistas; y aplastando la primera línea oportunista de derecha que se opuso a iniciar la guerra popular; así como el proceso de desarrollar esta guerra; estableciendo el Nuevo Poder, defendiéndolo y desarrollándolo, hasta el punto de establecer los Comités Populares Abiertos, que siguen brillando desafiantes ante el mundo como una prueba más de que la guerra popular en el Perú es la antorcha de la revolución mundial. Hoy, hay ratas traidoras que dicen: esta decisión fue mala, fue un “error” iniciar la guerra popular; y en el mundo hay quienes toman toda oportunidad para negar la importancia del Presidente Gonzalo y nuestra guerra popular para seguir el juego al plan imperialista de “acuerdos de paz”. Y por supuesto, porque saben que fue precisamente esta decisión, este gran salto que fue el ILA-80, y esta correcta dirección y desarrollo de la guerra popular en Perú, que tenía el papel decisivo en el establecimiento y amplio reconocimiento del maoísmo como tercera, nueva y superior etapa del marxismo y en iniciar heroicas luchas armadas y guerras populares en diferentes partes del mundo. Entonces, para aquellos que no quieren la revolución, que quieren usar las banderas rojas solo para promover sus carreras en este podrido sistema de explotación y opresión, que no quieren pagar el costo que los comunistas pagan para aplastar este sistema, que hablan de transformar el mundo pero no quieren transformarse así mismos, que quieren convertir el internacionalismo proletario en “trabajo de solidaridad” burgués – para ellos, naturalmente es necesario aislar y difamar al Presidente Gonzalo y el Partido Comunista del Perú, y así directamente o indirectamente difundir las patrañas elaboradas por la CIA yanqui; que “el Presidente Gonzalo es un traidor”, que “PCP está dividido”, que “la guerra popular se terminó”, etc. etc.

Pero nuestro Partido nunca ha sido paralizado por estas patrañas ni por los vacilantes. El Partido sigue dirigiendo la guerra popular en su marcha incontenible, aplicando el pensamiento gonzalo para resolver cada uno de los problemas que se presentan en el camino de la revolución – como el problema de dirección, que solo puede resolverse en dura lucha de dos líneas como el Presidente Gonzalo nos enseña. Ahora en medio de la campaña de boicot contra las elecciones del viejo Estado, el Ejército Popular de Liberación sigue desarrollando acciones contundentes, como el ataque contra el helicóptero en Huachocolpa el 11 de marzo – siempre bajo la dirección omnímoda del Partido. Así también, nuestro Partido sigue cumpliendo su papel de fracción roja dentro del movimiento comunista internacional, lo que ha llevado a grandes triunfos en la lucha contra el nuevo revisionismo, contra los “acuerdos de paz” y la capitulación. Con su documento “A la Conferencia Internacional de Estocolmo”, el Partido tomó la iniciativa de llamar a una conferencia ampliada del MRI para hacer el balance de la aplicación del maoísmo, lo que ahora está repercutiendo en los Partidos y organizaciones del MRI y en todo el movimiento comunista internacional.

Así, el Partido aplasta los planes del imperialismo, la reacción y el revisionismo en el Perú y a nivel internacional; enarbolando, defendiendo y aplicando el marxismo-leninismo-maoísmo, pensamiento gonzalo, principalmente el pensamiento gonzalo.

¡VIVA EL XXXI ANIVERSARIO DE LA GUERRA POPULAR!
¡VIVA EL GLORIOSO PARTIDO COMUNISTA DEL PERÚ!
¡VIVA EL PRESIDENTE GONZALO!
¡VIVA EL MARXISMO-LENINISMO-MAOÍSMO, PENSAMIENTO GONZALO, PRINCIPALMENTE EL PENSAMIENTO GONZALO!
¡ELECCIONES, NO! ¡GUERRA POPULAR, SÍ!
¡ABAJO EL CRETINISMO PARLAMENTARIO!
¡VIVA EL MAOISMO! ¡ABAJO EL REVISIONISMO!
¡GUERRA POPULAR HASTA EL COMUNISMO!

Movimiento Popular Perú
17 de mayo de 2011



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nel documento del MPP si scrive

Con su documento “A la Conferencia Internacional de Estocolmo”, el Partido tomó la iniciativa de llamar a una conferencia ampliada del MRI para hacer el balance de la aplicación del maoísmo, lo que ahora está repercutiendo en los Partidos y organizaciones del MRI y en todo el movimiento comunista internacional.

occorre dire che l'appello per riorganizzare, ricostruire il Movimento Rivoluzionario Internazionalista è stato sviluppato da diverso tempo dal PCm Italia
con una attività sistematica e costante di lotta ideologica, azione pratica, incontri e iniziative con un vasto arco dei Partiti e organizzazioni mlm
il metodo utilizzato dal PCm Italia per raggiungere questo obiettivo è quello che ha portato alla straordinaria Dichiarazione del 1° Maggio 2011, alla vasta e grande campagna di sostegno alla guerra popolare in india e ora all'iniziativa che si avvicina di chiamare a una riunione speciale partiti e organizzazioni del RIM per affrontare la situazione e arrivare alla convocazione della Conferenza internazionale allargata
i compagni del MPP devono prendere atto che questa è la strada vincente per arrivare a questo obiettivo e solo sostenendola con sincerità, franchezza e determinazione
arriveremo a questo obiettivo

PCm Italia
17 maggio 2011