sabato 15 maggio 2010

pc quotid 16-17 maggio La Tavola della "Pace" apparecchiata per borghesia imperialista


Ma quale pacifismo, ma quale non violenza, la Tavola della "Pace" del pd Lotti è sempre più la copertura dei crimini imperialisti dei governi italiani.
A benedire la Marcia per la pace Perugia-Assisi del 16 maggio c'è stato l'incontro tra i rappresentanti della Tavola col generale Camporini, capo di Stato maggiore della
Difesa. "L'incontro di oggi, il primo di questo genere, è importante per la nostra democrazia", ha detto il coordinatore Flavio Lotti e il generale gli ha ribattuto che "i problemi si possono risolvere solo integrando le capacità di forze armate e pacifisti" e poi, del resto, «Non c'è pacifista più pacifista dei militari» (il manifesto 2.05.2010)!
E' lo stesso coordinatore che durante il sequestro dei volontari di Emergency si preoccupò della "credibilità" dell'occupazione imperialista italiana in Afghanistan chiedendo a questo governo di riaprire l'ospedale di Emergency e liberare i volontari ("obiettivi che deve assumere il governo italiano per ridare un minino di credibilità alla nostra presenza in Afghanistan").
E' una "credibilità" buona per i falsi pacifisti della Tavola della Pace.
Noi che abbiamo davanti agli occhi i massacri di civili, le vite spezzate dei bambini afghani, la nuova Abu Ghraib del carcere di Parwan stiamo dalla parte della resistenza popolare afgana.

prolcomra@gmail.com

pc quotid 16-17 maggio Il moderno Minculpop

Il governo vuole chiudere Internet com'è adesso per dare voce solo a sè stesso.
Il ministro Maroni ci aveva provato subito dopo l'aggressione al capo del governo di dicembre. Entusiasta di questa scelta si erano dichiarati subito Schifani e Fede. Ma troppa opposizione al progetto, basta fare passare un pò di tempo. Il tempo, infatti, è servito a Maroni per preparare un emendamento al decreto sulle intercettazioni che commina multe fino a 12 mila euro per le mancate rettifiche e un codice di "autoregolamentazione" dei provider dei siti web per evitare che l' uso "malevolo" della circolazione del libero pensiero si trasformi in una minaccia per l'ordine pubblico!
In contemporanea, i giornali borghesi fanno sapere di un prossimo "sbarco" su Facebook di Berlusconi. Come sta usando la tv in senso propagandistico per creare consenso, così farà con l'uso di Internet per parlare direttamente al "popolo".
E' fantapolitica pensare che possa usare la rete per raccogliere firme virtuali per cambiare la Costituzione?

prolcomra@gmail.com
15/05/2010

pc quotidiano 15 maggio -torino repressione e menzogne de 'la stampa'

QUALE GIORNALISMO?

Torino, venerdì 14 maggio, ore 16:00: mentre continua l'esposizione dello "straccetto sporco" del 1300, un gruppo di una ventina di compagni anarchici cerca di appendere - alle Porte Palatine, nelle vicinanze del duomo - uno striscione nero con la scritta "Tutti liberi"; il riferimento è all'arresto, nei giorni scorsi, di sette compagni per gli scontri che hanno preceduto lo sgombero del centro sociale Lostile di corso Vercelli 32.

Subito intervengono decine di rappresentanti delle "forze dell'ordine", decisi a salvaguardare i "poveri" pellegrini dal conoscere l'ennesima prevaricazione da parte delle "divise blu" contro gli occupanti di spazi pubblici inutilizzati da decenni: nasce un parapiglia al termine del quale due compagni vengono fermati e denunciati per "resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale".

Ovviamente il giorno dopo l'articolo che "La busjarda" dedica all'avvenuto è affidato alla penna di quell'ignobile scribacchino che risponde al nome di Massimo Numa: ci pare inutile soffermarci a spiegare il taglio del pezzo, come al solito vergognosamente dalla parte del potere costituito.

Il signor Numa non fa affatto un buon servizio al giornalismo: non è come pretende di fare lui che avvicina la gente alla lettura dei quotidiani; ma forse questo non interessa né al suo editore né tanto meno a lui.

Torino, 15 maggio 2010



Stefano Ghio - Proletari Comunisti Torino

pc quotidiano 15 maggio corteo antifascista a milano per il 22 maggio

22 Maggio, Corteo da Piazza 24 Maggio
By Anonimo
Published: 15/05/2010 - 15:28
autore: MilanoAntifascistaAntirazzista
La Milano Antifascista in mobilitazione permanente
contro il corteo di Forza nuova il 22 Maggio 2010
Fuori fascisti e razzisti dalle nostre città!!
Nel mese di maggio diverse forze di matrice nazi-fascista hanno previsto una serie di iniziative a
Milano. Le loro idee sono vecchie, gli slogan sempre uguali: un misto di nazional-socialismo e
populismo che non risponde alla precarietà dilagante, che non impensierisce certo le banche, ma
fomenta razzismo e odio, alimentando guerre fra poveri per annullare il conflitto sociale e la
solidarietà.
La Milano Antifascista e Antirazzista ha risposto con diverse mobilitazione, passando per il 25 aprile,
l'1-2 maggio, attraversando i quartieri della città.
I quartieri meticci sono antifascisti perché attraversati da lotte per riconquistare diritti, libertà e
dignità, lotte solidali e antirazziste. L’azione territoriale nei quartieri è un lavoro che continueremo a
mettere in campo da San Siro a Via Padova, da Quarto Oggiaro a Ticinese, con molte iniziative che
ogni realtà sociale costruirà nei propri territori. Un percorso di mobilitazione e denuncia che passerà
anche per il centro della città, a partire da martedì in Prefettura, e giovedì in Piazza Fontana.
La Milano Antifascista e Antirazzista non permetterà che la storia si ripeta, non permetterà che,
grazie a connivenze o compiacenze delle istituzioni, si lasci spazio ai nazi-fascisti e rigurgiti del
ventennio che si proclamano avversari delle banche, ma sono invece utili idioti ad uso del potere.
Così ci insegna anche la storia di Piazza Fontana, luogo simbolo della violenza fascista (e di Stato) e
delle stragi nere, in cui i nazi-fascisti hanno addirittura annunciato di voler passare.
Non accetteremo nessun corteo di Forza Nuova per le nostre città! Perciò il 22 maggio la Milano che
ama la libertà e rifiuta il fascismo e il razzismo sarà in Piazza XXIV Maggio dalle 14.00, per un corteo
e una mobilitazione di lotta, un momento in cui concretamente far vivere l'antifascismo dentro a
piazze e strade della città attraverso racconti, cultura e musica.
INIZIATIVE:
1 / 2
martedì 18 maggio, ore 18.00 PRESIDIO IN PREFETTURA
martedì 18 maggio, ore 21.00 ASSEMBLEA CITTADINA in Transiti
giovedì 20 maggio, ore 11.00 CONFERENZA STAMPA davanti alla Banca dell’Agricoltura in Piazza
Fontana
sabato 22 maggio, la mattina e la sera attraverseremo la piazza di Via Padova, piazza antirazzista e
dunque antifascista.
sabato 22 maggio, ore 14.00 CONCENTRAMENTO in Piazza XXIV Maggio per un corteo e una
mobilitazione cittadina, per riprendersi la città con la lotta, la musica, la cultura.
2 / 2

pc quotid 15 maggio- milano storie di ordinario razzismo poliziesco

CARCIOFI E MANGANELLI

Sabato 15 maggio 2010.
Questa mattina al mercato di Lambrate di via Valvassori Peroni si è assistito all’ennesimo episodio di aggressione e prepotenza da parte della polizia locale di Milano.
I fatti: ormai da diversi sabati veri e propri blitz di agenti armati, dapprima in borghese oggi invece in divisa, sequestrano agli ambulanti immigrati, sprovvisti dei permessi di vendita, le loro mercanzie per poi portarli in Questura; irrompono tra la gente travolgendo i passanti, identificano chi si indigna e protesta.
Oggi per l’appunto, è stato fermato un gruppo di compagni che era lì proprio per raccontare alla gente quanto sta accadendo, con un volantino e una mostra che allargavano la riflessione anche alla condizione generale degli immigrati nei CIE (Centri Identificazione e Espulsione: Lager per Immigrati). Nel tentativo di protesta verso un paio di agenti che requisivano cassette di verdura, sono stati affrontati con la forza, inseguiti e spinti nelle volanti. Anche questa volta le persone che hanno assistito si sono fermate, borse della spesa alla mano, per opporsi a quell’azione brutale e qualcuno è intervenuto direttamente a sostegno dell’iniziativa dei compagni e scattando fotografie. Ciò ha impedito un sicuro arresto ma in cinque sono stati identificati. A quel punto numerosi frequentatori del mercato hanno offerto i propri contatti e testimonianze (chiunque abbia ulteriori foto o ci voglia contattare trova i riferimenti a fondo pagina).
Ovviamente la cronaca di questi ultimi sabati è una conseguenza della politica securitaria del Comune di Milano, in particolare del vice sindaco De Corato che sabato scorso ha sfilato con il suo codazzo di guardie tra le bancarelle di via Valvassori Peroni per legittimare le retate contro gli immigrati come “giusta pratica della politica della sicurezza”.
Invitiamo tutti e tutte a venire al mercato di Lambrate sabato 22 maggio perché la presenza e solidarietà di molti sul territorio possa impedire il ripetersi di tali angherie.

Non tutti chinano la testa, anche chi la china non la china sempre. Nessuna tregua ai razzisti!

Panetteria Occupata
Via Conte Rosso 20

pc quotidiano 15 maggio le guerre popolari in filippine e india si stringono la mano

pc quotidiano 15 maggio - esce maoist road in italiano



Esce in questa settimana in italiano per la diffusione la vendita, la discussione
la nuova rivista internazionale marxista-leninista-maoista realizzata con la cooperazione di partiti e organizzazioni di diversi paesi.
Il primo numero è interamente dedicato al meeting internazionale tenutosi a Parigi
il 30-31 gennaio.
Non è disponibile per ora in internet, per richiederla bisogna scrivere a ro.red@libero.it

pc quotid 15 maggio MARIARCA: DOLORE PER UNA MORTE INUTILE

Non siamo cinici. Come comunisti ogni morte di un lavoratore, di una donna, comunque sia accaduta, causata da questo sistema capitalista, da questo Stato assassino che salvaguarda i profitti capitalistici, il mantenimento e l'aumento delle ricchezze di un pugno di persone, scaricando la crisi sui lavoratori e le lavoratrici, un sistema economico/politico che permette fiumi di milioni di euro, legali e non, per ministri, imprenditori, politici, loro amici mentre taglia servizi esenziali, la sanità e nega anche il diritto del salario a chi lavora, è una ingiustizia enorme che grida la giustizia del rovesciamento rivoluzionario di questo sistema; è una pesantissima pietra che deve ricadere sui responsabili di queste morti.

Ma per questo, e proprio per questo, non possiamo unirci oggi ai pianti e ai lamenti per la morte di Mariarca a Napoli che per tre giorni si è dissanguata per protestare contro l'Asl che negava lo stipendio.
Dobbiamo dire che è una morte inutile e sbagliata. Una morte brutta, segnale di una perdita in parte del movimento dei lavoratori dei principi della lotta di classe, di vedersi come classe; un segnale negativo di sfiducia e di oggettiva contrapposizione alla lotta collettiva - è sbagliato dire, come diceva Mariarca, che “la situazione è grave: non basta più bloccare le strade...”.

E' il frutto della mancanza di sindacati che si comportino come tali, di un partito dei lavoratori. Senza questi strumenti i lavoratori hanno perso i riferimenti collettivi e la dignità di essere una forza organizzata. Così ognuno, o ogni gruppo di lavoratori si inventa la “sua” protesta individuale. Di fatto però accettando e rientrando, volente o no, nei falsi e interessati canoni di questo stesso sistema da “Grande fratello”.

Così sempre più oggi vi sono operai, lavoratori che pensano che la lotta che vale non è la lotta che blocca la produzione nelle fabbriche, nei servizi, che porta un danno concreto a padroni, Stato, che punta sui rapporti di forza, ma la lotta che renda visibile, che smuova le coscienze. Così questo sistema mentre ti concede il “virtuale”, si appropria della vita reale di milioni di persone.
E su questo non c'è molta differenza tra la protesta di Mariarca che vuole apparire su You tube e, per esempio, i cassintegrati dell'Asinara che una settimana sì e una no appaiono in televisione, ma nulla stanno ottenendo - e ora cosa faranno anche loro? Una protesta estrema?

Queste proteste sono sbagliate! Puntano di fatto sulla presa di coscienza di coloro che invece sono le controparti e i responsabili della perdita di lavoro, di salario; che se coscienza hanno è quella di un vampiro che succhia il sangue per ingrassarsi. Una assurdità impotente, un'illusione suicida! Che impedisce una effettiva lotta di classe.

Per questo, la protesta di Mariarca non è una “bandiera della rivolta contro la precarietà”, ma una bandiera di impotenza, a volte anche tragicamente distruttiva, a cui è tempo di dire basta e voltare pagina; perchè la lotta dei lavoratori, delle lavoratrici cominci effettivamente ad essere "il becchino" di questo sistema ingiusto e di morte!

pc quotid 15 maggio il capro espiatorio

IL CAPO ESPRIATORIO : OVVERO COME SCARICO LA CRISI SUI LAVORATORI E LE MASSE POPOLARI
“Normalmente delinquono” – gli immigrati – dice la Moratti; “Clandestini serbatoio criminale” – rincara la Padania. E in coro si “adegua” l’informazione libera, forse, che qualcuno come Oliviero Beha ha definito una specie di “mussolinismo mediatico”. Così mentre le varie inchieste, dalla Lombardia all’Aquila-da Milano a Roma, mostrano che i furbetti del quartierino siedono in Parlamento, e che insieme ai poteri forti, dalle banche alle imprese, si sono, e continuano a, mangiarsi i soldi dei lavoratori e il futuro dei giovani, tutelati da leggi ad personam e protetti dai “tutori” dell’ordine pubblico, si alza l’ennesimo polverone in difesa di questo sistema corrotto e criminale. Con lo spettro della “la Grecia è vicina” e con la “necessità”, di dover applicare la politica di lacrime e sangue per salvaguardare “i picciuli”, si devono distrarre lavoratori e masse popolari, reale obiettivo di queste politiche, dando loro in pasto il “mostro in prima pagina”. Così la Padania esulta per lo “Stop ai prestiti agli stranieri furbetti” e la decisione di dare una stretta alla “sanità in rosso” - (esultando e affermando) – “che chi sbaglia paga”.
Ma i furbetti si chiamano Moratti e company che hanno giocato i soldi della collettività nei fondi speculativi e che anziché risarcire pensano bene di aumentare le tasse, che si chiamino Ecopass o per l’Expo; gli stessi che “combattono chi occupa le case”, ovvero chi lo fa per necessità - perché perde il lavoro o perché ha stipendi da fame -, e poi regala case di outing sociale (canone agevolato) – come in via Savona, zona Navigli, al figliolo di Scajola. Truffaldini sono Formigoni e soci, che continuano ad elargire soldi ad una Sanità privata, modello Confindustria, che ha prodotto un mare di false fatture-falsi ricoveri-operazioni inutili, al solo scopo di ingrossare le tasche di manager e “luminari” del profitto; mentre la Sanità pubblica e la Ricerca subiscono continui tagli di soldi e posti di lavoro, e dove sta per abbattersi l’ennesima scure del blocco dei rinnovi dei contratti e della criminale campagna denigratoria del “lavoratore pubblico = fannullone”. Riuscire a sfuggire, per lavoratori e masse popolari, a questo fuoco di sbarramento non è facile e il rischio di una deriva reazionaria di “guerra tra poveri” non è facile vista la convergenza della cosiddetta opposizione di centrosinistra, che in questi anni ha fatto come e peggio del Pdl, plaudendo agli sgomberi degli “abusivi” o spartendosi la torta e dirigenti nella Sanità. E altrettanto difficile è la difesa dei diritti sindacali quando la tanta decantata anomalia Cgil, boicotta lo sciopero degli scrutini dei precari della scuola o, come scritto nel documento approvato al congresso della Funzione pubblica, si dice che bisogna accelerare il progetto Pensione Integrativa per rubare gli ultimi spiccioli dei lavoratori.
Se negli anni 70 il sistema capitalista era terrorizzato dallo slogan “la Cina è vicina”, oggi questo spettro si chiama “la Grecia è vicina”, e la soluzione, la risposta, per lavoratori e masse popolari per sconfiggere i loro piani non può essere che contaminazione tra maoismo e rivolta.

pc quotid 15 maggio convergenza tra razzismo padano e gruppi neofascisti

IL MODERNO FASCISMO DEL GOVERNO LEGIFERA : LA BASE RISPONDE, OVVERO LA CONVERGENZA E L’UNITA’ TRA RAZZISMO PADANO E PROVOCAZIONI DEI GRUPPI NEOFASCISTI
Dunque la Moratti e Maroni ci dicono che “l’immigrato normalmente delinque” e quindi è normale che la base, ovvero i sindaci padani –vicini al popolo-, tagli la mensa ai figli degli immigrati morosi o che escludano dal sostegno i lavoratori, non italiani, delle aziende in crisi. Cosa non diversa dagli slogan dei fascisti di Forza Nuova, “lavoro, case, sussidi, agli italiani”. Se il governo “tira le orecchie”, si fa per dire, alle banche che sono la causa della crisi, aumentando gli stipendi dei manager e non facendogli restituire il maltolto, è normale che la Lega reclami per se l’istituzione della Banca Padana togliendo i prestiti agli “stranieri furbetti”, anche questa cosa non diversa dalla crociata di FN “contro i poteri forti” – le banche- che affamano il popolo italiano, che è l’ennesima provocatoria chiamata a riprendersi la piazza, in questo maggio milanese, nella settimana che va dal 22 al 29. Non dimenticando la “lotta alla prostituzione” e la “barbarie della 194” che vede le giunte locali fare rastrellamenti di immigrate per le strade, per poi umiliare-violentarle-picchiarle nelle caserme o Cie che siano, ed elargire multe ai clienti, o incentivare la libertà “di espressione” dei medici e farmacisti obiettori, che non applicano una legge dello Stato e poi si arricchiscono nei loro studi privati sulla pelle delle donne. Allora è normale che un ex consigliere leghista, Felice Cogliati di 63 anni, a Cologno al Serio nella bergamasca, in questi giorni a giudizio, tra il 2005 e il 2006 abbia pensato bene di mettere in pratica una propria giustizia, fatta di minacce e rapine ai danni di ragazze immigrate schiave del rachet della prostituzione; cosa non diversa dalle crociate di Fn che nei giorni scorsi si sono presentati in un ospedale di Massa, contro la 194, al grido di “stupratele tutte, tanto poi abortiscono”.
Nelle pagine dei giornali tutto ciò o non trova spazio o diventa normale, mentre non trovano spazio altre notizie o nel caso siano casi troppo clamorosi, i bravi giornalisti li riducono a folclore o riducono a trafiletti in penultima pagina. Le notizie che non trovano spazio sono fatte di memoria storica e nuda e cruda realtà dell’oggi, che vede il diffondersi il razzismo per i lavoratori terroni che rubano il lavoro ai “nobili” padani (ma nella crisi questo non era appannaggio degli immigrati), questo humus sta dilagando dalla scuola alla sanità; così come il detto “siciliano di merda” non è un retaggio del passato ma un fatto accaduto in questi giorni a Casale Monferrato, dove il gestore di una piscina, ha così apostrofato un insegnante di sostegno, originario di Vittoria – RG -, reo di non usare l’educazione padana, ovvero sani schiaffoni, nei confronti dei ragazzini “diversamente abili” non capaci di entrare in vasca; così come è bene ricordare che la battaglia contro i poteri forti, le banche affamatrici del popolo, l’estrema destra l’hanno gia praticata negli anni settanta e si chiama bomba alla banca dell’Agricoltura, Piazza Fontana 12 dicembre 1969, così come difendevano il lavoro degli italiani assaltando i picchetti operai nelle fabbriche.
E’ necessario un antifascismo e antirazzismo a 360 gradi, culturale-politico-militante, per contrastare questo vecchio e moderno fascismo

venerdì 14 maggio 2010

pc quotid 14 maggio 400 nomi

Berlusconi sulla lista del costruttore Anemone dei 400 nomi eccellenti: "ho fatto avere loro potere, visibilità, stipendi da 20 mila euro al mese".
Come per Tangentopoli, il capo del governo, primo tra gli arricchiti illegalmente, ne approfitta, grazie all'inchiesta sulla "cricca" delle Grandi Opere (G8 e molto altro ancora), per eliminare esponenti della classe politica del suo partito sgraditi a lui e a Bossi. Il suo fedele cane da guardia, la Lega, con Tosi, sindaco di Verona, dice: "è molto difficile che in quegli elenchi finisca qualcuno dei nostri. La Lega ha la fortuna di avere una classe politica nuova, non avvezza a certe logiche". Però non è imbarazzato per niente dalla contraddizione che il suo partito sostiene questo governo di corrotti.
La stampa, e in particolare quella alle dipendenze dirette del capo del governo, cavalca l'inchiesta e, addirittura, da tutti i quotidiani viene creata l'immagine di un presidente del consiglio che guarda amareggiato la corruzione intorno a lui che e si fa interprete di una "nuova moralità" della politica borghese.
Ma che ci faccia il piacere!
La corruzione è nel dna dello stato borghese e, quando è in proporzioni colossali e in una fase di crisi sociale con licenziamenti e cassintegrazione di massa, con i salari insufficienti a sopravvivere, sembra che la classe politica e i mass media la scoprino solo il quel momento e comincia la solita litania: tutti corrotti, nessun corrotto, oppure poche anomalie di un sistema sano.
"Vi ho fatto parlamentari, ministri, e voi che mi combinate?" è la concezione della politica del capo-padrone del governo, quello che ha riempito il parlamento di personaggi pronti a dire sempre sì, che hanno fatto passare l'infinita serie di leggi ad personam. Oggi non grida al complotto delle "toghe rosse" ma usa la corruzione venuta fuori dalle inchieste sugli appalti di stato per epurare e scaricare alcuni. Un uso opportunistico per fare crescere il consenso intorno alla sua figura. Ogni passo, infatti, va nella direzione della costruzione di un regime attorno al suo uso narcisistico del potere.
La questione morale ci fa vedere una gigantesca ragnatela di centri di potere mantenuta con risorse economiche smisurate che s'intreccia con gli interessi degli affaristi borghesi. Interessi monopolistici, altro che libertà d'impresa!
E, al solito, l'opposizione brilla per inerzia, stando molto attenta a non dare la spallata al governo. L'Idv chiede una commissione d'inchiesta e il Pd incrocia le dita per non andare al voto anticipato.
Quindi all'opposizione sociale rimane il compito di costruire la propria forza per rovesciare questo governo e tutti i governi dei padroni.
Noi proletari comunisti pensiamo che sia l'ora che gli operai si formino alla politica per creare la "propria" politica, indipendente da tutti i partiti borghesi. Abbiamo indicato la strada organizzata dei circoli di proletari comunisti come luogo di discussione, di formazione e di organizzazione proletaria.
Solo i comunisti non separano la politica dalla morale.
Questo teatrino messo in piazza da Berlusconi oggi sembra ricordare il "governo di capaci e onesti" di berlingueriana memoria che era solo nella testa del suo autore (e si è vista la fine degli eredi del suo partito riformista e del suo carrozzone di amministratori, banche, fondazioni, assicurazioni, coop). Non esiste nella realtà di questo sistema sociale capitalista ma solo fuori e contro.
E a condizione che si spezzi la macchina statale e se ne costruisca un'altra.
La riforma dello stato è un'illusione se pensiamo solo al groviglio di vipere velenose che si annida in ogni ambito del suo apparato.


prolcomra@gmail.com
14/05/2010

pc quotid 14 maggio l'antifascismo non si processa...ma serve azione e organizzazione

Giovedì 13 maggio si è tenuta la seconda udienza del processo contro 2 giovani antifascisti, accusati di resistenza e lesioni a pubblico ufficiale e porto di oggetti atti ad offendere, per gli scontri del 28 febbraio 2009 contro l'apertura della sede di forza nuova a bergamo, avvenuta con tanto di parata militare dei fascisti scortata dalle forze dell'ordine.

Ricordiamo che in quella giornata un grosso presidio si trasformò in manifestazione che terminò con le cariche della celere nel mezzo del traffico cittadino del centro e con il fermo per parecchie ore di circa 60 manifestanti, di cui i giovani ora a processo, (furono arrestati e rilasciati dopo alcuni giorni nonostante uno avesse anche la testa rotta).In quei giorni si mostrò apertamente la voglia di usare la mano sempre più pesante di questura e digos, avvallata dal cambio di passo del nuovo ministro degli interni sulla gestione dell'ordine pubblico.

Infatti come è stato confermato anche dalle dichiarazioni di un giornalista de l'eco di bergamo, presente in strada quel giorno, il motivo addotto per giustificare le cariche, ovvero la notiza di vetrine del centro devasate dai manifestanti, non ha nessun riscontro nella realtà e diventa il pretesto per cariche e rastrellamenti per la città.
Altro esempio lampante che dimostra questa tesi è il video dell'agente digos inquadrato mentre si leva il passamotagna dopo aver pestato con un manganello estensibile in testa un ragazzo... oppure le provocazioni verbali durante le ore di fermo in questura ai danni degli antifascisti attuate da alcuni carabinieri del reparto celere che si dichiaravano reduci da Nassiria....

All'esterno del tribuale anche questa volta si è tenuto un presidio indetto dal comitato difesa e solidarietà antifascista 28zero2, con buona patecipazione in particolare di giovani, per manifestare contro il fascismo e la repressione che colpisce anche gli antifascisti mentre governo e istituzioni danno agibilità a forze politiche antidemocratice, fuori dalla stessa costituzione che sono libere di aprire spazi di aggregazione.
Come ha in programma di fare forza nuova che a bergamo ha annunciato di volersi spostare in un quartiere popolare della città per aprire una sede aperta al pubblico, per questo proletari comunisti che ha sostenuto attivamente e partecipato all'inizativa ha portato la necessità di trasformare i processi in mobilitazione e la denuncia del:"complessivo processo politico, economico, ideologico da moderno fascismo che in tutti i campi viene realizzato da parte del governo, dello Stato. E' questo moderno fascismo che chiaramente alimenta, utilizza, incoraggia l'azione dei gruppi di fascisti, continuando l'iniziatva nel pomeriggio con l'affissione di una locandina in vari punti del quartiere per informare la popolazione (mercato, discount e fermate di mezzi pubblici) con scritto: "fuori i fascisti dalla città, no all'apertura della sede di fn in via borgo palazzo, per una rete antifascista militante, sociale, culturale".

Una necessità per contrastare anche a Bergamo la politica di populismo e razzismo di lega-pdl e l'inconsistente contrasto reale della falsa sinistra che su vari fronti ne ha aperto la strada con provvedimenti razzisti, basta vedere la vicenda di zingonia vero e proprio fascismo sociale verso gli immigrati con sindaco pd, o quella dei parcheggiatori senegalesi all'ospedale una 50, che da anni fanno questo servizio e ora chiedono di lavorare regolarmente e invece vengono sostituiti da una cooperativa esterna per mettere masse contro masse e in più gli viene detto dall'ass. invernizzi della lega di rivolgersi all'ufficio servizi socilale del comune che funzione bene (quando ci sono migliaia disoccupati a bg), come altro eclatante evento, così lo chiamano tutti i partiti, è l'adunata degli alpini con tanto di tricolore che resta in citta per 1 mese, che viene trasformata in parata nazional popolare, un esempio dell'italia che vorrebero gente come Bertolaso che in merito all'adunata dice:"abbiamo visto cosa significhi essere italiani, ma nessuno lo dice", forse bisognerebbe chiederlo a questa donna che scrive a eco di bg:"tra ieri e oggi ho avuto problemi con mia figlia di 7 mesi per via degli insistenti apprezzamenti anche pesanti fatti da persone che gia alle 11 di mattina si portano dietro l'odore dell'alcool", la risposta del direttore :"i fatti che racconta fanno parte di una festa di 400mila persone....ma crediamo siano sopportabili in cambio dell'allegria che hanno portato gli alpini in citta". Ma ancora piu ridicola è la presa di posizione del consigliere prov sinistra per bg (prc,pdci,sd) che di fronte a questo scenario ammonisce che questo evento non va strumentalizzato a fini politici!!!

prossima udienza 5 luglio con discussione e probabile sentenza

altra data da ricordare come esempio di repressione è l'inizio del processo per le contestazioni contro ferrara che si terrà il 19 maggio a bergamo e che vede imputati 20 compagni.

segue articolo stampa


Tribunale. Nuova udienza per gli incidenti avvenuti il giorno dell'inaugurazione della sede di Fn. Processo per gli scontri del 2009
la difesa gioca i testimoni chiave

■ «Le ferite che ho riscontrato
sul braccio del ragazzo
possono essere compatibili con
un gesto di difesa, sono sicuramente
state provocate da un oggetto
contundente, forse un
manganello». Sono le parole
del medico che ha visitato il
21enne di Como arrestato con il
25enne di Seriate a seguito degli
scontri avvenuti in città il 2􀁵
febbraio dello scorso anno,
giorno dell'inaugurazione della
nuova sede di Forza Nuova.
Ieri il medico è stato sentito come
testimone nella nuova
udienza del processo che vede
sul banco degli imputati i due
giovani, difesi dall'avocato
Francesca Longhi, accusati a
vario titolo di violenza, resistenza
e lesioni a pubblico ufficiale
e porto e detenzione di
oggetti atti a offendere. Come
avvenuto durante la precedente
udienza in aula c'erano molti
giovani amici degli imputati
che hanno voluto seguire passo
passo tutte le testimonianze e
prendere parte anche alla manifestazione
di protesta, con
tanto di striscioni antifascisti,
organizzata all'esterno del Tribunale.
I􀀏􀀱I 􀀢􀀁TTI􀀣􀀁 sono stati sentiti
gli ultimi cinque testimoni della
difesa: il medico, un giornalista
e altri tre giovani, (tra cui
una 20enne rimasta ferita durante
una carica della polizia)
che avevano assistito a quanto
accaduto il 2􀁵 febbraio. Particolarmente
importanti le testimonianze
del medico di famiglia
che aveva visitato il 21enne
e il racconto della 20enne di Albano.
«Ero stata avvertita dai
familiari di quanto accaduto 􀁸
ha dichiarato il medico 􀁸 ho vistato
il ragazzo giorno 3, quindi
alcuni giorni dopo l'episodio.
Aveva una ferita lacero contusa
con ecchimosi ed escoriazioni,
poi aveva contusioni alla spalla
e al braccio destro, oltre che al
capo. Per quanto riguarda le ferite
al braccio, non si trattava di
lesioni provocate da una caduta,
ma da percosse, penso che
siano compatibili con una forma
di difesa». La 20enne di Albano
si è invece soffermata sulla
carica della polizia in cui è
rimasta ferita: «Mi trovavo a
Bergamo con il mio ex ragazzo 􀁸
ha raccontato ai giudici 􀁸 dovevamo
andare a una mostra,
poi abbiamo incontrato alcuni
nostri professori che ci hanno
parlato della manifestazione e
abbiamo deciso di prendere
parte al presidio. Mi ero fermata
per soccorrere una signora
che era a terra, quando sono
stata travolta dalla carica della
polizia. 􀀗o cercato solo di proteggermi
con il braccio e ho riportato
una microfrattura, c'erano
venti o trenta poliziotti».
Dopo sono stati ascoltati gli altri
tre testimoni. La difesa ha
chiesto e ottenuto che vengano
acquisiti e messi agli atti i filmati
delle televisioni locali che
hanno ripreso la manifestazione.
Il processo è stato poi rinviato
al prossimo 5 luglio per la
discussione e probabilmente la
sentenza. ■ M􀀁.SC.

pc 14 maggio -palermo delegittimati !

Il presidente del consiglio comunale di Palermo, Campagna, dopo mesi che non
si riunisce un consiglio, lancia un appello a tutti i gruppi consiliari:
“Bisogna uscire da questo stagno [politicamente parlando sta meglio pantano ma
Campagna è un ignorante conclamato]”; il consigliere di maggioranza (una
maggioranza forte per numero di consiglieri), Tantillo, chiede a tutti i
consiglieri di firmare una mozione di sfiducia “così ce ne andiamo a casa e
liberiamo la città”!!!

Il consiglio provinciale, dopo aver preso atto che qualche dirigente [di cui
si devono ancora accertare le colpe!!!] ha prelevato dalla cassa della
Provincia, si è giocato e ha perso 35 milioni di euro in borsa, non riesce a
riunirsi: e di cosa dovrebbe parlare? Con quale faccia parlerebbero di come
“amministrare” la Provincia?

Alla regione siciliana il caos è davanti gli occhi di tutti, siamo al terzo,
ma già si parla di quarto, governo Lombardo (che potrebbe finire in galera da
un momento all’altro)…

Fra crisi economica, bilanci dai buchi impressionanti, debiti stratosferici e
patti di stabilità che ingessano le spese, diventa sempre più difficile avere
soldi liquidi da spendere in maniera clientelare, per corrompere, ecc. ecc.
[alle ultime elezioni per comprare i voti si è passati anche all’offerta di
polli arrosto!]. E dato che non si può “governare” si scatena all’interno della
borghesia al potere una guerra di tutti contro tutti per rimanere a galla.
Nella politica diventata oramai solo personalistica i politici ci mettono (e ci
perdono) la faccia e quindi sono preoccupati di mantenere un contegno per
essere “presentabili” alle prossime elezioni.
Ma le campagne elettorali si fanno sempre più difficili perché non si può più
promettere niente, mentre tutti chiedono soprattutto il lavoro!

Le istituzioni borghesi, Parlamento, Consigli provinciali, regionali,
comunali, sono arrivate ad un punto morto, non riescono più a funzionare come
prima, quando ancora comunque c’era una parvenza di “gioco democratico” tra
partiti che si dichiaravano contrari.

In questo caos generalizzato sono patetici i tentativi di Napolitano di dare
un tono a questa specie di funerali che chiamano festeggiamenti per il 150°
dell’Unità d’Italia, facendo appello all’orgoglio meridionale, ai dirigenti che
si devono dare una mossa…

Davanti a queste vere e proprie opere dei pupi in versione comica non si ha
più nemmeno la forza di ridere.

È anche per questo che alla “profonda spaccatura dell’Italia”, come dice
Lombardo, che fa tornare a galla la “questione meridionale”, insieme alla
“profonda delegittimazione” della borghesia al potere, i proletari e le masse
popolari colpite duramente dalla crisi devono dare una risposta nuova.

pc 14 maggio - genova A SAIA' DURA

E sono quarantacinque! Sì, quello del "Corriere Mercantile" di venerdì 14 maggio è il quarantacinquesimo annuncio della partenza dei lavori del Terzo Valico ferroviario dei Giovi, quell'opera faraonica, inutile e ecodistruttrice altrimenti denominata TAV Genova-Milano.

Proprio quest'ultimo dettaglio è, a tutti gli effetti, un clamoroso falso propinato da chi vuole questo scempio: infatti, questa vergogna dovrebbe servire - lo dicono persino i sostenitori dell'opera - per collegare in futuro il porto di Genova con quello olandese di Rotterdam; a questo punto basta consultare una cartina per capire che non avrebbe alcun senso far passare la nuova linea per Milano.

Anche il citato quotidiano, che va annoverato tra i favorevoli allo scempio, ne riporta una con segnati i tracciati dei vari corridoi ferroviari previsti nel nord Italia: pur essendo questa in formato mignon, consultandola si può tranquillamente dedurre che la linea - se mai verrà effettivamente fatta - passerà per Novara e non per Milano, per arrivare dove dovrebbe compiere una deviazione assurda che farebbe perdere ulteriormente di senso a questo progetto.

Occorrerebbe che gli amministratori che governano le varie istituzioni cominciassero a dire le cose come stanno realmente; forse non lo faranno mai, per paura di perdere ulteriori consensi ai pochi di cui gode quest'opera, ma se sperano di poter portare avanti indisturbati questo scempio si illudono.

Come si dice in Alessandria: A SAIA' DURA!

Genova, 14 maggio 2010




Stefano Ghio - Comitato promotore Circolo Proletari Comunisti Genova

giovedì 13 maggio 2010

pc quotid 13 maggio Con la rivolta degli immigrati di Ribera!

Un altro proletario immigrato è morto sul lavoro, ammazzato dallo sfruttamento padronale.
Si chiamava Ameur Ghrairi, tunisino di 24 anni, è morto lunedì scorso durante la raccolta delle arance a Ribera, in provicia di Agrigento perchè il trattore era sovraccarico e i soccorsi sono arrivati in ritardo.
La rivolta dei braccianti tunisini di Ribera non poteva non esplodere. Come si può sopportare una condizione di schiavitù che costringe esseri umani ad accettare turni massacranti, salari da fame, il pizzo ai caporali, il rischio di infortunarsi o di lasciarci la pelle al lavoro, le discriminazioni, i diritti che non valgono per loro? Che vuol dire avere ottenuto un pemesso di soggiorno quando la tua vita dipende da un contratto di lavoro che ti obbliga a ritmi infernali? Quel contratto non dice niente di diritti, dignità. Cittadinanza, ricongiungimenti, reddito, devono fare i conti col razzismo di stato della Bossi-Fini, con il pacchetto sicurezza del governo Berlusconi.
Quanto pensa, la borghesia italiana, che possa durare il silenzio, l'invisibilità di migliaia di proletari immigrati? Che comincino i benpensanti a preoccuparsi perchè le nostre banlieues sono cariche di rabbia e di odio di classe.
Dopo Rosarno lo dobbiamo ripetere ancora: le vostre arance non cadono dal cielo. Sono il frutto del sudore e della fatica di uomini resi schiavi per il profitto dei padroni italiani. E, con le rivolte seguite alle violenze di mafia, razzismo di stato, i proletari immigrati hanno dimostrato la validità della legge degli sfruttati: ribellarsi è giusto! Solo così hanno rispetto ed ascolto.
L'autorganizzazione dei proletari immigrati sta facendo i suoi passi. Hanno capito che con i partiti della sinistra di palazzo e con i confederali la loro lotta è soffocata, non serve.
Invece serve ora una mobilitazione nazionale per raccogliere il grido delle rivolte di Villa Literno, Rosarno, Milano e Ribera.
Per questo sosteniamo la Proposta della Rete nazionale per la sicurezza sul lavoro per una campagna contro le morti sul lavoro dei proletari immigrati.
prolcomra@gmail.com
13/05/2010

pc quotid 13 maggio . il meccanismo perverso dello stato di polizia

Ormai sia se si tratta di normali cittadini, che di sedi sociali e manifestazioni politiche, si va generalizzando un meccanismo annunciato che porta a picchiare e/o arrestare.
Sbirri in azione che si rendono autori di brutalità e violenze arroganti, se poi dici o fai qualcosa per fermarli, per evitare di fare la fine deigià molti assassini polizieschi, allora fai resistenza e vieni o puoi essere arrestato.
Sbirri a Torino sgomberano un centro sociale, chi lo occupa attua normali forme di resistenza, a distanza di settimane poi si trova arrestato.
Dobbiamo opporci a tutto questo, rivendicando localmente ma anche nazionalmente la libertà dei compagni arrestati, la fine delle brutalità poliziesche.
Le questure se devono essere covi di violenze è giusto che siano bersaglio stabile di manifestazioni, di tutte le manifestazioni, perchè non importa il tema della lotta - e per cittadini inermi non vi è neanche questo - il meccanismo perverso dello stato di polizia, tassello indispensabile del regime di moderno fascismo in formazione, deve essere denunciato, combattuto, fatto arretrare...
Questo è possibile.

proletari comunisti

pc quotid 13 maggio- la cricca? l'intero governo Berlusconi e l'apparato statale

Scaiola non si presenta ai giudici " nun me piace" dice , mentre i giornali si riempiono del vasto campionario di ministri, parlamentari,esponenti di partito e di istituzioni che abitano a casa Anemone, ufficiale pagatore della cosiddetta cricca;
ma nei nomi dei beneficiari spiccano il capo della polizia di prima De Gennaro e l'attuale capo della polizia Manganelli.
E' ben chiaro quindi che non di anomalia si tratta ma di normalità di gestione di affari e appalti, e che se si deve parlare di cricca, sono tutti parte di questa cricca a diversi ruoli.
Non è un problema di giudici, anche se vogliamo che le inchieste vadano a fondo e provvedimenti vengano presi, ma di legittimità di istituzioni e de suoi gestori
che rende questo governo da dimettere, questo parlamento da sciogliere, questo stato da abattere.
Al di sotto di questo obiettivo nessuno si può definire realmente di opposizione allo stato di cose esistente e questo riguarda partiti, sindacati, movimenti, che
fuori dalla contesa e truffa elettorale devono porre con chiarezza l'obiettivo necessario.
Necessario anche per combattere la discarica della crisi sui salari, pensioni, servizi sociali,lavoro ecc.
E'questo il dato di partenza del lavoro politico proletario e del fronte di opposizione.


proletari comunisti

pc quotid 13 maggio India violenze contro il popolo dei revisionisti al potere

In Kerala governo un governo reazionario nelle mani di un sedicente Partito Comunista dell'India (marxista), un partito da tempo legato alla borghesia compradora, agli speculatori immobiliari protagonista varie volte di repressione ai danni delle masse popolari. Nelle scorse settimana questo governo socialfascista ha scatenato il terrore contro le masse di un intero villaggio, Kinalur, nel distretto di kozhikode seguendo le indicazioni del ministro dell'industria.
.

La brutale violenza è stata scatenata contro le masse che denunciavano i legami tra ii dirigenti del PCmarxista con la mafia immobiliare. Quando i manifestanti hanno cercato di bloccare gli accessi agli uffici del dipartimento dell'industria per denunciare la costruzione di una autostrada a quattro corsie al servizio degli speculatori e industriali, vi sono state forti cariche della polizia
Molti manifestanti, inclusi donne e anziani sono rimasti feriti, alcuni gravemente colpiti da lacrimogeni, granate
Attualmente l'unica industria esistente nella zona è la VKC Calzature di propietà di un ex-PCmarxista. Il governo dice di voler sviluppare il distretto industriale, ma senza alcun tipo di progetto...
La polizia in assetto antisommosssa non si è limitata a disperdere i manifestanti, ma ha rotto porte di case e colpito anche vecchi, e distrutto veicoli che si trovavano nei cortili delle case
Il Ministro de Industria Elamaram Kareem, un proprietario terriero neoliberista del PC marxista ha affermato che la autostrada sarà costruita a tutti i costi

pc quotid 13 maggio Basta sfruttamento, basta morti di immigrati sul lavoro, basta razzismo!

Supersfruttato, con un salario da fame, invisibile dopo il lavoro come tutti i suoi compagni. Ma Ameur Ghrairi, tunisino di 24 anni, è morto durante la raccolta delle arance a Ribera, in provicia di Agrigento perchè il trattore era in sovraccarico e i soccorsi sono arrivati in ritardo.

Ancora una volta c'è voluta una rivolta dei moderni schiavi immigrati per rompere il silenzio. Un'ennesima morte sul lavoro di un lavoratore immigrato che richiede una mobilitazione a livello nazionale.

dalla cronaca del quotidiano l'unità del 12 maggio

Ameur, 24 anni travolto dal mezzo. La Procura di Agrigento indaga: soccorsi in ritardo?

La rivolta Gli immigrati incrociano le braccia, protesta in municipio: più sicurezza

Momenti di tensione quando gli stagionali si sono diretti in città



CATANIA



www.unita.it

Muore schiacciato dal trattore

Tunisini in rivolta negli aranceti

Aveva 24 anni, Ameur era uno dei tanti immigrati che faticano nella raccolta delle arance a Ribera, in provicia di Agrigento. È morto schiacciato dal trattore, forse troppo carico. Sciopero e proteste degli immigrati.



Questa volta è toccata ad un tunisino, Ameur Ghrairi, fare salire l’indecente statistica dei morti sul lavoro.

Aveva ventiquattro anni e lavorava a Ribera nella raccolta delle arance. Aspettava che


finisse la stagione per spostarsi a Pachino, nel sud est della Sicilia dove per tutta

l’estate gli extracomunitari rappresentano la principale forza lavoro nella raccolta dei


pomodori.

Era arrivato da circa otto mesi a Ribera, un grosso centro agricolo in provincia di


Agrigento. Lavorava nei campi ed era benvoluto da tutti.

I suoi compagni lo descrivono comeun ragazzo tranquillo, con la testa sulle spalle.


Uno che lavorava sodo e non aveva grilli per la testa.

Era venuto in Italia per mettere da parte un po’di soldi e costruirsi un domani in


Tunisia o forse anche in Italia.

Per Ameur Ghrairi non ci sarà nessun domani. E’morto schiacciato dal trattore che


stava guidando.

Il mezzo carico di frutta si è ribaltato e il giovane è rimasto sotto. Forse il carico era


eccessivo, forse qualcosa non andava nel mezzo. Tutti interrogativi ai quali dovrà dare


risposta l’indagine condotta dai carabinieri su delega delal Procura della Repubblica di


Sciacca. Da capire anche quanto possa aver influito la rapidità dei soccorsi. Quando è


arrivato in ospedale, portato da alcuni compagni di lavoro, per Ameur non c’era più


nulla da fare. Non è ancora chiaro se sia morto sul colpo, oppure se un intervento più


rapido dei soccorsi avrebbe potuto salvargliela vita. Il giovane infatti era solo al


momento dell’incidente e ci si è accorti deldramma solo dopo qualche tempo. A dare


una risposta a questo quesito fondamentale sarà il risultato dell’autopsia disposta sul


cadavere della vittima dall’autorità giudiziaria.

LA REAZIONE

A Ribera la notizia della morte di AmeurGhrairi hascatenato in brevissimotempo

la reazione degli extracomunitari che lavorano nelle campagne della zona. A Ribera,


nella valle del fiume Verdura, si coltiva una particolare varietà di arance a maturazione

tardiva molto apprezzate dal mercato. Per la raccolta ogni anno arrivano centinaia di


lavoratori extra comunitari, in larga parte tunisini e rumeni, molti di loro sono in


regola con il permesso di soggiorno, ma ciò nonostante sono impiegati in condizioni

non sempre ottimali sia sul piano della retribuzione che su quello dei contratti e della


sicurezza. E proprio la richiesta di sicurezza e di migliori condizioni di lavoro ha


portato lunedì mattina, subito dopo la diffusione delle notizie sulla morte di

Ameur, i lavoratori extra comunitari ad incrociare le braccia inuno sciopero


spontaneo. I lavoratori si sono riuniti sotto il Municipio e non sono mancati alcuni


momenti di tensione.

Oltre a gridare la rabbia e il dolore per la morte del loro giovane connazionale,

i lavoratori extracomunitari hanno protestato duramente, chiedendo migliori condizioni di lavoro, più sicurezza e una maggiore integrazione nel tessuto sociale del


paese.

Come accade spesso in quasi tutti i centri agricoli che impiegano manodopera

stagionale straniera, anche a Ribera gli extra comunitari dopo il lavoro massacrante


nei campi sono tenuti al margine e non hanno alcuna occasione di integrazione

con il resto del paese. A sera questi uomini che si sono spaccati la schiena per l’intera


giornata diventano dei fantasmi. Molti vorrebbero che finito il lavoro semplicemente

non esistessero.

A Ribera subito dopo il dramma è anche arrivato Hedi Snoussi un funzionario del


Consolato di Tunisia, che si è incontrato con gliamministratori e gli investigatori e


quindi ha rassicurato i suoi connazionali sull’accuratezza delle indagini e sull’impegno delle autorità per assicurare migliori condizioni sul lavoro






la Rete nazionale per la sicurezza sul lavoro ha rilanciato la proposta Costruiamo una campagna nazionale autorganizzata con l'adesione e la partecipazione di tutte le realtà impegnate nella lotta contro le morti sul lavoro, la precarietà, lo sfruttamento, per i diritti dei proletari contro il razzismo, le leggi anti-immigrati e i lager CIE.







Per adesioni, info, materiali:



Rete nazionale per la sicurezza sui posti di lavoro



bastamortesullavoro@gmail.com

mercoledì 12 maggio 2010

pc quotidiano 12 maggio - Grecia verso lo sciopero generale

lo sciopero generale in Grecia, diventa sempre più una nuova grande giornata di lotta
sui posti di lavoro, la situazione si riscalda ora per ora
questa mattina gli insegnanti precari hanno invaso gli studi televisivi per chiedere di partecipare a un progamma televisivo con il ministro della pubblica istruzione
Diamantopoulou. la direzione TV ha chiamato subito le forze speciali di polizia e ha attaccato violentemente i precari della scuola.un compagne loro rappresentante appartentente all'Organizzazzione comunista di Grecia - KOE -è stato ferito e ricoverato in ospedale con il braccio spezzato. I precari hanno opposto resistenza obbligando comunque la TV a leggere la loro dichiarazione. Intanto più di un migliaio di manifestanti hanno circondato gli studi televisivi a sostegno dei precari e poi hanno sfilato in corteo gridando slogan contro il governo il Fondo Monetario internazionale e la EU.

pc quotid 12 maggio - repressione e licenziamento

proletari comunisti esprime denuncia e solidarietà per Bruno Bellomonte

Dopo un ingiusta carcerazione preventiva, ora il licenziamento.
Infatti Bellomonte era stato arrestato il 10 giugno scorso poco prima del G8 in Sardegna (poi spostato a L'Aquila) in una dubbia operazione dallo scopo preventivo senza prove né indizi reali e resta ancora in attesa di giudizio.
Bruno è un ferroviere capostazione a Sassati, un militante delle lotte in Sardegna tra i più stimati e conosciuti per antica militanza sociale e sindacale. E' un personaggio pubblico che non ha mai avuto niente da nascondere attualmente
anche candidato a sindaco a Sassari.
E proprio ora approfittando del suo stato di debolezza Trenitalia lo ha licenziato mandandogli una lettera nel carcere di Siano (CZ), nonostante non sia stato mai condannato ma solo in attesa di giudizio.Come in altri casi (vedi la FIAT SATA di Melfi e già Trenitalia) le imprese licenziano i delegati ed i lavoratori più scomodi sostituendosi a qualsiasi Tribunale e emettendo la propria personale condanna sommaria.

PER BRUNO BELLOMONTE REINTEGRO E LIBERTA' SUBITO!

Per adesioni all'appello scrivere nome, cognome, carica di partito-sindacato o lavoro, città e inviare alla mail: tiddia.ant@gmail.com
Inviare inoltre lettere,fax e mail di protesta a :

La direzione generale e la sede legale di Trenitalia risulta essere un P.zza della Croce rossa al N°1 00161 Roma.
E,se la sede è in "P.zza della croce rossa al n°1",qualcosa vorrà ben dire.

E' raggiungibile anche con fax,ai seguenti numeri:
0644106261 - 0697026261.Ed è li che dobbiamo indirizzare le nostre proteste.

Se volete protestare contro il "ras fascista" A. Matteoli (ministro dei trasporti) il numero di fax da usare é:0644124346.

Se,invece la protesta,per l'ingiusto licenziamento,la volete indirizzare verso l'amministratore delegato di Trenitalia(Soprano) spedite un fax al numero:0644104658 – mail v.soprano@trenitalia.it

pc quotid 12maggio - si estende l'informazione a sostegno della guerra popolare in India

proletari comunisti - PCm Italia ha lanciato una campagna nazionale a sostegno della guerra popolare in India, sulla base di un appello internazionale lanciato il 1 maggio a Parigi dal costituendo Comitato internazionale a sostegno della guerra popolare in India
Comitati locali sono in via di costituzione in diverse città e una riunione aperta è fissata a milano il 29 maggio
noi salutiamo altre iniziative come quella a sostegno della scrittrice indiana molto nota Arundathi roy, fatta segno di persecuzione e criminalizzazione da parte del governo indiano, per il suo impegno a far conoscere nel mondo la realtà dell'india e del perchè avanzano in questo paese i maoisti e del perchè viene lanciata contro di essi una guerra genocida
così come è importante che in zltri ambienti antifascisti e antimperialisti si estenda l'informazione
riceviamo e pubblichiamo un articolo apparso nel sito antifascista
sono disponibili presso la redazione di proletari comunisti
documenti video, documenti e interviste, informazioni quotidiane sugli sviluppi della rivoluzione e controrivoluzione in india

>
>Salve compagni, vi inviamo il nuovo "Editoriale" di
>www.antifaresistance.org
>
>L’india tra la Tata e Mao
>
>Vi proponiamo un approfondimento basato sui report e sulle informazioni
>che ci arrivano da un compagno del nostro collettivo editoriale che si
>trova da diversi mesi in India. Il silenzio sull’argomento e la scarsa
>conoscenza di quella realtà ci hanno costretti a soffermarci a lungo su
>questioni storiche o politiche finendo per rendere (anche questa volta!) il
>nostro contributo settimanale piuttosto lungo. Speriamo ce lo perdonerete…
>
>INTRO
>Questa settimana facciamo un salto di 6/7 mila chilometri a est e ci
>spostiamo niente di meno che nel secondo paese più popoloso al mondo che
>potrebbe riscoprirsi addirittura primo in questa speciale classifica,
>allorquando il censimento più grande della storia dell’umanità, iniziato
>solo qualche mese fa, arriverà a compimento: l’India.
>Questo sarà un editoriale un pochino fuori dagli schemi. Non riporteremo
>gli ultimissimi avvenimenti, non faremo una cronaca delle ultime iniziative
>dei compagni. Troppo poco si conosce dalle nostre parti della situazione di
>una nazione tanto complessa quanto cruciale per lo sviluppo delle
>contraddizioni di classe nel nostro secolo, per potersi limitare
>semplicemente ad una rassegna degli ultimi avvenimenti. É questa la ragione
>per cui abbiamo deciso di dare il nostro contributo per riempire un buco di
>informazione su un paese che di spunti rivoluzionari, tra mille difficoltà
>e contraddizioni, ne ha eccome.
>Cercheremo di fare un resoconto della situazione complessiva del paese che
>si divide tra le esperienze di lotta armata nelle cosiddetta “red belt” e
>fortissime contraddizioni di carattere religioso e ispirazione feudale
>(vedi divisione in caste), per larga parte ancora irrisolti e che vengono
>sapientemente sfruttati dal padronato per dividere la classe. Speriamo
>inoltre di riuscire a sviluppare, nelle settimane che seguiranno,
>approfondimenti di vari aspetti che introdurremo nell’editoriale odierno.
>Nonostante non se ne abbia assolutamente percezione nei paesi del primo
>mondo, l’India é solo sulla carta definita come una nazione unica. In
>concreto é l’unione di realtà economiche e culturali profondamente
>differenti e che singolarmente per popolazione e ricchezze culturali
>potrebbero essere comparate ai principali stati europei (l’Uttar Pradesh,
>stato più popoloso dell’India, se indipendente risulterebbe la quinta
>nazione più popolosa al mondo), basti pensare all’esistenza di 22 diverse
>lingue ufficialmente riconosciute e la maggior parte di esse con alfabeti
>completamente diversi gli uni dagli altri. Questo si riflette nella realtà
>politica. Ha, dunque, davvero poco senso sviluppare un’analisi a livello
>nazionale, l’India é dominata da una marea di movimenti che ricevono enorme
>supporto e appoggio in alcuni stati ma sono assolutamente assenti e
>irrilevanti in altri. Conscio di questa realtà lo stato Indiano si é
>attrezzato conseguentemente sin dall’indipendenza nel 1947. Il sistema
>politico indiano, definito federale sulla carta, prevede invece una
>fortissima concentrazione del potere nelle mani del governo centrale. Basti
>pensare che i governi dei 28 stati dell’India sono completamente dipendenti
>finanziariamente dal governo centrale, e inoltre l’articolo 356 della
>costituzione dà a quest’ultimo il potere di sciogliere uno qualsiasi dei
>governi locali; l’utilizzo di questo “privilegio” non é stato assolutamente
>lesinato. Superano il centinaio i governi “dismessi dall’alto”, in
>particolare durante gli anni ‘70/’80 sotto il governo di Indira Gandhi e
>contro i governi guidati dai partiti di opposizione in generale e in
>particolare dal fronte comunista nel Kerala e nel Bengala Occidentale,
>quando il cosiddetto Left Front, di cui parleremo diffusamente nel seguito,
>aveva ancora qualche piccola ambizione rivoluzionaria. Tale centralismo é
>ovviamente giustificato con le solite argomentazioni propagandistiche di
>governabilità ma é chiaro l’intento di scongiurare qualsiasi possibilità
>che i movimenti locali, che come detto caratterizzano l’India in ogni sua
>parte, e che hanno raggiunto in talune occasioni un’avanzatissima
>organizzazione di classe (vedi il primo Telangana Movement negli ultimi
>anni ‘40, nonché l’attuale insurrezione maoista negli stati tribali
>dell’India centrale). Inoltre, molteplici sono stati i tentativi di svilire
>i governi locali di potere. Inizialmente il sistema amministrativo indiano,
>che tutt’ora, eccezion fatta per i governi statali, non definisce
>chiaramente come articolare la governabilità locale, semplicemente
>suggeriva l’indizione di elezioni locali a base quinquennale, la qual cosa
>accadeva di rado ed in maniera assolutamente casuale ad eccezione per
>quegli stati, Kerala e Bengala Occidentale, dove un forte movimento di
>sinistra si é sviluppato negli anni.
>La vita parlamentare indiana nei ‘60 anni di indipendenza, per quel che
>concerne il governo centrale, é stata nient’affatto avvincente. Dal primo
>governo nel 1950, che brutalmente represse l’insurrezione comunista nel
>Telangana a cui abbiamo accennato sopra, il dominio del partito “Indian
>National Congress” (INC) é stato schiacciante. A parte brevissime
>parentesi, in 60 anni l’INC é stato tagliato fuori dal potere solo nel
>governo del 1999 guidato dal Bharatiya Janata Party (BJP) per poi ritornare
>prontamente al potere nel 2004 e riconfermarsi nel 2009. Il BJP é la faccia
>pulita del movimento fascista/Induista fondamentalista Rashtriya
>Swayamsevak Sangh (RSS). Date le sue complessità e diversità rispetto ai
>caratteri nostrani, ci riproponiamo di sviluppare l’analisi del fascismo e
>dei partiti che potremmo chiamare fascisti presenti in India in altra sede.
>L’INC é il partito paladino di tutte le propagande borghesi che mostrano
>una nauseante solidarietà con astratti spiriti rivoluzionari e pacifisti:
>il Mahatma Gandhi. Il partito, sempre al fianco della borghesia e dei
>poteri forti per stessa ammissione del suo primo e più celebre leader, il
>quale non ha mai mostrato alcuna simpatia per spiriti comunisti e
>rivoluzionari, potrebbe però essere caratterizzato come di centro-sinistra
>rispetto alle categorie politiche del panorama europeo. É questa una delle
>principali differenze tra la storia dell’India e dell’Italia del dopo
>guerra.
>Da porre in rilievo è anche il contesto internazionale in cui l’India era
>coinvolta in quel periodo, stretta com’era tra l’Unione Sovietica e la Cina
>Popolare. L’influenza del socialismo sovietico sulla politica, anche
>economica, indiana é, infatti, innegabile. Chiara evidenza di
>quest’influenza é l’aggiunta nel 1976 della parola “socialista” alla
>descrizione del sistema di governo indiano che viene ora definito Sovrano,
>Socialista, Secolare, Democratico e Repubblicano. Non vogliamo così dare
>legittimità politica a simili elementi che rimangono assolutamente uno
>specchietto per le allodole, basti guardare all’influenza attuale degli
>Stati Uniti nella politica indiana, la fame e miseria che dilaga ovunque al
>pari di fortissimi contrasti religiosi e di caste, e le condizioni di vita
>del popolo indiano nel suo complesso per invalidare i primi quattro
>aggettivi, ma é al contempo indubbio un ruolo del pubblico nell’economia
>indiana, durante gli “anni sovietici”, sicuramente incomparabile rispetto
>alle realtà europee dominate da partiti filo-americani (le relazioni tra
>l’India e la Cina Popolare sono stati per lungo tempo complesse e
>tutt’altro che distese ma non svilupperemo tale tematica in questa sede).
>Questo quadro é radicalmente cambiato quando nel 1991 l’INC optò per la
>tanto agognata apertura dei mercati e finalmente vennero aperte le porte a
>capitali stranieri che vedevano nell’India e nel suo miliardo e passa di
>abitanti, un bocconcino troppo invitante in termini di potenziali
>ampliamento dei consumi. Il 1991 é anche l’inizio di quello che tutti i
>servi della propaganda borghese hanno con toni celebrativi e di ammirazione
>definito il “boom economico dell’India”. Il PIL indiano é iniziato a
>crescere a ritmi mai visti in precedenza. Tutti contenti. Tutti a celebrare
>i miracoli del capitalismo. Nella celebrazione generale alcuni, irrilevanti
>particolari, sono sfuggiti ai più: quante bocche ha da sfamare questo PIL?
>Quante ore ha da lavorare al giorno per garantire una pseudo-educazione ai
>propri figli? Ah, il PIL non é il nome di una persona?!
>Come al solito dietro i numeri di una astratta e impersonale “crescita
>economica” si cela la cruda verità. Negli ultimi vent’anni non solo le
>differenze di classe hanno assunto connotati disgustosi con i 100 indiani
>più ricchi che, stando alle statistiche del periodico americano Forbes,
>posseggono un quarto della ricchezza di un paese di un miliardo e duecento
>milioni di abitanti, ma le condizione della parte più povera della
>popolazione, che in India si aggira “solo” intorno ad un 60/70 %, sono
>addirittura peggiorate in senso assoluto. Su questo punto le statistiche
>sono, volutamente, confuse, ma un dato chiaro é che il consumo medio per le
>famiglie più povere di cereali si é abbassato da 880 Kg a 770 Kg. E
>l’attuale governo UPA (United Progressive Alliance, un’alleanza di governo
>guidata da…l’INC!) al potere dal 2009, si é gettato schifosamente sempre
>più nell’arena del liberismo e il supporto al grande capitale che si evince
>dalla finanziaria per il 2011 é senza precedenti nella storia del paese. Di
>fronte ad un impennata dei prezzi dei beni di prima necessità come riso e
>zucchero ad un ritmo che si aggira attorno al 20 % annuo, il governo UPA ha
>ben deciso di optare per un taglio del 12 % dei sussidi per il cibo e il
>carburante (quest’ultimo ha un ruolo essenziale nell’aumento dei costi
>degli alimenti dato il diffuso uso di trattori e il già elevatissimo costo
>del diesel in India), e per un aumento irrisorio per i progetti di sviluppo
>delle zone rurali che, tenuto conto dell’inflazione, si ripercuoterà in una
>effettiva riduzione. Per non parlare degli scandalosi tagli alla tassazione
>diretta di 4.3 miliardi di Euro a vantaggio di quel 2 % della popolazione
>con un reddito superiore a 5000 € annui (tali tagli sono cinque volte
>superiori al totale dedicato allo sviluppo dell’India rurale) che
>recupererà da un aumento pari a quasi il doppio, 8.3 miliardi di Euro, per
>la tassazione indiretta che invece affliggerà tutta la popolazione. Insomma
>una politica certamente in linea con i propositi sbandierati in ogni dove
>di riduzione dell’enorme differenze di classe nel paese!
>
>LE FORZE DELLA SINISTRA
>E la sinistra?! I comunisti?! Anche in India le forze di sinistra sono
>estremamente frammentate. A partire dal 1964 si sono susseguite scissioni
>continue dell’allora unito Communist Party of India (CPI). Le ragioni di
>tali scissioni, come sempre accade, sono un misto di opportunismo e
>questioni ideologiche. Non ci soffermeremo sull’analisi di ognuna di esse,
>tra l’altro davvero troppo numerose per essere analizzate singolarmente, ma
>ci limiteremo a descrivere la situazione odierna derivante da tale
>frammentazione. Una parte dell’allora dirigenza rivoluzionaria del CPI é
>rimasta fedele a tale linea, e tra i vari partiti che fanno del Leninismo
>la propria bandiera citiamo the Socialist Union Center of India (SUCI) e
>gli antisistemici Communist Party of India Marxist-Leninist (CPI(ml)), il
>Communist Ghedar Party of India (CGPI), e il Communist Party of India
>Maoist (detti semplicemente Maoisti), questi ultimi perseguono la strada
>della lotta armata. Sull’analisi di quest’ultima forza, che é stata
>dichiarata illegale in India, avremo tempo e modo di soffermarci in
>seguito. Diversa é stata la linea abbracciata dai partiti (autodefinitesi)
>comunisti di maggioranza, nello specifico il Communist Party of India
>Marxist (CPI(m)), il Communist Party of India (CPI), All India Forward
>Block e il Revolutionary Socialist Party, questi ultimi formano il
>sopracitato Left Front.
>Normalmente siamo abituati a non entrare nel dettaglio dell’analisi della
>politica dei partiti (autodefinitesi) comunisti di governo, dato che non
>riconosciamo alla via parlamentare alcuna prospettiva. Nel caso indiano,
>però, faremo un’eccezione per due motivi. Da un lato in India tali partiti
>comunisti di governo sono riusciti effettivamente a conquistare il potere
>in alcuni stati (non vi illudete…semplicemente tramite elezioni!),
>dall’altro, l’analisi delle politiche sviluppate durante tali esperienze di
>governo ci possono dare preziosi spunti per comprendere l’effettivo
>abbandono della causa rivoluzionaria da parte di queste forze politiche. Va
>sicuramente detto che il Left Front é molto più vicino ad una realtà del
>tipo “vecchio partito comunista” piuttosto che uno qualsiasi dei partiti
>dell’attuale “sinistra radicale”. Il Left Front da un lato gode
>indubbiamente di appoggio di massa, e in particolare di matrice proletaria,
>che non permette di liquidarlo semplicemente come forza parlamentare
>anti-rivoluzionaria, e da l’altro va riconosciuto che, seppur non
>rivoluzionario e con mille contraddizioni, almeno rappresenta una reale
>forza progressista con una ben identificata classe di riferimento.
>Un dato interessante per la statistica é che la prima elezione della
>storia in cui é stata una forza comunista a trionfare, é avvenuta in India.
>Per la precisione nel 1957 nello stato del Kerala l’allora unito CPI riuscì
>ad aggiudicarsi il governo dello stato, prontamente poi dismesso nel 1959
>dal governo centrale grazie all’articolo 356 di cui abbiamo parlato
>all’inizio. Procedendo con ordine i comunisti, in varie alleanze,
>variazioni sul tema del Left Front, sono al potere in tre stati, di due
>abbiamo già citato il nome, Kerala e Bengala Occidentale, mentre il terzo é
>uno stato del nord est dell’India poco rilevante per estensione e
>popolazione, lo stato del Tripura.
>Il Tripura non offre tanti spunti di riflessione, vuoi per i soli 3
>milioni di abitanti che lo rendono uno degli stati meno popolosi, vuoi per
>una locazione geografica “periferica”. Diremo solo che la forza del Left
>Front é schiacciante, il CPI(m) controlla da solo più del 60 % del
>parlamento locale, ed é praticamente al governo ininterrottamente dal 1977.
>Tripura, fin dagli anni post-indipendenza, é stato teatro di diverse
>ribellioni che si sono però placate negli anni recenti.
>Il Bengala Occidentale é indubbiamente molto più ricco di spunti.
>Lo stato ha una popolazione di oltre 80 milioni di persone e la capitale é
>una delle principali città dell’India, Calcutta. Anche qui il Left Front
>domina incontrastato dal 1977 ma a differenza del Tripura il domino é stato
>letteralmente totale. Dal 1977 al 2000 lo stato é stato guidato da una
>delle figure principali del movimento comunista indiano, Jyoti Basu ,
>scomparso in gennaio. L’analisi dell’operato del Left Front, soprattutto in
>tempi recenti, é abbastanza inclemente e i dati delle elezioni politiche
>del 2009 lo testimoniano. Per la prima volta dopo 32 anni nel Bengala
>Occidentale, il CPI(m) ha guadagnato meno parlamentari del INC. Una delle
>principali ragioni di questa sconfitta é sicuramente da addurre alla svolta
>intrapresa nei primi anni 2000 per sviluppare il processo di
>“industrializzazione”. L’enorme supporto popolare di cui gode del Left
>Front nello stato deriva, infatti, principalmente dalle politiche
>sviluppate nei primi anni dei governi Basu in cui il partito ridistribuì la
>terra ai contadini come mai era avvenuto in India. I 23 anni di governo
>Basu hanno anche per molti versi rappresentato un’eccezione rispetto al
>panorama nazionale. La partecipazione popolare alla vita politica dello
>stato ne é un esempio cosi come una struttura di welfare nei confronti dei
>lavoratori che nel Bengala Occidentale godono di “privilegi” e un livello
>di organizzazione sindacale estremamente maggiori rispetto alle condizioni
>medie indiane. La riforma agraria del Bengala Occidentale testimonia da un
>lato quanto il Left Front abbia in talune occasioni supportato la causa dei
>proletari e dall’altro come le politiche di classe siano le uniche che
>possano generare ampi e duraturi consensi popolari. Il partito, negli anni
>a seguire, ha però gradualmente ceduto ai milioni della borghesia indiana,
>seppur va riconosciuto che lo stato rimane tra i più secolari dell’intera
>India.
>Se la svolta é stata graduale durante i 23 anni di governo Basu, il
>processo ha, come già detto, ricevuto un’impennata dal 2001, quando
>Bhuddadep Bhattacharjee é stato eletto primo ministro del Bengala
>Occidentale sostituendo un’ormai troppo vecchio Basu. Da quella data il
>Left Front ha aperto le porte a capitale straniero e permesso alle
>multinazionali, indiane e non, d’iniziare finalmente ad estorcere profitti
>anche alla popolazione bengalese, cedendo così, alle critiche che vedevano
>nell’eccessiva protezione dei lavoratori, la ragione della stagnazione
>dell’economia del Bengala Occidentale. L’esplosione delle contraddizioni di
>classe, generate da questo tradimento in piena regola delle aspirazioni dei
>lavoratori e dei contadini, i quali da soli costituiscono il 60 % della
>popolazione dello stato, non si sono fatte attendere. Alla proposta di
>impiantare la costruzione di enormi stabilimenti chimici, nonché di aprire
>le porte a TATA (la principale, gigantesca industria indiana,
>principalmente nel mercato automobilistico ma con diramazioni in
>praticamente tutti gli ambiti dell’economia del paese) e alle successive
>espropriazioni di enormi quantità di terra dalle mani di quei stessi
>contadini, che con i loro voti hanno dato per trent’anni legittimità al
>governo del Left Front, la classe ha risposto con ribellioni senza
>precedenti in varie zone dello stato. La più famosa di esse è senza dubbio
>quella del Nandigram. A queste esplosioni di collera popolare, il Left
>Front ha dato prova di quanto fosse ormai lontano anni luce da qualsiasi
>politica che possa essere definita socialista. Barbariche repressioni e
>uccisioni sommarie hanno rappresentato l’unica risposta che il CPI(m) e gli
>altri partiti del Left Front ha reputato di dover dare. C’é da dire che ci
>sono state forti critiche interne alla linea scelta Bhattacharjee ma che
>comunque il partito ha iniziato realmente a ragionare sui propri errori
>solo dopo la sconfitta elettorale senza precedenti del 2009. Alla fine é
>stata fatta pubblica ammenda: l’inizio di una nuova linea politica o una
>rapida pulitura di faccia onde evitare una sconcertante sconfitta nelle
>elezioni locali che si terranno nel 2011? Ci chiamerete scettici,
>pessimisti o come volete ma é per noi davvero difficile credere alla prima
>ipotesi…
>Ne parleremo più diffusamente nel seguito, quando avremo modo di
>affrontare la questione maoista in maniera più specifica, ma non possiamo
>non sottolineare come sui 33 anni di governo pesino gravemente un numero
>imprecisato di assassinii e di nefandezze di ogni genere contro gli
>appartenenti al cosiddetto Naxalbari Movement.
>La guerra aperta tra CPI(m) e Naxaliti (sinonimo del Naxalbari Movement)
>ha assunto livelli di durezza terribili a partire dal 1967, anno
>dell’insurrezione di Naxalbari da cui il movimento prende il nome.
>Nonostante diverse contraddizioni e limiti di tale movimento, soprattutto
>nel Bengala Occidentale, é innegabile che i Naxaliti ottengano supporto in
>questo stato da quella fetta più povera della popolazione tradita dalle
>politiche del CPI(m) e Left Front. La reazioni a queste contraddizioni da
>parte del governo dello stato del Bengala Occidentale non é stata
>nient’affatto diversa da quella della borghesia imperialista che tanto
>criticano nelle loro sedi di partito: polizia e repressione!
>Ulteriore, e dal nostro punto di vista enorme, limite delle politiche del
>Left Front, chiaramente nella prospettiva del volerle giudicare come
>rivoluzionarie, é l’assenza totale in 33 anni di sforzi per la costruzione
>di una coscienza di classe al livello nazionale. Il partito si giustifica
>con l’impossibilità di reale agibilità politica dovuta alla forte
>centralizzazione del potere in India. L’esempio di Cuba ci dimostra come
>anche in condizioni di oppressione sia possibile non abbandonare una
>politica di internazionalismo proletario, e in questo caso non si
>tratterebbe neanche di internazionalismo ma di una sorta di nazionalismo
>proletario, e come esso paghi a lungo termine. L’atteggiamento del partito
>rispetto alla assenza su scala nazionale di una reale prospettiva
>rivoluzionaria ci pare piuttosto quello di chi vuole lavarsene le mani e
>opportunisticamente tenersi stretto il controllo di una piccolissima
>isoletta, dalla quale, appunto per la forza del potere centrale, non può
>altro che svilupparsi una politica riformista destinata a lungo termine,
>così come pare stia accadendo, ad essere schiacciata dal liberismo della
>peggior specie.
>Il terzo stato in cui i “comunisti” sono al potere é il Kerala in cui,
>però, la situazione é considerevolmente differente. Qui il dominio delle
>forze di sinistra é decisamente meno schiacciante, anzi é prassi
>un’alternanza che ricorda in pieno il modello bipolare che tanto ispira i
>politici nostrani. Nel caso presente la polarizzazione tra i due
>schieramenti é quanto meno assai più netta dei nostri centro-sinistra e
>centro-destra. Attualmente il governo é nelle mani del Left Democratic
>Front (LDF) che é costituito dai quattro partiti del Left Front, con
>l’aggiunta di altri partiti locali di minoranza. L’alternanza va avanti da
>oltre quarant’anni. Nonostante ciò anche nel Kerala va riconosciuto alla
>sinistra di essere stata in grado di creare condizioni di uguaglianza
>invidiabili per la condizione complessiva dell’India. Anche qui la riforma
>agraria é stata una delle priorità del partito sin dalla prima affermazione
>nel 1957. L’entità della distribuzione non é comparabile con quanto fatto
>nel Bengala Occidentale, infatti il fiore all’occhiello del CPI(m), di gran
>lunga partito maggioritario nel LDF, é indubbiamente l’elevatissimo tasso
>di alfabetizzazione raggiunto nel Kerala, praticamente del 100 %, contro
>una media nazionale che si attesta intorno al 60 %. La principale
>caratteristica della politica del LDF nel Kerala é stata la partecipazione
>popolare. La coalizione, sin dagli anni ‘60, ha tentato di sviluppare un
>controllo democratico dal basso i cui sviluppi sociali (il 100% di
>alfabetizzazione ne é un esempio) sono di indubbio interesse. Tali sforzi
>hanno trovato strenua opposizione da parte dell’INC, forte anche del
>sostegno del governo centrale, ma gradualmente il Kerala é riuscito in un
>processo reale di decentralizzazione del potere, che ha raggiunto nella
>campagna nota come “People’s Campaign for Decentralized Planning”, lanciata
>dopo la vittoria del LDF alle elezioni governative del 1996, uno dei suoi
>livelli di coinvolgimento più alti. Dato l’indubbio interesse che
>quest’esperienza può suscitare, e al contempo l’estrema complessità della
>stessa, ci riproponiamo di sviluppare un’analisi dell’esperienza del Kerala
>in un’altra sede, in modo da poter dare ampio spazio a tutte le analisi del
>caso. In quest’editoriale ci limiteremo a trarre un sommario giudizio in
>qualche maniera in linea con quanto detto nel caso delle politiche del
>CPI(m) e dei vari partiti del Left Front nel Bengala Occidentale.
>Le politiche sviluppate nel Kerala hanno permesso conquiste sicuramente di
>non trascurabile spessore per la classe. La già citata alfabetizzazione
>nonché un’elevatissima organizzazione sindacale dei lavoratori (tutt’altro
>che comune su scala nazionale) sono solo alcuni esempi. D’altra parte
>l’atteggiamento riformista della coalizione é quantomeno altrettanto
>chiaro. Indicative sono le posizioni che il leader storico del LDF, nonché
>del CPI(m) nel Kerala, E. M. S. Namboodiripad chiaramente espresse nei
>primi anni novanta e che invitavano l’INC, allora al governo nello stato, a
>cooperare per uno sviluppo concertato dei progetti di decentralizzazione
>del potere. Insomma una politica dal basso é sicuramente un elemento
>costitutivo del nuovo modello di società per cui noi tutti lottiamo, la
>matrice di classe di tale partecipazione democratica é però imprescindibile
>per infrangere le catene di sfruttamento del sistema attuale.
>Nell’esperimento del Kerala ci pare chiaro che si sia cercato una sorta di
>supporto bipartisan, atteggiamento a lungo termine fallimentare.
>L’incapacità di costituire un consenso duraturo ha reso impossibile alcun
>avanzamento reale rispetto alla modifica del sistema di produzione. Anche
>nel Kerala la risposta alla crisi e la crescente disoccupazione é stata
>l’apertura ai capitali privati. Seppur le contraddizioni non sono esplose
>in maniera chiara come nel Bengala Occidentale, e dunque il LDF non si é
>dovuto macchiare in questo stato di crimini e nefandezze schifose in
>termini di repressione come avvenuto nello stato roccaforte del CPI(m), ci
>pare di poter giungere alle stesse conclusioni sulle politiche dei
>principali (ma solo per numero di iscritti e sostenitori!) partiti
>comunisti indiani.
>E alle stesse conclusioni si giunge analizzando le posizioni del Left
>Front al livello nazionale. Negli ultimi mesi il lavoro della coalizione si
>é concentrato nella creazione di un fronte di opposizione popolare alle
>politiche neo-liberiste del governo centrale che hanno generato questo
>folle aumento dei prezzi dei beni di prima necessità. C’é stata una
>discreta risposta popolare: durante le periodiche mobilitazioni chiamate
>dalla coalizione, é sceso in piazza un numero di persone che va dal
>centinaio di migliaia fino a sfiorare il milione. Fra le varie
>rivendicazioni del movimento: la lotta alla disoccupazione, l’introduzione
>di una sorta di salario minimo garantito per la popolazione urbana (per la
>popolazione rurale durante il precedente governo INC é stato introdotto un
>qualcosa di simile che va sotto il nome di NREGA, National Rural Employment
>Gurantee Act), una politica economica che fermi l’inflazione dei beni
>alimentari di prima necessità e soprattutto lo stop alle violenze maoiste.
>Ciononostante, la prospettiva di un mondo nuovo privo di oppressione e
>sfruttamento sia completamente assente dalla propaganda del CPI(m) e vari;
>é proprio questa assenza che smaschera la completa internità della
>coalizione al sistema capitalistico indiano. Interna a tal punto da
>richiedere l’intervento del braccio armato del padronato contro le
>offensive maoiste.
>
>GUERRA DI GUERRIGLIA
>Repressione della peggior specie é, appunto, pane quotidiano per quello
>che rappresenta l’unico gruppo impegnato in un’insorgenza armata nella
>nazione: i Maoisti. Senz’altro la comprensione dei limiti e prospettive di
>questo movimento rappresenta una delle tematiche più interessanti per i
>compagni. Cercheremo dunque in questa sede di abbozzare un analisi,
>sviluppando per quanto possibile la complessità che il Naxalbari Movement
>rappresenta. É impossibile parlare di maoismo in India senza collegarlo con
>la brutale e quotidiana repressione da parte delle forze dell’ordine.
>Dunque lo sviluppo delle prospettive di insurrezione armata in India ci
>permetterà di capire anche il livello di repressione da parte dei vari
>poteri locali a braccetto con il potere centrale (abbiamo visto che da
>questo punto di vista anche i cosiddetti “stati comunisti” non fanno
>eccezione).
>Abbiamo già accennato a qualche dato storico sulla nascita del movimento
>che prende vita nel 1967 con la ribellione nel villaggio di Naxalbari nel
>Bengala Occidentale. Proprio l’atteggiamento rispetto a questo avvenimento
>causò una delle molteplici scissioni del fronte comunista. In particolare
>questa fu la volta della separazione tra CPI(m) e CPI(ml). Il CPI(ml) si é
>poi frammentato in decine di ulteriori gruppi negli anni successivi. La
>formazione del CPI(maoist) é avvenuta solo recentemente, per la precisione
>nel 2004, quando due dei molteplici gruppi generati dalla creazione del
>CPI(ml), hanno deciso di riunire le forze per guidare l’insurrezione
>armata. Quando si parla di maoisti ci si riferisce in generale a quella
>parte del Naxalbari Movement rimasta fedele alla linea della lotta armata.
>Vari slittamenti semantici hanno fatto si che si utilizzassero i termini
>Maoisti e Naxaliti come sinonimi gli uni degli altri, noi faremo lo stesso.
>Il movimento maoista ha vissuto in questi cinquant’anni momenti
>enormemente complicati in cui lo stato indiano sembrava avesse avuto la
>meglio sull’insurrezione armata. Nonostante ciò i Naxaliti sono sempre
>riusciti a resistere alla disarticolazione e attualmente hanno raggiunto un
>livello di organizzazione e forza senza precedenti. Abbiamo detto che il
>movimento si é originato nel nord ovest del Bengala Occidentale. Per un
>periodo i maoisti sono riusciti ad estendere la propria influenza anche
>nella parte Nord dell’Andra Pradesh (AP), che ha rappresentato per anni la
>loro roccaforte. Fu proprio nell’Andra Pradesh che il movimento ha visto la
>repressione più brutale che ne ha praticamente decimato la presenza. A tal
>punto che oggi é difficile annoverare l’AP tra gli stati di influenza
>maoista, nonostante si sia parlato di un rinascita del movimento maoista
>sulla scia dei violentissimi scontri che hanno caratterizzato il secondo
>Telangana movement, scoppiato non più di qualche mese fa dopo l’annuncio
>del governo centrale della possibile separazione della regione del
>Telangana, a maggioranza Telagu, dal restante Andra Pradesh. L’attuale
>movimento maoista si concentra prevalentemente nella zona centrale
>dell’India centrale: parti non irrilevanti degli stati del Chhattisgarh,
>Jharkhand, Orissa, Bihar e Bengala Occidentale sono oggi controllati dai
>ribelli.
>Le ragioni del fortissimo supporto popolare che indubbiamente i maoisti
>riscuotono in queste regioni ha due matrici distinte tra loro. In primo
>luogo tutte queste regioni, seppur sono tra le meno industrializzate
>dell’India, hanno la caratteristica di essere estremamente ricche di
>minerali e metalli, nonché di uranio. L’intera area é assolutamente
>selvaggia e presenta fitte foreste, ideale infatti per azioni di
>guerriglia. Proprio l’inaccessibilità di queste risorse ha permesso alle
>milioni di persone che abitano l’area di sfuggire alla schiavitù, per anni.
>In tempi recenti la situazione é, però, fortemente cambiata data l’apertura
>alle multinazionali straniere e la forza sviluppata dalla stessa borghesia
>nazionale (vedi TATA), ormai in grado di accedere alle ricchissime risorse
>della zona. Inutile dire che la bramosia di profitto delle multinazionali
>ha trovato porte spalancate negli ultimi due governi UPA che hanno iniziato
>operazioni di rastrellamento della zona per accontentare le aspirazioni
>padronali. Non c’é da sorprendersi che il ministro degli interni indiano
>sia stato per anni nella direzione della Vedanta, una multinazionale
>dell’alluminio, desiderosa di poter mettere le proprie mani grondanti di
>sangue sulle risorse dell’Orissa e Chhatisgarh. Il popolo Adivasi, ovvero
>la parte tribale della popolazione di quelle zone, ha però una storia di
>ribellioni e resistenza. Questo, associato al fatto che i maoisti, sotto
>nomi e frazioni di vario genere, hanno lavorato per decadi in quelle zone
>per la creazione di una coscienza di classe e sviluppo di lotte
>organizzate, ha generato fin da subito una fortissima risposta popolare ai
>tentativi di rapina orchestrati dalle forze dell’ordine. I ribelli Naxaliti
>sono l’unica forza politica indiana che dia un sopporto reale alla
>resistenza del popolo Adivasi, non c’é da sorprendersi che godano dunque di
>un supporto genuinamente popolare estremamente forte e radicato.
>La resistenza alla sicura schiavitù conseguente alla cosiddetta
>industrializzazione, é la prima, seppur di gran lunga principale, delle due
>ragioni. La seconda deriva dalle condizioni altamente arretrate, in
>particolare dal punto di vista sociale, in cui é costretta l’intera area.
>Nello specifico l’organizzazione dei villaggi é marcatamente maschilista e
>moltissimi sono gli episodi di estrema discriminazione. Numerose sono state
>anche le battaglie condotte dai ribelli in favore del superamento di
>divisione di sesso e caste nell’india tribale. E molte sono state le donne
>che hanno abbandonato la propria realtà di oppressione e abbracciato la
>guerriglia. Il numero di donne coinvolte nell’insurrezione maoista é
>infatti sorprendente alta, e tocca quasi il 50 % del totale dei militanti.
>Nonostante il movimento maoista sia genuinamente rivoluzionario é
>necessario interrogarsi sulle reali possibilità di riuscita
>dell’insurrezione armata per la conquista finale del potere ed il
>conseguente rovesciamento del governo capitalista indiano. Su questo punto
>il movimento pare essere abbastanza arretrato. Un modello rivoluzionario
>maoista, e in particolare quello attuato dai ribelli Naxaliti, vede
>nell’insurrezione delle masse contadine e delle zone rurali in generale, il
>perno su cui articolare la conquista del potere. La condizione dell’India
>nel 2010 é però molto diversa da quella della Cina degli anni ‘40 e ‘50.
>Più precisamente l’area tribale del centro dell’India é quella che più si
>avvicina alle condizioni in cui versava la Cina ai tempi di Mao, con una
>tessuto industriale praticamente inesistente, enorme povertà diffusa e
>ampie sacche che sfuggono completamente al controllo dello stato centrale.
>Non é però così in altre parti dell’India. Non annoverare l’India tra i
>paesi a pieno sviluppo capitalistico sarebbe un errore d’analisi enorme
>vista la forza della borghesia nazionale che si é sviluppata in particolare
>negli ultimi anni. Come sempre l’India é anche il paese dei contrasti tra i
>più stridenti. Nonostante il 70 % della popolazione viva in zone rurali di
>agricoltura e spesso organizzata in strutture feudali, la condizioni nelle
>grandi metropoli del paese é radicalmente distinta. Enormi masse di schiavi
>salariati affollano baraccopoli assolutamente fatiscenti, vittime dello
>sviluppo di un sistema di produzione capitalistico con tanto di apparato di
>repressione a tenere sotto controllo i centri di potere. Se nelle campagne
>si vive uno stato di quasi anarchia con intere aree in cui lo stato indiano
>é completamente inesistente, nella metropolitana di Delhi telecamere, metal
>detector e militari armati di mitra fanno parte dell’arredamento di ogni
>stazione.
>Il movimento maoista é praticamente inesistente nei contesti
>metropolitani. Così come inesistente é lo sforzo dei maoisti per
>organizzare gli operai e i lavoratori coinvolti nel tessuto industriale.
>Non si vuole sottovalutare il ruolo cruciale della popolazione rurale in un
>India prevalentemente contadina, ma a noi appare chiaro che in un paese
>capitalistico le catene dello sfruttamento padronale possono essere
>spezzate solo con una piena coscienza operaia. Questo non pare essere il
>modello rivoluzionario seguito dai ribelli Naxaliti. Una fetta dei partiti
>comunisti di stampo leninista, come il CPI(ml) e CGPI, e che lavorano
>quotidianamente per l’organizzazione delle lotte operaie, hanno scelto,
>però, strade molto diverse rispetto al CPI(m) e Left Front nel relazionarsi
>con i maoisti. Aperte critiche sono state portate avanti da parte di queste
>forze Marxiste-Leniniste alla linea rivoluzionaria maoista, ma in un
>contesto assolutamente interno riconoscendo la comunità di intenti nel
>combattere un nemico comune rappresentato dal potere borghese.
>Va anche detto che fino a questo punto il governo centrale ha mobilitato
>solo una minima parte della propria capacità militare. Questo non vuol dire
>che i maoisti non siano stati vittime di una repressione feroce e
>barbarica, ma semplicemente che le forze di polizia che fronteggiano i
>ribelli Naxaliti nelle foreste sono armate in maniera disastrosa, e spesso
>mancano addirittura di beni di prima necessità come cibo e vestiario
>appropriato. Non é chiaro come interpretare quest’atteggiamento dello stato
>indiano, ma c’è anche chi sostiene che i maoisti possano in qualche maniera
>risultare funzionali allo stato centrale a cui é così servita sul piatto
>d’argento una legittimazione per la perpetuazione delle barbariche
>violenze, anche nelle aree fuori dal controllo maoista, finalizzate a poter
>finalmente mettere le mani sulle enormi risorse naturali delle foreste
>dell’India centrale.
>Repressione dicevamo. L’atteggiamento delle forze di polizia nell’intera
>area tribale ricorda atteggiamenti medievali più che di repressione
>sistematica. Non si contano gli episodi in cui la polizia ha incendiato
>interi villaggi, stuprato donne ed effettuato uccisioni sommarie di cui
>ovviamente la propaganda borghese non parla affatto. Va da sé che
>l’atteggiamento dei giornali e delle televisioni cambia radicalmente nel
>dipingere, invece, gli attentati terroristici dei sanguinari maoisti contro
>le eroiche forze di polizia. Dopo la riorganizzazione del movimento maoista
>nel 2000 con la formazione del People Liberation Guerrilla Army (PLGA) le
>operazioni anti-ribelli, che già non andavano poi tanto per il sottile, si
>sono decisamente intensificate. La prima grande operazione per sradicare la
>resistenza Adivasi é iniziata nel giugno del 2005 con l’indizione da parte
>del governo del Chhattisgarh, supportato dal governo centrale guidato
>dall’INC, della Salwa Judim (letteralmente Caccia di Purificazione) in cui
>la polizia locale avrebbe dovuto costituire dei campi di accoglienza
>sorvegliati e controllati, dove far confluire la popolazione rurale per
>poterla controllare e addestrare a combattere i ribelli. Queste speciali
>forze di polizia tribali erano appunto chiamate “Special Police Officers”
>SPO. Chiaramente le metodologie per convincere la gente ad abbandonare le
>proprie case sono state delle più democratiche. Il primo ministro del
>Chhattisgarh dichiarò che chiunque non avesse lasciato i propri villaggi
>sarebbe stato considerato un maoista e trattato conseguentemente.
>Il primo villaggio fu bruciato solo qualche giorno dopo l’inizio
>dell’operazione. Ad esso seguirono una serie di violenze tanto numerose che
>è impossibile anche pensare di riportarle tutte. Sfortunatamente il
>risultato di quest’operazione di repressione massiccia non fu quello
>sperato. Le file maoiste si espansero enormemente in questo periodo,
>facendo perno su un’enorme parte della popolazione tribale che a causa
>delle violenze della polizia era stata privata di tutto, oltre ad aver
>maturato un senso di rabbia e voglia di giustizia. Ne conseguì un aumento
>nella capacità militare del movimento che presto passò alla controffensiva
>iniziando azioni di guerriglia contro la polizia regolare e gli SPO. La
>Salwa Judim é stata recentemente dichiarata conclusa con un totale
>fallimento.
>Un paio di dati sono interessanti per poter capire quanto l’interesse
>delle multinazionali sia centrale nella zona. La Salwa Judim é stata
>indetta giusto il giorno dopo il raggiungimento di un accordo che si aggira
>attorno al miliardo di euro tra la TATA e il governo BJP dello stato del
>Chhatisgarh, per la costruzione di una fabbrica di acciaio nella regione.
>Nonché da vari report pare che la stessa TATA e la Essar Steel, un’altra
>compagnia nel campo dell’acciaio, siano stati tra i maggiori finanziatori
>dell’operazione.
>Dopo il fallimento della Salwa Judim lo stato indiano, visti soprattutto
>gli interessi coinvolti nell’area, ha rilanciato dando inizio
>all’operazione Green Hunt. In quest’operazione, la cui esistenza é stata
>ripetutamente negata dal ministro dell’interno Chidambaran, sono state
>mobilitate non solo le forze di polizia locali ma anche quelle federali,
>ovvero del Central Reserve Padra Force (CRPF). Ed é proprio un battaglione
>delle CRPF che é stato letteralmente decimato il 6 aprile scorso in quella
>che rappresenta la più grande operazione della storia degli oltre
>cinquant’anni di insurrezione maoista in India: nel sud del Chhattisgarh,
>precisamente nelle foreste del Dantewada, 120 agenti delle (CRPF) sono
>caduti in un imboscata orchestrata dai ribelli Naxaliti. Di questi solo 44
>sono riusciti a sopravvivere. Quest’evento dimostra chiaramente quanto il
>movimento maoista sia più forte che mai. Ci sarà da vedere i connotati che
>la repressione assumerà nei mesi a seguire e se i ribelli Naxaliti
>sapranno, come fino ad ora hanno sempre fatto, incrementare il proprio
>supporto popolare anche da quest’ennesima ondata repressiva.
>

martedì 11 maggio 2010

pc quotid 11 maggio. una persecuzione politica contro i comunisti

Torino- i compagni del collettivo comunista piemontese denunciano
proletari comunizti esprime la massima solidarietà al compagno walter


ULTERIORE DIFFIDA PENALE NEI CONFRONTI DEL COMPAGNO VALTER FERRARATO

Martedì 11 maggio il commissariato di Corso Spezia di Torino ha notificato un ulteriore diffida nei confronti del compagno Valter in affidamento ai servizi sociali in seguito alla condanna di 4 anni (3 indultati)per i fatti relativi alla manifestazione antifascista dell'11 marzo 2006 a Milano.
Il Magistrato di sorveglianza di Torino "diffida severamente l'affidato ad una più attenta osservanza degli obblighi imposti(...)e avvisa che qualunque ulteriore violazione di tali obblighi comporterà la sospensione e la revoca della misura in corso"
I fatti riguarderebbero la solidarietà che Valter, con compagni di altre aree, ha espresso, recandosi in Tribunale ad assistere all'udienza nei confronti del compagno che il Primo Maggio 2010 è stato arrestato per "resistenza e oltraggio" durante un tafferuglio scoppiato in occasione della manifestazione della festa dei lavoratori. Secondo il Magistrato di Sorveglianza di Torino, informato zelantemente dagli agenti della DIGOS presenti all'udienza, il compagno Valter si sarebbe accompagnato a persone pregiudicate violando gli obblighi ai quali è sottoposto.
Durante la notfica della diffida gli agenti dell'ufficio prevenzione crimine hanno consigliato al nostro compagno di tenersi fuori dalle manifestazioni sino a che la sua pena non venga definitivamente espiata, altrimenti, un ulteriore violazione delle prescrizioni, li avrebbe visti costretti ad accompagnarlo in carcere.
Valter ha risposto che, anche volendo, non potrebbe conocscere lo stato della fedina penale di tutti quanti e che, comunque, non sarebbe stato certo lui a richiederla a chicchessia, ne tanto meno nessun altro sarebbe costretto ad esibirla. Se ne deduce quindi che il Magistrato di Sorveglianza di Torino, "consigliato opportunamente"dagli agenti della Polizia Politica, abbia interpretato la misura cautelare che intima a Valter di non frequentare pregiudicati e/o ambienti frequentati da essi, in maniera "piuttosto ampia" ritenendo che la sua presenza in qualsiasi luogo pubblico, debba essere cautelativamente preceduta da un inchiesta penale su tutte le persone presenti in quel luogo, piazza o Tribunale che sia.
Ma frequentare persone pregiudicate presuppone un consapevole e perpretato rappoto con esse, a meno che le parole abbiano diversi significati asecondo i punti di vista. E allora, considerato che più volte e da più parti ci viene ripetuto che "la legge non ammette ignoranza", ci viene da supporre che gli agenti della Polizia Politica intendano utilizzare come deterrente lo stato di affidamento in prova del compagno Valter, ai fini di scoraggiarne (e nel caso punirne)l'attività politica nella quale la soliodarietà proletaria, ha un importanza strategica!
Esprimiamo quindi piena e incondizionata solidarietà al nostro compagno e a tutti i compagni colpiti dalla repressione! Invitiamo tutti i compagni a non fare passare sotto silenzio nessun tentativo o atto repressivo anche se minimo o marginale!Stiamo con il fiato sul collo dei nostri repressori! Rendiamo loro la vita difficile!

colcompiemonte@yahoo.it tel 3476558445 Collettivo Comunista Piemontese