sabato 20 novembre 2010

pc quotidiano 20 novembre - ancora infortuni sul lavoro: urgente necessità della lotta

Appena due giorni fa avevamo pubblicato un commento critico alla recentissima inchiesta pubblicata dall’Inail circa “la diminuzione” degli infortuni sul lavoro in Sicilia e purtroppo ancora una volta è la cruda realtà a smentire i dati “confortanti” dell’Inail

Incendio in distributore di gas a Palermo – Due operai gravemente ustionati

18 novembre 2010 - Fonte: ansa

Due operai sono rimasti gravemente ustionati nell'incendio avvenuto stamani in un distributore di gas a Palermo, dove stavano svolgendo alcuni lavori di manutenzione. Giovanni Sansone, di 45 anni, è ricoverato nel secondo reparto di Rianimazione del Civico di Palermo con ustioni sull'85% del corpo. I medici definiscono le sue condizioni "disperate". Il suo compagno di lavoro, che ha 40 anni, si trova invece nel Centro specializzato dello stesso ospedale con ustioni di primo e secondo grado. L'incidente, forse provocato da una scintilla che ha innescato lo scoppio, è avvenuto nel distributore Motorgas di via Messina Marine, nel rione Sant'Erasmo. Sono in corso indagini per accertare eventuali responsabilità.

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Precipita dalla Funivia a Erice, operaio ferito

Alessandro Parrinello era impegnato in un controllo di manutenzione ordinario dell'impianto quando è stato travolto da una cabina in arrivo. Non è in pericolo di vita

19/11/2010 - Gds online

ERICE. Ha fatto un volo di sette metri dopo aver sfondato la rete di protezione, finendo nella scarpata sottostante la stazione della funivia. È accaduto ieri pomeriggio a Erice Vetta quando un operaio della FuniErice, Alessandro Parrinello, 36 anni, è precipitato mentre stava effettuando un controllo di manutenzione ordinario dell'impianto.
L'uomo, che adesso è ricoverato all'ospedale Sant'Antonio Abate, secondo una prima ricostruzione, sarebbe stato travolto da una cabina in arrivo, cadendo nel vuoto. Il volo non è stata fermato dalla rete di protezione che ha ceduto totalmente, facendo temere il peggio.
L'operaio è stato recuperato dagli operatori del 118 che lo hanno rinvenuto in una scarpata. Il ragazzo era cosciente e lamentava un forte dolore alle gambe. È stato, dunque, trasportato d'urgenza al pronto soccorso del nosocomio trapanese dove è stato sottoposto alla Tac, che ha scongiurato la lesione di organi interni. La prognosi rimane comunque riservata, anche se l'operaio non è in pericolo di vita. Ha riportato un trauma toracico, una lussazione ad un'anca e un paio di costole fratturate. In serata gli ispettori dell'Azienda sanitaria provinciale hanno eseguito un sopralluogo nell'impianto per verificare se ci fossero eventuali responsabilità dietro l'incidente.

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Sviluppare iniziative di mobilitazione nell’ambito della campagna di mobilitazione dal 4 dicembre al 10 dicembre lanciata dalla Rete Nazionale per la sicurezza nei luoghi di lavoro

pc quotidiano 20 novembre - "Forza del sud" ovvero Miccichè sempre al servizio del padrone Berlusconi

Con Forza del Sud, la “nuova” formazione cui ha dato vita il 30 ottobre scorso a Palermo, Miccichè, che un anno fa aveva fatto un primo strappo nel Pdl con la formazione del Pdl Sicilia, appoggiando il governo Lombardo, vorrebbe stupire con effetti speciali, come si diceva una volta, tornando sui suoi passi.

Nella sostanza questa Forza del Sud è una stampella per permettere al suo capo Berlusconi di recuperare quei voti che altrimenti alle prossime elezioni in Sicilia andrebbero completamente persi passando ad altri interlocutori della borghesia siciliana.

Miccichè non riesce proprio a perdere l’abitudine del ragazzo cresciuto al servizio del padrone, che è molto contento quando questo gli mette la mano sulla spalla per fargli capire che lui lo apprezza, anche quando viene maltrattato… e meno male che un anno fa diceva di non essere uno yesman!

È da quando prova a dare un nome accattivante ad una nuova formazione politica [dal famoso “partito del sud” che doveva fare insieme a Lombardo] che dice che serve qualcosa che bilanci il peso della lega al nord; adesso, usando sempre la retorica del bene della Sicilia, secondo lui sempre utile per ingannare il “popolo siciliano”, in una intervista chiarisce meglio il concetto.

Riportiamo una parte di questa intervista del quotidiano La Sicilia del 16 novembre che sintetizza in questo modo la propria visione.

“Per fronteggiare la nascita del Terzo Polo (Fli-Udc-Api-Mpa), Berlusconi ha stretto un’alleanza con il nuovo movimento di Gianfranco Miccichè – Forza del Sud -; un modo per battezzare e dare il via libera alla nascita di una sorta di Lega del Sud per cercare di ottenere il premio di maggioranza, che al Senato è regionale, anche nel Mezzogiorno. Sicilia compresa.”

“Domanda: On. Miccichè, allora, una nuova campagna elettorale al fianco di Berlusconi che le ha riconosciuto lo status di alleato che si batte per il riscatto del Sud.

“Risposta: E’ una grande soddisfazione perchè ho sempre creduto in questa mia idea. Una reale possibilità che si apre non tanto per contrastare la Lega, ma per ottenere ciò che i leghisti sono riusciti ad avere. Ma ciò passa attraverso la dimostrazione di essere buoni amministratori. Il nostro obiettivo è soprattutto quello di cambiare la nostra cultura del governo. Il modello Lega può essere una soluzione. Io sono ottimista”.

Queste poche dimostrano tutta l’inconsistenza della “novità”. Che cos’è ciò che i leghisti sono riusciti ad avere? La direzione politica con sindaci, presidenti di provincia e regione, e cioè le stesse cose che il Pdl di Miccichè del 61 a 0 aveva ottenuto! Dire che bisogna essere buoni amministratori sottintendendo che quelli della Lega lo sono significa innanzi tutto ammettere di non essere stati buoni amministratori; e poi dire un sacco di sciocchezze sapendo di dirle, perché la “cultura di governo” in Sicilia è la “cultura” politico/mafiosa e quella non può certo cambiarla chi ha le mani in pasta!

”Domanda: Forza del Sud è destinato a rimanere un movimento politico siciliano o varcherà lo Stretto di Messina?

“Risposta: Stiamo lavorando sodo. In tanti hanno creato confusione indicando Forza del Sud come una iniziativa contro Berlusconi. Non è così, anche se rivendichiamo di essere protagonisti all’interno della coalizione di centrodestra. Ora che l’equivoco che qualcuno voleva creare è stato chiarito, ci muoveremo con maggiore determinazione nelle altre regioni”.

La borghesia del sud si riorganizza dunque a causa dei continui importanti cambiamenti nella politica nazionale (e internazionale) e alle proprie formazioni affibbia nomi che suonano “meridionalisti”; i proletari e le masse popolari del sud non devono perdere tempo per organizzare la propria risposta di classe.

pc quotidiano 20 novembre - DALL'ILVA DI TARANTO

TERZO GIORNO DI SCIOPERO DELLA FAME DEGLI OPERAI SOMMINISTRATI ILVA.

Gli operai sono decisi a resistere, hanno convocato una conferenza stampa per lunedì prossimo alle ore 16 presso il loro presidio sulla scalinata vicino alla Direzione dell'Ilva.
Dopo di lunedì se non ci dovessero essere segnali positivi, potrebbero essere decise anche altre le iniziative.
Uno degli operai sta molto debole, ma non vuole lasciare i suoi compagni, benchè la situazione cominci a diventare difficile, soprattutto di notte, e con il poco spazio che hanno a disposizione.

Anche stamattina una delegazione dei Disoccupati Organizzati e dello Slai cobas per il sindacato di classe è andata al presidio a portare una solidarietà concreta: Lo Slai cobas ha investito la città con manifesti, le portinerie dell'Ilva e delle Ditte; sta portando quotidianamente la lotta dei somministrati a livello nazionale, tanto che cominciano a giungere messaggi di solidarietà da altre città e realtà lavorative; messaggi che domenica porteremo al presidio costruendo un pannello.

Questa solidarietà concreta serve la protesta degli operai.
Non altrettanto la ipocrita solidarietà di sindacalisti, come oggi quello della Cisl, responsabili di accordi che hanno permesso all'Ilva di usare, sfruttare senza rispetto di diritti contrattuali, di norme di sicurezza i somministrati per anni e poi buttarli fuori; o l'altrettanta inutile solidarietà di assessori al lavoro della Provincia (che dicono che loro non possono fare nulla) o di parlamentari, come il presenzialista Vico Ludovico del PD che si fanno propaganda ma non fanno alcun vero atto che possa disturbare il manovratore.

Questa lotta ora ha bisogno di fare un salto sia nei contenuti che nelle forme.

Chiedere un anticipazione del tavolo nazionale tra OOSS e Ilva del 9 dicembre è troppo poco senza vincolare i sindacati a precisi obiettivi e a organizzare iniziative di lotta, se c'è un nulla di fatto o un altro rinvio
Occorre chiedere alle Rsu dell'Ilva che convochino una riunione straordinaria e urgente da tenersi sotto il presidio dei somministrati Ilva, e qui ogni delegato ci deve “mettere la sua faccia”.

Chiedere un accordo che “permetta di ritornare a lavorare se pure alla fine della crisi”, lascia di fatto il coltello in mano a Riva, visto che per l'azienda, come sta dimostrando con la cassintegrazione (che doveva già essere terminata secondo i precedenti impegni), la crisi ha sempre una proroga e quindi così non ha mai fine – di fatto Riva, come tanti grandi padroni, ha trovato il “filone d'oro” per continuare a scaricare ogni difficoltà sugli operai, liberarsi di alcuni e supersfruttare chi resta, negare diritti, ecc.

Nelle forme, occorre collegarsi a chi sta anche lottando per il lavoro, in primis i Disoccupati Organizzati in lotta, collegarsi e chiamare tutti lavoratori che hanno perso o stanno perdendo il lavoro, in primis quelli dell'appalto Ilva; insieme fare anche altre iniziative di lotta che non lascino in pace padron Riva e impongano con la lotta dura provvedimenti concreti delle Istituzioni.
Se l'Ilva e le Istituzioni non temono la lotta dei lavoratori, non faranno nulla!

MARTEDI' 23 NOV. VIENE A TARANTO LA MARCEGAGLIA AD INCONTRARSI CON RIVA. LO SLAI COBAS ORGANIZZA UN PRESIDIO ALL'ILVA SOTTO LA DIREZIOEN E CHIAMA TUTTI I LAVORATORI, I DISOCCUPATI AD ESSERE PRESENTI.


CASSINTEGRAZIONE, ANCORA UNA VOLTA RIVA HA OTTENUTO CIO' CHE VUOLE!

Ieri, 18 novembre, l'Ilva e Fim, Fiom, Uilm hanno firmato l'ennesima nuova massiccia cassintegrazione che toccherà 1000 operai e partirà dal 6 dicembre.

Con che coraggio le OOSS firmano? quando è palese che Riva ha trovato il “filone d'oro” per scaricare sempre e comunque ogni difficoltà economica sui lavoratori.
Nei mesi scorsi Riva aveva detto che si andava verso la fine della cig e il rientro stabile di tutti gli operai; ora bellamente viene meno ai suoi stessi impegni e nessuno dice niente; anzi si firma una cassintegrazione, che se rimane in deroga è peggiore delle precedenti!
Con che coraggio, nonostante anche nel verbale di accordo si scrive che vi sono “segnali di miglioramento congiunturali”, si va verso una cassintegrazione in deroga che di fatto è l'ultima spiaggia, dopo di chè vi sono le dichiarazione di esuberi?
La verità è che in questo modo la cassintegrazione non avrà mai fine e la crisi continuerà ad essere usata normalmente da Riva per salvaguardare i suoi profitti.

I risultati che Fim, Fiom, Uilm sbandierano: la riduzione da 1500 a 1000, sono un'offesa verso gli operai.
Le modifiche richieste, come quella di chiedere all'INPS di cambiare da cigs in deroga a cassintegrazione ordinaria, non sono ancora certe.
E'inoltre inaccettabile che di fronte alla continua perdita di posti di lavoro nell'appalto Ilva con migliaia di licenziamenti degli operai, le OO.SS. invece di chiedere la difesa dei posti di lavoro, il reintegro dei licenziati, chiedono un Tavolo per il “monitoraggio sullo stato delle aziende dell'appalto siderurgico e sulla situazione dei diritti dei lavoratori...” - e mentre “monitorizzano”, gli operai continuano a perdere il lavoro!

GLI OPERAI DELL'ILVA E DELL'APPALTO FINO A QUANDO CONTINUERANNO AD ACCETTARE TUTTO QUESTO?

PER CHI NON VUOLE CONTINUARE A PIEGARE LA TESTA, PER CHI NON VUOLE RASSEGNARSI, LA VIA C'E'. E' QUELLA DELLA LOTTA E DELL'AUTORGANIZZAZIONE, A PARTIRE DAI REPARTI.
RIVA E' FORTE FINCHE' LO SI LASCIA ESSERE FORTE!

pc quotidiano 20 novembre - iniziativa a milano il 27 novembre della rivista 'la nuova bandiera'

venerdì 19 novembre 2010

pc quotidiano 19 novembre - rivolta al CIE di Bari.. è ormai la sesta

Centro immigrati a ferro e fuoco
distrutti due moduli, 14 arresti
Due rivolte a distanza di un'ora.
Bruciati materassi e arresti del Cie al San Paolo: quattordici gli extracomunitari arrestati con le accuse di incendio e devastazionedi


Due rivolte a distanza di un’ora. Alta tensione ieri pomeriggio al Cie, il centro di identificazione ed espulsione al quartiere San Paolo di Bari. I migranti, detenuti all’interno della struttura, hanno dato vita a una nuova e violenta sommossa. Il primo focolaio intorno alle 14.30. Un gruppo di nordafricani ha appiccato il fuoco a materassi e suppellettili ma sono subito intervenuti gli agenti di polizia e i militari del battaglione San Marco di turno nel centro per bloccare i rivoltosi. Due extracomunitari, di origine magrebina, sono stati arrestati.

Mentre la polizia procedeva agli arresti, alle 16 è scoppiata la seconda e più grande rivolta. Nei moduli abitativi II e III, oltre trenta marocchini, tunisini e algerini hanno incendiato materassi, reti, coperte e tavoli. Un fumo denso e nero ha avvolto tutta la struttura. Sul posto sono intervenute quattro squadre dei vigili del fuoco che hanno tentato di domare le fiamme. Dopo un’ora l’incendio è stato spento e si è passati alla conta dei danni. I bagni dei due moduli sono stati danneggiati e dichiarati inagibili, per questo i due box abitativi sono stati chiusi e i quaranta migranti che occupavano le stanze sono stati trasferiti nei moduli che erano stati già distrutti quest’estate nel corso di un’altra protesta.

Due poliziotti sono stati lievemente feriti alle mani. Carabinieri, polizia e finanza, intervenuti sul posto, hanno identificato i dodici responsabili del rogo che sono finiti in carcere con l’accusa di devastazione e incendio. L’ultima protesta al Cie è stata solo quattro giorni fa: lunedì in trenta sono saliti sui tetti per chiedere libertà. Stessa scena il 29 ottobre. Il 30 luglio invece la guerriglia: 19 feriti, 18 arrestati e 6 fuggiti.

pc quotidiano 19 novembre - la moratti a convegno fascista ...

proletari comunisti milano denuncia e invita alla mobilitazione

a Milano nuovo appuntamento dell'estrema destra: ospite la Moratti

Domenica il sindaco aprirà i lavori di un incontro cui parteciperanno noti neofascisti. Partigiani e antifascisti annunciano presidio
Si profila una nuova giornata di tensione politica a Milano, dove domenica pomeriggio il sindaco Letizia Moratti aprirà i lavori di un convegno a cui parteciperanno noti espondenti dell'estrema destra lombarda.

Associazioni partigiane e comitati antifascisti hanno già anunciato un presidio davanti al luogo dell'incontro: l'Hotel Cavalieri, in Missori, che già in passato ha ospitato eventi dell'estrema destra (come il raduno nazionale di Forza Nuova dell'aprile 2009).

Questa volta l'evento è organizzato dalla Destra di Francesco Storace. All'incontro, dal titolo "Nord, Sud, Europa. L'Italia può federarsi dopo 150 anni dall'Unità?", interverranno, dopo la Moratti, Adriano Tilgher, fondatore e leader del movimento neofascista Fronte Sociale Nazionale, già attivista del gruppo eversivo Avanguardia Nazionale, e Francesco Cappuccio detto Doppiomalto, ex portavoce del centro sociale milanese Cuore Nero e oggi di Casa Pound Lombardia.

Associazioni e partiti della sinistra milanese denunciano la crescente contiguità tra le istituzioni locali, controllate dal centrodestra, e gli ambienti neofascisti e neonazisti del capoluogo lombardo, cui vengono concessi sempre maggiori spazi e sostegno politico. L'ultimo episodio risale a poche settimane fa, in occasione dell'incontro del gruppo hammerskin milanese Lealtà Azione dedicato al generale belga delle SS, Leon Degrelle: iniziativa pubblicamente difesa da esponenti istituzionali del Pdl.

http://it.peacereporter.net

pc quotidiano 19 novembre - contro collegato lavoro e statuto dei lavori - lo sciopero della fiom non basta

comunicato dello slai cobas per il sindacato di classe

comunicato diffuso alle fabbriche

il comitato centrale della fiom ha deciso due ore di sciopero con assemblee
lo slai cobas per il sindacto di classe aderisce a questo sciopero nei luoghi di lavoro in cui è presente, perchè le assemblee sono utili a spiegare ai
lavoratori i contenuti reazionari e antioperai del Collegato come dello statuto
ma dobbiamo dire che rispetto alla denuncia delle due cose contenute nel comunicato della fiom, le due ore appaiono nettamente insufficienti
nello stesso tempo nel comunicato non si denuncia che fim e uilm appoggiano il collegato e l'azione di padroni e governo in generale e che quindi è necessaria una rottura chiara a tutti i livelli con questi due sindacati del padrone e a livello aziendale bisogna chiedere a tutti delegati iscritti a queste due organizzazioni -anche attraverso una mozionne - di scegliere alla luce di questi due provvedimenti da che parte stare
nello stesso tempo la questione va posta alla CGIL nel suo insieme
la nuova segretaria della CGIL Camusso ha espresso abbastanza chiaramente che la sua azione va in direzione di ricucire e tornare a i tavoli del governo e dei padroni su queste due questioni, come i recenti accordi su apprendistato e produttività dimostrano, e non contano invece le parole solo parole rispetto a collegato e statuto
per cui non si può fare il pesce in barile
la manifestazione del 27 indetta dalla cgil è chiaramente interna alla linea generale della cgil e non si può criticarla e partecipare
è fortemente positivo che dalle fabbriche venga una chiara volontà di non partecipare a questa manifestazione nazionale a cui la presenza effettiva dei metalmeccanici sarà molto scarsa
lo slai cobas per il sindacato di classe , sostiene la necessità e l'urgenza dello sciopero generale contro padroni e governo ora, anche per dimostrare la massaima autonomia dai giochi di palazzo e giochi parlamentari in corso

slai cobas per il sindacato di classe
coordinamento nazionale
19 novembre 2010
cobasta@libero.it


dal Collegato al Lavoro allo Statuto dei lavori
ecco come il Governo cancella i diritti e lo Statuto dei Lavoratori

La legge 183 (Collegato al lavoro) tra le tante norme contiene punti anticostituzionali e che colpiscono le lavoratrici e i lavoratori, eccone alcuni.
Al momento dell’assunzione, e cioè nel momento di maggiore debolezza, la lavoratrice o il lavoratore vengono sottoposti a pesanti ricatti. Infatti:
- al momento dell’assunzione è previsto che il lavoratore possa firmare un contratto di lavoro individuale peggiorativo del contratto nazionale e, in caso di licenziamento, il giudice non può esprimersi sui contenuti del contratto individuale.
- al momento dell’assunzione possono far firmare al lavoratore, in caso di licenziamento, la rinuncia a ricorrere al giudice che verrà sostituito da un “arbitro” che giudicherà “secondo equità” anche in deroga alle leggi ed ai contratti.
La sanatoria, a favore delle imprese, contro i lavoratori precari:
- i lavoratori e le lavoratrici che hanno avuto contratti di lavoro precari (contratti a termine, collaborazioni a progetto, ecc.) hanno tempo solo fino al 23 gennaio per ricorrere e tutelare i propri diritti nel caso in cui siano stati assunti senza rispettare leggi e contratti. Soprattutto
i contratti a termine se non ricorrono entro quella data per aver riconosciuto il rapporto di lavoro a tempo indeterminato perdono per sempre qualsiasi diritto! Questo è possibile perché il Collegato al lavoro equipara la fine di un contratto al licenziamento e perché
questa norma vale non solo per il futuro, ma anche per il passato in modo retroattivo.
E poi… il Governo ha presentato il suo ultimo capolavoro: “lo statuto dei lavori” che dovrebbe, nelle intenzioni del ministro Sacconi, sostituire lo Statuto dei Lavoratori!
E’ un disegno di legge che delega il Governo a emanare entro 12 mesi dall’approvazione dello stesso uno o più decreti legislativi per cancellare lo Statuto dei lavoratori. Invece di allargare le tutele oggi esistenti per i lavoratori a tempo indeterminato e sopra i 15 dipendenti a tutti i
precari, il Governo decide che esse vengano affidate alla contrattazione collettiva che potrà anche andare in deroga alle leggi. Quindi il contratto, da chiunque e comunque siglato, prevale sulla legge!
Di fronte a questo vero e proprio scempio che viene fatto nei confronti dei diritti e della dignità delle lavoratrici e dei lavoratori, metteremo in atto
tutte le iniziative legali necessarie e di lotta contro il Collegato al lavoro e la cancellazione dei diritti e delle tutele
Il Comitato Centrale della Fiom ha proclamato
2 ore di sciopero con assemblea in tutti i luoghi di lavoro
la cui organizzazione è affidata alle Rsu e strutture territoriali

pc quotidiano 19 novembre - no al 27 della Cgil, si allo sciopero generale.. opportunisti in azione.. il caso di piattaforma comunista

la manifestazione nazionale della cgil del 27 è una contromanifestazione
rispetto a quella del 16 ottobre, è l'investitura ufficiale della Camusso
portatrice della linea di destra della nuova concertazione con i padroni,
dell'unità con cisl e uil, dell'isolamento o normalizzazione della fiom,
della subordinazione della lotta operaia
alla linea della 'opposizione di sua maestà del PD e della campagna
elettorale anticipata della sinistra di palazzo
non ci vuole molto a capirlo e a distinguere tra il 16 ottobre e il 27
novembre e quindi differenziare azione e prassi tra la masse operaie e
lavoratrici
ma l'opportunismo politico e sindacali, specialisti in proclami
propagandistici a cui segue la pratica di meschino codismo fa fatica a
comprenderlo e la linea dei due èpiedi in due staffe e del centrismo può in
questa occasione liberamente esprimersi o nella sfumatura di aperta
'destra' - sempre nel nostro campo - esemplare i n questo il carc-npci o in
forme altrettanto equivoche come è quella di 'piattaforma comunista' et
similia
mai come in questa fase invece anche in scelte concrete e di analisi
concrete occorre coerenza di classe e battaglia affilata

proletari comunisti
ro.red@libero.it

Subject: 27 novembre, un passaggio di lotta importante


NO AL “PATTO SOCIALE”. PAGHINO I RESPONSABILI DELLA CRISI!

*Sciopero generale per cacciare Berlusconi e i suoi complici*

* *

Compagni, lavoratori, disoccupati, studenti,

la crisi mondiale del capitalismo si prolunga e si aggrava. La ripresa non
si vede e sono possibili nuove ricadute. Le gravi conseguenze di questa
situazione vengono scaricate dalla borghesia sulle spalle della classe
operaia e delle masse popolari. La verità è che questa crisi ha origine
nelle contraddizioni di un sistema che può offrirci soltanto licenziamenti
di massa, intensificazione dello sfruttamento, cancellazione dei diritti
(come il CCNL e lo Statuto dei lavoratori), repressione delle lotte ed
aggressioni imperialiste contro i popoli.

Di fronte alla macelleria sociale, di fronte a un Berlusconi che invece di
dimettersi minaccia la guerra civile, i socialdemocratici e i
liberal-riformisti continuano a frenare le lotte operaie e popolari. Questi
opportunisti si fanno garanti della “stabilità” e della “governabilità” per
rassicurare il grande capitale. Addirittura si appellano a un reazionario
come Fini per dar vita a un governo “di transizione” che proseguirà con le
solite ricette neoliberiste: tagli ai salari, alle pensioni, alle spese
sociali, ai diritti.

Dal canto loro i vertici sindacali procedono nel confronto sul nuovo “patto
sociale” dettato da Confindustria, contrario agli interessi dei lavoratori.
Stanno facendo di tutto per scongiurare una grande azione di lotta che
darebbe la spallata decisiva a un governo traballante. E invece essa è
sempre più urgente ed indispensabile per impedire altre manovre reazionarie
e antipopolari.

La classe operaia ha dimostrato il 16 ottobre di essere pronta alla lotta
contro l'offensiva capitalista, raggruppando intorno a se la resistenza di
tutti i settori sociali che si oppongono ai diktat dei monopoli
capitalistici. La mobilitazione popolare e studentesca cresce in tutto il
paese.

Occorre perciò *andare subito allo* *sciopero generale unitario,* *che va
realizzato assieme a tutte le forze e ai movimenti che intendono resistere e
lottare concretamente contro la borghesia, per cacciare il governo
Berlusconi ed i suoi complici.*

La manifestazione del 27 novembre non deve aiutare i vertici della CGIL a
proseguire nel confronto con Marcegaglia, ma a sbarrare la strada
all’offensiva capitalistica e alla reazione politica, a rafforzare la
costruzione dello sciopero generale ed a ribadire con ancora più forza:

“paghino la crisi i capitalisti, i ricchi, i parassiti, non i lavoratori!”

esigendo misure concrete a tutela degli interessi degli operai, dei
disoccupati, dei giovani, etc.

Sono la classe operaia e i suoi alleati che devono staccare la spina a
questo governo reazionario e realmente pericoloso. Lo devono fare con la
lotta di classe dura ed intransigente, costruendo *un fronte unico
anticapitalista,* sbarrando la strada a soluzioni di ricambio interne ai
gruppi dirigenti della borghesia che vogliono salvaguardare i loro
privilegi.

La lotta politica contro Berlusconi va sviluppata fino in fondo, con la
massima compattezza, decisione e vigilanza, attraverso la più vasta e
combattiva mobilitazione delle masse lavoratrici. Nessuna tregua, ma un
salto di qualità del movimento di lotta, per renderlo più forte ed unito.

Oggi più che mai serve una valida direzione politica, che non può essere
quella dei balbettanti riformisti, né può essere surrogata dai sindacati.
Per portare avanti una politica completamente differente, per risolvere i
compiti posti dall'aggravamento della crisi, per conquistare un g*overno
operaio e di tutti gli sfruttati *ci vuole un partito di classe,
indipendente e rivoluzionario.

E’ dunque indispensabile che il proletariato ricostruisca il proprio reparto
d’avanguardia, *il partito comunista*, strumento fondamentale per dirigere
le lotte verso un profondo e radicale rivolgimento economico, politico e
sociale diretto dalla classe operaia, per conquistare l’unico futuro
necessario e possibile: il socialismo!

*Piattaforma Comunista*

pc quotidiano 19 novembre - alla stampa borghese a Taranto come altrove non piace la voce altra del Mfpr sul caso sarah .. e non solo

alla conferenza stampa di
presentazione della giornata di mobilitazione delle donne, lavoratrici,
disoccupate, del 26 novembre, in occasione della giornata internazionale
contro la violenza sessuale e le uccisioni delle donne, le giornaliste non si sono presentate .. Non si vuole che avanzi e si affermi finalmente la voce, il punto di vista delle donne, in particolare di chi lotta, in controcorrente con l'assordante
circo mediatico che da fine agosto con l'uccisione di Sarah tiene banco
nella nostra città, soprattutto da parte dei mass media nazionali, e che sta
nascondendo la condizione generale delle donne, delle ragazze che sta dietro
ogni uccisione e violenza contro le donne.
Una volta tanto, dobbiamo parlare noi donne, dobbiamo parlare della nostra
vita reale, della violenza anche quotidiana che subiamo in tante forme.
Ma questo ci viene ancora una volta negato e oscurato.

Gli organi di informazione, in alcuni casi hanno dato spazio a Taranto
alle lotte delle disoccupate, delle precarie e delle lavoratrici,organizzate da noi, ma in questa occasione sembra che non si vuole dare voce alle donne in carne ed ossa, ad un altro punto
di vista anche sulla vicenda Sarah, come sulla ingiustizia che sta subendo
ancora Carmela.
La mobilitazione internazionale, che in occasione del 25 novembre in tutto
il mondo le donne, le ragazze faranno, non fa notizia! M aqui nell'imperante e a tratti osceno circo mediatico, conta più l'ultimo
commento dell'abitante di Avetrana che la voce delle donne che dicono che
anche la morte di Sarah non è un fatto privato, non è un film giallo, ma è
parte tragica della condizione e delle uccisioni di tante, troppe donne
(solo nel 2010 sono circa 120 donne uccise in Italia), trova le sue vere
ragioni non tanto nelle pulsioni particolari, ma nelle condizioni sociali,
ideologiche, familiari che si vivono.

Bene, vuol dire che in questo caso lottiamo anche per una informazione altra.

Il 25 novembre saranno a Taranto i genitori di Carmela anche in
rappresentanza dell'Associazione di Napoli “IoSòCarmela”, vi chiediamo di
organizzare delle interviste.
Il 26 novembre dalle ore 9 saremo al Tribunale in occasione del processo
contro 3 stupratori di Sarah, per chiedere giustizia.
Alle 18 in piazza Immacolata vi sarà un presidio/assemblea.

Le lavoratrici, disoccupate, precarie del Movimento Femminista Proletario
Rivoluzionario

TA. 19.11.10

pc quotidiano 19 novembre - la lotta degli interinali ilva a taranto

SOLIDARIETA' AI SOMMINISTRATI ILVA

Siamo solidali con i lavoratori somministrati Ilva che hanno iniziato il
presidio della direzione Ilva, accompagnato da una sciopero della fame.
Noi siamo stati sempre al fianco di questi lavoratori, così come lo sono
stati i Disoccupati Organizzati slai cobas per il sindacato di classe. La
lotta per il lavoro è una sola, prima lo si capirà meglio sarà per tutti.
Abbiamo ritenuto che le promesse e gli impegni di istituzioni e sindacati
confederali e dello stesso Vendola non avrebbero avuto successo, per la
decisa volontà dell'azienda di dire NO.
Meno lavoratori, più sfruttamento, meno diritti e più ricatto verso i
lavoratori per i profitti di Riva, è l'unica linea che l'Ilva porta avanti,
con la condiscendenza delle OO.SS confederali, che hanno firmato accordi
svendita per i lavoratori somministrati (con distinguo impotenti e solo a
parole da parte della Fiom), come continuano a fare per la cassintegrazione,
che ora, diventata in deroga, è l'ultima spiaggia prima che operai, questa
volta fissi dell'Ilva, vengano messi fuori come i somministrati
Anche verso la mobilitazione degli operai somministrati la linea che hanno
portato avanti è stata quella di rinvio in rinvio, per indebolirne la forza
e determinazione.
A questo si è aggiunto lo scarso ruolo delle istituzioni nel tutelare il
lavoro, soprattutto quando si tratta di grandi aziende come l'ILVA e quando
si tratta di fasce precarie.

Erano necessarie, come abbiamo sempre sostenuto, forme di lotta dura, blocco
delle merci e delle portinerie, quando gli operai somministrati erano
veramente molti, ma la linea di stare dietro a sindacati e istituzioni e le
speranze hanno prevalso e.. riva ha potuto dire No.
Ora la situazione è diventata difficile ...ma proprio per questo i
lavoratori devono essere sostenuti.
Lo sciopero della fame e il presidio sono un primo passo; bisogna collegarsi
a tutti coloro che lottano per il lavoro, in primis con i Disoccupati
Organizzati slai cobas, e passare a forme di lotta dura contro istituzioni e
azienda - il lavoro serve per vivere e non è accettabile una situazione di
"usa e getta" da parte dell'Ilva, mentre il lavoro viene dato a ditte di
appalto che usano altri somministrati.
Bisogna legare la lotta per il rientro in fabbrica dei somministrati a
quella contro la cassa integrazione in deroga all'Ilva, anticamera dei
licenziamenti e a quella contro i licenziamenti silenziosi dell'appalto Ilva
con oltre 3000 espulsi.

Se si sceglie questa strada lo Slai cobas è disponibile al massimo sostegno
e impegno in questa lotta.

SLAI COBAS per il sindacato di classe
cobasta@libero.it
347-1102638
18 novembre 2010

giovedì 18 novembre 2010

pc quotidiano 17-18 novembre - Brescia: la vendetta del governo italiano contro la lotta degli immigrati


Per ordine dello stesso Maroni e con una procedura "d'emergenza" senza precedenti (normalmente servono 1 settimana), nel giro di 24 ore sono stati preparati i documenti per imbarcare Mohamed, uno tra i più attivi esponenti della giusta lotta a Brescia.
Da notare che proprio in questi giorni la lega nord sta affiggendo dei manifesti a dir poco vergognosi dove si mette al centro proprio la foto del compagno immigrato su un furgone (mentre alza le mani in segno di vittoria)durante la manifestazione dei 10 mila a brescia, come per indicare un obbiettivo da colpire, in quanto tra i simboli della protesta.
Questa campagna terrorista da parte della lega nord deve finire, serve la mobilitazione contro le sedi di questo partito, uno tra i principali responsabili del clima di odio antiimmigrati.

ora è in corso una mobilitazione immediata a malpensa e in via larga alla compagnia aerea egiziana!!!!

Notizia scritta il 18/11/10 alle 12:37. Ultimo aggiornamento: 18/11/10 alle: 13:04

IMMINENTE ESPULSIONE DI MIMMO, TUTTI ALL’AEROPORTO

La partenza dell’aereo della compagnia Egyptair e’ prevista alle ore 14,05 dal Terminal 1 dell’aereoporto di Milano Malpensa.

Mohamed (da tutti conosciuto come Mimmo), sara’ espulso oggi alle ore 14,05 se non riusciremo a bloccare questa vendetta dello stato italiano con la complicita’ delle autorita’ egiziane. Mimmo e’ gia’ in aeroporto alla Malpensa; da lunedi’ era in isolamento nel CIE di Via Corelli di Milano; solo pochi minuti fa ha potuto chiamare l’avvocato avvertendolo che si trovava già in areoporto. Era stato fermato mentre cercava di evitare l’espulsione, avvenuta proprio quel giorno, di altri 9 fratelli egiziani rastrellati durante lo sgombero violento del presidio sotto la gru. Mimmo e’ uno dei principali protagonisti della lotta per i diritti e la sanatoria ed e’ per questo che viene colpito da questa odiosa rappresaglia.


Tutti alla Malpensa, subito al Terminal 1!!!!!! Per tentare di bloccare l’espulsione. Seguiranno aggiornamenti.

pc quotidiano 17-18 novembre - Sicilia..basta morti e infortuni sul lavoro

La diminuzione degli infortuni sul lavoro in Sicilia, secondo l’ultimo rapporto presentato ieri 17 novembre dall'Inail, non mette naturalmente in evidenza il fatto che a fronte di tale calo aumenta il numero degli inoccupati, dei disoccupati a causa dei licenziamenti, del collocamento in cassa integrazione, della precarietà sempre più dilagante che tantissimi operai e lavoratori subiscono da mesi, per non parlare di tutto l’ambito che riguarda il lavoro nero dove gli incidenti sul lavoro rimangono sicuramente nascosti.

Altro che inversione di marcia! ma lo si vede dal fatto che gli stessi dati Inail attestano che gli incidenti mortali in fabbrica, nei cantieri, nei lavori legati alla circolazione in strada, in Sicilia a causa delle condizioni di non sicurezza sono invece in aumento.

Basta morti e infortuni sul lavoro!
perché è un dovere collettivo, una parola d’ordine di tutti coloro che pensano che sia necessario lottare fino in fondo per mettere fine alla guerra dei padroni contro operai, lavoratori in nome del profitto!

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http://palermo.blogsicilia.it/calano-gli-infortuni-sul-lavoro-in-sicilia-aumentano-quelli-mortali/16847/

17 novembre 2010 - Cala il numero degli infortuni sul lavoro in Sicilia ma aumentano quelli mortali, soprattutto in seguito a incidente stradale. E’ il quadro che emerge dal rapporto dell’Inail Sicilia presentato oggi a Palermo.

In particolare, nel 2009 sono stati denunciati all’Inail 34.311 infortuni sul lavoro rispetto ai 35.627 dell’anno precedente (-3,7%). Dei 34.311 infortuni denunciati nell’Isola 28.760 sono avvenuti nel settore industria e servizi, 2.717 nel settore agricoltura.

Dai dati emerge una riduzione degli infortuni sul lavoro nel settore costruzioni del 16,18% che arriva al 12,17% nell’industria manifatturiera. Il numero più alto di infortuni si è registrato nelle province di Palermo (7.152 infortuni), Catania (6.966 infortuni) e Messina (5.026 infortuni).

In aumento, purtroppo, gli infortuni con esito mortale: nel 2009 si sono registrate 84 morti rispetto ai 68 del 2008, (+7,7%). L’aumento del numero degli infortuni mortali è stato registrato nella circolazione stradale con 41 infortuni rispetto ai 35 dell’anno precedente. Sono stati, invece, 43 gli infortuni mortali nell’ambiente di lavoro ordinario, ad esempio in fabbrica o in cantiere.

Il numero piu’ alto di morti si e’ registrato nella provincia di Catania (29), a seguire Palermo (17), Messina (12), Caltanissetta(10), Agrigento (8), Trapani (7), Siracusa (6) e Ragusa (4). Soltanto
in provincia di Enna non ci sono stati infortuni mortali.

pc quotidiano 17-18 novembre - all'aquila gli unici condannati dai tribunali sono i compagni che manifestano a sostegno dei prigionieri politici !!


il giudice unico del tribunale dell'aquila Giuseppe Romano Gargarella ha condannato per apologia di reato 11 compagni che parteciparono al corteo definito 'eversivo' che si tenne all1'Aquila nel giugno 2007
le condanne sono state di 2 a

L'AQUILA. Sono comparsi ieri mattina in tribunale i dodici giovani accusati di avere imbrattato il centro storico durante una manifestazione contro il carcere duro che si tenne all'Aquila il 3 giugno 2007. Una evento che ebbe risalto nazionale. Infatti L'Aquila fu scelta come sede per un corteo organizzato per protestare contro il regime carcerario del 41 bis. Fu una manifestazione di carattere nazionale visto che all'Aquila affluirono manifestanti da tutte le parti d'Italia. Una iniziativa che voleva soprattutto appoggiare le proteste della brigatista rossa, Nadia Desdemona Lioce, detenuta nel carcere dell'Aquila e sottoposta al carcere duro. La Lioce è stata condannata con sentenza passata in giudicato per gli omicidi dei giuslavoristi Massimo D'Antona e Marco Biagi. Il corteo, formato ovviamente da giovani di estrema sinistra, attraversò tutto il centro dell'Aquila ma nonostante slogan dai toni forti e provocatori non ci furono i disordini temuti. Del resto la manifestazione fu disertata in massa dagli aquilani. Durante il passaggio per il centro dell'Aquila, però, i muri di alcuni palazzi storici vennero imbrattati con delle bombolette spry e comparirono delle scritte. Sotto accusa, per quelle scritte, ci sono alcuni dei giovani partecipanti al corteo. Si tratta di Antonio Secondo, David Santini, Pasquale Gentile, Francesco Benedetti, Michele Del Sordo, Stefania Carolei, Maria Emma Musacci, Anna Pistolesi, Maurizio Ugolotti, Francesca Suppini, Sirio Manfrin e Robert Ferro. L'unico abruzzese è Secondo originario di Sulmona. Ieri doveva essere la giornata delle eccezioni preliminari ma l'assenza di un avvocato ha fatto slittare il processo al 23 novembre. Furono imbrattati, in particolare, Corso Principe Umberto e via Andrea Bafile. Uno sgarbo che gli aquilani non hanno gradito al punto che il Comune dovrebbe costituirsi parte civile. Ad alcuni degli accusati è anche contestato qualche danneggiamento fatto in prossimità della rete di recinzione del carcere delle Costarelle, dove è rinchiusa la Lioce, visto che il corteo eversivo si concluse lì. Le indagini sono state fatte dalla Digos che dislocò decine di agenti lungo il percorso di quella manifestazione. Gli accusati, con imputazioni ancora tutte da dimostrare, furono comunque incastrati grazie a una serie di fotografie e filmati che sono stati passati al setaccio. Indagini, dunque, molto complesse, che sono andate avanti per molti mesi.

pc quotidiano 17-18 novembre - maoisti in Cina grande - migliaia manifestano in Cina

A Louyan, nella provincia dello Henan (Cina)
A migliaia partecipano alla commemorazione di Mao

Mao è nel cuore del popolo cinese. Lo dimostra il successo della partecipata manifestazione svoltasi nell'aprile scorso a Luoyan, nella provincia dello Henan (Cina) dal titolo "Manifestazione del popolo di Louyang per rendere omaggio al presidente Mao Zedong ed agli altri martiri".
Di fronte ad una piazza gremita di migliaia di manifestanti l'oratore ha esaltato la figura e l'opera di Mao e sottolineato la sua opera contro i revisionisti per assicurarsi che la Cina non cambiasse colore e il socialismo prevalesse. Ha quindi attaccato con fermezza il regime revisionista che attualmente sta schiacciando il popolo ed è colpevole di aver riportato il paese alla barbarie e alla schiavitù, di aver corrotto i valori socialisti e la morale della società cinese e affondato la vita del popolo cinese in acque profonde.
"Noi oggi - ha continuato - ci raduniamo qui non solo per mostrare il nostro profondo apprezzamento per il presidente Mao e i nostri martiri. Ci raduniamo qui per dichiarare che i nostri martiri non hanno sacrificato le loro vite per niente". Sappiamo che i revisionisti hanno preso il potere, continua, ma ora il popolo si è risvegliato. "Noi, il proletariato, siamo uniti con determinazione e spirito indomito. Cantiamo il nostro inno di battaglia: l'Internazionale. Non contiamo su nessun salvatore, né su alcun dio o imperatore. Questo paese è il nostro paese e questo è il nostro popolo... Marciamo alla lotta contro i reazionari, per fare a pezzi la borghesia una volta per tutte... Ancora una volta leveremo alta la bandiera del pensiero di Mao Zedong su questa terra. Lotteremo per restaurare il vero socialismo".
Il discorso è stato interrotto da numerosi applausi e visibile era tra i partecipanti la commozione che è arrivata fin alle lacrime tra molte donne e i partecipanti più anziani.
Toccante la conclusione della manifestazione quando l'oratore ha gridato "Viva il grande e invincibile pensiero di Mao" e la folla di rimando ha gridato "Viva!" sollevando all'unisono i pugni, il che rimanda alla memoria le oceaniche manifestazioni della Grande Rivoluzione Culturale Proletaria cinese lanciata e diretta da Mao per combattere e rovesciare la borghesia all'interno del Partito e dello Stato.
Marxisti-Leninisti
17 novembre 2010

pc quotidiano 17-18 novembre - cariche contro gli operai Eaton di massa

massima solidarietà e invito alla mobilitazione
proletrai comunisti

Vergognose cariche contro i lavoratoti Eaton che minacciavano di bloccare l'autostrada all'altezza del casello di Massa
(ANSA) - FIRENZE, 17 NOV - Oltre 200 lavoratori della Eaton, da due anni in cassa integrazione, hanno occupato il casello autostradale di Massa, sulla A/12, superando uno schieramento di agenti di polizia e carabinieri che, per impedire la protesta, ha effettuato una carica. Nello scontro un sindacalista della rsu aziendale sarebbe rimasto a terra, ferito. I lavoratori hanno occupato il raccordo con un sit in. Sul posto e' andato il prefetto di Massa Carrara, Giuseppe Merendino, che ha dato rassicurazioni sulle condizioni del ferito.(ANSA).

pc quotidiano 17-18 novembre - andiamo all'aquila il 20

Il 20 Novembre Aquilani e solidali manifesteranno per le strade di quel che resta della citta' per raccontare a piu' di un anno dal terremoto quel che e' stato del “miracolo aquilano”, un miracolo che si manifesta solo sui media perche' la realta' che noi conosciamo e' ben diversa.

L'Aquila e' oggi una città fantasma dove non c'e' lavoro, non ci sono case e dove la crisi economica e sociale e' largamente diffusa. Una situazione di emergenza in cui si sono potuti mettere in atto sistemi di controllo, dove i diritti sono stati sottratti a migliaia di persone costrette ad essere sradicate o a vivere tra transenne, militari e divise.

L'unico miracolo di cui si puo' avere la certezza sono i poteri straordinari e l'arbitrarietà con con cui e' stata gestita l'emergenza post-terremoto. Oltre al danno la beffa, i cittadini dell'aquila saranno presto chiamati a ripagare tasse e mutui diversamente da come e' stato fatto in passato per situazioni analoghe.

In questa situazione non sarà un caso che ad essere eletto come vice commissario per la ricostruzione sia stato Antonio Cicchetti, già condannato dalla Corte dei Conti nel 2008 per la "malagestione" dell'Istituzione Perdonanza che maturò debiti milionari, conosciuto anche per aver girato appalti pubblici a società di amici e parenti.

Stare a fianco della popolazione aquilana significa contrastare chi vuole produrre una societa' priva di ogni capacità critica, decisionale, resistenziale e frantumata in tante microscopiche nicchie; una società che rinunci alla propria dignita'.

L'APPUNTAMENTO È PER TUTTI E TUTTE A L'AQUILA IL 20 NOVEMBRE 2010


Iniziative: 18 novembre @ Università La Sapienza / Roma: L'Aquila chiama... | 17 novembre @ Piazza Duomo / L'Aquila: L’Aquila in fondo. Cronaca di una speculazione annunciata | 17 novembre @ Generazione P / Roma: L'Aquila Chiama | 15 novembre @ Spazio di Massa Occupato / Napoli: Da Terzigno a L'Aquila

Prenotazione autobus: Trento - Marina 339.8918578 | Vicenza Nord Est - Olol 338.1212235 | Torino - Ezio 333.7640360, Silvia 349.2189851 | Val di Susa - Maurizio 334.865512 | Milano - Andrea 346.3989550, Luca 335.7633967 | Bologna - Ludovica 389.6874064, Martina 333.4867501 | Firenze - Filippo 347.0322101 | Roma - Bartolo 320.0855289, studenti università Stefano 328.9073489, altri numeri Roma: 320.0855289 - 334.3358006 - 329.9565127 | Ciampino - Fabio 349.7863626 | Marche - Marianna 333.1295984 | Pescara - Renato 338.1195358 | Napoli - Antonio 328.1719299 | Palermo - Radio Aut 333.6394387

Per dormire a L'Aquila: 348.9953458

I video delle ultime mobilitazioni: 9 novembre: la polizia ancora una volta reprime il dissenso verso Berlusconi | 21 settembre: protesta in consiglio regionale | 28 agosto: la polizia tenta di sopprimere la protesta | 28 agosto: contestazione a Gianni Letta | 7 luglio:manganellate romane | 16 giugno L'Aquila | 24 giugno Roma | altri video: MediaCrewCasematte - Laquila99

Materiali: www.anno1.org | Manifesto Nazionale | Video dell'Appello | Spot Audio

Comunicati: L'Aquila chiama Italia (Assemblea Permanente Cittadina) | Appello per la manifestazione nazionale (Epicentro Solidale) | L'Aquila chiama i movimenti per il diritto all'abitare rispondono | Appello dell'Abruzzo Social Forum | Protagonisti della nostra ricostruzione

pc quotidiano 17-18 novembre - Pomigliano fascismo padronale e sfruttamento

Ritmi tirati al decimo di secondo. Tempi ridotti per fare la pipì. Multe se non ti
vesti in modo conforme. Poteri assoluti ai capisquadra. Rapporto-verità sullo
stabilimento simbolo di Marchionne
(16 novembre 2010)
Un operaio robusto vale 9 punti. Uno resistente 8. Uno giovanile 7. Un corpo normale
6. Se è obeso 5. Delicato 3. Gracile 1. Non conta soltanto l'aspetto fisico. Nella
"Scheda di valutazione personale dipendente Autostamp srl" si misura anche il
"comportamento". Un lavoratore "ricercato" merita 8 punti. Uno "ordinato" 6. Uno
"trasandato" 4.

L'Autostamp srl, sede a Caserta, non si occupa però di abbigliamento. Dal 2000 al
2005 ha gestito il reparto stampaggio delle carrozzerie dentro lo stabilimento Fiat
di Pomigliano d'Arco, l'impianto dal quale dipendono il futuro della contrattazione
sindacale in Italia e i ritmi di vita per migliaia di famiglie.

Un settore che l'Autostamp ha acquisito dalla Fiat e poi restituito al gruppo di
Torino con uomini e mezzi. Adesso che il confronto si fa più ruvido, si aprono i
cassetti. E dalla storia recente della fabbrica escono questi moduli secondo i quali,
per essere un buon operaio, non basta lavorare. Bisogna essere robusti e ricercati.
Chi parla è un caposquadra: "Ora che sappiamo che la newco partirà con la cassa
integrazione in deroga, non dovranno più ruotare il personale. L'azienda potrà
chiamare chi le pare e imporre la scelta: o firmi o resti nel ramo morto della
fabbrica. E quali saranno i criteri di selezione? Forse punteggi in cui un operaio
"normale" vale meno di uno "giovanile"?".

A Pomigliano sono i giorni della paura. La si respira nel paesone alle porte di
Napoli con la puzza dell'immondizia bruciata nel deserto della periferia. E fin
dentro il centro, nella passeggiata della domenica mattina tra corso Vittorio
Emanuele e via Umberto I. Perché non c'è solo la Fiat che minaccia di andarsene. Ma
anche il grande indotto di cui nessuno ha ancora svelato le carte. E l'effetto
dell'incontro del 3 novembre spiazza perfino i lavoratori che l'estate scorsa hanno
accettato l'accordo imposto dall'amministratore delegato, Sergio Marchionne: prendere
tutti gli articoli o si chiude.

Di quell'accordo, l'articolo 9 diceva: "Il radicale intervento di ristrutturazione
dello stabilimento Giambattista Vico per predisporre gli impianti della futura Panda,
presuppone il riconoscimento... della cassa integrazione guadagni straordinaria per
ristrutturazione...". Questo vincolo è già carta straccia proprio per volere della
Fiat. Il 3 novembre l'azienda propone la cassa integrazione in deroga a partire dal
15 novembre e ottiene la firma dei rappresentanti di Cisl, Uil, Ugl e autonomi della
Fismic. Contraria la Fiom.

La paura è che quando sarà il momento, la direzione dello stabilimento chiami i
dipendenti uno per uno: "La cassa integrazione in deroga offre più libertà
all'azienda e la possibilità di ridurre il 10 per cento del personale. A quel punto
dovremo decidere se continuare a difendere le garanzie costituzionali o pagare la
rata del mutuo e i testi dei figli a scuola", dice un operaio non iscritto al
sindacato.

Un comunicato della Fiat nega che l'azienda sia al corrente della "scheda Autostamp":
"Abbiamo fatto una ricerca presso lo stabilimento di Pomigliano e possiamo affermare
che la scheda Autostamp non è mai stata utilizzata da Fiat durante la propria
gestione, né prima dell'outsourcing né dopo l'insourcing. Non siamo quindi in grado
di spiegare i criteri con i quali venivano fatte le valutazioni, né abbiamo traccia
del database raccolto da Autostamp.

La nostra gestione non prevede una scheda simile", risponde la Fiat a "L'espresso":
"Al termine del periodo di prova o alla scadenza di contratti a tempo determinato,
c'è una valutazione complessiva da parte del capo responsabile". "L'espresso" ha
girato le stesse domande a Nicola Giorgio Pino, 61 anni, allora presidente del
consiglio di amministrazione della Autostamp, messa in liquidazione nel 2006, e
tuttora a capo di una serie di aziende dell'indotto Fiat. L'amministratore e i suoi
rappresentanti non hanno finora risposto. La scheda Autostamp, secondo i moduli
rivelati da un caposquadra, prevede punti anche su altri fattori come la capacità, la
disponibilità e la volontà. Il punteggio varia da un minimo di 29 a un massimo di 89
centesimi. E, almeno nel periodo di permanenza della società nello stabilimento Fiat,
il voto lo decideva il responsabile del reparto che si doveva esprimere su criteri
non proprio metallurgici quali appunto obesità, aspetto e stile personale.

L'espresso

di Fabrizio Gatti ripreso da 'operaicontro'

pc quotidiano 17- 18 novembre - GLI SCIACALLI

GLI SCIACALLI della morte di Sarah
IL VIRTUALE E LA SOSTANZA


GLI AVVOCATI
“A condurre il gioco con i media ora sono gli studi legali. Sono loro oggi a decidere quando e a chi affidare commenti, dichiarazioni, documenti e persino interviste della tristissima storia. Un divertente gioco dove non conta la costanza dei giornalisti, quanto laloro testata di riferimento...
L'avvocato Galoppa, difensore di Michele Misseri...: “per la mia carriera preferisco i settimanali perchè il nome circola di più, mentre il quotidiano ha la durata di un giorno”...
Più ambiziosa è stata la scelta degli avvocati di Sabrina Misseri, Vito Russo e Emilai Velletri... la scelta è caduta sui programmi televisivi; Abbiamo deciso di far riferimento a 'Porta a Porta' a 'Matrix' perchè li riteniamo più rappresentativi”...
La difesa della famiglia Scazzi, gli avvocati perugini Nicodemo Gentile e Valter Biscotti... hanno deciso di puntare direttamente sul monopolio dell'informazione.. haanno concesso il lasciapassare solo a due telecamere che erano marchiate 'Rai' e 'Mediaset'”(CdM 14/11).
Nel frattempo di fare “molta cassa” con questa pubblicità, qualcuno di loro ha pensato di fare soldi subito, vendendosi a 30 mila euro i verbali, le registrazioni dell'inchiesta giudiziaria.

IL CIRCO MEDIATICO
i giornalisti delle grandi testate televisive e giornalistiche stazionano vicino al Tribunale di Taranto, al Carcere, ai luoghi di Avetrana, con il portafoglio aperto. Pagano gli intervistati (la tariffa media è 100 euro), decidono cosa devono dire, indirizzano gli umori della gente, le “tifoserie” prima tutti contro l'orco' Miclele, ora tutti contro Sabrina, tirano i fili per mantenere sempre alta l'attenzione, devono fare ogni giorno scoop per non far esaurire questo “filone d'oro” trovato.
Mentre gli oscuri e spesso banali “esperti” dei programmi televisivi non mollano le poltrone.

IL FRATELLO DI SARAH
“... ho chiesto a Lele Mora se aveva in mente qualcosa per me. Non mi dispiacerebbe la televisione. Credo di avere delle potenzialità e per questo mi sono rivolto a Mora. Se non lo sa lui cosa farmi fare... la bocciatura di Mora non avrebbe convinto Claudio il quale, accompagnato dal padre e da un legale, ha visitato altre agenzie milanesi di spettacolo”. (CdM 17/11)

IL SINDACO E IL TURISMO DELL'ORRORE
“L'idea del Sindaco è questa: aprire un concorso nazionale rivolto ad artisti disposti a realizzare una statua che ricordi Sarah così come tutti ce la immaginiamo in quel suo ultimo pomeriggio di fine agosto... “Vorrei che si rappresentasse la ragazza mentre cammina con lo zaino in spalla, le cuffiette alle orecchie e vicino a lei la sua inseparabile randagia Saetta che l'accompagnava sempre in quel tragitto. Lo sguardo di Sarah e del suo cane – aggiunge il sindaco – devono essere rivolti verso il mare”.

COSA C'E' DIETRO TUTTE LE PAROLE? SOLDI!
COSA C'E' DIETRO LA MORTE DI SARAH? SOLDI!

pc quotidiano 17-18 novembre - Paderno dugnano - ancora un operaio gravissimo

il 4 dicembre manifestazione a paderno della rete nazionale sicurezza sui
posti di lavoro
bastamortesullavoro@gmail.com
347-1102638


MILANO, 17 NOV - Sono peggiorate le condizioni, gia' gravissime, di uno
dei sei operai (di cui uno morto nei giorni scorsi) rimasti feriti il 4
novembre a Paderno Dugnano.

L.S., 37 anni, ricoverato in Terapia intensiva all'Ospedale Niguarda di
Milano, da ieri ha sviluppato uno ''shock settico severo'', spiega la stessa
struttura, con insufficienza di diversi organi contemporaneamente. E' stato
quindi rimandato a data da definirsi l'intervento chirurgico che i sanitari
avevano in programma per curare le gravi ustioni che l'operaio ha su gran
parte del corpo. (ANSA).





la rete nazionale per la sicurezza sui posti di lavoro nel quadro della
settimana nazionale di mobilitazione dal 4 all'11 dicembre in tutta italia
promuove una manifestazione a Paderno per il 4 dicembre
invitiamo tutte le realtà impegnate e sensibili al tema a costruirla
insieme.

per adesione e contatti, proposte bastamortesullavoro@gmail.com
335 5244902

rete nazionale per la sicurezza sui posti di lavoro - nodo Milano Bergamo
retesicurezzamilano@gmail.com


leggi il blog quotidiano http://bastamortesullavoro.blogspot.com/

comunicato rete 5 novembre

l'esplosione e il ferimento grave di 7 operai,
sono l'ultimo crimine sul fronte della
sicurezza sul lavoro
i padroni sono assassini - le istituzioni complici - il governo intanto
peggiora la situazione
i sindacati confederali tutti al di là del momento del fatto non fanno
nulla - rsu e rls partecipano, tranne rare eccezioni
alla gestione criminale della sicurezza -
precarietà, ricatto occupazionale, leggi sull'immigrazione fanno il resto
la rete nazionale per la sicurezza sui posti di lavoro è stato finora
l'unico strumento generale di contrasto di tutto questo dalla Thyssen
all'Ilva, da Palermo a Molfetta, da Roma al porto di ravenna...
ma pochi la hanno utilizzata e molti l'hannno boicottata - in primis nel
nostro campo i sindacati di base - tranne lo slai cobas per il sindacato di
classe - usiait roma
altri mettono su patetiche e pietistiche,convegnistiche, strumentali e
inutili 'imitazioni per settarismo, mentalità ristretta, incomprensione
politica e di classe della questione
ma la rete resta l'unica reale proposta nazionale per la denuncia, il
contrasto la mobilitazione
fare della rete lo strumento per colpire a livello unitario di massa i
padroni assassini, il governo e i loro complici all'interno e nel percorso
della indispensabile rivoluzione politica e sociale che metta fine
all'orrore senza fine delle morti sul lavoro, per costruire uno stato un
governo basato sul primato della vita operaia e proletaria e non sul
profitto
l'azione immediata in prima persona da subito nelle fabbriche e nei
territori segnati dalla morte per il lavoro
la manifestazione e l'assemblea nazionale in occasione della conlusione del
processo Thyssen
sono le scadenze attuali di questa guerra di classe che porteremo fino in
fondo

rete nazionale per la sicurezza sui posti di lavoro
bastamortesullavoro@gmail.com
iscriviti alla mailing list
bastamortesullavoro@domeus.it

pc quotidiano 17-18 novembre - processo thyssenkrupp

10 dicembre a torino manifestazione rete nazionale sulla sicurezza sui posti
di lavoro
info naz bastamortesullavoro@gmail.com

PROCESSO THYSSENKRUPP: UDIENZA DEL 17 NOVEMBRE
L'udienza odierna, che ha inizio alle ore 9:30, prevede la esposizione della
sesta parte della requisitoria del pm.
La sostituta Laura Longo riprende la trattazione degli elementi soggettivi
del reato, soffermandosi in massima parte sulla consapevolezza del pericolo
per l'incolumità pubblica derivante dall'omissione dolosa delle cautele
antinfortunistiche, specificando nei dettagli le motivazioni per cui - nel
nostro caso - ricorrono le motivazioni per addebitarli tutti agli imputati.
Successivamente sarà il procuratore Raffaele Guariniello a far luce sui
differenti livelli di responsabilità, circa gli infortuni sul lavoro, dei
diversi dirigenti delle aziende; lo fa seguendo il dettato della Legge
626/94 - che all'epoca dei tragici fatti era la legge che regolava la
materia della sicurezza sui posti di lavoro - e delle sentenze pregresse
della Corte di Cassazione, compresa la recentissima numero 38991 del 4
novembre 2010 che stabilisce che l'intero cda dell'azienda è responsabile
per le conseguenze (nel caso specifico la morte, per tumore da esposizione
all'amianto, di undici operai alla Montefibre di Verbania) derivate dal
mancato rispetto delle norme di sicurezza: questo anche se nominalmente il
responsabile fosse soltanto uno di loro delegato all'uopo.
Appare utile ricordare che gli imputati erano perfettamente a conoscenza del
fatto che il piano di sicurezza della Thyssenkrupp era carente e che
occorreva - per ottenere il certificato di prevenzione incendi - attuare
diversi interventi, tra i quali l'installazione di un impianto automatico di
spegnimento incendi: nonostante questo, gli stessi non avevano provveduto ad
attuare gli interventi necessari, chiedendo continue proroghe fino al
dicembre 2007 (infatti il certificato prevenzione incendi l'azienda lo
otterrà soltanto nel gennaio 2008).
Questo assassini sapevano benissimo che c'era alto rischio di propagazione
di un incendio di grandi dimensioni: a fronte di ciò - per risparmiare poche
migliaia di Euro - non hanno fatto nulla per contrastarlo, procrastinando in
maniera criminale gli interventi necessari alla messa in sicurezza degli
impianti; questo nonostante, nel 2002, si fosse sviluppato - presso il
laminatoio Senzimir 62 - un incendio durato tre giorni, a seguito del quale
l'allora ad della Thyssenkrupp Acciai Speciali Terni è stato condannato con
sentenza definitiva per la mancanza di un impianto di spegnimento automatico
degli incendi.
La prossima udienza è calendarizzata per martedì 23 novembre, mentre salta
quella di mercoledì 1° dicembre.
Torino, 17 novembre 2010

Stefano Ghio - Rete sicurezza Torino

pc quotidiano 17-18 novembre -- milano via imbonati immigrati in lotta

corteo studentesco sotto la torre nella giornata nazionale di lotta degli studenti
iniziative in ogni parte d'italia a sostegno e controinformazione
partecipiamo alla manifestazione del 20 novembre

proletari comunisti

massima solidarietà, adesione, partecipazione e sostegno informativo
nazionale

slai cobas per il sindacato di classe
coordinamento nazionale
cobasta@libero,it


Cari compagni e compagne, vi scrivo per aggiornarvi sulla mobilitazione dei
lavoratori immigrati della Torre di via Imbonati.
Ieri sera al presidio si è svolta una riunione del comitato con le forze che
sostengono la lotta. La riunione era stata decisa domenica dopo la
partecipatissima assemblea di domenica del comitato immigrati nazionale per
discutere più approfonditamente una serie di proposte da sviluppare a
Milano. Nella riunione è stato confermata la presenza dei compagni del
comitato alla manifestazione studentesca di domani e la manifestazione per
il 20 novembre... inoltre a Milano ieri pomeriggio dopo la manifestazione al consolato egiziano è stato arrestato e credo internato nel Cie di via Corelli un ragazzo del presidio.
E' particolarmente in questo momento che bisogna rilanciare il sostegno al
presidio e ai compagni sulla Torre. In questi giorni si è potuto toccare con
mano la solidarietà del quartiere e la tanta gente venuta a solidarizzare e
si puo' affermare con certezza che la lotta sta acquistando visibilità e
sostegno. Il momento che sembra difficile puo' essere superato in primo
luogo allargando ulteriormente la partecipazione alla manifestazione del 20
novembre.
Credo che sia molto importante anche far circolare nei luoghi di lavoro, tra
i delegati e i lavoratori informazioni su quanto sta succedendo.


comitatoimmigratiitalia.milano@gmail.com

pc quotidiano 17-18 novembre - 25/26 novembre contro la violenza sessuale -iniziativa mfpr a Taranto

26 NOVEMBRE

PER SARAH, PER CARMELA, PER TUTTE E' GIUSTO RIBELLARCI! Basta con le
uccisioni/violenze contro le donne! Basta con la violenza quotidiana di
questo sistema sociale che nega lavoro, reddito, vita, dignità.

Per il 25 novembre, giornata internazionale di lotta contro la violenza
sessuale delle donne, si stanno organizzando mobilitazioni in varie
città, per rappresentare, dare visibilità, alle varie forme, fatti
emblematici di violenze sessuali e soprattutto di uccisioni delle donne che
quest'anno sempre di più stanno accadendo, e che, ognuna e nell'insieme,
mostrano un sistema sociale da moderno medioevo, in cui è Berlusconi che si
fa primo "violentatore" della dignità delle donne.

Anche a Taranto come donne dobbiamo portare un messaggio: UNIAMOCI,
RIBELLIAMOCI!
Anche la triste uccisione di Sarah Scazzi non è una vicenda particolare,
privata ma sta mostrando la condizione pratica, ideologica a cui questo
sistema sociale costringe/restringe le ragazze, le donne, sta mostrando il
ruolo di morte della famiglia, il peso dei valori maschilisti/di possesso
dominanti e a volte influenzanti anche le stesse donne; ma sta mostrando
anche il ruolo squallido da avvoltoi del circo mediatico, che fa della morte
di una ragazza una merce su cui farci guadagni.

Ma a Taranto vi sono state altre uccisioni di donne, altre violenze
sessuali: il 26 novembre non solo saranno tre mesi dalla morte di SARAH, ma
al mattino vi sarà anche il processo per un'altra morte e violenza: quella
del 2007 ad un'altra ragazzina, CARMELA di 13 anni, che si buttò da un
balcone a Paolo VI, uccisa dagli uomini che l'avevano violentata e dallo
Stato che invece di aiutarla la rinchiuse negli Istituti e ora le nega
ancora giustizia.

Noi lavoratrici, precarie, noi disoccupate che da anni stiamo facendo lunghe
e dure lotte nella nostra città per il lavoro, il salario, per i diritti, ma
anche per la dignità di noi donne, sappiamo sulla nostra pelle come queste
violenze affondano nelle violenze quotidiane fatte di negazione di una vita
decente, di scaricare su di noi la crisi, di subordinazione, oppressione;
sentiamo come inaccettabile che un capo di governo spenda 7 mila euro per
una notte e a noi sono negate anche 500 euro per sopravvivere.

PER QUESTO PROPONIAMO ANCHE ALLE ALTRE DONNE:
FACCIAMO A TARANTO IL 26 NOVEMBRE UNA MOBILITAZIONE IN LEGAME CON LE ALTRE
CITTA'.
Al mattino ore 9,00 presidio al Tribunale
La sera ore 18 p.zza M. Immacolata presidio, assemblea pubblica, video
con la presenza dei genitori di Carmela e Associazione "IoSòCarmela" di
Napoli.

Facciamo sì che non i mass media, i talk swoh parlino, ma che siamo noi
donne, ragazze a parlare della nostra vera condizione di vita.

TA 11.11.10
Le lavoratrici, le disoccupate del MOVIMENTO FEMMINISTA PROLETARIO
RIVOLUZIONARIO

per com. mfpr@libero.it - 3475301704 - T/F 0994792086



COMUNICATO DELL'ASSOCIAZIONE "IoSòCarmela".


Sarah & Carmela... le due facce della stessa tristissima medaglia!

Taranto 25/26 Novembre 2011, per una "curiosa" coincidenza in queste
giornate convergono 3 importanti note dolenti della nostra società, infatti,
il 25 novembre è la giornata internazionale di lotta contro la violenza
sessuale sulle donne, mentre il giorno dopo venerdì 26 novembre sono 3 mesi
esatti dalla morte della piccola Sarah Scazzi di soli 15 anni e nello stesso
giorno si celebra presso il Tribunale di Taranto il processo contro 3 degli
stupratori della piccola Carmela Cirella di 13 anni uccisa anche lei dalla
infinita cattiveria degli "uomini" e dalla "colpevole inadeguatezza"
dell'operato delle istituzioni.

A Taranto il Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario per quelle
giornate ha indetto diverse manifestazioni alle quali ci ha invitato ad
aderire tra cui anche quella di un presidio davanti al Tribunale di Taranto
per chiedere quella giustizia che a Carmela ancora oggi a distanza di quasi
4 anni dalla sua morte le viene negata.

Nella veste di Presidente dell'Associazione per la tutela dei diritti di
minori e famiglie "IoSòCarmela" nata proprio in virtù dei fatti accaduti a
Carmela, ma anche nella veste di padre della piccola Carmela, aderisco e
invito ad aderire tutti coloro che hanno a cuore i diritti dei minori
principalmente per mettere in evidenza alcuni aspetti su come vengono
diversamente trattati dai media e dalle istituzioni casi come quelli di
Sarah e Carmela.

Su Sarah si sta esagerando in modo vergognoso, dando in pasto agli avvoltoi
qualsiasi cosa possa solleticare la morbosa curiosità della gente,
calpestando le più elementari norme scritte e non che regolano l'etica
professionale qualunque essa sia, la dignità umana, il rispetto, la
coscienza. Oltretutto questo showbusiness montato intorno alla piccola Sarah
rischia di ostacolare notevolmente il lavoro degli investigatori dando
(qualora ce ne fosse ulteriore bisogno) addirittura ai colpevoli la
possibilità di nuovi spunti su cui fondare le loro tesi difensive.

Su Carmela al contrario, visto che non abbiamo dato a nessuno la possibilità
di mercificare il nostro dolore, si sono totalmente spenti i riflettori,
anche quando invece dovrebbero servire per far venire alla luce quanto di
sporco c'è dietro la vicenda di Carmela che a tutt'oggi nè la magistratura
riesce o vuole far emergere, nè tantomeno le Istituzioni dello Stato a
partire dal Ministro della Giustizia Angelino Alfano rispondono come loro
dovere alla nostra insistente richiesta di intervento.

Queste manifestazioni a cui come sopra accennato aderisco ufficialmente,
sono soltanto l'inizio di una mia personale protesta, entro nel merito come
presidente dell'associazione che rappresento per far rispettare i diritti
della minore Sarah Scazzi che dopo essere stata uccisa dalla barbarie degli
"uomini" continua ad essere oltraggiata dalla loro cupidigia continuando ad
essere uccisa ogni giorno, ovviamente nel caso di mia figlia Carmela estendo
anche alla mia figura di genitore della piccola Carmela Cirella il mio
impegno attivo e concreto volto ad ottenere dal ministero della giustizia
l'intervento dei propri ispettori mirato a far emergere quelle
responsabilità che a tutt'oggi non si vuole far venire fuori da addebitare a
tutte le istituzioni che sono state coinvolte nella gestione del caso di
nostra figlia!

Il 5 ottobre dello scorso anno mi sono personalmente recato a Roma dal
ministro per essere ricevuto, ho avuto la promessa di tempestivo
interessamento da parte del sottosegretario Alberti Casellati, a di stanza
di piu' di un anno da allora nessuno ha mantenuto fede agli impegni presi,
pertanto mi trovo costretto a dover valutare anche la possibilita' di
iniziare proteste pacifiche ma allo stesso tempo clamorose e visibili...
visto che a quanto pare nel nostro paese si può ricevere la doverosa
attenzione di chi ci governa solo ed esclusivamente facendo puntare i
riflettori dei media!

IL PRESIDENTE DI "IoSòCarmela" - ALFONSO FRASSANITO - 13.11.2010

pc quotidiano 17 -18 novembre - parma ..NO a via 'martiri delle foibe' ,

NO all’intitolazione di una via di Parma ai “martiri delle foibe”
SI all’intitolazione di una via di Parma ai partigiani italiani all’estero

Il Comune di Parma, con la riunione di lunedì 15 novembre ‘10 della
Commissione Toponomastica presieduta dall’assessore Fecci, ha deciso l’intitolazione
di una via della città ai cosiddetti “martiri delle foibe”.
Esprimiamo la nostra netta contrarietà di democratici antifascisti di Parma
a questa scelta.
Vittime delle foibe, al confine nordorientale dell’Italia con l’allora
Jugoslavia, sono stati nel settembre-ottobre 1943 e nel maggio 1945 alcune
centinaia di italiani in gran parte militari, capi fascisti, dirigenti e
funzionari dell’amministrazione dell’Italia occupante la Jugoslavia,
collaborazionisti. Si è trattato nel complesso di circa seicento vittime
(escludendo dispersi e fucilati in guerra, deportati e morti in campi di
concentramento, ecc.) per mano di partigiani jugoslavi, conseguenza dell’odio
popolare e della rivolta nei confronti dell’Italia fascista che aveva dagli
anni ’20 sottomesso e oppresso le popolazioni slave delle zone di confine e
poi aggredito militarmente e occupato interi territori della Jugoslavia fino
a fare della slovena Lubiana una provincia d’Italia.
Dalla foiba di Basovizza, assunta a simbolo di tutte le foibe, sono state
rinvenute le spoglie di una decina di uomini soltanto, e tutti militari
tedeschi.
Riportiamo alcuni nominativi di italiani riconosciuti quali “martiri delle
foibe”.
- Cossetto Giuseppe, infoibato nel ’43 a Treghelizza, possidente, segretario
del fascio a S. Domenica di Visinada, capomanipolo MVSN (Milizia Volontaria
Sicurezza Nazionale, sottoposta direttamente ai tedeschi), già squadrista
sciarpa Littorio;
- Morassi Giovanni, arrestato a Gorizia nel maggio ’45 e scomparso,
Vicepodestà e Presidente della Provincia di Gorizia;
- Muiesan Domenico, ucciso nel ’45 a Trieste, irredentista, legionario
fiumano, volontario della guerra d’Africa, squadrista delle squadre d’azione
a Pirano;
- Nardini Mario, ucciso nel ’45 a Trieste, capitano della MDT (Milizia
Difesa Territoriale, sottoposta direttamente ai tedeschi), già XI Legione
MACA (milizia fascista speciale di artiglieria controaerei);
- Patti Egidio, ucciso nel ’45, pare infoibato presso Opicina,
vicebrigadiere del 2° Reggimento MDT, già MVSN, GNR (Guardia Nazionale
Repubblicana), squadrista;
- Polonio Balbi Michele, scomparso a Fiume il 3 maggio ’45, sottocapo
manipolo del 3° Reggimento MDT;
- Ponzo Mario, morto nel ‘45 in prigionia, colonnello del Genio Navale, poi
inquadrato nel Corpo Volontari della Libertà del Comitato di Liberazione
Nazionale (antifascista) di Trieste, arrestato per spionaggio sul movimento
partigiano jugoslavo in favore del fascista Ispettorato Speciale di PS
(Pubblica Sicurezza, sottoposta direttamente ai tedeschi);
- Sorrentino Vincenzo, arrestato nel maggio ’45 a Trieste, condannato a
morte da tribunale jugoslavo e fucilato nel ’47, ultimo prefetto di Zara
italiana, membro del Tribunale Speciale della Dalmazia che comminava
condanne a morte con eccessiva facilità secondo gli stessi comandanti
militari italiani (“girava per la Dalmazia, e dove si fermava le poche ore
strettamente indispensabili per un frettoloso giudizio, pronunciava sentenze
di morte; e queste erano senz’altro eseguite”).
E’ assolutamente grave, mistificatorio, e inaccettabile che persone come
queste, fascisti e criminali fascisti, vengano ricordate definendole
“martiri” e attribuendo loro riconoscimenti come l’intitolazione di una via
cittadina.
Chiediamo alla Giunta Comunale di Parma città delle Barricate antifasciste
del ’22 e medaglia d’oro della Resistenza di desistere dal proposito di
realizzare “via martiri delle foibe”.
Chiediamo al Comune di Parma di dedicare una via ai quarantamila soldati
italiani che l’indomani dell’8 settembre ’43 si unirono alla Resistenza
jugoslava e combatterono insieme con l’Esercito Popolare di Liberazione
Jugoslavo, la metà di loro dando la vita in quell’epica lotta nei Balcani,
per
la liberazione dal nazifascismo e il riscatto dell’Italia dell’onta in cui
il fascismo l’aveva gettata.

COMITATO ANTIFASCISTA E PER LA MEMORIA STORICA – PARMA

pc quotidiano 17-18 novembre - Genova 2011 ..una assemblea a Genova

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Dieci anni fa centinaia di migliaia di persone, giovani e adulti, donne ed
uomini, di tutto il mondo si diedero appuntamento a Genova per denunciare i
pericoli della globalizzazione neoliberista e per contestare i potenti del
G8, intenti a convincere il mondo che trasformare tutto in merce avrebbe
prodotto benessere per tutti.

Quel movimento diceva - e ancora oggi dice - che la religione del mercato
senza regole avrebbe portato al mondo più ingiustizie, più sfruttamento, più
guerre, più violenza. Che avrebbe distrutto la natura, messo a rischio la
possibilità di convivenza e persino la vita nel pianeta. Che non ci sarebbe
stata più ricchezza per tutti ma, piuttosto, nuovi muri, fisici e culturali,
tra i nord ed i sud del mondo. Non la pacificazione, conseguenza della "fine
della storia", ma lo "scontro di civiltà".

Avevamo ragione, e i fatti lo hanno ampiamente confermato.

Oggi, di fronte alla devastante crisi economica, sociale, ambientale,
culturale ed etica, le ragioni di allora sono ancora più evidenti.

Per questo, vorremmo costruire un percorso condiviso che porti sia coloro
che c'erano dieci anni fa sia - e soprattutto - quanti non c'erano a
ritrovarsi a Genova dal 19 al 24 luglio del 2011, per tessere reti più forti
di resistenza, di solidarietà, di speranza e di costruzione di alternativa
alla barbarie.

Inoltre, già a partire dal 24 giugno, sarà allestita la mostra-evento
"Cassandra. Genova 2001-Genova 2011", che ripercorrerà i dieci anni
trascorsi da quegli eventi e nell'ambito della quale saranno disponibili
spazi aperti di incontro e riflessione nei fine settimana che precedono i
giorni finali sopra indicati, dedicati al Forum dei Movimenti ed al ricordo
dei fatti di dieci anni fa, a cui tutti possono portare il loro contributo
anche organizzativo.

Ci auguriamo che Voi possiate condividere con noi questa esigenza di
ripensare, recuperare, allargare ed aggiornare quello "spirito di Genova"
che ha segnato una generazione. Ciò non per rivolgerci nostalgicamente
indietro, a quella che ormai è storia, ma per guardare avanti, al futuro che
abbiamo tutti e tutte la responsabilità di costruire.
Per parlare di queste proposte, l'invito è a riunirsi in Assemblea a Genova
il giorno 12 dicembre 2011, dalle ore 10, presso il Laboratorio Sociale
Occupato autogestito Buridda - Via Bertani 4 (vicino piazza Corvetto) Genova

pc quotidiano 17-18 novembre - PER NON DIMENTICARE SABRA E CHATILA,

VENERDI 19 NOVEMBRE 2010

PER NON DIMENTICARE SABRA E CHATILA, i profughi palestinesi in Libano
una ferita ancora aperta...

a partire dalle ore 20.00
CENA POPOLARE "ARABA"

a seguire ORE 21.30

TESTIMONIANZE, DIBATTITO, VIDEO E MOSTRE FOTOGRAFICHE CON ALCUNI DEI
PARTECIPANTI DELLA DELEGAZIONE ITALIANA RECATASI NEI CAMPI PROFUGHI
PALESTINESI IN LIBANO NEL MESE DI SETTEMBRE 2010.

INTERVENGONO - CATERINA MARI, ALBERTO MARI E RODOLFO GRECO -

Il ricavato della serata è destinato al "PROGETTO FLOTTIGLIA" per
rompere l'assedio a Gaza.

PRESSO IL CENTRO OCCUPATO AUTOGESTITO DI VIA TRANSITI 28, MILANO

MM ROSSA FERMATA PASTEUR

mercoledì 17 novembre 2010

pc quotidiano 17-18 novembre - La gioventù sahrawi: no ai negoziati, si alla lotta armata!




Il testo in spagnolo è di facile lettura

Sáhara: centenares de jóvenes reclaman vuelta a la lucha armada


La población comienza a cansarse de la “pasividad” del Frente Polisario ante lo que está ocurriendo, está exigiendo una respuesta y ha comenzado a organizarse al margen del Polisario.

Centenares de jóvenes saharauis se manifestaron este sábado, en reclamo al Frente Polisario, para el retorno a la guerra debido a la masacre producida por parte de las fuerzas de ocupación marroquí contra sus compatriotas en Gdeim Izik el pasado lunes 8 de noviembre, así como frente a la sede de la ACNUR.

"Los jóvenes saharauis gritaban consignas a favor del retorno a la guerra y reclaman a la dirección saharaui, adoptar una posición más firme para salvar a los saharauis bajo el control y la represión marroquí en los territorios ocupados del Sahara Occidental".

Los manifestantes entregaron una carta al Presidente Mohamed Abdelaziz, Secretario General del Frente Polisario, en la que expresaban lealtad a la causa nacional y que están dispuestos a "tomar las armas y morir por su país".


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Tinduf se revuelve de desesperación
Txema Santana/ Guin Guin Bali

Mientras Marruecos avanza en su bloqueo informativo y ataque contra la población saharaui al oeste del muro que divide el Sahara Occidental, la población residente en Tinduf comienza a cansarse de la “pasividad” del Frente Polisario ante lo que está ocurriendo. Diversas fuentes confirman que la población de Tinduf está exigiendo una respuesta y ha comenzado a organizarse al margen del Polisario.

“Lo que está ocurriendo en El Aaiún es una masacre”, dice Brahim, uno de los saharauis residentes en Tinduf con los que hemos hablado. Según nos relatan, grupos de residentes en los “territorios liberados” han comenzado a reunirse paralelamente al Polisario para organizar una reacción a la “limpieza étnica marroquí sobre el pueblo saharaui”.

“Hemos pedido al Polisario que responda a la agresión que está sufriendo el pueblo saharaui por parte del ejército de Marruecos y de los colonos”, continua, añadiendo que “en Tinduf estamos muy preocupados con lo que están permitiendo en los territorios ocupados”.

En territorio canario, familiares de los pobladores de Tinduf también han confirmado que estas reuniones se estarían llevando a cabo y que el Polisario es consciente de las mismas, pero que “no las pueden frenar, porque la rabia que tienen ahora mismo es mucha”.

Desde el Frente Polisario se ha confirmado este extremo y, añaden, que esta presión no sólo se está produciendo al este del muro, sino que en Canarias y otras regiones de España, los ciudadanos saharauis están pidiendo una respuesta rápida y una actuación por parte de organismos internacionales.

martedì 16 novembre 2010

pc quotidiano 16 novembre - terzigno .. la lotta continua imposto il divieto di sversamento

C'erano oltre mille cittadini, nel tardo pomeriggio di oggi, a riempire e circondare con rabbia la sala consiliare di Terzigno e la pressione sociale per il Sindaco si è fatta probabilmente ineludibile. Così lo stesso Sindaco Auricchio ha dovuto finalmente firmare un'ordinanza in cui si vieta ad horas lo sversamento nella ex cava Sari per ineludibili ragioni di salute pubblica! Un testo di ordinanza proposto dagli avvocati dei comitati civici.
Del resto il famoso "papello" firmato dai sindaci con Berlusconi, che come comitati abbiamo sempre respinto, ma che i sindaci avevano invece firmato, vincolava pur sempre lo sversamento nella ex-cava Sari ai risultati delle analisi ambientali. Le ennesime! Ebbene ovviamente anche queste analisi ci hanno dato risultati shock e una conferma su tutte: la discarica è una bomba ecologica in un territorio già gravemente compromesso, specie per la condizione delle falde acquifere! La salute di tutti è in pericolo!!
Ora, per essere conseguente a questa ordinanza, il sindaco Auricchio deve inviare la polizia municipale a verificare che sia rispettata! Certo, il Prefetto può poi avocarla, ma a quel punto, considerando anche quello che gli stessi sindaci avevano concordato col presidente del consiglio, c'è da chiedersi che senso abbia la parola delle Istituzioni nel nostro territorio e gli stessi documenti da loro firmati...

Per parte nostra continuiamo con ancora più vigore il presidio sulla rotonda panoramica (ieri sera centinaia di persone fino a notte fonda) e chiediamo a tutti i media e gli osservatori indipendenti di dire finalmente, alla luce di questi elementi, chi rappresenti la democrazia e la trasparenza oggi a Terzigno e Boscoreale e chi la violazione sistematica di ogni regola e di ogni promessa che vagamente garantisca la salute pubblica.
A noi è sempre più evidente che la democrazia oggi è rappresentata dai cittadini che si frappongono al funzionamento di uno sversatoio mefitico in cui si continua a inquinare in deroga a ogni principio democratico, mentre chi militarizza il territorio è portatore di un arbitrio autoritario e illegale.
Naturalmente tutta questa documentazione va anche alla Procura di Nola, da cui ci aspettiamo che prenda finalmente delle iniziative per tutelare quel che resta della democrazia e del bene pubblico nel nostro territorio. Ce ne sono tutte le condizioni, anche giuridiche.

Comitato per la difesa del territorio area vesuviana

pc quotidiano 16 novembre - napoli - studenti con lo spezzone autorganizzato

Perché il 17 novembre abbiamo scelto di partecipare alla costruzione uno spezzone autorganizzato? Il 17 novembre è stato proclamato, da molti anni, Giornata Internazionale dello Studente, ed in quel giorno si terranno come sempre manifestazioni in parecchie città italiane. Da anni però, questa data è stata svuotata del suo contenuto di lotta. Il 17 novembre è diventata l’ennesima sfilata di partiti, partitini e sindacati studenteschi – emanazione di quelli concertativi – che proprio come i loro “progenitori” svendono le istanze dei lavoratori, si accordano con la controparte, hanno rinunciato alla lotta.

Ci siamo autorganizzati perché non dimentichiamo che, negli ultimi venti anni, a demolire il sistema formativo nel nostro paese, a colpire duramente i diritti degli studenti, a condannarci alla disoccupazione o alla precarietà a vita, ad ipotecare il nostro futuro, sono stati sia i partiti di centrodestra che quelli di centrosinistra, con l'appoggio complice di CGIL-CISL-UIL.
Ci siamo autorganizzati perché vogliamo riprenderci il nostro diritto a studiare, a pensare criticamente, a decidere, ad agire, scavalcando e lasciandoci alle spalle chi, da anni, ci parla di “dialogo” e “moderazione” salvo poi venderci come merce di scambio, oggi come studenti, domani come lavoratori! Perché non vogliamo delegare la nostra rappresentanza. Perché a ciò che verrà dopo Berlusconi dobbiamo ancora resistere, perché la nostra lotta per l'uguaglianza e la libertà non si accontenta di un cambio di facciata, ma vuole mettere in discussione tutte le ingiustizie che vigono nella nostra società: lo sfruttamento, la disoccupazione, il taglio dei servizi sociali, l'attacco ai diritti più elementari, la condizione dei migranti...

Chi siamo? Siamo studenti, dottorandi, ricercatori, docenti precari... Ma siamo prima di tutto donne e uomini che lottano: contro la devastazione ambientale, contro il neofascismo, che hanno lottato per la reintegrazione delle agevolazioni ai trasporti a Napoli per le fasce più deboli, che hanno nel cuore la causa dei popoli oppressi che combattono quotidianamente per la propria terra e per il diritto al ritornarvi, come fa, instancabilmente, quello palestinese da ormai più di sessant’anni.

Siamo gli studenti che occupano, autogestiscono, assieme ai lavoratori, la mensa pubblica universitaria, per far capire alla Regione che i soldi vogliamo che vengano spesi come noi vogliamo e non come vuole qualcun altro, altrimenti le cose ce le riprendiamo senza chiedere il permesso. Siamo studenti-lavoratori-precari, che passano notti lavorando “a nero”, per pochi spiccioli, in locali, ristoranti; che la mattina rispondono alle telefonate nei call center, che si ritroveranno gettati in un mondo del lavoro sotto attacco e, oramai, senza tutele, dove ogni garanzia, frutto di decenni di lotte, ci viene negata.

La repressione poliziesca ed il linciaggio massmediatico non sono gli unici modi sperimentati da decenni per far fallire le lotte che genuinamente sorgono. Cercando di disattivarci anche diffondendo pregiudizi contro chi si impegna, o insegnandoci che si deve distinguere fra i manifestanti “buoni” ed i “cattivi”...

Ma un altro modo di combattere per i propri diritti è possibile! Negli ultimi mesi l'abbiamo visto in Grecia, oppure in Francia, dove gli studenti e i lavoratori hanno riempito le piazze contro la riforma del sistema pensionistico del Governo Sarkozy. L’abbiamo visto qualche giorno fa in Inghilterra, dove in 50.000 hanno riempito le strade della capitale contro gli spropositati aumenti delle tasse universitarie, occupando e sanzionando il quartier generale del partito conservatore... Ma l’abbiamo visto anche qui da noi dove gli abitanti di Terzigno, Giugliano e Boscoreale hanno lottato senza riserve, nonostante le cariche, gli arresti e i tentativi di criminalizzazione, contro la devastazione del nostro territorio.

Per questo dobbiamo costruire in autonomia i nostri percorsi di lotta e reclamare un nuovo protagonismo dal basso, lontani da bandiere e sigle che da tempo hanno dimenticato tutto ciò. Il 17 Novembre a Napoli a Piazza del Gesù ci sarà la piazza dell’autorganizzazione, che vorrà rappresentare la sintesi di tutto questo e un nuovo punto di partenza.
Vogliamo fare la nostra parte nella costruzione di una reale opposizione sociale nella nostra città e in Italia, dalle scuole ai posti di lavoro.

Il futuro non è scritto!

Collettivo Autorganizzato Universitario - Napoli

pc quotidiano 16 novembre - le operaie tessili in lotta nel bangladesh

In Bangladesh, ci sono 455 grandi fabbriche tessili che occupano 4 milioni di lavoratori, in maggioranza donne. Le donne rappresentano l’80% della manodopera dell’industria tessile, subiscono aggressioni ed imprigionamenti.
QUESTI OPERAI (UOMINI E DONNE) SONO I PEGGIO PAGATI DEL MONDO, prendono circa 18 euro al mese (meno di un euro al giorno). Durante gli ultimi 5 anni, i beni di prima necessità come il riso, il grano e gli affitti sono aumentati di circa il 43%. I lavoratori iscritti a sindacati nel settore tessile sono circa 100.000 (uno su 40), ma la rivendicazione unitaria di 55 euro al mese ha permesso una maggiore adesione ed una unità nella lotta. Queste officine producono per Wal-Mart, Marks, Spencer, Carrefour, Zara, … Producono per i nostri marchi ! [1]
Il padronato ha “invitato” i dirigenti sindacali ad una riunione proponendo un salario mensile di 33 euro. Se certi sindacati hanno accettato, i sindacati più radicali hanno rifiutato, valutando che questa somma ridicola sia insufficiente alla sopravvivenza dei lavoratori.


I LAVORATORI RESISTONO, bloccano le strade, incendiano le fabbriche e le materie prime, distruggono le macchine. Dall’inizio del 2010, i lavoratori hanno perso la pazienza. Con la crisi, si è aggravato ancor più il deterioramento delle condizioni di lavoro e di sfruttamento, dovute all’aggravarsi della concorrenza tra i paesi. Questa la motivazione di questa esplosione. Da alcuni mesi, gli operai si stanno battendo con la polizia in tutte le città del paese. La polizia è stata rinforzata da una sezione militare speciale (forza rapida di intervento) e da una milizia speciale armata di stanza nei pressi delle officine (Ansars).


I PADRONI DEL TESSILE MINACCIANO… di delocalizzare. Ad un sindacalista inglese, il ministro del lavoro racconta la sua impotenza: “Il problema in Bangladesh è che le multinazionali della grande distribuzione non pagano questi aumenti salariali. Ogni anno, le multinazionali calano i prezzi, e spingono verso il basso anche i salari. Voi dovete controllare le multinazionali, se voi volete aiutare i lavoratori del tessile.” [2]


L’ORGANIZZAZIONE. Il punto debole del movimento, è che non ha una direzione unificata. [3] In Bangladesh, ci sono 6.000 sindacati, in concorrenza gli uni con gli altri, con poche coalizioni sindacali. Il denaro proviene soprattutto dall’Europa o dagli Stati Uniti d’America, ed ecco la lotta per ricevere questi fondi.
Il partito [sedicente] comunista inglese, (giornale Morning Star). Molto riformista, sostiene la lotta degli operai del tessile, ma non ne sostiene le loro azioni più violente. I veri comunisti non possono solo battersi per dei salari migliori, si danno come obiettivo nel corso della lotta la costruzione di un’altra società, e la Storia ha dimostrato che questo non si può fare in maniera legale e pacifica.
Ci sono partiti maoisti, legati alla guerra popolare in India, che partecipano a delle azioni armate, come il PBSP MUG-Bangladesh, ma non sappiamo bene come sia il legame tra la lotta dei lavoratori del tessile e la lotta armata. I lavoratori del tessile del Bangladesh hanno imparato rapidamente nella lotta di classe, la legalità, l’illegalità, la resistenza allo Stato, come si può apprendere in tutta la durata di una vita. Non si può accontentarci di dire che bisogna lottare, bisogna passare ad un'altra tappa della lotta contro le multinazionali mondiali. [4] Sosteniamo la lotta degli operai del tessile in Bangladesh.
Viva l’internazionalismo proletario !


Traduzione a cura del Circolo operaio di Proletari comunisti – Venezia


[1][nel testo originale la parola “nostri” era in maiuscolo, noi la teniamo minuscola perché non siamo così idioti dal pensare alla bandiera nazionale quando si tratta di marchi di aziende capitalistiche, dato che peraltro il capitalismo è il primo motore guerrafondaio della Storia ad aver mosso guerra al concetto di nazionalità, n.d.T.]
[2] [ovviamente il governo del Bangladesh è strettamente legato all’Occidente, ma l’articolista rappresenta una realtà viziata principalmente dalle multinazionali per significare che poi sono esse che dettano legge, e non certo, nemmeno, il governo stesso, n.d.T.]
[3] [anche qui la rappresentazione dell’articolista al problema –la unità del movimento sindacale- astrae dalla storia concreta del Bangladesh nonché in un certo senso anche dalla necessità che ha ogni movimento di svilupparsi dal basso per essere tale, determinando poi una guida, e non certo dandosi la priorità di “unirsi” anche con gli opportunisti ed i venduti; un problema del genere lo abbiamo anche in Italia, n.d.T.]
[4] [qui vediamo come i compagni di “Partisan” non inseriscano mai nel loro articolo il termine “imperialismo”, che delle multinazionali è stato il “naturale” primo prodotto; ciò perché qui i compagni di “Partisan”, civettano con il movimento “noglobal”, che ha orrore del termine “imperialismo”, n.d.T.]

traduzione dei compagni del circolo prol com veneto di un articolo sulla Lotta delle lavoratrici tessili in Bangladesh nel 2010, tradotto da "Partisan"
Le “Canuts” del XXI secolo !
da “Partisan”, novembre 2010 – n.4)


[Il movimento operaio all’inizio del XIX secolo visse un grande passaggio con la lotta dei “Canuts”, ossia degli operai setaioli di Lione]